R Recensione

7/10

American Music Club

The Golden Age

Mark Eitzel e i suoi American Music Club regalano al loro selezionato gruppo di fan il classico gradito ritorno. La reunion nel 2004, dopo un periodo da solista di Eitzel, aveva dato alla luce lo splendido Songs for Patriots, amarissimo e furente ritratto di una contemporaneità paralizzata dalle sue paure e soffocata dalla retoriche populiste che quelle paure vorrebbero esorcizzare.

A tre anni di distanza segue A Golden Age, ennesima prova di stile della band di San Francisco, che sembra quasi voler riportare i toni lirici e musicali su terreni, se non più distesi, quantomeno più meditati e introspettivi. Da un punto di vista musicale si tratta di un vero e proprio ritorno alle origini, con una collezione di rock ballads di gran classe che fanno sembrare distanti anni luce le contaminazioni tra country-rock ed elettronica dell’Eitzel solista, ma sembrano anche mettersi alle spalle la rabbia a stento contenuta di Songs for Patriots. Rimane invece intatta l’altissima vena lirica, sempre pericolosamente in bilico tra poesia e melodramma, straordinariamente efficace nel descrivere l’alienazione e l’inadeguatezza dei personaggi di queste storie nei vari ruoli di uomini/artisti/amanti, che di volta in volta (e spesso simultaneamente) si trovano a dover impersonare .

La partenza soft di My love, delicata love-song che parrebbe pure banale e scontata se a suonarla non fossero gli American Musical Club, fa da apripista al momento migliore dell’album: la toccante The Decibels and the Little Pills, mosaico di fulminanti versi  tipo “holding hands with brand new friends / names are only good for gravestones” e che si chiude con un raro assolo di chitarra, quasi di scuola Wilco, di quelli che scivolano via talmente bene che alla fine sembrano sempre durati troppo poco. Sleeping Beauty, ballata dolceamara immersa nelle atmosfere oniriche di una qualunque cittadina di provincia, è un altro dei momenti più ispirati e apprezzabili dell’album.

Ritmiche piu pop spuntano in All the Lost Souls Welcome to San Francisco, canzone tributo all’amata/odiata San Francisco, che fa il paio con The Gran Duchess of San Francisco posta in chiusura dell’album. Who you are costituisce invece una palese concessione alle forme più canoniche e collaudate del rock melodico ed è il segno più evidente che qualcosa sta cambiando; forse per la prima volta nella loro carriera gli AMC suonano come qualcosa già sentito (Paul Weller?) e non irrimediabilmente come se stessi.

A Golden Age non è molto più che un bell’episodio addizionale nella storia degli AMC, ma costituisce indubbiamente una terapia necessaria per riaffermare la voglia di fare musica alla propria maniera, sublimando finalmente tutti i propri cliché, mantenendo immutate qualità e ispirazione.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 12 voti.
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REBBY 8/10
cielo 10/10
giank 7/10

C Commenti

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simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 12:00 del 17 marzo 2008 ha scritto:

Fino ad ora m'è sembrato mesto, moscio e floscio ben oltre il dovuto. "Engine" e "United Kingdom" sono un'altra cosa. Ma ho troppo rispetto nei confronti dell'uomo per non riservarmi qualche altro ascolto prima del voto. Chissà...

simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 18:18 del 24 marzo 2008 ha scritto:

Allora, in effetti, è meno peggio di quanto mi fosse sembrato, in un primo momento. Canzoni eleganti, in qualche caso un po' inerti, più limpide del solito nella struttura: il flusso di coscienza di Mark Eitzel si adegua alla scansione metrico/arpeggiante, mentre nei dischi più ingegnosi del passato, spesso era vero l'esatto contrario. Meno fughe acustico-ambientali, dunque, più puntiglio orchestrale da camera, alcune canzoni davvero belle ("The Stars", "One step ahed", "On my way"). Per me è 6/7.

fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 16:14 del 23 luglio 2008 ha scritto:

"On my way" è un gran pezzo, degno della penna di Eitzel. Il resto lo trovo mediamente vuoto. Peccato. Il 6 è dovuto alla rispettabile caratura dell'artista.

Neu! (ha votato 5 questo disco) alle 15:16 del 29 agosto 2008 ha scritto:

5

mediocre

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 16:19 del 9 ottobre 2008 ha scritto:

All my love, Decibel ad little pills, The stars e

Who you are le trovo splendide canzoni (musica che mi trasmette poesia a prescindere dai testi),

ma tutt l'album è per me su boni livelli.

Per conto mio un altro dei grandi vecchi che

quest'anno ha fatto il suo dovere.