Robert Johnson
The Complete Recordings
Robert Johnson è senz’altro uno dei bluesman più conosciuti e chiacchierati di sempre. La sua stessa figura, così come la sua musica, è stata più o meno sempre associata al suo personale rapporto con Satana in persona. Registrò, tra il 1936 e il 1937, relativamente poche canzoni, ventinove, contenute tutte nell’opera qua recensita e che ricoprono però un ruolo di fondamentale importanza per tutto lo sviluppo del rock di matrice blues. Il discorso relativo l’influenza di Robert Johnson e la qualità del suo blues risulta comunque essere di natura controversa e difficile.
In questo contesto non possiamo non prendere atto che Johnson, nella composizione dei suoi pezzi, si ispirò in realtà ad altri bluesman del delta quali Son House, Charlie Patton e Skip James, solo per citare i nomi più noti. Ed è anche vero che, talvolta, riprese in maniera strettamente musicale elementi e composizioni di altri artisti.
Non è quindi neppure possibile affermare che Robert Johnson fu il primo a imporre e delineare quel particolare stile di blues conosciuto, per l’appunto, come delta – blues ossia quel tipo di blues rurale che maggiormente rappresenta e riflette, per spirito, concetti e intensità emotiva, la natura stessa del genere.
Conclusione di quanto appena detto è che i meriti musicali dell’artista in questione sono pressoché nulli. Probabilmente la verità sta nel mezzo. Pensiamo non sia giusto e corretto l’atteggiamento che tende a osannare la figura del musicista oggetto di questa recensione così come non sia totalmente corretto “distruggere” la sua statura artistica e il suo ruolo nella storia del blues e nello sviluppo della musica rock.
Johnson infatti, pur rifacendosi ampiamente ai suoi predecessori, riuscì a sintetizzare, in maniera intensa, decisamente più intensa e forte rispetto agli altri, tutto il mondo del blues e la sua musicalità, aggiungendoci quel pizzico di personalità che, in questo caso, fa la differenza. Per chi si avvicina al country – blues è senz’altro l’artista più immediato e fruibile, forse anche perché, rispetto ad altri, più musicale. Si capisce che quest’ultima caratteristica citata, la maggiore accessibilità, può essere, per alcuni, proprio elemento probatorio della scarsa qualità e dei limiti della sua musica. In questa sede invece si vuole considerare questo tipo di caratteristica emersa come un elemento positivo.
Infatti, proprio questo tipo di caratteristica, e soprattutto la capacità di operare una sintesi, come già detto, di tutto il mondo blues con un urgenza e un intensità di grado elevato, sono gli aspetti che hanno fatto di Johnson un bluesman comunque importante e assolutamente di riferimento, forse più di altri, per gente come i Rolling stones, Cream, Led Zeppelin, tra i maggiori gruppi rock – blues di tipo tradizionale mai esistiti.
Per quel che concerne la produzione musicale, come già detto all’inizio, il bluesman compose poche canzoni, ventinove, cariche però di un urgenza e un emotività altissima e tragicamente devastante. In questi blues vengono affrontati i propri fantasmi personali, le proprie paure e angosce, vi è il confronto con i propri istinti, con se stessi.
Solitudine, frustrazione, sessualità, malessere e senso di vuoto esistenziale, maledizioni, patti col diavolo e segni tragicamente sinistri riempiono l’intero corpus musicale johnsoniano.
Come on in my Kitchen, Kindhearted woman sono episodi di crudo realismo e amarezza ma, al contempo, pieni di dolcezza. Stones in my passway, 32 – 20 blues costituiscono momenti autentici di disperazione e disgrazie imminenti. I brani generalmente più discussi Me and the Devil blues, Crossroad blues, Hellhound on my trail sono oscuri e carichi di maledizione. Nella biografia del musicista emerge spesso la sua presunta amicizia con un altro bluesman, Ike Zinneman, personaggio oscuro e misterioso che, si racconta, amasse suonare di notte nei cimiteri. Ad ogni modo, è proprio in questi pezzi che è nata la famosa questione del patto o comunque sia del rapporto che Johnson aveva col demonio.
In tale contesto significativi risultano essere i seguenti versi, da Me and the Devil blues:
Early this morning, when you knocked upon my door
early this morning. Ooooh, when you knocked upon my door
I said, “hello, satan, I believe it’s time to go
Me and the devil was walking side by side
Me and the devil, ooooh, was walking side by side.
(Stamattina presto, quando hai bussato alla mia porta
Stamattina presto, uuh, quando hai bussato alla mia porta
Ho detto “salve, Satana, credo sia ora di andare
Io e il Diavolo camminavamo fianco a fianco
Io e il Diavolo, uuh, camminavamo fianco a fianco )
Ancora in Hellhound on my trail:
I got to keep moving, I’ve got keep moving, blues falling down like hail, blues falling down like hail
…and the day keeps on worrying me, it’s a hellhound on my trail…
(Mi devo muovere, mi devo muovere, I blues vengono giù come grandine, i blues vengono giù come grandine
…e il giorno continua a tormentarmi, ho un segugio infernale alle calcagna…)
Considerando questi versi è facile capire il perché della nascita di storie nere, maledette e di relazioni col Demonio. Queste fantasie, perfettamente riconducibili all’aspetto mitologico e culturale del profondo sud in quell’epoca, non nascondono comunque l’aspetto decisamente inquietante di queste canzoni, sia sotto l’aspetto musicale che, come abbiamo visto, testuale. Il modo di pizzicare le corde, la tonalità espressa, i testi cupi e misteriosi che fanno riferimento in maniera diretta a Satana e a crocicchi non lasciano dubbi sul fatto che tra il musicista e il diavolo era presente un certo rapporto. Dove per diavolo non si intende null’altro che se stesso, la parte più peccatrice, per meglio dire. O forse Johnson aveva veramente conosciuto satana?
Ad ogni modo, nessuno può veramente dirlo.
Cio su cui si può esprimere concreta considerazione sono le canzoni, la musica. La citata Hellhound on my trail risulta essere senz’altro la composizione più disperata e intensa, con una prestazione vocale tagliente e al limite, pura espressione di sofferenza e di desiderio, sessuale, materiale, esistenziale.
Love in vain, ripresa nel 1969 dai Rolling Stones nel loro album Let It Bleed, presenta un altro tema tipico del blues, e cioè la separazione, il distacco, feroce, tragico e disperato dalla donna amata:
…I followed her in the station with my suitcase in my hand
…and the train rolled up in the station, and i looked her in the eyes
When the train rolled up to the station, and I looked her in the eyes
Well, I fell lonesome, I was lonesome and I could not help but cry
…When the train, it left the station with two lights on behind
Well, the blue light was my blues and the red light was my mind
All my love’s in vain.
(… La seguì alla stazione con la valigia in mano
… e il treno arrivò in stazione, la guardai negli occhi
Quando il treno arrivò in stazione, e la guardai negli occhi
Be’, mi sentìì solo, ero così solo, e non potei fare a meno di piangere
… Quando il treno lasciò la stazione, aveva due luci accese in coda
Be’, la luce blu era il mio blues e la luce rossa era la mia mente
Tutto il mio amore è vano.)
Da dire che in questo caso i temi trattati, amore, sesso, disperazione, vengono sempre considerati in maniera mai banale, talvolta con momenti di pura e autentica poesia blues. Basti pensare, ad esempio, a queste parole, contenute in Malted milk:
I keep drinking malted milk, trying to drive my blues away
baby, you just as welcome to my loving as the flowers is in may
(continuo a bere latte al malto per scacciare via i miei blues
baby, sei gradita al mio amore quanto lo sono i fiori a maggio.)
In questi versi emerge tutta la sensibilità dell’artista, capace di essere dolce, sensuale e romantico, ma anche, in altri episodi, terribilmente crudo e brutale. Si prendano ad esempio in considerazione questi altri versi, tratti da Me and the Devil blues:
Me and the devil was walking side by side
…I’m going to beat my woman until I get satisfied.
(Io e il diavolo camminiamo fianco a fianco
…picchierò la mia donna sino a quando sarò soddisfatto.)
In questi passaggi è racchiusa molto probabilmente l’essenza della personalità, musicale e individuale dell’artista, soggetto preda dei suoi istinti e sempre al confine tra bene e male, tra Dio e Satana.
Da non trascurare l’aspetto meramente sessuale, esplicito e fisico all’eccesso. In questo contesto, i versi più famosi, (forse perché) ripresi anche dai Led Zeppelin, sono quelli di Traveling riverside blues dove si dice:
…you can squeeze my lemon till the juice run down my leg
That’s what I’m talking about now…
(Puoi spremermi il limone finché il succo non mi scorre lungo la gamba
Ecco di cosa sto parlando ora…)
Una sessualità espressa quindi, appare evidente, in maniera forte, esplicita e senza alcun pudore, dedita al pensiero esclusivo del godimento fisico, del piacere immenso.
Autentico e maledetto poeta blues , anima dannata e con una vita segnata da tragedie personali (la sua signora morì in seguito a complicanze nel parto) morì all’età di 27 anni, probabilmente in seguito all’ingerimento di whiskey avvelenato da parte di un marito geloso il quale, evidentemente, pensava che il bluesman stesse importunando la moglie. Nella considerazione della sua intera produzione musicale possiamo affermare come Johnson segna un momento cruciale nella storia del blues del delta, se non a livello prettamente stilistico, quantomeno e senz’altro sul piano di sintesi, completezza, intensità ed emotività.
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