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7/10

How To Destroy Angels

How To Destroy Angels

E' l'atteso ritorno del caro Trent Reznor, sì, ma con una nuova veste. How To Destroy Angels è l'interessante progetto intrapreso nel 2009 insieme alla moglie Mariqueen Maandig, cantante dei West Indian Girl. Un tocco femminile che per certi versi stravolge lo stile musicale dell'ex leader dei Nine Inch Nails.

Una trasformazione che probabilmente farà storcere il naso a molti. Il sound viene ripulito dalla carica metal e si sposta in piena dark-wave. La componente industrial continua a scorrere, anche se in maniera molto ridotta. Ma la cosa più importante è che sembra esser cambiato il pubblico a cui si rivolge: nel passare dall'hard rock al mondo alternative, Reznor rischia il linciaggio da parte sei suoi fan più affezionati.

 

Ma questo avviene spesso, quando entrano in gioco aspettative e legami artistici personali. In realtà questo primo EP è un buon disco, compatto e ben fatto. Una mini-suite dalle piene atmosfere gotiche, che con disinvoltura riesce ad immergere l'ascoltatore in un buio palpabile, accompagnandolo in quei luoghi tetri di cui spesso abbiamo bisogno. I brani più apprezzabili sono i più semplici, i due singoli A Drowning e The Space In Beetween: melodie lente con una buona intensità, su uno sfondo minimale di matrice elettronica. Sono presenti piccoli rigurgiti industrial in Parasite, ma in quantitativi moderati e la cosa non stona. Significativo che Reznor non ha un ruolo vocale principale in nessun brano, ma rimane nell'ombra a muovere i fili. Col risultato di dar risalto al vero punto di forza di How To Destroy Angels: la deliziosa voce femminile della Maandig, che dona al disco un'elegante atmosfera misteriosa.

 

In sostanza, un'opera che segna la strada da seguire. Sotto il punto di vista commerciale, ci sono buone possibilità che la mossa sia giusta: la musica è efficace, e il target a cui si orienta è molto vasto. A chi ne rimane fuori, non resta che apprezzare la grande capacità di reinventarsi di un artista che, è bene ricordarlo, calca le scene musicali in maniera non indifferente da oltre vent'anni. Un lasso di tempo troppo lungo per non sfociare in un letale manierismo.

 

Il bagaglio che ha alle spalle è imponente. Ma forse Trent Reznor è finalmente riuscito a prenderne le distanze e ricominciare da zero.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 6 voti.
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giank 7/10
Tizio 8/10
motek 6/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 0:24 del 13 luglio 2010 ha scritto:

Provaci ancora, Trent

Mah, senza infamia e senza particolare lode: quasi una versione minimalista dei NIN, un cupo sfondo synthetico ideale x il prossimo David Lynch. La voce

della mujera Maandig non è male (e non solo quello), le migliori sono "The Space In Between" &

"The Believers". Ottima la cover-album, ma Reznor ha

un ottimo gusto estetico, lo sappiamo.

Tizio (ha votato 8 questo disco) alle 8:44 del 17 luglio 2010 ha scritto:

Provo una sincera adorazione per Reznor e per i suoi lavori. Questo Reznor, come quello degli ultimi anni, mi pare un artista in mutazione, che non ha preso ancora la strada per l'ennesima evoluzione del suo lavoro, ma che la cerca con tenacia. Credo che quando avrà trovato quella via avremo tra le mani qualcosa di meraviglioso. Questo lavoro è un altro passo.