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R Recensione

7,5/10

Bachi Da Pietra

Quintale

Un Quintale di Bachi da Pietra, tanto per gradire, può rivelarsi sensibilmente più leggero di quanto si sia portati a immaginare. Da quando i termini accessibile o levigato vengono adoperati con accezione dispregiativa, e di solito inversamente proporzionale alla qualità dell’opera, dalla critica musicale? Da sempre, siamo d’accordo. Nel caso dell’inestimabile duo SucciDorella, il problema non sussiste, perché, se da un lato balza immediatamente all’orecchio la fruibilità tutto sommato immediata (come mai in passato) del nuovo lavoro, dall’altro ci si accorge che le ferite inferte sono vistosamente più esposte e visibili, in nessun caso più superficiali.

Al posto del verme che un tempo insidiava la carne subdolamente, sotto pelle, oggi un esercito di animali striscianti avanza alla luce del sole, e aggredisce libero, sicuro di sé, riducendo a brandelli il tessuto primigenio dell’anima e del corpo, sia esso vivo o, più spesso, già decomposto. Dove allora convivevano a fatica parole smozzicate e declamare ermetici, ora il verso si fa storia, invettiva blasfema, mortificante, esplicita. Se prima la sostanza sonora si sorreggeva su linee di basso cave, scheletri di tamburi, blues interlocutori, scarnificazioni sgraziate, adesso le pulsioni si fanno sguaiate, i vuoti si riempiono in pochi terribili istanti (merito della puntuale produzione di Giulio Ragno Favero), la sei corde barrisce di dolore e rabbia (Succi scopre l’uso del plettro), la batteria ridisegna lo scenario armandosi di charleston.

Così, a cogliere impreparati è già l’apertura distorta di Haiti, che affianca al delirio catramoso di Succi uno stoner blues granitico di riverberi acidi e assoli brevi come fendenti. Mai meno che ispirato (forse unica eccezione Brutti Versi, in odore di Queens Of The Stone Age) il viaggio che ci viene imposto attraverso Quintale (definito – un po’ frettolosamente –  il disco heavy metal dei Bachi da Pietra): Coleotteri è una raffica di mitra che manda al tappeto, Pensieri Parole Opere possiede una sorta di irruenza punk che sa di catarsi blasfema (“tu saresti dio / ma ti perdono, ho sbagliato anch’io”), al pari della programmatica Io Lo Vuole, frammentata di scudisciate elettrificate, e Paolo il Tarlo, preghiera buona e giusta (“credo in un solo io… generato e non creato della stessa sostanza del silicio e del guano”).

Tra una bizzarra filastrocca (Enigma) che cita etichette collaboratori e bachi in persona (da Favero a Emidio Clementi sino a Gamondi degli Uochi Toki con cui Succi ha condiviso di recente La Morte), chiudendosi in orgia musicata dal sax di Arrington De Dionyso (Old Time Relijun), e il naufragio mentale della splendida Mari Lontani – intonata, marziale, visionaria –, scopriamo l’essenza di Quintale nei concetti di Fessura, esposti in malsana chiave hip hop: la sete di leggerezza, l’illusione pacificata di averla conseguita.

Prima dell’avulso lirismo solare – molto virgolettato – di Dio del Suolo (il cui testo andrebbe riportato integralmente) e Ma Anche No, che chiude il disco, ci attende al varco il delirio scomposto che diventa lucido mantra di Sangue, una canzone enorme sotto ogni punto di vista.

Dopo aver attraversato i deserti fangosi di Tornare nella Terra, le radure urticanti e scoscese di Non Io e Tarlo Terzo, le pianure assolate di Quarzo, i Bachi giungono più caustici che mai al luogo della metamorfosi finale: tra la gente. Prossima tappa ignota. O La Morte, chissà.

 

 

P.S. Nella sola versione digitale dell’album compare in coda baratto@bachidapietra.com, una bonus track “registrata con un cellulare”, come tiene a precisare l’autore, che fa riflettere con ironia quanti si fossero “procurato” il disco gratuitamente: i fruitori del supporto in vinile ne sono stati dispensati. Peccato davvero!

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 6 voti.
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C Commenti

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Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 8:54 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

Ho apprezzato immensamente l'evoluzione rude e potente (non saprei se verso una maggiore fruibilità) dei Bachi...la registrazione in analogico curata da Favero è una chicca per maniaci del suono vintage...Haiti, Coleotteri Paolo il Tarlo sono adrenalina allo stato puro...la registrazione col telefonino sta bene dove sta dai, nel vinile non ci stava.

bargeld, autore, alle 11:12 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

Si, ovviamente sta bene dove sta, nemmeno avrebbe avuto senso sul vinile. Però è una chicca!

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 11:23 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

si una chicca, mooooolto cinica e concreta, della serie, noi co sta roba ci campiamo..."cacciate li sordi!"

fgodzilla (ha votato 8 questo disco) alle 11:02 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

prodotti italiani di questa caratura escono una volta l'anno se va bene ..........rispetto

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 12:19 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

Sicuramente meno "pesante" (in termini di digeribilità) dei precedenti e più "pesante" (in termini di distorsione), ma ugualmente rimane pesante. I primi ascolti non sono facilissimi, ma la massiccia materia stoner si fa largo pian piano e, sicuramente, aiuta. A me sono tornati in mente anche, chissà perché, gli Unsane. Disco sicuramente valido, i cui picchi di lirismo si raggiungono in Haiti, Coleotteri (la loro Sick Sick Sick?), Mari Lontani e Sangue. Carina l'idea della bonus track finale per l'edizione digitale, anche se - detto tra di noi - mi aspettavo che almeno Succi e Dorella non scivolassero ancora con tale facilità sulla tenzone insostenibile del diritto d'autore concepito criminalmente com'è concepito oggi... Bravissimo Dan.

gull alle 15:04 del 5 febbraio 2013 ha scritto:

Ascoltandolo mi sono venuti dei flash, tipo di ascoltare i Litfiba prima maniera irrobustiti e tendenti al noise rock.

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 11:43 del 12 febbraio 2013 ha scritto:

Appena pubblicato, il primo video, quello di "Fessura".

TexasGin_82 alle 17:09 del 19 agosto 2013 ha scritto:

Che bell'album.