Bud Spencer Blues Explosion
BSB3
BSB3 è, neanche a dirlo, il terzo album lungo dei Bud Spencer Blues Explosion, il tandem blues rock/stoner più famoso dItalia, i Black Keys della Capitale, i capostipiti della generazione italica (prima di Sadside Project, Sorry Ok Yes, altri) di emuli - ispirati - dei più famosi precursori doltreoceano (White Stripes, Black Keys, The Kills).
Il micidiale singolo Duel, un delta blues-math-metal-stoner dove sembra di sentire alla chitarra lultimo John Petrucci vestire i panni del primo Tom Morello, con un video efficace al limite della censura, lanciato pochi giorni fa, lasciava presagire lennesimo ottimo lavoro di Adriano (Viterbini) e Cesare (Petulicchio). Lascolto dellalbum conferma, sebbene solo in parte, le premesse. Lottima Mama fa venire alla mente lapproccio apparentemente scanzonato e dolce di Josh Homme e dei suoi Queens of the Stone age, fino al finale più aggressivo dove la prima e più mitica creatura di Homme viene invece alla mente. Lintro di Hey man (così come poi in seguito pure Camion) sembra spiegare a tutti il motivo della presenza di Viterbini, poche sere fa, sulla TV generalista italiana, alle spalle del bluesman tuareg Bombino, sebbene poi il pezzo prenda strade diverse dove i The Kills e i RATM sono le voci di riferimento più insistenti, fino ai vorticosi amplessi delle tentacolari dita di Adriano con la tastiera della sua chitarra infuocata. Miracoli così come No Soul sono evidenti omaggi ai Black keys del periodo Danger Mouse, abbinati ora a cori morriconiani ora a detonazioni stoner, che ci stanno sempre bene se partorite da questi due ragazzacci. Da segnalare ancora il potente riff di chitarra balbuziente di Rubik, il blues elettrificato alla Junior Kimbrough di Inferno Personale che culmina in uno splendido e ruvido assolo di chitarra e la melensa country-folk ballad conclusiva, Troppo tardi.
Una Ferrari a gpl, un toro in pantofole, una bottiglia del migliore champagne tenuta in cantina anziché nella cestello del ghiaccio. I Bud Spencer Blues Explosion hanno davvero tutte le carte in regole per poter fare gli headliner dei più importanti festival europei e sicuramente anche mondiali. Insistono invece con una miscela (sicuramente apprezzabile, molto più da noi qui in Italia) di un sound clamorosamente devastante con una voce (alternativamente effetto megafono o solo dolcemente sussurrata) dal forte retrogusto para-indie-pop italico/romano (i Velvet, ad esempio). A meno che lobiettivo non siano i commenti (e le vendite) stile Alex Britti o Max Gazzè (sono tecnicamente dei mostri di bravura ma fanno canzoni banali), il consiglio è di de-provincializzare ancora e quanto più possibile la propria offerta e far si che i BSBE diventino davvero e finalmente una delle cose più belle che esistano, sbarrando con rabbia la successiva precisazione, in Italia. Un album solo strumentale o un periodo di full immersion in contesti internazionali potrebbero far si che il prossimo album sia il capolavoro che tutti aspettiamo da anni, almeno da quando Adriano e Cesare hanno cominciato a crederci e farci sognare. Nonostante tutto però, un altro album che conferma uno stato di forma tonico e grintoso del duo più esplosivo che esista (in Italia).
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