The Cure
Wish
Dopo l'indiscussa affermazione a livello mondiale di Disintegration che aveva portato con se' anche strascichi legali a seguito della cacciate di Lol Tholrust (a causa del suo alcolismo cronico - non che gli altri membri fossero dei santi, anzi!), membro storico e amico d'infanzia di Robert Smith che porto' il suo vecchio compare in tribunale per l'utilizzo del nome della band e che tenne forzatamente congelate le registrazioni del nuovo attesissimo album dopo l'amaro antipasto di Mixed Up.
Il nuovo album Wish mostra un nuovo cambio di rotta verso sonorita' piu' rock mischiando i diversi umori della band come ai tempi di Kiss Me Kiss Me Kiss Me pur non raggiungendo tale estremismo sonoro. Un album da molti considerato positivo per il successo del singolo "Friday I’m in love" e per brani allegri come "High" e "Doing the unstuck" (la migliore delle composizioni pop dell'album), ma il disco, imperniato sulle chitarre di Porl Thompson, Perry Bamonte (che aveva sostituito il defezionario tastierista Roger O'Donnell) e dello stesso Smith svela anche risvolti inediti come le robuste cavalcate rock dell'opener "Open", di "Cut", dell'epica "From the edge of the deep green see" (il capolavoro del disco) e della monumentale "End".
Non mancano classici episodi alla Cure anche se riveduti ed aggiornati: la stupenda "To wish impossible things" (invero poco considerata dalla band), "Apart", ls rindondante "Trust" e la malinconica "A letter to Elise" (il miglior singolo estratto dall'album), mentre e' meglio stendere un velo pietoso su "Wendy time", un pessimo esperimento di funk rock.
Album sicuramente piu' facile di Disintegration che sara' il preludio di un approdo su territori inequivocabilmente pop del disco seguente, che mostra una band con ancora qualcosa da dire.
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