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R Recensione

7/10

Bud Spencer Blues Explosion

BSB3

BSB3 è, neanche a dirlo, il terzo album lungo dei Bud Spencer Blues Explosion, il tandem blues rock/stoner più famoso d’Italia, i Black Keys della Capitale, i capostipiti della generazione italica (prima di Sadside Project, Sorry Ok Yes, altri) di emuli  - ispirati -  dei più famosi precursori d’oltreoceano (White Stripes, Black Keys, The Kills).

Il micidiale singolo Duel, un delta blues-math-metal-stoner dove sembra di sentire alla chitarra l’ultimo John Petrucci vestire i panni del primo Tom Morello, con un video efficace al limite della censura, lanciato pochi giorni fa, lasciava presagire l’ennesimo ottimo lavoro di Adriano (Viterbini) e Cesare (Petulicchio). L’ascolto dell’album conferma, sebbene solo in parte, le premesse. L’ottima Mama fa venire alla mente l’approccio apparentemente scanzonato e dolce di Josh Homme e dei suoi Queens of the Stone age, fino al finale più aggressivo dove la prima e più mitica  creatura di Homme viene invece alla mente. L’intro di Hey man (così come poi in seguito pure Camion) sembra spiegare a tutti il motivo della presenza di Viterbini, poche sere fa, sulla TV generalista italiana, alle spalle del bluesman tuareg Bombino, sebbene poi il pezzo prenda strade diverse dove i The Kills e i RATM sono le voci di riferimento più insistenti, fino ai vorticosi amplessi delle tentacolari dita di Adriano con la tastiera della sua chitarra infuocata. Miracoli così come No Soul sono evidenti omaggi ai Black keys del periodo Danger Mouse, abbinati ora a cori morriconiani ora a detonazioni stoner, che ci stanno sempre bene se partorite da questi due ragazzacci.  Da segnalare ancora il potente riff di chitarra balbuziente di Rubik, il blues elettrificato alla Junior Kimbrough di Inferno Personale che culmina in uno splendido e ruvido assolo di chitarra e la melensa country-folk ballad conclusiva, Troppo tardi.

Una Ferrari a gpl, un toro in pantofole, una bottiglia del migliore champagne tenuta in cantina anziché nella cestello del ghiaccio. I Bud Spencer Blues Explosion hanno davvero tutte le carte in regole per poter fare gli headliner dei più importanti festival europei e sicuramente anche mondiali. Insistono invece con una miscela (sicuramente apprezzabile, molto più da noi qui in Italia) di un sound clamorosamente devastante con una voce (alternativamente effetto megafono o solo dolcemente sussurrata) dal forte retrogusto para-indie-pop italico/romano (i Velvet, ad esempio). A meno che l’obiettivo non siano i commenti (e le vendite) stile Alex Britti o Max Gazzè (“sono tecnicamente dei mostri di bravura ma fanno canzoni banali”), il consiglio è di “de-provincializzare” ancora e quanto più possibile la propria offerta e far si che i BSBE diventino davvero e finalmente una delle cose più belle che esistano, sbarrando con rabbia la successiva precisazione, “in Italia”. Un album solo strumentale o un periodo di full immersion in contesti internazionali potrebbero far si che il prossimo album sia il capolavoro che tutti aspettiamo da anni, almeno da quando Adriano e Cesare hanno cominciato a crederci e farci sognare. Nonostante tutto però, un altro album che conferma uno stato di forma tonico e grintoso del duo più esplosivo che esista (in Italia).

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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unknown (ha votato 7 questo disco) alle 14:09 del 7 giugno 2014 ha scritto:

beh come già scrivevo sul post "cosa stai ascoltando"..questo album non mi è dispiaciuto

sono d'accordo con il recensore che dice che possono migliorare e molto...ma già in questo album qualche chicca c'è

scorre molto bene..e come dice il recensore e un album potente nei suoni

credo che sappiano molto bene lavorare in sala di registrazione..suono nitido e potenza esplosiva

Franz Bungaro, autore, alle 9:39 del 9 giugno 2014 ha scritto:

...ma guarda, non credo che si tratti semplicemente di "migliorare" (sono già molto bravi), dovrebbero, secondo me, "internazionalizzarsi" e far si che l'assoluta e indiscussa potenza sonora che hanno, e che in quest'album viene confermata alla grande, si depuri dall'approccio provinciale del cantato "all'italiana"...al prossimo giro mi piacerebbe vederli e ascoltarli in modo assoluto, senza barriere nazionali...sono davvero troppo bravi per non essere ascoltati e apprezzati da tutti, è da egoisti continuare così... Altra cosa che spero non avvenga è che non si concentrino sull'affinamento del virtuosismo sonoro, sono a discapito della romantica e passionale vena artistica...il rischio di cadere nel "baracconismo" è dietro l'angolo e poi Satriani ti chiama per il G3 (li fa ancora?)