R Recensione

7/10

Black Tape For A Blue Girl

10 Neurotics

In cinque anni possono accadere tante cose, svariati cambiamenti in questi frenetici tempi si possono verificare nelle nostre vite, e persino il nostro modo di vederle, la nostra prospettiva.

Cinque anni fa, non esistevano né youtube, né facebook, il digitale terrestre pareva fosse una parolaccia, il Milan vinceva lo scudetto e Shevchenko il pallone d'oro, e quest'ultimo par essere l'esempio più lampante di quanta siderale possa essere la distanza che il presente ha solcato col passato durante questo ultimo lustro.

Cinque anni è propriamente il lasso di tempo che sancisce la fine del silenzio di Sam Rosenthal e dei suoi Black Tape For A Blue Girl, ed è una distanza che riflette quasi perfettamente la svolta che questi ultimi hanno intrapreso.

Ma anche per il leader e fondatore, nonchè principale mente a capo del progetto, Rosenthal è stato un periodo denso di cambiamenti dal punto di vista personale, il più importante dei quali non può che essere il divorzio, che probabilmente lo ha portato a sviluppare una serie di ossessioni di matrice sessuale che sono il tema evidente di questo lavoro - a partire dalla copertina con diafana modella nuda in bella vista - ideale chiusura di un cerchio sul desiderio cominciato con The Scavenger Bride.

Ma, se il precedente Halo Star era - pure con qualche piccola, dovuta, variazione - in linea con la tradizione dei Black Tape For A Blue Girl, con la sua aurea di profano misticismo, gli arrangiamenti ariosi, gli spazi dilatati e cupi, le atmosfere funeree e il suo tardo romanticismo, tutto così unico nel panorama del gothic americano, 10 Neurotics è il risultato della passione e del forte interesse che Rosenthal durante questi anni ha coltivato nel cosidetto punk dark cabaret, che trova la sua massima espressione nei Dresden Dolls, ed è anche per questo che non desta nessuna sorpresa il reclutamento che l'artista americano ha fatto del geniale batterista di questi ultimi, Brian Viglione, vero e proprio asso nella manica dell'album, che si avvale tra l'altro anche della splendida voce di Laurie Reade dei mitici Attrition, mentre sparisce dalla scena o quasi Elysabeth Grant, le cui inimitabili doti vocali possiamo ammirare solo in un unico brano.

L'impressione generale è - però - che questa ricerca, questo nuovo percorso di Rosenthal (che si cimenta pure alla chitarra, con risultati poco esaltanti, a dire il vero), non sia proprio nelle sue corde e il disco tutto lascia come una sensazione di incompiuto che mai prima d'ora (se non forse nelle opere d'esordio) avevamo riscontrato nei precedenti lavori.

E infatti questa matrice di cambiamento la notiamo con la tipica intro da cabaret del piano che apre Sailor Boy, scandita da un cantato sarcastico e ridondante, appena interrotta dallo sfumare del piano.

Inch Worm è straordinariamente illuminata dalla voce cristallina di Laurie Reade e dal talento impareggiabile di Brian Viglione alla batteria, sorta di balletto emotivo che sembra essere uno dei pezzi più riusciti dell'intero cd, col suo misto fra pathos, stupore e ironia.

Equilibrato con precisione, ma un po' ripetitivo è il brano successivo Tell Me You've Taken Another, mentre con The Perfect Pervert si torna ad atmosfere più gotiche con un duetto che lascia traspirare con limpidezza il tema erotico che sta alla base del disco.

Marmalade Cat si giova di un sottile soffuso armonico e di un cantato leggero, quasi sussurrato, quando in Love Song si procede più a scatti, e pare essere uno dei simboli più evidenti delle nevrosi che sono espresse nell'album. Rotten Zurich Cafè sembra un pezzo quasi brechtiano nella sua teatralità e nelle ridondanze stranianti che seguono il cantato che a volte cambia ritmo per divenire quasi un reading, tale è lo stile recitativo che lo contraddistingue, appuntato anche qui da tonalità ironico-sarcastiche. La brevissima (poco più di un minuto) Militarhymne è una breve marcetta di stile militare non priva comunque di sobbalzi emotivi, tanto da chiudersi sfumando in un cantato da mezzosoprano.

In Dystopia risulta quasi un ibrido, sorta di compromesso fra i Black Tape attuali votati al cabaret e quelli classici votati al gothic, e soffre un po' di questa mistura tale da non sembrare uno dei pezzi più riusciti del disco, tanto che il recitato finale riesce più a irritare che a coinvolgere.

Ancora Viglione protagonista in apertura di The Pleasure In The Pain, brano sfrontato nella sua immediatezza, nella sua accattivante ironia, autentico pezzo di rottura colmo di sensazioni contrastanti dotato di questo ritmo frenetico così lontano dagli standard di Rosenthal & C. che lo farà odiare dai suoi fan di vecchia data, ma che probabilmente ne attirerà altri che lo avevano snobbato o che non ne erano a conoscenza.

L'apertura di I Strike You Down è al contrario un ritorno alla tradizione e alle atmosfere dilatate - appena sporcate da un suono di synths che sentiamo in lontananza - che ci fanno pensare direttamente a The Scavenger Bride e non a caso la voce è quella sensuale e morbida di Elysabeth Grant che del capolavoro del 2002 ne è l'autentica star.

Non felicissimo è Caught By A Stranger, un brano un po' monocorde e privo di mordente, né cabaret, nè gothic, mentre con Curios, Yet Ashamed torniamo ancora in ambito cabaret, col cantato nuovamente sarcastico e straniato opera di Lucas Lanthier dei Cinema Strange, il ritmo sincopato dettato dalla batteria di Viglione e aurea teatral-dadaista, giustappunto contrastata da un controcanto femminile che appare gorgheggiando in sottofondo.

La chiusura con Love Of The Father lascia presagire un altro ritorno alle origini, un po' Halo Star un po' The Scavenger Bride, ma senza la necessaria convinzione, nonostante una certa consistente dose di pathos e la solita inimitabile classe.

In conclusione possiamo asserire che, passata la cotta per il cabaret, auguriamo a Rosenthal di tornare a dedicarsi a sonorità a lui più congeniali, perchè pur apprezzando in toto il valore comunque notevole del disco, abbiamo il diritto di pretendere, ce lo dice il suo passato, qualcosa in più da lui.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 2 voti.
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REBBY 5/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 16:34 del 10 novembre 2009 ha scritto:

"L'impressione generale è...che...questo nuovo percorso di Rosenthal...non sia proprio nelle sue corde"

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 16:37 del 10 novembre 2009 ha scritto:

Verissimo anche per me. A fare punk dark cabaret sono meglio i Dresden dolls, inoltre Tell me you've taken another è quanto di peggio loro abbia

mai sentito.