R Recensione

8/10

Blakroc

Blakroc

Il connubio Rock/Hip Hop risale ad ormai più di vent’anni fa, quando Aerosmith e Run Dmc ebbero il guizzo geniale di mescolare le proprie carte in tavola per tirarne fuori quel magnifico asso di cuori che è Walk This Way.

Da quel momento in poi un fiume di band si sono succedute sulla falsariga di quel riuscito esperimento, sfociando nel filone racchiuso sotto la stupida etichetta di Nu Metal. Dai Limp Bizkit ai Korn, passando per i patinati e futili Linkin Park e i fenomenali Incubus che ormai hanno esaurito la loro vena creativa, questo fenomeno si è plasmato e rimasto vittima di se stesso nel giro di una decina di anni, ad eccezione della seminale colonna sonora di Judgement Night, ed al crossover mutevole dei Faith No More.

Un genere inizialmente fresco e vitale, rimasto intrappolato nei propri clichè, come un serpente soffocato dalla propria coda.

Influenzati dalla produzione di Dangermouse in Attack & Release, i due blues rocker dei Black Keys, Dan Auerbach e Pat Carney, si sporcarono le mani con il Soul ed il Funk rimanendone inevitabilmente infettati.

La faccenda del progetto Blakroc dunque, funziona così: undici giorni di registrazioni per undici brani, i Black Keys registrano le basi e il meglio dell’Hip Hop odierno ci improvvisa su dei testi in presa diretta. Da questa semplice alchimia sonora, ne fuoriesce un album potente, solido e compatto; Hip Hop che torna alle sue radici (Roots nella sua pura accezione), abbeverandosi alle fonti marce e fangose del Blues.

Un sound potente, grezzo e martellante.

Della partita fanno parte RZA, Raekwon ed il pluriresuscitato ‘Ol Dirty Bastard dei Wu Tang Clan, Mos Def, Q-Tip, la voce calda e soul di Nicole Wray, Ludacris ed il patinato gangsta Jim Jones.

Si parte con il Blues acido di Coochie, scandito dal flow urticante di ‘Ol Dirty Bastard che fuoriesce dall’oltretomba, seguita da On The Vista che sfoggia un Mos Def in forma smagliante col suo Hip Hop cerebrale venato di Soul.

Stupisce l’inserto anche nelle parti vocali di Dan Auerbach in Dollaz & Sense assieme a RZA in un Hip Hop/Blues di strada acido e martellante.

Why I Can’t Forget Him è Roots Rock intarsiato di Funk, mentre Stay Off The Fuckin Shit Flowers si muove su territori Jazz/Funk scivolando sinuosa fra le rime di Raekwon. Ain’t Nothing Like You striscia sensuale e imponente su di uno Stomp Blues levigato da venature Funk, e Hope Your Happy è Blues radicato su di un riff circolare nero e viscido.

Telling Me Things è Funk acido urbano, oscuro e minaccioso, mentre What You Do To Me è impreziosita da un organo suadente in un pezzo di puro distillato Rythm N’ Blues, in un botta e risposta fra la voce elegante di Nicole Wray e l’irruenza di Billy Danze e Jim Jones in un connubio da brividi.

Chiude il giro il miglior pezzo del lotto, Done Did It butta giù i muri sfoggiando un riff Blues di dimensioni epiche e una ritmica martellante scandita dal flow impeccabile di NOE e orlata nei ritornelli dal Soul di Nicole Wray.

Una vera lezione di Hip Hop, che rianima il corpo esanime del Rap/Rock a suon di beat Blues densi e fangosi.

Blakroc è nero che torna al nero, è Hip Hop che succhia fango dal delta del Mississippi.

LINK:

Sito Ufficiale: http://www.blakroc.com/

VIDEO:

- "Ain't Nothing Like You (Coochie Coo)" (video ufficiale): http://www.youtube.com/watch?v=-vtWNDI_EOI&feature=related

- "Dollaz & Sense" (solo audio): http://www.youtube.com/watch?v=mGI5GjcEGZk&feature=related

- "On The Vista" (solo audio): http://www.youtube.com/watch?v=yKLToXOdv9E&feature=related

- "Stay Off The Fuckin' Flowers" (solo audio): http://www.youtube.com/watch?v=j6pHtWgFo_I&translated=1

- "Coochie" (solo audio): http://www.youtube.com/watch?v=nTd2qoWEylw&feature=related

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 7 voti.
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leax 7,5/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 11:39 del 31 dicembre 2009 ha scritto:

Finalmente!

Il disco più "cool" dell'anno, presenza fissa in auto. Stranamente passato inosservato, finora.

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 12:33 del 31 dicembre 2009 ha scritto:

Una bella botta. Non un semplice crossover di due ingredienti, che si sa, la storia ce lo ha insegnato, stanno benissimo insieme, ma un viaggio alla ricerca delle radici comune di queste sonorità (stomp, blues, gospel, funk, soul). I Black Keys brillano come (e fors’anche più) nei migliori dischi “solisti” e gli interpreti, evidentemente stimolati dal confronto, danno il meglio di se: RZA è in mood Bobby Digital più che Wu-Tang Clan, Mos Def è il Neo dell’hip-hop, un predestinato, Raekwon, dopo il capolavoro “Only Built For Cuban…”, praticamente ogni cosa che tocca diventa oro, Ol’Dirty Bastard (genio) è Candyman che esce dallo specchio per farti muovere il culo, ma menzione speciale per Jim Jones e Billy Danze degli MOP quello che fanno in “What You Do To Me” è dolce stil flow allo stato puro. Disco imperdibile per gli appassionati di rock, rap e di tutto quello che è compreso fra i due punti della mappa.

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 21:01 del 20 giugno 2010 ha scritto:

oooooooooottimo! Ecco le iniziative originali che mi piacciono. Come dice Simone non c'è solo l'incontro tra due generi, ma tanta ispirazione che rende il tutto più profondo. E soprattutto, riesce a farsi apprezzare anche da chi non frequenta spesso generi come l'hip-hop black (io rientravo in questi casi). Andrò ancora più indietro, vediamo come hanno iniziato i Black Keys. Ma sto disco è uno spettacolo!