Kiss the Anus of a Black Cat
Weltuntergangsstimmung
Una svolta netta per i Kiss the Anus of a Black Cat. Se gli appassionati della band belga avevano imparato ad amare la loro tenebra neo-folk, approdata al lido finale con Hewers of Wood and Drawers of Water (2010), questa volta gli stessi dovranno adattarsi ad altri punti di riferimento. La materia sonora è infatti radicalmente mutata, oltrepassando una linea ancora più scura e claustrofobica di quella delle origini: si parla di un riscoperta della new wave (che sorpresa, direte voi) che avviene guardando poco distante dalla madre patria (parlo dell'Olanda dei Clan of Xymox), ma anche rivolgendosi nella terra d'Albione dei Sisters of Mercy, vere guide spirituali di questo Weltuntergangsstimmung.
Il mentore Stef Heeren, armato di drum machine e synth analogico, inizia un viaggio nella darkwave anni '80 riuscendo però a dare vitalità alla sua (cadaverica) creatura, interprete di una rinnovata attenzione ai suoni più oscuri della stagione post-punk (come ci hanno recentemente dimostrato band quali Balaclavas o i nostrani Soviet Soviet).
Ed eccoci catapultati in un errare notturno che si avvita in un mood invasato, incastrato in squarci di romanticismo decadente e coltri di tenebre paranoiche. Si parte con My World as Gospel, dall'apertura pienamente Virgin Prunes presto infestata da sbuffi venefici di synth, chitarre taglienti e da un incedere claudicante indirizzato ad ascese solenni. Si continua senza strappi con l'austera Define P, dall'anima coldwave e il lirismo enfatico, o ancora con la bellissima (eccole le infiltrazioni di Black Planet) The Shadows are You, che vanta una scrittura impeccabile per un brano dark completo e incredibilmente efficace, in grado, assieme alla successiva Shake Off Your Dreams, di fare da colonna portante dell'intero album. Potremmo continuare l'elenco, perché ogni pezzo non sbaglia un colpo (la densa linea di basso del synth di Ruins, la filastrocca marziale di Triple Fall, la tirata Let Things Drift).
L'impressione è che questo sia stato un colpo da maestro: un bel bagaglio di paura e delirio sintetizzato (in tutti i sensi) in otto pezzi ficcanti, in stilettate rapide e nette che arrivano dritte alla carne viva. Il disco anti-estate che non fa mai male, capace di promettere una seconda vita ai Kiss the Anus of a Black Cat. Staremo a vedere.
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