V Video

R Recensione

8/10

Crying

Beyond The Fleeting Gates

Prima di cominciare, una considerazione preliminare: l’indie rock americano (ma diciamo pure il rock e basta) è, nel 2016, sostanzialmente morto.

Seppellito dall’esponenziale e sempre crescente passione per le nuove frontiere hip hop o new R&B e, ultimamente, tralasciato anche dall’approccio critico, tutto preso a rinascere a nuova vita poptimistica, l’indie rock made in USA ormai non ha più rilevanza generazionale; resistono in un’ottica di seguito giusto alcuni nomi di punta del decennio scorso, come Arcade Fire, Strokes, Animal Collective, ecc., ma di nuove sensazioni nel genere manco l’ombra. A meno che il lettore non pensi che l’ennesimo disco di post-punk revival come un Is The Is Are dei DIIV non sia un’ imprescindibile opera d’arte creatrice di un prima e di un dopo nella storia della musica. Ma, più probabilmente, il nostro affezionatissimo lettore non saprà nemmeno di che disco si stia parlando, questo perché, e non c’è Pitchfork a sostegno che possa tenere, il principale carnefice dell’indie rock americano è l’indie rock americano stesso, purtroppo per lui. La sua colpa fondamentale è l’aver smesso di voler essere significativo ed ambizioso, ma, tralasciando parallelismi che si potrebbero tracciare con la situazione di casa nostra o, ultimamente, pure dell’Inghilterra, capita, alle volte, di scovare nel sottobosco più profondo, delle perle di altissimo valore. Una di queste è proprio Beyond The Fleeting Gates, e fa rabbia che i tre giovani autori di quest’opera abbiano scelto di condannarsi all’anonimato più profondo con un moniker, Crying, francamente irrintracciabile, se non tramite la fantomatica botta di c..o, buona soccorritrice di noi audaci musicomani terminali.

‘Di grazia, smettila di blaterare e dimmi cosa c’è in questo disco!’

Hai ragione, affezionatissimo lettore, ho la spiacevole tendenza a dilungarmi, ma non sono autocelebrativo, no, no, fraintendi del tutto, è solo che la mia passione per la musica è veramente viscerale e totalizzante e sono frustrato nel non poterla esprimere in contesti simolant’…. Allora, i Crying: immaginate i Rush che prendono a prestito le bordate di synth in eight-bit dei Crystal Castles per creare una musica al contempo sfacciatamente pop e tremendamente intricata. Ci riuscite? No? Riproviamo: prendete le chitarre roboanti dell’AOR epico di Journey o Kansas e innestatele su una scrittura sbarazzina accostabile alla wave più orecchiabile a-là Blondie o Buggles e forse potrete iniziare ad avvicinarvi. La verità è che la musica contenuta in questo disco è quanto di più spiazzante ed inafferrabile possa capitare di ascoltare: per esempio, nella titanica Revive in meno di tre minuti si possono individuare almeno sei sezioni diverse e il contrasto schizofrenico tra la durezza della sei corde, il virtuosismo tecnico dell’ensemble e la dolcezza angelica della voce di Elaiza Santos (una specie di Maggie Rilley meno dotata) crea un amalgama potentissimo per evocatività, in una grandeur che non sconfina nella magniloquenza autocompiaciuta, ma lascia senza fiato, come alla vista di un suggestivo quadro romantico.

Se Revive è il capolavoro insuperato del disco, anche nel corso delle altre nove tracce non mancano le sorprese, spesso piuttosto nascoste: si prenda il riff assassino alternato tra 6/4 e 5/4 che sconquassa A Sudden Gust a partire dal minuto 1:26, il basso plettrato schiacciasassi nelle sezioni più concitate di There Was A Door, memore della lezione degli Yes di Drama o 90125, l’intro di The Curve, che passa in neanche un minuto dal synth pop, al prog rock da arena, all’inciso acustico power pop; c’è anche spazio per gli arpeggi in chorus della vagamente dreamy Well and Spring o per la ballata sghemba e psichedelica, a-là Flaming Lips, in Children Of The Wind.

Insomma, se è pur vero che questo disco costituisce un’eccezione nel panorama americano, è altrettanto palese come i riferimenti della proposta e anche la generale scarsa fedeltà nella registrazione, delizia, ma spesso anche croce di questi trenta minuti di musica, non possano che essere intrinsecamente collegabili con il glorioso passato del rock yankee.

Per quanto i ragazzi ce l’abbiano messa tutta a non farsi notare, questa volta Pitchfork (e non soltanto lei) ha alzato il pollice verso l’alto, promuovendo la proposta, seppur con qualche riserva. Speriamo che possa essere il trampolino di lancio di una carriera proficua, per un terzetto a cui sembra mancare un po’ tutto, che si tratti di soldi o capacità manageriale, ma di sicuro non il talento, qui espresso in maniera fulgida e cristallina.

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ciccio 8/10
hiperwlt 7,5/10
Cas 8/10

C Commenti

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hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:40 del 15 dicembre 2016 ha scritto:

Recensione brillante e che inquadra al meglio quello che è lo stato dell'indie rock oggi. Il disco è una perla estetica notevole, piena di pezzi esaltanti (apice l'opener, il resto a ruota). Grande Giacomo

Lepo, autore, alle 16:49 del 15 dicembre 2016 ha scritto:

Commento che mi inorgoglisce moltissimo! Grazie mille!!

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 21:45 del 15 dicembre 2016 ha scritto:

Hai raccontato benissimo un album che, personalmente, sto trovando molto difficile e al contempo molto bello. Ottimo lavoro

Lepo, autore, alle 11:31 del 16 dicembre 2016 ha scritto:

Grazie anche a te, Cas! sì, l'album è strutturalmente molto complesso.. I pezzi cambiano svariate volte (l'unica davvero lineare è children of the wind), ha però un'anima pop nelle melodie molto spiccata e giocosa. Per questo, forse, io ci sono entrato subito in sintonia! Però, per una comprensione più completa, ho dovuto aspettare parecchi ascolti, in effetti.

woodjack (ha votato 8 questo disco) alle 15:48 del 16 dicembre 2016 ha scritto:

il bello di questo disco è che, con un tipico atteggiamento anni '10, va a pescare i suoi riferimenti dal cestino della spazzatura della critica storica... voglio dire, abbiamo avuto il brit-pop che si rifaceva a modelli nobilissimi, così pure il post-punk revival già ricordato... anche per gruppi guitar-oriented più recenti (dagli Arctic Monkeys ai Bloc Party, dagli Horrors ai Toy) si sono sempre scomodati mostri sacri. Questi invece prendono Van Halen, gli Yes (quelli anni '80!), e ingaggiano una ragazza che più che Laetitia Sadier sembra una più prossima parente della sciocchina Carly Rae Jepsen, il tutto con una chiara strizzata d'occhio ad un modo di assemblare gli ingredienti tutto giappo che ormai si sta insinuando in certo sottobosco indie. Proposta tra le più originali e attuali dell'anno, che secondo me va ad arricchire quel filone/non-filone weird in cui si inseriscono a vario titolo Everything Everything, Mew, Bilderbuch.... Lepo magistrale.

Lepo, autore, alle 19:56 del 16 dicembre 2016 ha scritto:

Molte grazie anche a te, woodjack, fin troppo gentile! soprattutto nel momento in cui anche il commento che hai scritto è davvero magistrale. E mi dà anche da pensare: forse sarebbe il caso di svecchiare un po' l'armadietto delle 'influenze nobili' o presunte tali secondo l'intellighenzia critica, e non gettare più nel cestino proposte comunque tutt'altro che banali o superficiali, come l'AOR o certo prog più muscolare degli anni '80 (se qualcuno mi dice che 90125 degli Yes è un disco mediocre lo vengo a cercare XD XPPP). Non male anche il rimando a Carly Rae Japsen, a cui non avevo proprio pensato perchè, a differenza della cantante preferita di Mike Oldfield, non rientra così tanto nei miei riferimenti nobili, appunto eheh.

Nemmeno io sono immune alla creazione di 'mostri sacri' secondo dinamiche del tutto personali, evidentemente

MarcoZ alle 10:28 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Un saluto a tutti.

Personalmente sono d'accordo che l'indie rock americano è morto, ma estendere questo al rock, trovo la dichiarazione alquanto superficiale. Il rock dice la sua anche nel 2016. Per meglio dimostrrarvi questa considerazione vi elenco la mia playlist dell'anno, forse anzi probabilmente molti dei gruppi che leggerete vi saranno sfuggiti. Vi invito ad ascoltarli, saranno una festa per il cuore,lo stomaco, sangue e nervi.

Nick Cave & The Bad Seeds - Skeleton Tree

Agnes Obel - Citizen Of Glass

SWANS - The Glowing Man

Horseback - Dead Ringers

Bebawingi - omonimo ITA

Rokia Traore´ - Né So

Melt Yourself Down - Last Evenings On Earth

Daniela Savoldi - Trasformazioni

Louise McVey & crack in the concrete - Under the heart

Andrea Schroeder - Void

Silent carnival - Drowning at Low Tide

E - E

Frightnrs - Nothing More to Say

FLYING HORSEMAN - Night is long

PJ Harvey - The Hope Six Demolition Project

Teho Teardo Blixa Bargeld - Nerissimo

Black Mountain - IV

Fire! Orchestra - Ritual

Fall - Wise Ol' Man EP

Iggy Pop - Post Pop Depression

Motorpsycho - Here Be Monsters

Radiohead - 2016 A Moon Shaped Pool

Tricky - Skilled Mechanics 2016

Marco

fabfabfab alle 10:53 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Beh, se ci fossero sfuggiti Nick Cave, Pj Harvey o Iggy Pop avremmo fondato un sito dedicato alle tecniche di pesca d'altura. E anche considerare questi tre "ragazzini" come baluardo del nuovo rock mi sembrerebbe forzato. Comunque sì, "il rock è morto" credo sia un modo di dire vecchio come me. Negli ultimi anni il rock indipendente ha avuto una bella contrazione, dopo anni di grande entusiasmo. Questo è innegabile, al di là dei gusti e delle opinioni.

Lepo, autore, alle 14:59 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Con tutto il rispetto, marcoz, ma la maggior parte dei nomi che hai citato sono da ultraquarantenni in su.. Cioè, se vuoi contraddire la tesi 'il rock è morto' con un'argomentazione così, non fai altro che certificarne ulteriormente il decesso, o quantomeno la sua sopraggiunta età da casa di riposo (il che è ancora peggio, visti i paradigmi estetici del genere..).

Secondo, mi sono spiegato male in recensione, evidentemente: intendevo dire che il rock AMERICANO, indie o non indie, è catatonico, in questo momento. E, sì, sarà un'espressione vecchia come il genere stesso, ma in questo periodo storico ci sono i fatti a sostenerla: quel che smuove le masse soprattutto giovanili in America (che sono comunque quelle a cui il rock si è sempre rivolto, specie ai suoi albori) non è certo il rock, ma piuttosto rap, r'n'b, grime, trap... Aggiungiamoci il fatto che la critica si stia rivolgendo con sempre maggiore attenzione alla celebrazione della black culture (e in questo periodo storico proprio gli afroamericani a fare rock non ci pensano nemmeno) e soprattutto del poptimism, tutto questo sentenzia una mancanza totale di attenzione, curiosità, ricettività da parte del pubblico verso il rock. E se un movimento culturale che ha basato una fetta, anche grossa, della sua essenza nell'essere generazionale, significativo, ambizioso, si ritrova senza nessuno a cui freghi qualcosa, beh... Se non è morte, poco ci manca.

Per fortuna, ho ampliato un po' i miei orizzonti in questi ultimi due anni, e ho scoperto che, fatte alcune eccezioni fortunate, come band che mischiano rock con istanze r'n'b-funky (Arctic Monkeys e 1975, entrambi inglesi, comunque), e altre che hanno capito come l'approccio indie-punk del limitare la tecnica stia, dopo quarant'anni anche gloriosi, iniziando a mostrare le corda e allora non limitano la propria perizia esecutiva (Mew, Everything Everything, Alt-j, di nuovo, nessuno di questi americano, eh) non in tutto il mondo le persone hanno smesso di amare il caro, vecchio rock'n'roll, che si è evoluto a nuove forme. Il Giappone in questo senso domina, capace di mandare gruppi neo-progressive in cima alle classifiche, ma anche Francia e Polonia non stanno messe male, e non dimentichiamoci gli immensi Bilderbuch, che sono austriaci. Quindi, per fortuna non penso che il rock in generale sia del tutto morto, ma quello americano sì. O, almeno, così è al momento, se poi risorgerà dopo tre giorni, non lo posso sapere io.

MarcoZ alle 14:59 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Non sono solito scrivere sui social o connettermi a fessbuck, ma se leggo qualcosa di scritto da chi si occupa di musica sul web, che è un pò troppo fuori dalle righe, la cosa mi amareggia. E la risposta data al sottoscritto ha qualcosa di furbetto, ma niente di più. E' conveniente citare tre icone del rock e trascurare i nomi freschi, o comunque citarli e basta, senza parlare delle evoluzioni che musicisti ormai famosi portano nella musica. Sicuramente in questi anni sarete anche stati bravi a trascurare molti gruppi nuovi, anche italiani, non possiedo il tempo e la pazienza di elencare i nomi di gruppi attuali che in questi ultimi anni hanno fatto del buon rock innovativo.Mi piacerebbe poter chiedere a tutti i vostri lettori chi sono i Flying Horseman, gruppo belga, oppure i manZoni, un gruppo italiano che si è sciolto nel 2014, purtroppo a causa della pessima risposta da parte del pubblico. (E' inutile essere il migliore musicista del mondo se nessuno ti ascolta). Ed i bravi musicisti hanno talento per fare musica, ma di solito, non sono bravi ne portati alla promozione. Occorre dare loro le occasioni, diffusione. Credo che chi si occupi di informazione sul web, dovrebbe farlo con un bel pò di vera passione e competenza alle spalle, e smetterla di scrivere su gruppi pop descrivendoli come originali, per ottenere facili ( e purtroppo sbagliati) consensi. Ricordatevi che chi vi segue vi considererà come il loro faro per orientarsi in questo marasma musicale, dove internet offre la falsa illusione di arrivare con facilità ai gruppi migliori. La qualità si può sempre paragonare al famoso ago nel pagliaio, internet non ha fatto altro che ammucchiare tutti i pagliai. Bisogna saper cercare. La passione ed il desiderio di informare, diffondere, portare alla luce prodotti artistici di indubbia qualità, invece che farli morire di stenti potrà dare lustro al vostro compito. Un compito che dal punto di vista della forma dialettica è ottimo........ ma la sostanza ....... una carenza genera sempre un'abbondanza.

Saluti

Marco

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 15:11 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

ma chi lo decide che i Crying sono banali? tu? e su quali presupposti?

MarcoZ alle 15:31 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Sai chi sono i manZoni o i flying horseman oppure i The Ex o Silent carnival , Louise McVey & crack in the concrete, Bebawingi ? Mi rispondo da solo, NO. Probabilmente, visto che li trovi originali e difficili da capire, gli arctic monkeys o affini, rappresenteranno per te il meglio che la musica può offrire.Questi gruppi sono spinti probabilmente dalle major, forse foraggiando chi si occupa di musica sul web, rientrando poi coi guadagni sulle vendite. Mi informo molto sulla musica attuale, ma se una rivista che acquisto mi decanta i Crying come un gruppo originale, smetto di acquistarla.

Mi capita di leggere recensioni lusinghiere su gruppi che non mi piacciono, e va benissimo, i gusti sono vari e tutti rispettabili. Ma a tutto c'è un limite. Ma questa è una considerazione fine a se stessa, ognuno di noi si merita l'arte che conosce. Saluti

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 15:53 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

sta' tranquillo che qualche nome da te citato lo conosco. tu invece conosci Bilderbuch, Mew, Everything Everything, Alt-j, Yeasayer, Gesu no Kiwami (ecc.ecc.)? oppure, come ho l'impressione, assegni il ruolo di "musica degna di essere ascoltata " ad una sola, ben determinata, categoria stilistica e getti merda su tutti gli altri, andando a pisciare sui tappeti di casa altrui senza alcuna argomentazione che non sia "solo i nomi che ho scoperto io, sommo giudice di cosa è buono e cosa no, sono validi?".

Lepo, autore, alle 15:56 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Saluti stocazzo, saluti. Mi sembra di aver risposto in maniera più che civile, ma se il tono che decidi di usare è questo, allora.. Di questi gruppi che hai citato io conosco solo i Flying Horseman, e non mi piacciono. Tu conosci i Bilderbuch? Conosci i Gesu No Kiwami Otome? Conosci gli Everything Everything? Conosci gli Alexandros, gli Oral Cigarettes? I Mew?? Che è a queste proposte che va paragonato il disco in questione, non ad artisti che non c'entrano una ceppa di nulla. Ma non credo proprio, e non credo manco li capiresti (questi sono complessi sul serio, e in forme che comprendi talmente poco da non riuscire neanche a concepirle). Ti informerai pure tanto sulle novità (ma hai argomentazione che suonavano già vecchie nel '91... 'Questi gruppi spinti probabilmente dalle major' = gruppi di merda, che fanno musica banale, scontata.. Guarda, un po', io penso proprio che tu ad esempio non ci abbia capito un'acca degli Arctic Monkeys.. Ma poi, i Crying spinti dalle major, non vedono una classifica manco con il lumicino, su Youtube non c'è un pezzo loro che superi le 10000 visualizzazioni.. Ma per favore, su!), ma poi giungi a conclusioni che partono da quelle che sono le TUE preferenze, e confondi questo con l'oggettività dei fatti. I Crying sono originali e, che tu lo voglia o no, non c'è un disco che suoni così, adesso, e questo è un disco che non poteva nascere in altri contesti storici. A meno che tu non mi citi un disco che abbia coordinate sonore simili, al posto di buttare in mezzo proposte che non c'entrano niente. Quelli che possono essere paragonati te li ho scritti sopra, ma per svariate motivazioni nessuno di loro ricorda i Crying (che, come ho scritto in recensione, percorrendo la strada weird-prog come l'ha felicemente definita woodjack, non hanno perso la loro americanità, anzi, la sbandierano con fierezza, ripescando una serie di generi e correnti che sembrano essere stati dimenticati dalla storia. Altro che poco originali).

Ad ogni modo, condivido il tuo passaggio sull'etica che dovrebbe muovere un recensore quando scrive di musica, e la stessa etica mi sta muovendo anche adesso, dal momento che non ho alcun interesse a discutere con te personalmente (sarebbe stato molto più facile prenderti per il culo o ignorarti del tutto), ma argomento proprio perchè voglio indirettamente rispondere ai tanti, ancora troppi (ma fortunatamente in calo), che utilizzano i tuoi stessi modi, e i tuoi stessi contenuti, nel discutere di musica. Modi e contenuti che più passano gli anni (e già non è che ne abbia moltissimi, per fortuna ahaha), più mi risultano indigesti e fuori dal tempo.

Adesso sì, saluti.

MarcoZ alle 10:45 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Ancora una cosa ..... nel leggere la recensione dei Crying trovo che la seguente frase "la musica contenuta in questo disco è quanto di più spiazzante ed inafferrabile possa capitare di ascoltare" sia parecchio esagerata. E' un disco molto pop rock con delle scale armoniche molto utilizzate. Personalmente, più che spiazzante lo trovo noioso. Vi segnalo un altro gruppo, che non compare nella mia lista del 2016 per la semplice ragione che non ha realizzato nessun disco quest'anno. The Ex, in pista da molti anni, iniziati come gruppo punk evolvosi poi nel jazz-rock-punk con sorprendenti soluzioni sonore ( LP consigliato enormous door).

Saluti Giacomo

Lepo, autore, alle 15:12 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Beh, marcoz, però nella musica non ci sono solo le scale armoniche! Ci sono anche gli arrangiamenti, le melodie innestate sui giri armonici, la perizia esecutiva, le dinamiche, la composizione, che si estende anche alla struttura stessa dei pezzi, che qui viene esplorata e rimodellata con tale estro e sprezzo delle usuali convenzioni, con ritornelli dove non te li aspetti, o assenza degli stessi, digressioni spizzanti, cambi di umore frenetici, da fare approdare la scrittura ad una sorta di nuovo modo di concepire il pop (in recensione ci sono degli esempi, ma ne ho tralasciati volutamente molti altri, sia per motivi di fruibilità, che per lasciare all'ascoltatore un po' di fatica ed impegno nell'approccio all'opera, che può poi venire ricompensato dalla qualità della stessa).

Sì, io francamente un disco come questo non l'ho mai sentito, quindi direi che è spiazzante ed inafferrabile.

fabfabfab alle 16:18 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

E' bellissimo vedere che ogni tanto arriva un minus habens che comincia a snocciolare nomi dallo spelling impervio per far vedere chè ce l'ha grosso e non sa - poveretto - che è circondato da persone che quanto a dimensioni e circonferenza fallica hanno pochissimi rivali. E che queste persone con la massima naturalezza e con il minimo sforzo lo accompagnano in bagno, gli ficcano la testa nella tazza del cesso e dopo - solo dopo- si mettono a pisciare in gruppo.

MarcoZ alle 17:40 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

mi sono tutto eccitato ..............................................................................................................................................................................................................................................................dopo questa ultima mail, vi posso solo compatire, mi rivolgo a chi l'ha scritta ed a chi la pensa come lui. Potreste cambiare il nome del vostro sito, da storia della musica a storia delle volgarità. non ho mai trovato nulla che possa eguagliarti, Mi viene in mente, per salutarti qualcosa di doppio che è attaccato ad un mio organo che mi da molto piacere, ma non mi viene in mente il nome, ma sono sicuro che tu, con la circonferenza che ti ritrovi, lo sai. Purtroppo mi rendo anche conto che sto sprecando tempo, e ne ho troppo poco per utilizzarlo in questo modo.

fabfabfab alle 18:02 del 28 dicembre 2016 ha scritto:

Eh ma infatti ciao

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 1:17 del 29 dicembre 2016 ha scritto:

ok, mi spiace che il pranzo di natale sia andato di traverso, che magari il clima pazzerello abbia provocato un pizzico di influenza intestinale, che gentiloni al governo faccia girare un po' le balle, che non si sa che minchia fare a capodanno... ma proprio dovevi venire a scassare i maroni a noialtri?

un consiglio in amicizia, liberati da questi recensori prezzolati al soldo della multinazionale del disco: apri un blog e diffondi il tuo Verbo. se ti va bene ci tiri su due spicci con adsense per pagarti il buscopan contro il mal di stomaco...

woodjack (ha votato 8 questo disco) alle 13:55 del 29 dicembre 2016 ha scritto:

uh mi assento un po' e mi perdo le cose più gustose

"Vi invito ad ascoltarli, saranno una festa per il cuore,lo stomaco, sangue e nervi." ehehehe amico, sei tu che hai " cominciato a snocciolare nomi dallo spelling impervio per far vedere chè ce l'hai grosso"... se mi parli di stomaco, sangue e nervi (che tristezza questi clichè).... ma poi che mischione di lista è? e come direbbe Di Pietro: "che c'azzecca?"... misteri insondabili dei troll! buon fine anno a tutti, nel frattempo