Janis Joplin
Pearl
03/10/1970 . Landmark Motor Hotel di Hollywood.
Un corpo senza vita sul letto stroncato da un'overdose di eroina.
Così se ne andava a soli 27 anni, in uno dei periodi considerati tra i più floridi della sua vita, pochi giorni dopo Jimi Hendrix e poco prima di Jim Morrison, Janis Joplin, la perla del blues rock, la musa ispiratrice di numerosi cantanti future quali Pj Harvey e Patti Smith.
Nata in un piccolo paese del Texas, sovrappeso e martoriata dall'acne Janis fu nell'adolescenza lo zimbello di tutti; scappò dalla sua "tana natale" a soli 17 anni, rifugiandosi nel blues, prima come unica necessità di vita poi come espressione massima della sua personalità.
Sola con la sua voce struggente, roca, deteriorata dall'alcool e dal fumo, scrisse le pagine vocali più belle del blues bianco; urlava con voce disumana ma sapeva anche bisbigliare con estrema dolcezza.Le sue canzoni erano non tanto testi appoggiati da basi musicali ma grida disperate contro la società di allora, la sua voce usata come valvola di sfogo da tutto e da tutti.
"Pearl" è forse a livello di album incisi la massima espressione musicale della cantante, sebbene fossero i live quelli che valorizzavano al meglio il suo talento, in quanto era il palco e il contatto con il pubblico a far esplodere il suo immenso patrimonio vocale.
In questo album è proprio la parte vocale a fare da protagonista assoluta: canti che si fondono, pezzo dopo pezzo, in una commistione di generi musicali tra i più variegati; dall' acid jazz al blues rock, dal country fino ad arrivare alle interpretazioni a cappella.Un'arcobaleno di sensazioni, emozioni, sperimentazioni musicali, esaltate dall'anima "nera" intrinseca nella Joplin, un'anima tormentata ma allo stesso modo capace di regalare momenti spensierati e spiragli di sereno.
Toni alti e bassi fanno, dall'inizio alla fine sfondo all'album, toni che danno l'idea di rivivere la vita della cantante, momenti dolci e sinceri, alternati ad altri di estrema solitudine, dove le sue urla contro il mondo facevano tremare tutti coloro che l'ascoltavano, sembrava quasi chiedesse aiuto, ricercasse qualcosa di positivo in un mondo che fino al quel momento gli aveva portato solo solitudine e sofferenze.
E' l'album della maturazione e della consacrazione postuma di una cantante che era la bandiera di quegli anni.
La diperazione di "Cry Baby", dove Janis porta ai massimi livelli espressivi la sua voce e la bellissima interpretazione di "Mercedes Benz", cantata senza nessun appoggio strumentale sono veramente da incorniciare.
Da ricordare la rivisitazione di "Me And Bobby McGee", che le valse il primato nella classifica dei singoli e la strumentale "Buried Alive in the Blues", premonitrice della sua tragica fine dove chitarra,organo e batteria fanno da padrone.
La chiusura è lasciata a "Get It While You Can", dalle tonalità basse e pacate, dove un'acerba chitarra accompagna Janis verso il suo ultimo viaggio.
Ascoltare "Pearl" è come fare l'amore con 25000 persone, assaporare nell'aria il profumo di quegli anni, per poi addormentarsi con Janis al proprio fianco.
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