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R Recensione

8/10

John Mayer

Continuum

"Io ed i miei amici continuiamo ad aspettare che il mondo cambi, e non perchè non ci interessi cambiarlo, ma perchè sappiamo che la lotta non sarebbe alla pari". Non è proprio un inizio felice quello di John Mayer, anche se il ritmo trascinante, fresco ed estivo potrebbe far credere l'esatto contrario. In realtà è di manipolazione dell'informazione che si parla (seppur in modo alquanto superficiale), di guerra che porta via vite, di mancanza di mezzi per reagire a tutto questo.

"Waiting on the world to change" è l'inizio di un percorso che prenderà una strada, in realtà, concettualmente diversa. Il primo brano infatti, peraltro anche primo singolo del disco, non deve ingannare circa la natura dell'album intero. "Continuum" è principalmente introspezione ed intimità, aspetti che si colgono subito dall'ascolto delle tracce seguenti ("I Don't Trust Myself (With Loving You)" e "Belief").

La forza di questo lavoro, datato 2006, è nascosta nel talento di Mayer, talento già espresso cinque anni prima ma accompagnato ora da una maturazione musicale non indifferente. L'arma in più di "Continuum" è la facilità dell'ascolto, e conseguentemente l'ampia gamma dei destinatari, senza tuttavia scadere mai nella banalità e nella monotonia.

Le tracce scorrono facilmente ma è difficile che non lascino nemmeno un segno. Ascoltando il solo di "Gravity", la gemma nascosta nel mezzo dell'album, ti ricordi che a volte "emozione" può essere anche sinonimo di "semplicità" e nella coda del brano, quanto mai intrisa di soul, la calda voce di Mayer e dei cori femminili ti avvolge come una luce soave che appare nel bel mezzo dell'oscurità ("Keep me where the light is/Come on, keep me where the light is"). Probabilmente il trittico di cui si è appena parlato sopra è il punto più alto di Continuum, il punto in cui ti accorgi di avere tra le mani un lavoro intenso e curato nei dettagli, ed è per questo motivo che non è solamente la foto in copertina ad ingannare circa l'età di Mayer, neppure trentenne ma con una consapevolezza cantautoriale davvero notevole."Vultures", a metà dell'album, non fa altro che confermare le prime impressioni. Vibrazioni blues, chitarre liquide e falsetto sono gli ingredienti principali di un pezzo che introduce le atmosfere acustiche di "Stop this train", un ritorno alle origini che ricorda, forse anche troppo palesemente, "Room For Squares", l'album del debutto.

Poi pian piano le luci si affievoliscono, se chiudi gli occhi un momento riesci perfino a vedere una stanza rosso porpora e fumo di sigaretta tutto intorno; avverti che la temperatura si fa sempre più calda nota dopo nota, senti che il pavimento sta per aprirsi sotto i tuoi piedi per portarti giù e pensi:"Guarda un pò..ancora questa dannata gravità..", ma i piedi non riescono a fermarsi e ballano una danza pericolosa quanto passionale, sprofondando in mezzo a un muro di fuoco ("Slow Dancing In A Burning Room"). Il chitarrista statunitense decide di lasciare in secondo piano il suo strumento dopo aver reinterpretato a  suo modo "Bold as Love" di Hendrix, risultato, tra le altre cose, non proprio esaltante. Eccoti allora il pianoforte di "Dreaming With A Broken Heart" dove Mayer trasmette le difficoltà che si incontrano nell'iniziare un nuovo giorno col peso di un rapporto finito, forse irreversibilmente. ("Would you get them if i did?/No you won't, 'cause you're gone, gone, gone, gone, gone").

Farsene una ragione  non è mai cosa semplice, nè tantomeno veloce perchè il tempo passa e le ferite sembrano non rimarginarsi mai. Cercare qualcosa di uguale a ciò che si amava è l'unica cosa rimasta da fare, ed è questo ciò di cui si parla nella conclusiva "I'm Gonna Find Another You"... ...chissà se anche "Continuum", dopo averlo finito di ascoltare, vi farà lo stesso effetto...

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Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 2 voti.
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Sultan90 10/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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TheManMachine (ha votato 7 questo disco) alle 22:31 del 25 marzo 2010 ha scritto:

Disco gradevole, ma non conquista, non si fa ricordare. Mayer ha talento, ma anche un po' di puzza sotto il naso, forse anche per via dei suoi maestri illustri (Clapton), e comunque ciò è evidente nella cover di Hendrix, con cui sembra voler dire a tutti "mo vi faccio sentire io cosa so tirar fuori da questa chitarra...". Bella la recensione, bravo Federico!

Sultan90 (ha votato 10 questo disco) alle 9:43 del 26 marzo 2015 ha scritto:

Non conquista?! Mah.... Ma cosa hai ascoltato!? Rispetto i gusti di tutti, ma se non riescono a conquistare canzoni come Belief, Gravity, Slow dancing in a burning room, Waiting on the world to change... Vabbè comunque secondo me disco da 10 come d'altronde anche i suoi successivi (BATTLE STUDIES, BORN AND RAISED (PIù DI TUTTI) e PARADISE VALLEY) . Talento formidabile, ascoltare per credere.

Peace