R Recensione

8/10

Bowerbirds

Hymns for a Dark Horse

L’estate è arrivata, finalmente.

Sento l’odore del mare, il rumore delle onde che si spengono sulla sabbia, le voci delle donne che richiamano i bambini. Non so neanche cosa ci faccio su questa spiaggia. Ci sono delle persone intorno a me, so di conoscerle, ma non so molto di loro. A pochi passi di distanza c’è qualcuno che armeggia con dei fogli di giornale per accendere un fuoco, accanto ha dei piatti pieni di verdure, bistecche e salsicce. La cosa mi rincuora non poco.

Il sole sta tramontando. Un ragazzo, Paolo mi pare, si avvicina e mi dice: << Mi hanno detto che sei un grande appassionato di musica. Dovrebbero arrivare dei miei amici americani che hanno una band, forse portano gli strumenti>>.

Se portano gli strumenti in spiaggia di certo non saranno un’orchestra Jazz, penso io. E neanche una cover band dei Sonic Youth. Che palle. Americani da spiaggia. Immagino già la trackilst della serata: “About a girl” dei Nirvana, “Disarm” degli Smashing Pumpkins, magari anche “Two princess” degli Spin Doctors, poi gran finale con “Knocking on Heaven’s door” di Dylan e “Wish you were here” dei Pink Floyd, per accontentare noi Europei, e per indurre il sottoscritto a darsi la morte.

Mentre mi tormento in questi pensieri osservo i gabbiani cercando di riconoscerne qualcuno di quelli che si nutrono quotidianamente nella discarica dietro casa mia. Improvvisamente li vedo arrivare, non i gabbiani, i tre musicisti americani. Uno, magro e con barbetta d’ordinanza, tiene in mano due custodie per chitarra, credo. Io tremo di paura ed orrore. Dietro di lui c’è una donna che imbraccia una fisarmonica. A me viene in mente l’orchestra Casadei e inizio a escogitare un sistema per fare in modo che il fuoco che arde a meno di un metro da me diventi un incendio di proporzioni bibliche, così ce ne andiamo tutti a casa. L’ultimo ha una grancassa appesa al collo e una piccola custodia nella mano destra (un ukulele? Un mandolino?).

I tre si chiamano Phil Moore, Beth Tacular e Mark Paulson, la loro band si chiama Bowerbirds. Salutano, bevono un bicchiere di vino, poi Moore si siede, estrae la chitarra e attacca. Non è “About a girl”, è un arpeggio strappato e senza ritmo come alcune cose di Devendra Banhart. La voce di Phil è una meraviglia. Il pezzo si chiama “Hooves”. Il secondo brano è una marcia folk guidata dalla fisarmonica di Beth, gli accordi “strumming” di Phil e gli accenti di grancassa di Mark. I tre cantano in coro tutto il pezzo, ed io mi trovo con altre venti persone a girare intorno al fuoco in una danza liberatoria. Scopro che il pezzo si chiama “In our talons” e che il coretto centrale è una specie di onomatopea del canto del passero (“And the sparrow sings: Deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet!”).

La musica dei Bowerbirds è folk degli Appalachi, se volete, ma a me sembra più jazz zingaro. In “Dark Horse appare anche un violino, Beth e Phil intonano una melodia dolcissima e senza tempo. La loro unione non deve essere solo artistica. “Bur Oak”, infatti, è un affare tra loro due, chitarra e fisarmonica. “The marbled godwit” è l’episodio più vicino a certo freak folk, tra il solito Devendra Banhart e Joanna Newsom, “Slow Down” è un pezzo più scuro, con dei crescendo vocali molto intensi, mentre “The Ticonderoga” prende il nome dalla vecchia band di Phil, ed è una ballata malinconica guidata dal suono del banjo. Si chiude con “Olive Hearth”, il pezzo più ritmato, una marcia solare che scalda il cuore.

Prima di andare via, Phil mi regala una copia in vinile dell’album (pubblicato dalla Dead Oceans nel 2008). Contiene un biglietto con un codice per scaricare l’album in mp3 (con due pezzi in più rispetto all’edizione stampata - “La denigracion” e “Matchstick maker”). Sul biglietto c’è scritto “long live physical media!”.

Beth, invece, si sofferma a raccontarmi la storia della band: nel 2005, Phil scioglie i Ticonderoga e inizia un lavoro per conto del Museo di Scienze naturali del North Carolina: deve osservare alcuni uccelli, e per farlo vive per un lungo periodo tra i boschi. Lì viene raggiunto da Beth, che impara a suonare la fisarmonica ed il basso, strumenti con i quali accompagna le canzoni che Phil compone con la chitarra.

La spiaggia è deserta, è notte. Guardo verso il fuoco ormai spento: nessuno ha mangiato, pochi hanno bevuto. Io sono completamente inebetito. Mi dirigo verso casa con il disco sottobraccio e penso: tutti devono sapere, tutti dovranno cantare “Deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet-deet!”.

 Nota: ogni riferimento ad avvenimenti, danze liberatorie, spiagge, gabbiani e salsicce è frutto di fantasia.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 4 voti.
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george 8/10
Emash 8/10

C Commenti

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simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 11:04 del primo luglio 2008 ha scritto:

Grandissimo Fabio. Pezzo spassoso oltre che decisamente significativo. Il disco sta tornando di moda, in queste settimane, ad un anno della sua uscita, complice "Blow Up" sopratutto, almeno per quanto mi riguarda.

Non sono ancora riuscito a procurarmene una copia e la cosa mi fa incazzare di brutto, perchè il mio sesto senso e mezzo m'aveva già persuaso sul suo valore ed ora le tue parole ne sono la migliore conferma.

TheManMachine alle 15:40 del primo luglio 2008 ha scritto:

Il disco ancora non lo conosco, la recensione "disguised" invece è bellissima (però le verdure sui piatti secondo me ci stanno un po' scomode, per loro meglio usare altri tipi di recipienti, terrine per es... ). Bravissimo Fabio!

fabfabfab, autore, alle 17:16 del primo luglio 2008 ha scritto:

RE:

... Uomo macchina, hai ragione! Avrei dovuto scrivere piatti di carta. Perchè mica si va in spiaggia con i piatti di porcellana, le terrine, i flute e i decanter!

TheManMachine alle 18:03 del primo luglio 2008 ha scritto:

Fabio, ma se preferisci l'approccio minimalista, allora buttiamo via tutto e mangiamo usando solo le mani, posando le vivande su un tappeto di alghe.) adesso bando alle sciocchezze, mi cercherò questi Bowerbirds!... A presto!

fabfabfab, autore, alle 18:34 del primo luglio 2008 ha scritto:

Una curiosità, anzi due

http://it.youtube.com/watch?v=-FtMRqKadKs

fabfabfab, autore, alle 9:21 del 3 luglio 2008 ha scritto:

?

Non per vantarmi(ci), o forse sì. Ma una nota rivista musicale italiana (che personalemente seguo e apprezzo da tempo) parla di questo disco solo ora, della serie "Arrivo prima io con i miei modestissimi mezzi". Gli attribuisce un 9 sacrosanto, salvo poi usare i Low come riferimento sonoro. Mah!

fabfabfab, autore, alle 9:11 del 8 luglio 2008 ha scritto:

Allora? Niente? Io mi sono inventato pure sta storiella del cazzo per farvi ascoltare sto dischetto, e voi? Silenzio. Capisco che siamo a metà Luglio e che le vostre sinapsi siano costantemente impegnate a contenere la vostra esuberanza ormonale, ma trovate mezz'ora per ascoltare questo disco. Coacci, eccheccazzo, almeno tu!!!

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 12:36 del 8 luglio 2008 ha scritto:

Eh, bravo che me l'hai ricordato, lo metto in ricerca...

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 11:47 del 9 luglio 2008 ha scritto:

Una delizia agit-folk. Sonetti da festa del raccolto. Antichi senza essere nostalgici, ricercati senza indulgere nello stile, semplice, vivido, spoglio. La voce di un Devendra meno freak che si sposa con l'essenzialità acustica di una messinscena ad un tempo "wilderness" e confidenziale, scabra e dolce come un frutto appena carpito dal ramo in un hacienda della bassa California. Un delitto che passi inosservato.

doopcircus (ha votato 8 questo disco) alle 12:38 del 28 agosto 2008 ha scritto:

Sentiti ieri sera Live

Nonostante vocalist e "vocalista" fossero entrambi afflitti da tonsillite (che coincidenza, eh ) hanno fatto il loro figurone: lui più che Devendra mi ricorda tanto Adem con quella sensibilità melodica un pò contorta e schiva. Comunque notevolissimi, e i nuovi pezzi non mi sono sembrati niente male. Complimenti a Fabio per la segnalazione (e per la recensione)

fabfabfab, autore, alle 13:02 del 28 agosto 2008 ha scritto:

RE: Sentiti ieri sera Live

Sentiti ieri sera Live? Maledetto me, dove?

"nuovi pezzi"? Maledettissimo me, dove?

Dovessi riparlarne oggi aggiungerei quantomeno mezza stella, o forse una.

doopcircus (ha votato 8 questo disco) alle 13:05 del 28 agosto 2008 ha scritto:

RE: RE: Sentiti ieri sera Live

Eheh, erano un pò fuori mano: li ho visti ad Amburgo

Ivor the engine driver alle 16:09 del 10 settembre 2008 ha scritto:

dio bono ma è possibile che tutto quello che viene esaltato ovunque in rete, lo scarico, lo ascolto e mi deprimo? O meglio mi sembra che ci si esalti per un nonnulla. E non dico la rece di Fabio, ma quello che leggevo mesi fa su blog americani. Cazzo ma un minimo di senso critico? No? Mi sembra che ci sia una corsa frenetica al capolavoro a tutti i costi, forse perchè di capolavori ne girano veramente pochi in questi anni. Cmq anche io ci sento un po' del freakkettone col nome indiano, però per il resto è un ammosciamento di maroni totale! Forse dovrei smettere di leggere recensioni e partire con delle aspettative e farmi passare i dischi dagli amici come 10 anni fa!

fabfabfab, autore, alle 22:45 del 10 settembre 2008 ha scritto:

RE:

Mah, Ivor, che te devo dì, sarà pure questione di gusti, ma io su dischi come questo non riesco a trovare il difetto di "ammosciamento di maroni". Certo, un disco dei Black Keys è sicuramnete più esaltante dal punto di vista, come dire, emotivo. Non è certo questo il disco da mettere in auto con gli amici il Sabato sera. Non ha muscoli. Ha solo cuore e tanta intensita emozionale. io poi questo accalcarsi di commenti positivi in rete non l'ho trovato, e non l'ho neanche cercato. Io l'ho visto in un negozio di dischi, l'ho comprato a asaccio, a scatola chiusa. E lo sento tuttora. E ti dirò, mi piace sempre di più.

Ivor the engine driver alle 9:39 del 11 settembre 2008 ha scritto:

Fabio non fraintendere, non giudico il fatto che ti piaccia, e non cerco emozioni nerborute in dischi come questo. Però pur avendo più o meno in testa la tipologia di disco, mi è sembrato carino ma non un piccolo gioiello come ho letto su riviste e su certi blog. Ovvio che il problema è in buona parte mio, avrei bisogno di molti + ascolti (ma ciò vale per quasi tutti i dischi), ma l'impressione rispetto alle aspettative è ancora quella. Ecco ripeto, dovrei smetterla di leggere prima i commenti, una volta riuscivo anche io a comprare dischi a scatola chiusa dietro suggerimenti di negozianti attenti, ma purtroppo nella mia città l'unico negozio serio ha chiuso da 3 anni, per cui come si dice, mi attacco!

fabfabfab, autore, alle 17:54 del 11 settembre 2008 ha scritto:

In questo ti do ragione. E ti dirò di più, i dischi che apprezzo di più sono quelli che compro a scatola chiusa. Io ho un negoziante di fiducia, musicalmente onnivoro, che ogni tanto mi chiama e mi dice "Ti ho tenuto da parte un disco, quando hai tempo e soldi passa a prendertelo". Io vado e lo compro senza neanche sapere di cosa stiamo parlando. Oppure entro nel negozio e compro qualcosa a casaccio. Quando invece cerco qualcosa perchè ho sentito dire che un bel disco, spesso prendo cantonate...

Ivor the engine driver alle 9:41 del 12 settembre 2008 ha scritto:

capita lo stesso anche a me Fabio, e da anni ho capito che è questione di due fattori: 1) Siccome ci ho speso dei soldi gli dò la giusta attenzione, e anche se non è il massimo va a finire che mi piace, sia perchè gli ho prestato volontaria attenzione, che per l'esborso. 2) Il piacere della scoperta, come un tempo. Ciò non vuol dire che ora sia peggio, ma ammetto che ascolto con meno attenzione un mp3 di un supporto fisico. Lo so che è stupido, ma è così!

george (ha votato 8 questo disco) alle 18:35 del 7 aprile 2009 ha scritto:

Bello....soprattutto non stanca mai!!!!

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 9:54 del 12 novembre 2009 ha scritto:

Se un giorno girerò un film, ho trovato a chi affiderò la colonna sonora! Disco delizioso, appoggio in pieno il paragone con Devandra anche se in apertura (a partire proprio dall'attacco) mi è sembrato melodicamente molto Decemberists, i primi di Castaways and Cutouts. Il tutto si fa poi molto più zingaro e vanno a susseguirsi ottime ballate, dalle melodie semplici ma sempre intriganti: Dark Horse la mia preferita. Sul finale però secondo me si appiattisce un poco. Attaccandomi poi al discorso che vedo risalire a un anno fa, il piacere di scovare dischi a scatola chiusa in effetti non ha prezzo, anche se ultimamente sono più per l'acquisto consapevole, e recensioni ispirate come questa sono effettivamente di grande aiuto. E il "deet deet deet" del passero è in effetti appiccicosissimo =) adesso chi se lo leva più!