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R Recensione

5/10

The Vaccines

What Did You Expect From The Vaccines?

Cosa ci aspettiamo dai Vaccines, quartetto londinese spacciato come nuova next big thing dell'indie britannico? Probabilmente molto più di quel che ci è stato offerto da questo esordio. Mia nonna diceva sempre: “scegli una strada e percorrila fino in fondo”. Esattamente quello che non fanno i Vaccines, che decidono di non scegliere e lasciarsi aperte due corsie preferenziali: da una parte un garage-punk figlio degli anni '60, dall'altra un dark-wave parente dell'ondata revival del decennio '00s (Interpol ed Editors i riferimenti principali).

Questa doppia anima della band può essere un pregio in un'ottica di lunga carriera, ma per adesso è il limite più grosso del disco, diviso quasi schizofrenicamente tra i due generi, dei quali solo uno risulta adeguato e sufficiente. Alludiamo alla produzione più sbarazzina e divertente del filone garage, ampiamente influenzato dagli anni '60: l'apripista Wreckin' Bar (Ra Ra Ra) è un punk-pop dalle tendenze power-guitar che mischia estetica Ramones, ricordi del surf-rock di Dick Dale e sprazzi di indie moderno alla Strokes.

Indie e '60s si mischiano in produzioni briose e frizzanti come Norgaard, Wolf Pack e If You Wanna, in cui si assiste ad un curioso incontro tra Vampire Weekend e Beach Boys.

Fin qui niente di entusiasmante e originale ma una scossetta di vita che danni non ne fa, e anzi si ascolta abbastanza volentieri. Il problema sorge quando i Vaccines tentano di dare sfogo alle loro ansie depressive riprendendo in mano il filone dark-wave, cadendo nell'errore già segnalato recentemente nel secondo disco dei White Lies: ampollosità, piattezza degli arrangiamenti, ridondanza, magniloquenza, staticità, scarsissima innovazione e ridotta qualità tecnica e compositiva.

A peggiorare le cose è probabilmente il fatto che ad essere presi a modello non sono nemmeno stati gli Interpol (o gli Editors) degli esordi (tranne forse in All In White, che nonostante rivitalizzanti intuizioni armoniche si dilunga troppo), con la loro dinamicità ritmica, bensì quelli “tardi”, ormai bolsi e maturi, lanciatisi nella ricerca della canzone wave-pop elegante e brillante (riuscendovi però assai scarsamente, come Our love to admire dimostra bene). Di qui le inconcludenti ampollosità e le noiose monotonie di brani come A Lack Of Understanding, Post Break-Up Sex, Westsuit, schiavi una dimensione vocale ossessiva che tarpa la creatività musicale degli strumentisti, ridotti all'impotenza. L'esempio più evidente della dannosa (e fastidiosa) onnipresenza del cantante Justin Young è Under Your Thumb, il cui unico motivo di interesse è la parte unicamente strumentale, in cui un abbozzo di fuga noise viene (ahimè) subito stoppata dal ritorno della voce, elencante le vocali come uno scolaretto delle elementari.

L'effetto degenere è quindi di eccessiva staticità dell'aspetto musicale, scontato talvolta perfino nell'assolo (Blow It Up) e noiosamente roboante (Family Friend).

I Chapel Club ci hanno dimostrato che si può ancora riprendere in mano con successo quel dark-wave che tanti proseliti ha fatto nell'ultimo decennio. Ma per fare ciò occorre classe, inventiva e creatività. E magari anche un po' di umiltà... Fattori che per adesso non sembrano pienamente nelle corde dei Vaccines, al momento campioni di mediocrità indie consolidata, ma in futuro possibile band rivelazione nelle vesti di revivalisti garage. Justin Young permettendo ovviamente...

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 23 voti.
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loson 7/10
FeR 10/10
target 6/10
Cas 7/10
sfos 8/10
MinoS. 6/10
gramsci 7,5/10
mavri 8/10
Lepo 8/10
NDP88 7,5/10

C Commenti

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loson (ha votato 7 questo disco) alle 13:32 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Ma davvero senti tutti 'sti legami con la dark-wave, Ale? Chiedo eh, non è per far polemica. Io, per dire, nei brani che hai citato come rappresentativi di questo flirt ci sento cose piuttosto diverse: gli Strokes in "Post Break-Up Sex" (anche se considero il primo degli Strokes due spanne sopra questo dei Vaccine), i Glasvegas in "Wetsuit" e "A Lack of Understanding"; Glasvegas che restano il riferimento principe ogni volta che la band rallenta il passo e si dà un'aria epica. Alla fine, la voce e le melodie "spectoriane" di Justin Young sono forse la cosa che più mi piace di un disco che, sovente, paga il prezzo di un'eccessiva uniformità dal punto di vista armonico (i soliti tre accordi di I°, IV° e V° che i Ramones hanno "distillato" dalle Ronettes e che i J&MC hanno mutuato dai Ramones e che i Glasvegas ecc ecc...). Non che ci sia qualcosa di male, e anzi, presi uno per uno, i pezzi sono tutti più o meno discreti, ma ascoltati in sequenza mi danno la sensazione di eccessiva uniformità, di una ridondanza che si poteva evitare. Nel complesso, un 7 ci sta. Non di più.

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 14:08 del 6 aprile 2011 ha scritto:

"Cosa ci aspettiamo dai Vaccines, quartetto londinese spacciato come nuova next big thing dell'indie britannico?" Un capolavoro assoluto, quale in effetti è Con questa recensione non concordo manco per una riga. Anzitutto che vuol dire scegli una strada e percorrila fino in fodo? "Ziggy Stardust" non è esattamente spaccato in due fra pezzi proto-punk e space-ballads? O è forse unitario il doppio bianco dei Beatles, che da una parte tiene "Obladì Oblada" e dall'altra "Helter Skelter"? Si potrebbero citare altri cento esempi, ma questa del disco che deve mantenere un'unica linea non l'avevo davvero mai sentita. Mi pare l'ennesima stroncatura basata sull'ideologia più che sul contenuto, vedi ad esempio il criticare l'elenco lettera per lettera (espediente usato in una marea di classici del pop, del rock, persino del country - si prenda "Divorce" di Tammy Wynette). Posto che di dark non c'è praticamente nulla, è un disco facente parte della categoria riguardante la working class inglese, i valori di base sono quelli di Strokes, Libertines, Arctic Monkeys (detestabili o meno che siano), non certo quelli di Joy Division o Bauhaus. Insomma da parte mia per questa recensione è pollice che più verso non si può, sorry

Alessandro Pascale, autore, alle 14:29 del 6 aprile 2011 ha scritto:

non ho mai amato molto i Glasvegas, lo confesso. Ad ogni modo ci sta la loro citazione così come quella degli Strokes. L'elemento dark-wave mi sembra ampiamente presente in tutta una serie di brani che ho citato. Mi sembra palese anche solo a sentire di primo acchitto il cantato, pienamente in stile Editors. Ovviamente come ho cercato di scrivere non è un dark-wave classico alla Joy Division-Bauhaus, ma una rivisitazione molto più ancorata al pop e all'indie recente. Le origini però mi sembran chiare. Poi può piacere o meno. A me non piace

eviterei comunque di parlare di cose non conosciute come working class inglese, di ideologie acontenutistiche o di citare mostri sacri della musica che come al solito non meritano di essere accostati a gruppetti certametne non epocali come questo. Ricorderei anzi ad alcuni recensori che è possibile dare anche voti intermedi tra il "2" e il "10", che il mondo non si divide tra bianco e nero (questa sì, una vera ideologia malsana) ma prevede strati diversissimi di grigio più o meno scuri-chiari

Alessandro Pascale, autore, alle 14:32 del 6 aprile 2011 ha scritto:

ad ogni modo credevo che fosse evidente che l'introduzione fosse una boutade ironica che non andava presa in maniera seriosamente e letteraria. Non so voi ma non mi faccio dare un metodo musicale critico dai motti anziani di mia nonna...

si evidenziava solo il fatto come delle due strade seguite qui dal gruppo ce ne fosse una interessante e l'altra no.

target (ha votato 6 questo disco) alle 14:40 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Sì, la dark wave nun ce la sento manco io. Ramones, Strokes, Editors glasvegasizzati ("A lack of undestranding", che peraltro è la mia preferita), Glasvegas editati. D'accordo, per il resto, con Los: singoli simpatici ce ne sono (i primi 4, la 7), ma alla fine dell'album, che lungo non è, arrivo stanco. Secondo me ad Ale è cresciuto l'orecchio brit-allergico (perché alla fine, lascia stare Strokes e Ramones, è roba brittissima): pure a me, che pure sto negli States da mo', all'inizio un disco così lascia interdetto. Ma nella perfida Albione ci ho passato preadolescenza adolescenza e postadolescenza, sicché alla fine ci ritorno volentieri e recupero presto la guida a sinistra. In ogni caso, questa Inghilterra dei Vaccini mi sembra solo discreta (quindi 6) e non di certo la migliore in circolazione.

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 14:46 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Dai, mi butto nella mischia In realtà neppure io ci sento molto dark, se non per il timbro editorsiano della voce... Ci sento invece tanti Ramones, tanto power pop, vari jingle '50s (un ripescaggio che mi riporta, per via trasversale, ad alcune sonorità degli ultimi Deerhunter) e si, tanti Strokes e Arctic Monkeys. Per cui FeR non ha tutti i torti a ricondurre questo lavoro ad una certa estetica working class. Un lavoro molto piacevole in definitiva!

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 14:56 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Lo so benissimo che ci sono strade intermedie, ma personalmente mi mettono in difficoltà nell'assegnazione. Mentre a capire se una cosa la amo (5) o la detesto (1) non ci metto niente, nella fascia 3-3.5-4 per me la differenza è sottilissima, quindi preferisco lasciar stare, laddove una settimana dopo potrei cambiare idea e non avrei la possibilità di modificare il voto. Su Rateyourmusic, dove la possibilità c'è, la fascia intermedia occupa la grande maggioranza dei miei voti (Losi può testimoniare ;D ).

Precisato ciò, non capisco questa continua tiritera di "non scomodare i classici": scomodiamoli invece, perché non sono affatto così intoccabili, e perché spesso dimostrano che quelli che ai dischi nuovi imputiamo come difetti, nei classici li segnaliamo come pregi, in un gioco di contraddizioni che per quanto mi riguarda deve essere segnalato (non parlo di te nello specifico, ma di tendenza generale). Nulla di contrario se credi che il panorama musicale attuale sia zoppicante, io invece ritengo che continuino a uscire grandissimi dischi, come appunto quello dei Vaccines, col suo miscuglio di melodie da girl groups/Phil Spector e detonazioni punk imbottite d'eco e applicate all'epica della working class britannica (anche questa, non capisco l'invito a evitare di citarla: è il soggetto a cui si è rivolta un'intera scuola di band indie da vent'anni a questa parte - senza citarla è quasi impossibile parlare di certa musica).

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 15:02 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Comunque la domanda sorge spontanea: Ale, senza cattiveria né polemica, ti assicuro che è pura curiosità. Ma chi te lo fa fare di continuare a ascoltare questo tipo di dischi, se tanto ti fanno schifo? Non credo sia una mia impressione distorta, noto che anche Target parla giustamente di "orecchio brit-allergico".

Alessandro Pascale, autore, alle 15:12 del 6 aprile 2011 ha scritto:

ma io non sono brit-allergico!

pensa che sono "cresciuto" musicalmente nel forum di Rockstar, che è un forum di britpoppari alla massima potenza, tant'è che ho passato l'adolescenza ad ascoltare una marea di roba brit-pop. Il punto è, come ho già detto in passato, che c'è un metodo per fare i "critici musicali" (anche se ovviamente credo di non essere degno di tale appellativo): c'è un titolo interessante in circolazione (oltretutto segnalatomi in redazione, io manco li conoscevo i Vaccines), e prima ancora di ascoltare il disco li si prende in carico per la recensione. Se è giusto che ogni tanto ci si diverta a recensire roba che "si vuole recensire" perchè piace, la regola dovrebbe essere che ci si prende carico di un disco prima ancora di averlo ascoltato, cercando di essere il più obiettivi e neutrali possibili, anche se fan del gruppo in questione cui magari sei costretto a dare un votaccio controvoglia.

cmq quello che non sopporto di buona parte della produzione indie dell'ultimo lustro è che in generale mi sembra si sia persa la capacità di essere puramente selvaggi, violenti, rudi, vibranti, grintosi. Noto cioè che spesso le produzioni sono iper-arrangiate e ultra-lucidate e che si tende ad un barocchismo (vocale ma non solo) che a me suona insopportabile il più delle volte. Essendo che mi sembra siano tendenze molto diffuse negli ultimi tempi è possibile che inconsciamente sia questa la sensazione che sia diventato brit-allergico. In realtà sono solo allergico a queste che trovo esagerazioni stilistiche che pretendono di fare rock senza mantenere niente dello spirito rock. Mie idee e gusti ovviamente

fabfabfab alle 15:24 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: Noto cioè che spesso le produzioni sono iper-arrangiate e ultra-lucidate

Mi introduco per quotare col sangue questa tua affermazione e per dire che - per quello che sto ascoltando in questo momento - sono d'accordo con te anche per quanto riguarda il giudizio sul disco. L'asse Ramones-Strokes si sente, e questo non è un male, ma il disco mi sembra proprio velenoso. Altro che vaccino, qua ci vuole già l'antidoto!

loson (ha votato 7 questo disco) alle 15:28 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

Beh, questi Vaccines però sono abbastanza grintosetti, divertenti e spediti. Pensa che li preferisco ai Glasvegas - band che non mi dice pressoché nulla - proprio perchè rifuggono quasi sempre dalla loro epicità stagnante e mi danno l'idea di prendersi meno sul serio. Poi sì, la produzione è molto curata e di "shitterie" non ce ne trovi, se è e a quel filone che volevi fare riferimento.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 15:30 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE:

L'intervento si riferiva a Peasy...

target (ha votato 6 questo disco) alle 15:22 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Ahah, è vero! Sono stato io che ti ho detto: Peasy, questa roba potrebbe piacerti (era "Wreckin' bar"), e tu hai detto "sì, non male, approfondisco". Poi è l'unica che t'è piaciuta! ) Los, ti rispondo qua che siamo più in area rock: la primavera mi sta madchesterizzando. Mi è venuta voglia di riascoltarmi tutto e di cercare le cosucce nascoste che non conoscevo. Altro che Katy B: ringiovanimento puro! ) (Della witch mi piacciono, tipo, tre canzoni - Salem, White Ring, Balem Acab -, un disco - oOoOO -, e poco più, eh: non credere alle voci che mi danno tatuato di croci, triangolini e simboli di infinito sui lombi ). Comunque, dovremmo mettere su un duo post-euro-dance, Los. Tu, poi, per modernizzare, sfumi di dubstep, io ipnagogizzo. Pensaci.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 15:44 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

@Targ: a me della witch piace un disco (King Night dei Salem: atmosfere belle vampiresche e i pezzi forse più riusciti dell'intero filone), qualche canzone di oOoOO e una degli Aimon ("A Screw", pezzo very industrial). Sintonia perfetta: pure io mi sto (ri)madchesterizzando di brutto, complici le giornate di sole e il pruriginoso desiderio di non essere triste. Ho rispolverato i classici (soprattutto gli Inspiral Carpets) e cose meno conosciute come Top e Flowered Up; in aggiunta, ho trovato refrigerio in gruppi che non conoscevo come Sp!n o Real People. "Comunque, dovremmo mettere su un duo post-euro-dance, Los. Tu, poi, per modernizzare, sfumi di dubstep, io ipnagogizzo. Pensaci." ---> Dio bono, così mi tenti... ;D Però chiamiamo anche il Coacci a rappare, altrimenti niente.

sfos (ha votato 8 questo disco) alle 15:25 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Disco molto bello, che riesce a ricavare da numerosi riferimenti sia moderni che passati un suono fresco e godibilissimo. Melodie una più bella dell'altra, una vena emozionale sempre ben presente che circonda di una certa malinconia canzoni apparentemente spensierate. Difficile trovare difetti a un disco del genere, e al diavole le accuse di derivitività

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 15:44 del 6 aprile 2011 ha scritto:

"""Il punto è, come ho già detto in passato, che c'è un metodo per fare i critici musicali: c'è un titolo interessante in circolazione (oltretutto segnalatomi in redazione, io manco li conoscevo i Vaccines), e prima ancora di ascoltare il disco li si prende in carico per la recensione. Se è giusto che ogni tanto ci si diverta a recensire roba che si vuole recensire perchè piace, la regola dovrebbe essere che ci si prende carico di un disco prima ancora di averlo ascoltato, cercando di essere il più obiettivi e neutrali possibili."""<---Siamo davvero agli antipodi. Questa è l'atteggiamento più innaturale che possa tenere chi scrive di musica per quanto mi riguarda. Primo perché nessuno è capace di scrivere di qualsiasi genere, quindi prendersi i dischi prima di averli sentiti significa peccare di presunzione (sempre dal mio punto di vista eh), e secondo perché se dalla critica non trasuda passione, io della recensione non me ne faccio niente. La mia utopica idea di critica musicale sono recensioni esclusivamente di gente che apprezza ciò di cui scrive, e rigorosamente senza voti (che sono solo dannosi). Questo significa spacciare al lettore tutto come fosse oro? Niente affatto, perché comunque il lettore si districherà fra i recensori scovando quelli più affini, per cui l'esaltazione del metallaro varrà comunque zero, mentre quella del britpopparo verrà presa in considerazione (o viceversa). Scrivere di musica come dici tu invece mostra un'idea alla base del tutto automatizzata che per quel che mi riguarda con l'arte non ha niente a che vedere (o comunque molto poco). Certo mi rendo conto che la mia visione è irrealizzabile, ma la ritengo comunque più salutare del costringersi a scrivere di roba di cui non ci frega niente. Poi:

"""buona parte della produzione indie dell'ultimo lustro è che in generale mi sembra si sia persa la capacità di essere puramente selvaggi, violenti, rudi, vibranti, grintosi. Noto cioè che spesso le produzioni sono iper-arrangiate e ultra-lucidate e che si tende ad un barocchismo (vocale ma non solo) che a me suona insopportabile il più delle volte. Essendo che mi sembra siano tendenze molto diffuse negli ultimi tempi è possibile che inconsciamente sia questa la sensazione che sia diventato brit-allergico. In realtà sono solo allergico a queste che trovo esagerazioni stilistiche che pretendono di fare rock senza mantenere niente dello spirito rock.""" <--- Ma questo porta appunto alla stroncatura a prescindere di opere con queste caratteristiche. Per me una produzione laccata può portarte a risultati indistintamente eccelsi o pessimi, per te no. E' un discorso che mi ricorda l'atteggiamento del Mucchio Selvaggio verso il rock progressivo, che è brutto in quanto tale, e non a seconda dei dischi. Se questa tendenza produttiva per te è male, è ovvio che ogni cosa che recensirai del calderone andrà incontro a stroncatura, o nel più trionfale dei casi a un tiepido apprezzamento: non è questo un buon critico, stante la mia opinione (che è solo la mia opinione, ma di questa dispongo, non di altre) e ti assicuro senza cattiveria alcuna (si stanno solo esponendo le rispettive estetiche).

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 15:54 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Posto che non capisco perché i dischi indie-rock debbano essere per forza "puramente selvaggi, violenti, rudi, vibranti, grintosi" e non possano essere invece "raffinati, ironici, profondi, epici, elaborati".

synth_charmer alle 15:54 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: recensioni esclusivamente di gente che apprezza ciò di cui scrive

No beh aspetta. Il recensore deve essere in grado di fare analisi il meno soggettive possibili, deve sempre cercare di mettere il più possibile da parte il proprio gusto personale in favore di un giudizio più legato a ragioni storico-contestuali. Quindi il requisito indispensabile non è che si apprezzi un'area musicale, ma che la si conosca bene. Io non mi fido per nulla di un recensore che scrive solo dei dischi che gli piacciono, troppo facile direi! Mi aspetto invece che sappia riconoscere le debolezze di un disco e che me le giustifichi con solide argomentazioni, che non siano basate sul suo gusto ma su aspetti validi a livello più generale. Credo che peasy abbia scelto di recensire questo disco perché fa parte di un'area sulla quale può dire la sua. E tanto mi basta.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 16:11 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE: recensioni esclusivamente di gente che apprezza ciò di cui scrive

"Quindi il requisito indispensabile non è che si apprezzi un'area musicale, ma che la si conosca bene." ---> Perdonami, ma uno che conosce benissimo un tipo di musica o che non apprezza per me è un po' pirletti, eddai... ;D Per conoscere bene un'area musicale (o cinematografica, letteraria, artistica e via dicendo) occorrono tempo e dedizione, e a meno che uno non sia pagato per farlo, mi sembra stupido buttar via tempo e dedizione per qualcosa che si detesta.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 16:15 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE: RE: recensioni esclusivamente di gente che apprezza ciò di cui scrive

La prima frase avrebbe dovuto essere: "Perdonami, ma uno che conosce benissimo un tipo di musica che non apprezza per me è un po' pirletti". C'era una "o" di troppo, chiedo scusa. Ora vado a mettermi in ginocchio sui ceci.

synth_charmer alle 16:26 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: recensioni esclusivamente di gente che apprezza ciò di cui scrive

e che c'entra la ragione per cui uno conosce bene una data area sarà dovuta ai suoi gusti, ma non è quello il requisito importante, quel che conta è che la conosca, non che la apprezzi per forza! E poi, ti pare che se uno apprezza uno stile deve per forza apprezzare TUTTI i dischi di quello stile, senza saper distinguere quando un disco ha pochi spunti creativi, è troppo derivativo, ecc.? Maledetto Los, ricordo che tu stesso propugnavi la necessità di un giudizio quanto più obiettivo possibile, ora ti stai rinnegando per il solo gusto di andarmi contro che è divertente, lo ammetto

loson (ha votato 7 questo disco) alle 17:01 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE: RE: RE: RE: recensioni esclusivamente di gente che apprezza ciò di cui scrive

"E poi, ti pare che se uno apprezza uno stile deve per forza apprezzare TUTTI i dischi di quello stile" ---> Certo che no, figuriamoci. Io infatti non sono contrario alle recensioni negative in quanto tali; magari resto perplesso se chi le scrive non ha familiarità col genere affrontato (e non mi sto assolutamente riferendo a Peasy, chiariamoci). L'ideale sarebbe limitare le stroncature ai generi con cui abbiamo la massima familiarità (e che per noi scribacchini amatoriali dovrebbero coicidere con quelli che, almeno teoricamente, dovrebbero piacerci, o sbaglio?). Non è che solo perchè amo il brit-pop, automaticamente debba amare TUTTI i gruppi brit-pop... Però il mio amore per il brit-pop mi consente di sentirmi un minimo a mio agio nella malaugurata ipotesi in cui debba criticare una band brit-pop (posto che preferirei farmi prendere a badilate sul coccige XD). Sull'obiettività mi sa che ti sbagli: sono anni che prendo le distanze dal termine. Io dico soltanto che per giudicare occorre conoscere, ascoltare, leggere. Non m'interessa l'obiettività quanto l'affidabilità del recensore: se so che Tizio segue da anni il genere X e lo conosce a menadito, allora tengo il suo giudizio in alta considerazione (poi magari non sarò d'accordo con lui, chissà). Certi fatti o caratteristiche sono oggettive e da quelle non si può scappare, ma per il resto il libero pensiero la fà da padrone ed è questo che ci porta a trarre conclusioni differenti dall'ascolto di uno stesso disco. La tuttologia e l'obiettività sono un mito. Persino dalla prosa di chi si spaccia per il critico più obiettivo della Terra sono facilmente individuabili gusti, corsie preferenziali, idiosincrasie e, in ultimo, giudizi soggettivi. Siamo umani.

REBBY alle 15:55 del 6 aprile 2011 ha scritto:

"Posteurodance? Tu s(fumi) di dubstep io ipnacogizzo": siamo a posto eheh Ma tornando alla domanda di Fer a Peasy: domanda vecchia fa buon brodo, ma tanto Peasy e supervaccinato a queste questioni. M'ha sorpreso piuttosto un paio di mesi fa con i Chapel eheh E c'ha ragione, Palace è meglio di questo Fer e non per una differenza sottilissima, dai! Se un esagerato, l'ho detto subito, "ti mettono in difficoltà le strade intermedie" eh. Io su questo album sono intermedio (in difficoltà di scelta eheh) tra essere d'accordo col Los e col Target e non mi è piaciuto Glasvegas.

target (ha votato 6 questo disco) alle 16:12 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Vedrai Rebby se non verrai a scatenarti ai nostri party (ti porto del cartizze, per costringerti)! ) Los, mo' mi segno le band che citi (Inspiral Carpets ok, Flowered Up hanno quel pezzo SONTUOSO che basta e avanza). Ma perché, mi e ti chiedo, invece di rimestare ancora revival wave-garage ecc, non mi salta fuori un provinciale brit, chessò, da Sheffield, da Leicester, da Stoke (così facciamo contento Stoke e lo si constringe ad ascoltare qualcosa di post-1982 ), e non mi apre le danze di un revival baggy? E' questo che mi sta lasciando perplesso dell'ultima Inghilterra: sembrano andati in loop, non si schiodano.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 16:29 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

"(così facciamo contento Stoke e lo si constringe ad ascoltare qualcosa di post-1982 )" ---> Impossibile. E' come costringere Di Pietro ad azzeccare i congiuntivi. (Mo' stoke mi bastona XD.) In un revival baggy io ci spero: adesso che gli anni '90 stan tornando, non vedo perchè il suono che ha caratterizzato così prepotentemente anche l'inizio di quella decade debba essere ignorato. M'incazzo come una iena se lo ignorano, capit?! ;DDD

REBBY alle 16:17 del 6 aprile 2011 ha scritto:

avevamo capito, siamo intelligenti eh eeheh

loson (ha votato 7 questo disco) alle 16:32 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

"avevamo capito, siamo intelligenti eh eeheh" ---> Sì, ma io mi stavo rivolgendo a synth charmer. Sai com'è... XD

Oddio carlo non t'incazzare, STO SCHERZANDOOOO!! ;D

synth_charmer alle 17:07 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE: mi stavo rivolgendo a synth charmer

macché, sei uno sgrammaticato inside, ormai ci abbiamo fatto l'abitudine

loson (ha votato 7 questo disco) alle 17:21 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: RE: RE: mi stavo rivolgendo a synth charmer

Sgrammaticato? Io? Bastardone ingrato... XD E' così che mi ripaghi per settimane e settimane di punzecchiamenti propedeutici? Che roba... Non c'è più rispetto per gli "oldies but goldies" come me. ;D

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 16:21 del 6 aprile 2011 ha scritto:

@@@ Rebby: mi mettono in difficoltà nel senso che basandosi appunto su sfumature, non riesco a dare un voto netto. Sono sfumature, per loro natura tendono a sfuggire da una cosa netta. Ma la maggioranza della musica che ascolto ci rientra http://rateyourmusic.com/~AfterTheRain mi si perdoni lo spam ma a passare come quello che dice o schifo o capolavoro non ci sto. Puoi vedere da te che il 60% dei miei voti rientra fra le 2 e le 4 stelle. Solo che ho un'idea molto leggera e personale del voto (che ritengo utile solo a me stesso, e non per gli altri, ai quali anzi rischia quasi sempre di distorcere la mia idea di un disco) e quindi di metterne di intermedi laddove non ho la possibilità di modificarli, non mi va, tutto qui. @@@Synth_charmer: l'oggettività non esiste. Esistono dischi che ci piacciono e dischi che non ci piacciono, punto. Dire "si deve essere il più obiettivi possibile" è una cosa che non comprendo, potevo crederci durante la sbandata adolescenziale per Scaruffi o Adorno, poi basta onestamente. Ho un background, ho tot dischi ascoltati sulle spalle, quindi quello che mi dicono le mie orecchie mi basta e avanza, non mi serve alcuno sforzo in più. Non credo di essere un fanatico, in questo sito puoi trovare mie recensioni, leggile: sono tutte su dischi che mi piacciono semplicemente perché il tempo è quello che è, e di perderne a scrivere di musica di cui non mi frega niente non ne ho. E' ovvio che non mi piaccia tutto: c'è un sacco di roba che apprezzo solo in parte e ce n'è un sacco che detesto. Ma perché mai dovrei scriverne? Trovami un solo motivo valido. Se non mi piace ci perdessero tempo gli altri, perché dovrei soffrirci io? Questa del fidarsi solo del recensore severo è una visione della critica romantica e antiquata che non mi trova d'accordo in nessuna maniera. Il recensore bravo è quello che sa scrivere e motivare, non importa se in positivo o in negativo: io devo leggere una recensione e impararne. Se la recensione non mi insegna nulla, non è una buona recensione. Questa è la mia visione: se poi del disco parla male o bene, è del tutto secondario per quel che mi riguarda, anzi è addirittura pretestuoso. Io scrivo solo di dischi che mi piacciono eppure mi ritengo affidabile e lucido, in quanto le mie recensioni sono sempre ultra-dettagliate, piene di analisi tecniche e storiche: questo è l'importante, non il mettere voti stretti per dimostrare di essere severi maestrini. L'arte è altro. (Come sempre, a costo di essere ridondante, specifico che non scrivo queste cose con cattiveria alcuna: non mi interessa nulla che vada oltre il sano confronto, perdonatemi dunque eventuali asprezze, non sono volute).

synth_charmer alle 16:38 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

nessuna cattiveria, è un confronto aperto ma trovo quel che dici contraddittorio sai? Perché sono pienamente d'accordo sulla seconda metà, da una recensione voglio IMPARARE qualcosa di nuovo, ma se (come dici) non esistono valutazioni obiettive e realtà che possano essere valide per tutti, cosa rimane da imparare, solo il modo in cui il recensore apprezza/detesta un disco? E che me frega? da un recensione mi aspetto che mi dia una contestualizzazione del disco nel percorso del genere, dell'artista, delle tendenze del momento, trovando gli spunti nuovi e quelli derivati da uscite passate. Tutti questi sono caratteri OGGETTIVI, che esistono eccome, e su cui una buona recensione DEVE concentrarsi per buona parte del testo. Poi ovviamente, non essendo un testo descrittivo deve contenere anche il giudizio del recensore, e sappiamo tutti che il giudizio è sempre soggettivo. Ma se lo si sostiene da un'analisi storica diventa interessante, se si limita a dirmi "però questi son davvero fighi!" o "mi danno sensazioni indicibili" mi interessa poco

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 16:39 del 6 aprile 2011 ha scritto:

@Synth_charmer

"senza saper distinguere quando un disco ha pochi spunti creativi, è troppo derivativo" - Il punto è che avrà pochi spunti alle tue orecchie, non oggettivamente. Sarà derivativo alle tue orecchie, non oggettivamente. Se questa recensione l'avessi scritta io (volevo farlo, ma sono tremendamente pigro) avrei motivato l'esaltazione mediante analisi e contro-analisi, con serietà. Quindi basta con questa idea che chi ama i dischi non sappia essere lucido. Infine consentimi: la conoscenza di una scena deriva comunque dall'esserci affine in linea di massima, altrimenti significa che sei masochista (che la approfondisci a fare se non ti dice niente?). Io non credo che Alessandro abbia una poi questa conoscenza approfondita della scena dei Vaccines (senza che me ne voglia), e questo si riflette nelle sue recensioni, che a riguardo trovo spesso sature di stantia ideologia. Tanto per dire quale chimera sia la presunta obiettività in primis, e la presunta obiettività mediante severità di giudizio in secondo luogo.

synth_charmer alle 16:58 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: @Synth_charmer

"basta con questa idea che chi ama i dischi non sappia essere lucido" -> mai detto una cosa del genere ho detto che chi sa essere lucido argomenta bene anche i dischi che non ama, e anzi è importante che lo faccia. "la conoscenza di una scena deriva comunque dall'esserci affine in linea di massima" -> d'accordo anche su questo, ma ripeto, non è questo il punto. "Avrà pochi spunti alle tue orecchie, non oggettivamente. Sarà derivativo alle tue orecchie, non oggettivamente." -> qui sono poco d'accordo, a meno di non scendere nella natura soggettiva della percezione sensoriale, ma così entriamo in ambito filosofico-psicologico che come visione può starci, ma non al punto da ridurre a soggettive anche le cose che non lo sono. C'è un topic sul forum sull'eterna disputa soggettività-oggettività, non insisterei qui. Quello che contesto è che una recensione sia SOLO soggettiva e passionale, e che per assunto non sia in grado di identificare elementi validi a un livello più generale. Se fosse così sarebbe solo uno scambio di sensazioni di amore/odio personali, ma che noia!

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 16:59 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Temo scusa per la prolissità, ma questi sono i discorsi che maggiormente mi appassionano """Perché sono pienamente d'accordo sulla seconda metà, da una recensione voglio IMPARARE qualcosa di nuovo, ma se (come dici) non esistono valutazioni obiettive e realtà che possano essere valide per tutti, cosa rimane da imparare, solo il modo in cui il recensore apprezza/detesta un disco? E che me frega?""" <--- Ti dovrebbe fregare tutto, perché il segreto è lì. Il COME viene apprezzato un disco. Esiste un modo diverso per ogni persona sulla Terra: i critici migliori sono semplicemente quelli che riescono a esporre meglio il loro modo (poi è vero: più solido sarà il loro background, più avranno facilità nell'esporsi, questo va da sé, altrimenti saremmo tutti Reynolds). Cosa te ne frega del modo degli altri? Beh, semplicemente, più modi conoscerai, più chiavi di lettura avrai a disposizione (quante volte scriviamo 'ottima recensione ma il disco non mi piace'?). Ritengo che una visione a più angolature sarà sempre più interessante di una piatta. Poi: """da un recensione mi aspetto che mi dia una contestualizzazione del disco nel percorso del genere, dell'artista, delle tendenze del momento, trovando gli spunti nuovi e quelli derivati da uscite passate. Tutti questi sono caratteri OGGETTIVI, che esistono eccome, e su cui una buona recensione DEVE concentrarsi per buona parte del testo. Poi ovviamente, non essendo un testo descrittivo deve contenere anche il giudizio del recensore, e sappiamo tutti che il giudizio è sempre soggettivo. Ma se lo si sostiene da un'analisi storica diventa interessante, se si limita a dirmi però questi son davvero fighi! o mi danno sensazioni indicibili mi interessa poco""" <--- Il giudizio tecnico è oggettivo, quello storico già molto meno (te ne accorgi quando provi a ricostruire la nascita di un genere: non troverai quasi mai un genere nato di colpo con un disco, ma dovrai sempre ricostruire un quadro di pubblicazioni, avvenimenti e situazioni, denso di sfumature: alcuni saranno fatti conclamati, altri invece potranno variare e/o essere interpretati diversamente a seconda delle fonti). Dopodiché la storia e la tecnica vanno applicate al contenuto del disco, e qui si rientra nella soggettività totale. Se hai latto le mie recensioni, potrai non essere d'accordo con le conclusioni a cui giungo, ma di svarioni tecnici o storici ti assicuro che non ne troverai: e questo nonostante io scriva solo di dischi che adoro.

synth_charmer alle 17:16 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE: FeR

stiamo raggiungndo una sintesi, mi pare tu riconosci l'esistenza di contenuti oggettivi su cui basare una recensione, io riconosco che non si può annullare completamente la natura soggettiva dello scritto (ma la si può limitare). E leggere più punti di vista ti accresce, ovvio! solo che io sento di crescere più quando accumulo elementi - se non oggettivi - "condivisibili" da più teste, piuttosto che semplici opinioni diverse (e modi in cui le si espone). Direi che va bene così

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 16:59 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Temo scusa=chiedo scusa, ovviamente

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 17:32 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Non voglio fare l'anti-conciliatore, anzi i complimenti sono dovuti perché quando si è agli antipodi tenere discussioni così civili è sempre sintomo di intelligenza: però tutta questa sintesi che dici non la vedo ;DDD Il fatto è che gli aspetti oggettivi sono sterili di per sé. E' oggettivo se un suono è ottenuto col tremolo o col delay. E' oggettivo che un disco sia uscito nel 1975 anziché nel 1976. E' oggettivo un tempo dispari. Ma tutte queste cose non portano nient'altro con sé: non ti quantificano in alcun modo la bontà di un'opera. Non sono in grado di darti una visione, un'estetica, un arricchimento, nulla che vada oltre il mero bagaglio nozionistico. Ma se poi questo bagaglio non lo sai sfruttare, che te ne fai? Se vedi la mia recensione sui Chapel Club, c'è ampio spazio alla descrizione tecnica della loro musica: ma se la astrai dal resto, quella descrizione non dice nulla. Spero vivamente che chi ha apprezzato la recensione l'abbia fatto per il come ho applicato quei tecnicismi al mio pensiero sul disco, che per i tecnicismi in sé (che sono vieppiù verbosamente inutili, se uno sa suonare). Insomma ciò che è oggettivo in musica è solo un mero strumento: tutto il resto rientra invece nella soggettività. Che un suono sia derivativo o meno per esempio è già del tutto soggettivo: per me i Vaccines non sono derivativi, e potrei scrivere senza problemi una recensione non-fanatica che ti spieghi i miei perché. Che però sostanzialmente rimarrebbero i miei perché, nonostante tutte le analisi tecniche che potrei sfruttare E quoto Loson quando dice che anche chi si spaccia per più oggettivo possibile, ha in realtà una serie infinita di fisime, idiosincrasie e corsie preferenziali. Anzi spesso è colui che ne ha di più, in quanto scade molto più facilmente degli altri nell'ideologia. (Con quest'ultima frase non mi riferisco a noialtri - ma a certi presunti tuttologi di internettara fama).

synth_charmer alle 17:43 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

ah dicevi quelli come aspetti tecnici oggettivi. Quelli son banali, d'accordo, io però includo nell'insieme molti altri fattori: il riconoscere che l'approccio è già stato adottato da altri in passato, l'individuare una tendenza latente di un periodo nella proposta di un disco, indicare una direzione in cui il disco conduce il genere in cui si instaura.. tutti questi sono per me analisi "oggettive", e qui tu subito obietterai: "non è vero, perchè se le chiedi a 10 critici diversi ti diranno cose diverse". Verissimo, ma questo per me non confuta la mia tesi ognuna di quelle teste avrà individuato una prospettiva, un aspetto della questione, magari perché spinto (qua si) alla sua soggettiva visione di generi, evoluzioni, mode, ma ciò non toglie che possano essere tutti dati oggettivi, benché differenti (suona come una contraddizione? per me no!). E qui torno a ciò che dicevi tu: leggere le visioni di 10 teste ti arricchisce, perché ti fa avere una visione più completa della faccenda. Non perché 10 teste mi hanno detto come amano/odiano il disco, ma quali aspetti specifici apprezzano/criticano di esso!

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 18:22 del 6 aprile 2011 ha scritto:

"""il riconoscere che l'approccio è già stato adottato da altri in passato, l'individuare una tendenza latente di un periodo nella proposta di un disco, indicare una direzione in cui il disco conduce il genere in cui si instaura.. tutti questi sono per me analisi oggettive""" <--- Per me l'unica cosa oggettiva è che sono tutte cose ultra-soggettive. Come lo stabilisci se un approccio è stato già adottato da altri in passato? Un approccio non è un valore univoco, ma è formato dall'intersecarsi di una marea di fattori. Questo fa sì che sia difficilissimo che un approccio si ripeta due volte in maniera identica: qualcosa alla base cambierà sempre (il contesto, la motivazione, un aspetto tecnico, il metodo, eccetera eccetera). Già quindi per discutere l'approccio di un disco servirebbe una recensione a parte, figuriamoci se possono bastare quelle tre righe che di solito gli stroncatori presunti oggettivisti (ma in realtà soggettivissimi) dedicano alla questione, asserendo con spocchia "i soliti cloni dei Joy Division" (quando magari i Joy Division non c'entrano niente o solo in minima parte). Poi: """ognuna di quelle teste avrà individuato una prospettiva, un aspetto della questione, magari perché spinto (qua si) alla sua soggettiva visione di generi, evoluzioni, mode, ma ciò non toglie che possano essere tutti dati oggettivi, benché differenti""" <--- Può darsi, ma rimane il fatto che nessuno, in alcuna maniera, questi aspetti oggettivi che dici saprà raccoglierli per intero: ne raccoglierà solo una parte, e in base a quello la sua opinione sarà soggettivissima. E visto che si possono raccogliere aspetti diversi per quante teste pensanti ci sono sul pianeta, lascio a te la conclusione di quanto sia raggiungibile l'oggettività che tu dici. Ossia: zero assoluto. Nich. Nisba. Rien de rien ;D

synth_charmer alle 19:28 del 6 aprile 2011 ha scritto:

RE:

"rimane il fatto che nessuno, in alcuna maniera, questi aspetti oggettivi che dici saprà raccoglierli per intero: ne raccoglierà solo una parte, e in base a quello la sua opinione sarà soggettivissima" -> hai centrato il cuore del mio pensiero, che ormai credo non sia tanto diverso dal tuo è che vediamo la soggettività in versanti diversi, tu nel contenuto della recensione (che io invece ritengo oggettivo, benché parzialissimo), io solo nel modo in cui la recensione focalizza i contenuti (ossia su quali aspetti - per me oggettivi - emergono nella visione - soggettiva - del recensore). Pura dialettica con la quale stiamo invadendo i vaccini, che poveri non hanno colpe

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 18:22 del 6 aprile 2011 ha scritto:

NichT, ri-pardon ;D

REBBY alle 19:12 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Jahwohl!

REBBY alle 19:13 del 6 aprile 2011 ha scritto:

x 1° h eheh

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 22:32 del 6 aprile 2011 ha scritto:

eh Synth, è qui che sbagli: stando alla recensione il (meraviglioso) disco dei Vaccines di colpe ne ha parecchie

Totalblamblam alle 23:35 del 6 aprile 2011 ha scritto:

post break up sex: è ritornata la pavone con il ballo del mattone? m'ha già stufato sta roba è per adolescenti non mi serve passiamo ad altro va...

Filippo Maradei alle 8:33 del 7 aprile 2011 ha scritto:

"il riconoscere che l'approccio è già stato adottato da altri in passato, l'individuare una tendenza latente di un periodo nella proposta di un disco, indicare una direzione in cui il disco conduce il genere in cui si instaura.. tutti questi sono per me analisi "oggettive", e qui tu subito obietterai: "non è vero, perchè se le chiedi a 10 critici diversi ti diranno cose diverse". Verissimo, ma questo per me non confuta la mia tesi ognuna di quelle teste avrà individuato una prospettiva, un aspetto della questione, magari perché spinto (qua si) alla sua soggettiva visione di generi, evoluzioni, mode, ma ciò non toglie che possano essere tutti dati oggettivi, benché differenti" ---> No aspè, che stai a di'? Manco per il cappero che sono oggettivi! Carle', stai a di' la stessa identica cosa di Federico sul "COME viene apprezzato un disco", ecc...

Filippo Maradei alle 8:37 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Tra l'altro, non pensavo di doverlo mai dire, ma l'analisi di Federico mi ha catturato in pieno. E che dire, m'ha pure convinto!

fabfabfab alle 9:16 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Io è da ieri che leggo tutto sto romanzo, e continuo a sentire i figli dei Ramones in concerto all' UCL... (sempre con rispetto e simpatia eh...).

Sarebbe 4, ma non lo voto perchè, come dice giustamente fEr, è da masochisti sprecare giorni interi ad ascoltare un disco che non ti piace, e se non lo ascolti abbastanza è meglio non recensirlo e non votarlo nemmeno. E io non sono masochista...

REBBY alle 10:45 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Beh Fab, non mi pare che Fer dica esattamente quello. Lui si riferisce solo ai recensori e da utente "ai dischi per cui non spreca giorni interi perchè non gli piacciono" appioppa 1.

fabfabfab alle 10:57 del 7 aprile 2011 ha scritto:

RE:

Lo so Reb, lo so...

REBBY alle 11:02 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Beh allora Cartizze per tutti e per Fer una pinta imperiale (che è di più di una pinta americana eh) di birra eheh

DonJunio alle 13:29 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Cerchiamo di parlare del disco (è venuta fuori una bella discussione), per questioni off topic relative a voti etc c'è l'apposita bacheca nel forum.

REBBY alle 15:12 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Va bene. Allora cercherò di esprimermi meglio. Album simpatico, da qualche botta e via, salviamo qualche canzone per le miste e ciao. Per quanto riguarda il voto inutile spremersi le meningi, perchè tanto dopo il 5 di Peasy (legittimo eh) conta na se.a. (che dici Rebby c'è sempre la classifica utenti eh!).

galassiagon (ha votato 6 questo disco) alle 20:30 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Un pò mi trovo d'accordo con la recensione, il disco non è molto a fuoco. I brani più punk mi piacciono molto, gli altri no.

Fantasmagorica la produzione.

Roberto (ha votato 7 questo disco) alle 22:32 del 7 aprile 2011 ha scritto:

Quando la Ragione soccombe al Pathos

Posso compiere tutti gli sforzi che ho in dote per tentare di ricavare un' analisi critica ed oggettiva, ma album come questi, iperprodotti e ruffiani, scatenano in me delle emozioni che MAI nessuna band pseudo-innovativa riesce a fare. Perché artisti spesso osannati dalla critica e giustamente apprezzati anche dal sottoscritto non riescono a scatenare in me reazioni emotive ? Glasvegas, Editors, White Lies ? Barocchi, magniloquenti, ampollosi e potrei continuare nei difetti. Ma perché smuovono qualcosa in me ? Anche i Vaccines con alcuni brani a prova di brivido mettono a dura prova il mio giudizio critico. Dipenderà forse dal fatto che il mio é un voto da amante della musica e che come ogni amante il sentimento prevale sempre sulla Ragione ?

Lezabeth Scott alle 10:12 del 8 aprile 2011 ha scritto:

RE: Quando la Ragione soccombe al Pathos

Ma dici sul serio, che iddio ti perdoni, ma l'hai sentito quant'è tamarro l'ultimo degli Editors? E i Muse? Non ti piacciono i Muse? è il classico romanticismo stile "Twilight"! Non può non piacerti!

ozzy(d) (ha votato 6 questo disco) alle 14:21 del 8 aprile 2011 ha scritto:

bubblegum di scuola ramones-strokes abbastanza piacevole ma tutto sommato effimero, a quick one. dura giusto il tempo di una sveltina poi resta solo il ricordo di una cosa come tante.

Roberto (ha votato 7 questo disco) alle 16:28 del 8 aprile 2011 ha scritto:

a Lezabeth Scott

Accostare i Muse agli Editors lo trovo, a mio modesto parere, alquanto azzardato. Detto questo, onde evitare fraintendimenti, al sottoscritto i Muse risultano insopportabili per quel poco che so di loro. Twilight non l' ho mai visto e probabilmente mai lo vedrò. Nel mio post, comunque, credo d' essere stato sufficientemente chiaro rispetto al concetto che ho voluto esprimere; ed il voto non eccelso attribuito ai Vaccines lo attesta.

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 17:39 del 8 aprile 2011 ha scritto:

Roberto: ma non può essere che semplicemente Vaccines, Glasvegas, White Lies, eccetera, facciano musica bella, mentre i presunti (e sottolineo presunti) innovatori spacciati da certa sedicente critica facciano in realtà schifetto, e che quindi il tuo udito percepisca più piacere dall'ascolto dei primi anziché dai secondi? ;D Per me hai fatto male a dare un voto relativamente basso, se i sentimenti che provi sono altri: perché tarparli?

fabfabfab alle 17:43 del 8 aprile 2011 ha scritto:

RE:

Eh, Roby dai, metti 10! Ok ok scusate, era una battuta... e ancora

galassiagon (ha votato 6 questo disco) alle 18:18 del 8 aprile 2011 ha scritto:

secondo me dare un 7 a un disco così è dire che è un bel disco (io ho delle riserve e ho messo 6)

. Ma caspita un sette è un sette...

8 vuol dire già disco dell'anno (a dire tanto poi..).

Il 10 non ne parliamo che già ho rotto abbastanza.

Sapete cosa vi dico IL DIECI NON ESISTE

synth_charmer alle 19:45 del 8 aprile 2011 ha scritto:

RE: IL DIECI NON ESISTE!

"ma perché hai voluto smettere di fumare? Ti sei lasciato convincere dalla tv che fa male ai polmoni? Non è vero! I polmoni non esistono!!"

galassiagon (ha votato 6 questo disco) alle 19:53 del 8 aprile 2011 ha scritto:

Che ingarbuglio...non riesco a capire cosa vuoi dirmi.

Vabbeh io intendevo che il disco perfetto non esiste (meno male), adoro comunque le imperfezioni.

Ma è bello pensare che un giorno il 10 lo faccia io!!!

synth_charmer alle 20:03 del 8 aprile 2011 ha scritto:

RE:

eheh, solo una citazione da uno spettacolo teatrale visto di recente

Charisteas (ha votato 5 questo disco) alle 20:02 del 8 aprile 2011 ha scritto:

Il disco perfetto esisterà anche, ma di sicuro non è questo qui. Non riesco a farmi piacere nessuno dei due "lati" citati nella recensione, in particolar modo quello meno '60... I Chapel Club sono avanti di un abisso, secondo me basta anche il singolo All The Eastern Girls per seppellire i The Vaccines.

nebraska82 (ha votato 5 questo disco) alle 15:12 del 10 aprile 2011 ha scritto:

mediocre.

Roberto (ha votato 7 questo disco) alle 20:32 del 11 aprile 2011 ha scritto:

x FeR

Rimanendo nell' ambito del genere, soltanto un album, per il sottoscritto, merita il 10, con pochi altri a distanza: "Script of the Bridge" dei Chameleons. Fine

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 19:38 del 15 agosto 2011 ha scritto:

... e comunque...

... nel tempo mi è salito tantissimo, restando un ascolto fisso. w i vaccines!