Il Triangolo
Tutte Le Canzoni
Una volta studiati, gli alessandrini giustamente non si dimenticano più. Eruditi dalla preparazione fantascientifica, cortigiani bibliofili ed umanisti ante litteram, innamorati del proprio passato come la Lega delle poltrone romane Il loro contributo culturale è, a distanza di quasi duemila anni, innegabile. Eppure. Quale autolesionista, produzione letteraria autografa sottocchio, potrebbe mai scommettere un nichel contro la gigantesca tradizione aurale classica dei poemi epici da cui, spesso, gli onesti mestieranti prendevano legittima ispirazione? Ed il discorso si ripete, circoscrivendo il ragionamento alla sola letteratura, infinite volte: le garbate pièce di Menandro contro lacuminata satira sociale di Aristofane, Boccaccio e Chaucer, la rinascita dellarte russa nelletà petrina vs. il resto del mondo, la Scapigliatura ed il maledettismo francese, il binomio Céline-Evola Niente contro gli allievi, sia ben chiaro. Un filo di livore in più per i didascalici, che avrebbero ben altre capacità, ma le scialacquano nel rincorrere utopie e piccole soddisfazioni.
Osservate con una grande lente dingrandimento il concatenarsi dei fatti storici, e vi accorgerete che, al palesarsi di una crisi di qualsiasi genere ed entità, gli artisti sono soliti rispondere in due modi: estremizzando la portata del loro messaggio, oppure scappando dalla realtà e covando le ceneri di unirreale sehnsucht per un tempo lontano, mitizzato, molte volte non vissuto direttamente. Sulla natura delle fibre di Tutte Le Canzoni, impregnate sino al midollo di storia e filologia, non ci si potrebbe sbagliare, neppure per un attimo. Con unapertura come Le Forbici, poi!, paurosi fendenti indie di chitarra menati tra melodismi spinti, ritmiche squillanti e rime tronche, roba che i Corvi stanno gracchiando nel loro salottino di riposo il disprezzo atavico per letà che avanza e limpossibilità di raggiungere i picchi dei successi giovanili. Chiarezza dintenti, focus armonico. Nel pastiche surf-pop di Giurami, Marco Ulcigrai canta La paura di invecchiare, le nostre giornate al mare / amare la violenza e lironia e, nello spostare accenti sillabici e nel plasmare calembour, rimanda immediatamente il pensiero a recenti e mature orchestrazioni. Paradossalmente, per un album volutamente old fashioned, i risultati sono migliori: il presente filtrato dagli echi del passato ritorna in La Primavera, yè-yè dantan con fragorosa chiusa power pop à la Weezer, e in Quando Isacco Gridò Contro Il Popolo, ticchettante messa beat in crescendo urlato.
Però, non so voi, io non mi fiderei ad uscire di casa conciato come il Paul McCartney del 1964, a bordo di una Vespa scalcagnata, in attesa di apparire abbastanza compiacente per un musicarello. E certo non per questioni particolari di stile che stile, poi? quanto per il rischio, concreto, tangibile, di costruire un muro di artificio attorno a ciò che realmente sono. Times are changed. Il Triangolo cade in pieno nel trappolone, con mani e piedi legati. Tutte Le Canzoni spende energie a destra e a manca nemmeno troppe: poco più di mezzora nel tentativo di ricreare un mood, un universo, un sentire culturale che non cè e non ci potrà essere mai più. Il vero problema è che il gruppo sa di saperlo e non fa nulla per evitarlo. Così, i Sixties dei nuovi anni 10 non sono più sostanza, ma solo forma: retromania grottesca plastificata in una serie di brani nemmeno sgradevoli, ma enormemente, evidentemente, manifestamente forzati. Lesibizione di patetismo distrugge la carica detonante della parte centrale della scaletta, parodiando il Mal westernato di Canzone Per Un Soldato e rendendo Johnny una bolsa parata dagli incastri mnemonici: persino l'accorato romanticismo distillato Ex-Otago di Canzone Per Una Ragazza Libera rischia di accartocciarsi nellenfasi di un finale fastidiosamente pomposo.
Le dietrologie sono inutili. È revival di ragazzi che, come il sottoscritto, nulla possono sapere di ciò di cui vanno a cantare. Non è rifugiandosi in uneletta età doro che si potranno superare i problemi del presente: in un mondo che muore, per dirla con loro, Battisti ci salverà. Ma non così. Dieci euro sullirrefrenabile ed effimera moda al seguito.
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