Janis Joplin
I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama!
Nel suo primo disco da “vera” solista, fuori dai canoni del gruppo, Janis riesce ad esprimere un’espressività fortissima.
La cantante ha lasciato i Big Brother e si fa accompagnare dalla Kozmic Blues Band: anche con questi ultimi la cantante dà subito il meglio di sè e prende il meglio del gruppo così velocemente da bruciare rapidamente i rapporti, che si sgretolano definitivamente dopo una serie di esibizioni dal vivo.
La qualità artistica della cantante rimane altissima, nonostante gli abusi di alcol e droghe che la porteranno solo un anno dopo, prematuramente, alla morte.
Il primo disco di Janis sarà purtroppo anche l’ultimo che la cantante vedrà pubblicato, gli altri postumi la renderanno immortale. In questo primo esaltante e sofferto lavoro solistico, la Joplin passa dal folk-blues ad una musica di stampo blues più profondamente "nero", sconfinando nel soul e nel rhythm'n'blues. L’artista, come al solito, nel cantare ci mette l’anima e i brani, nessuno escluso, non possono non essere che sentiti, coinvolgenti, e sia nei testi che nella sua voce traspirano i suoi problemi sociali e i suoi sentimenti. La bellissima voce di Janis esordisce in “try”, urlata e rocckeggiante. “Maybe” è anch’essa, come al solito, strillata ma ha un sound più melodioso: una bellissima canzone. Il rock si trasforma in R&B e la chitarra lascia spazio alla batteria, al basso e al sax (one good man). Il disco, infatti, è ottimo non solo per la stupenda voce di Janis Joplin, ma anche per un’orchestrazione impeccabile (Mike Bloomfield).
Il secondo lato si apre con i fiati della cover dei Bee Gees (to love somebody) . Kozmic blues è un pezzo in omaggio alla blues band che accompagna le sue performances. La voce di Janis è ammaliante e la band non potrà che ritenersi soddisfatta. D’altronde nonostante le qualità dei membri del gruppo è lei la protagonista, l’attrazione, è lei che ha una delle voci più forti e più belle della storia del rock. In “little girl blue” la voce accompagnata candidamente si trasforma nuovamente da “bianca” in “nera e la canzone è suadente. La batteria e il basso che suonano lenti nell’ultimo brano danno la possibilità alla nostra di sbizzarrirsi in vocalizzi estrosi e sempre riusciti.
Work me lord con l’aiuto dei fiati che la sostengono offre probabilmente la più sentita e sofferta performance dell'album.
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