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R Recensione

7,5/10

Steve Warner

Steve Warner (2016 Reissue)

Fate attenzione perché manca una lettera. Steve Wariner ha all'attivo almeno 20 album. Questo è Steve Warner, e di dischi ne ha pubblicati uno e basta (o meglio due, ma il secondo è desaparecido peggio di questo). Basta e avanza, verrebbe da dire, perché l'alone di mistero, la particolarità della sua genesi e i numerosi volti musicali in esso contenuti valgono mezza carriera.

Nel 1963, Steve Warner ha 10 anni e inizia a suonare la batteria. Poco più tardi passa alla chitarra e si fa un nome suonando con diversi gruppi giovanili dell'area di Melbourne. Giunto alla maturità, decide di voler incidere un disco tutto suo. E quando diciamo "tutto suo" intendiamo proprio "tutto". Si autofinanzia grazie ad un prestito bancario e ad una borsa di studio, si chiude tre anni in studio con il produttore Nick Armstrong e suona tutto: chitarra, basso, pianoforte, sintetizzatore, mandolino, clarinetto, flauto, batteria e percussioni varie. In più scrive, canta, produce e mixa tutto.

Warner dichiarò di avere sogni ricorrenti riguardo la musica, ma che stranamente non contenevano musica. Era ossessionato dalla musica fin da quando era bambino, e passava le giornate aspettando che arrivasse la notte per scrivere, comporre e registrare su nastro le sue "visioni".

Il risultato, come si potrà ben immaginare, è una trama indefinita di folk psichedelico e onirico il cui rimando principale sembra essere l' Anthony Philips post-Genesis. Oppure, per andare su riferimenti meno oscuri: i Pink Floyd ("Summer") e la psichedelia ("Hey, Hosanna"), i capolavori acustici degni di Nick Drake ("Lightning over the meadow") e i rimandi a Bert Jansch ("Poems in your eyes"), le piccole suite strumentali ("Rainfall") e gli inni per pianoforte e flauto ("We'll go on"). In più, la consapevolezza di aver mezzi tecnici importanti (sentire il blues chitarristico di "A Boogie" o la padronanza del pianoforte in "Crisp Morning"), una ispirazione viva e genuina e la sensazione che qualcuno (quanto Elliott Smith c'è tra le note acustiche di "Fireflies") abbia scoperto questo gioiello nascosto in Australia ben prima di noi. Che comunque siamo ancora in tempo, grazie alla ristampa perfetta messa a disposizione dalla Earth Recordings giusto un paio di giorni fa. Da "introvabile" a "imperdibile". 

PS: Sembra che Steve continui a suonare in giro per Mornington, Australia, e che campi dando lezioni a musicisti o aspiranti tali. Se siete tra questi ultimi e capitate da quelle parti, un paio di dritte me le farei dare.

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Paolo Nuzzi alle 12:45 del primo febbraio 2016 ha scritto:

Azz, che segnalazione! E chi lo conosceva? Segnato Fabio. Ti farò sapere!