R Recensione

6/10

Ryan Adams

Easy Tiger

Si possono dire un sacco di cose su Ryan Adams . Ha recentemente "confessato" di aver avuto tremendi problemi di alcool e di dipendenza dalla droga e dichiarato di essere sorpreso di essere ancora vivo. Nonostante questa sua vita, decisamente tormentata, è riuscito sempre con i suoi album a descrivere al meglio i momenti della vita di chi lo ascoltava.

A dirla tutta, in questo ultimo lavoro , Adams smarrisce in parte quel senso di continua evoluzione che lo aveva contraddistinto nei lavori precedenti. Certo, la classe rimane ed è cristallina, ma questo Easy Tiger è all'insegna della regolarità e della tradizione più che dell'innovazione stilistica; non c'è un pezzo che ti lascia veramente con il fiato sospeso e questo incide parecchio sulla valutazione globale del disco.

Nel sound l'album ricorda da vicino, per alcuni versi, Cold Roses , ripercorrendo quel filone di ballate folk che avevano caratterizzato il primo lavoro in compagnia dei Cardinals . In " I Taught Myself How To Grow Old " questo aspetto è molto chiaro, e risulta uno dei punti forti del lavoro; la voce , asciutta e malinconica ,  si adatta perfettamente alla perdita che l'artista esprime nei versi " All the pain, so intense to feel / Especially now, it added up through the years / And I taught myself how to grow / Without any love and there was poison in the rain / I taught myself how to grow / Now I’m crooked on the outside and the inside’s broke".

Da annoverare tra gli altri pezzi dell'album sicuramente la canzone Two (non a caso scelta come singolo), Goodnight Rose , dove si intravede il piglio più rock-oriented di Adams e Halloweenhead .

Per il resto l'album scorre via piacevolmente. Ideale come sottofondo per una serata che, per un po' di tempo almeno, non potrete dimenticare.

V Voti

Voto degli utenti: 4,1/10 in media su 4 voti.
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egon72 8/10
Tanzen 0,5/10

C Commenti

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DonJunio (ha votato 6 questo disco) alle 13:41 del 14 agosto 2007 ha scritto:

l'incontinente ryan

"i taught myself how to grow old" è un gioiellino, splendido omaggio al Young di "After the gold rush". Facesse meno album e curasse di più la qualità, Adams potrebbe forse fare grandi cose...

Lezabeth Scott (ha votato 2 questo disco) alle 15:15 del 13 gennaio 2008 ha scritto:

Questo ha fatto più dischi che Ferrara chili, che una ragnatela fili, che un burrito chili! Basta, per carità, sparatelo!

Ipomea alle 21:15 del 6 marzo 2010 ha scritto:

Io sarò anche tutta rovescia ma a me piace quasi più questo di cold roses...

Tra l'altro "oh my god, whatever etc.." dove si sentono le dita strisciare sulla chitarra.. mi da i brividi.

egon72 (ha votato 8 questo disco) alle 11:09 del 22 agosto 2010 ha scritto:

un disco toccante in certi momenti,un po troppo easy listening in altri,comunque eseguito in modo semplice ed onesto come piacciono a me.

Tanzen (ha votato 0,5 questo disco) alle 15:56 del 17 febbraio 2017 ha scritto:

C'è poco da dire e ancor meno da ricordare, sto tizio è solo l'ennesimo nome su un'infinita lista di cloni dei Big Star.

zagor alle 18:37 del 18 febbraio 2017 ha scritto:

ahahah che perfido...certo che adams ha fatto troppi dischi e molti di qualità un po' discutibile, un po' come bruno vespa coi liobri. col tempo direi che è migliorato, gli ultimi sono piu' che discreti.