Be Forest
Earthbeat
Sono tornati gli alfieri della scena di Pesaro, gli argonauti del Mare Adriatico in tempesta, con una delle uscite più attese dellanno. I Be Forest (Costanza Delle Rose, Erica Terenzi e il fratellastro Nicola Lampredi coadiuvati ai synth da Lorenzo Badioli) sono senzaltro fra le più interessanti e promettenti realtà della penisola; per chi si è perso lesordio Cold (2011) vale la pena ripescarlo e fare un breve riepilogo. Cold (un titolo, un programma) è algida struttura new wave, ritmica e minimale, vestita con gli abiti vittoriani dello shoegaze più etereo. La batteria secchissima (anche come composizione: cassa, rullante e piatto) suonata in piedi dalla Terenzi macina patterns meccanici, colpisce nel vuoto lasciato dal basso pulsante di Costanza e dalle scie argentee tracciate dalle corde di Lampredi, la cui tecnica, sebbene mutuata, è marchio inconfondibile per il trio marchigiano. Di quel disco resta la forza dirompente di un esordio inaspettato, la potenza anthemica di una Florence o il la-la stregato di una Dust.
Fra i due album, una tournée europea coi Japandroids guadagnata con un'eterea cover di "I Quit Girls" e un singolo, Hanged Man, a detta di chi scrive la vetta melodica dei Be Forest, tanto perfetta nello scatenare linnamoramento immediato quanto disorientante nel rappresentare il suono del gruppo. Estremizzazione di certe tendenze chitarristiche del debutto, Hanged Man è saturata, vorticosa, una cavalcata nella quale i riff chitarristici piegano la voce quasi in uno strumento, immersa com'è nelle sferzate distorte della sei corde. Una voce che quando emerge è portatrice di unincredibile dolcezza e perfezione melodica.
Era lecito aspettarsi che il sophomore seguisse unevoluzione lungo la via tracciata dal singolo e invece Earthbeat prosegue la strada del predecessore, senza variarne sostanzialmente limpianto, semmai arricchendolo e saggiando nuove declinazioni, confermandone il potenziale.
Al di là di facili contrapposizioni fra i nomi degli album e fra i cromatismi in copertina (che però ne schizzano lessenza senza disorientare) Earthbeat è caratterizzato da un suono più aperto, più limpido. Viene meno la cupezza per lasciare posto a un sound arioso che a momenti si lascia scaldare da tiepidi raggi di sole, colorandosi di tocchi esotici (i flauti andini di Captured Heart) e luccicando di riflesso (lo strumentale Totem II). Linserto del synth è lelemento cardine di questa mutazione; defilato, si fa carico delle sfumature, ma diviene essenziale nelleconomia generale del disco, riempiendo lo spazio lasciato dalla chitarra che si espande di meno nello spettro sonoro. Dirige addirittura il tutto in chiusura: Hideaway si regge sui tocchi di carillon e diviene lapice dellapertura del sound toccando, in compagnia degli Slowdive, il lato più angelico dello shoegaze.
Per il resto, ritroviamo i fraseggi di chitarra (che in "Cold" avremmo potuto descrivere ossessivi, ma che qui viene più da dire circolari) che si riflettono su uno specchio e si moltiplicano in echi e delay. Il basso, sempre martellante, quasi canta e la batteria si anima di un certo dinamismo rispetto al rigore dellesordio, caratteristiche espresse al meglio nei singoli Captured Heart e Colours. Certi intro odorano di un minimalismo wave fatto di patterns; i Young Marble Giants, tramite i discepoli XX soprattutto, prendere Totem o anche Ghost Dance. Le voci femminili, ammalianti, ci conducono i territori dreamy, verso la vocalità dei My Bloody Valentine, innestate però su potenti basi post-punk, come nel caso di Sparkle e Airwaves le più vicine al disco precedente. Costanza ed Erica sono sempre perfette, sia nelle litanie che nelle linee melodiche più complesse.
I Be Forest hanno consolidato la loro proposta e la nuova declinazione li smarca dai paragoni possibili; tanto di guadagnato. Quel poco che hanno perso in evocatività ed impatto emotivo, in Earthbeat è stato ampiamente rimpiazzato da una compattezza dinsieme che Cold non aveva. E nella natura delle cose della (buona) evoluzione di una band di cui possiamo andare fieri e parlarne bene. Con questa nuova uscita, sono entrati a far parte delle (piccole) certezze di casa nostra, con aspirazioni un po più grandi.
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