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R Recensione

7/10

Umberto

Prophecy of the Black Widow

Tra i revival questo mancava, ed è un piacere sguazzarci, dopo le recenti proposte di Zombi e Majeure, e per giunta nel catalogo della sempre-sia-lodata Not Not Fun. Lui si chiama Umberto, non è Smaila, ma lo statunitense Matt Hill, e si è buttato nel ripescaggio dell’immaginario italo-horror anni ’70. Che vuol dire, in musica, soprattutto Goblin, anche se in una chiave meno proggy (come in “From The Grave” del 2009) e più influenzata da un piglio elettronico, tra Moroder e synth-pop primigenio.

Il disco, tirato solo in vinile per 485 copie totali, è una goduria per i cinefili amanti di Argento, Bava e dintorni, ma soprattutto per chi bazzica la cold-wave dalle tinte più marcate, dall’eyeliner nero più vistoso e dai risvolti più lugubri. Umberto sa modernizzare i suoni, attualizzarli a certe sfocature ipnagogiche, e così un pezzo come “Temple Room” sembra incrociare i Visage con alcune cose di Gary War o di Rangers, mentre le colate laviche crostose che disturbano la suspense gotica di “The Psychic” sanno di un Sun Araw in versione darkettona-medievale. Stupenda “Red Dawn”, che alterna suggestioni di tastiera vicine alle fredde geometrie della radioattività targata Kraftwerk a spinte di un basso sullo sfondo che batte come il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe. Il finale va in fade coi ricami di un’elettrica, ed è gloria.

Pur tra qualche lungaggine meno emozionante (“Widow of the Web”, “Someone Chasing Someone Through a House”), il disco scorre che è un piacere: vagando al buio, si viene proiettati in un set horror tra tinni inquietanti di carillon (“Black Candles”), visitazioni notturne (“Night Stalking”) e un finale consolante dal sapore quasi glo-fi (“Everything Is Going To Be Okay”) che fa intuire, sopra i titoli di coda, come nell’operazione di Umberto manchino quegli eccessi di seriosità che rendono spesso grotteschi recuperi di questo genere (è il caso, per non andare distanti, di molta witch house).

E intanto fa piacere constatare, ascoltando questa profezia della vedova nera, come una parte spesso semi-rimossa della nostra cultura cinematografica e musicale recente continui a dare frutti, anche (soprattutto) oltreoceano. Bel lavoro. Benvenuto, Umberto.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 4 voti.
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C Commenti

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synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 0:09 del 29 ottobre 2010 ha scritto:

wow, quanto mi piace questo genere di dischi! L'ultimo Bottin mi ha dato grandi gioie, questo me lo procuro subito. E ci sarebbe anche Blakula, ma non riesco proprio a trovarlo, 'nnaggia

target, autore, alle 9:53 del 29 ottobre 2010 ha scritto:

Giusto, mi ero scordato Bottin. Per fortuna è venuto fuori da solo nei dischi collegati e tu l'hai citato. Immaginati, comunque, da Umberto, un disco con assai meno groove (direi quasi ambient, in certi passaggi, o comunque da vera colonna sonora), e anche più archeologico nei suoni. La modernizzazione di cui parlo nella recensione è propria di alcuni effetti, ma le basi in molti punti fanno pensare a dei Kraftwerk autentici (ho citato "Radioactivity" per il clima più scuro).

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 22:49 del 31 ottobre 2010 ha scritto:

disco veramente splendido. Quella ricercata è la purezza originaria delle ambientazioni horror. Come dicevi tu, non c'è un tentativo esplicito di introdurre nuovi elementi (come la electro/disco di Bottin), ma un completo abbandono alla vera e propria musica d'atmosfera. Viene dalle americhe, ma sembra esser cresciuto a pane, Fulci e Goblin! La rielaborazione personale è contenutissima, trattenuta in maniera quasi reverenziale, in quanto è intenzionalmente un tributo a quelle musiche. Promosso a pieni voti! Ma che non osi partorire un'intera discografia solo in questo modo, eticamente ed artisticamente sarebbe una vigliaccata. Va benissimo come pezzo unico altrimenti per quanto mi riguarda vale l'opinione già espressa sui Calibro 35.

target, autore, alle 15:53 del primo novembre 2010 ha scritto:

Eheh, sì, speriamo che sappia anche uscire da questi steccati. In realtà Umberto fa parte pure degli Expo '70, progetto collettivo elettronico-sperimentale ben più frastagliato. Curioso, invece, che si sia inoltrato in territori italo-horror molto limitrofi a questo anche Memory Tapes, il cui "Seek magic" di certo non lasciava intravedere sviluppi dark-halloweeniani. La mega-opus "Walk me home" (17 minuti!), nei suoi mille meandri, ne rivela qualcuno che con le cose di Umberto ha più di un'affinità: (prima parte)

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 17:29 del primo novembre 2010 ha scritto:

il tetro va di moda, l'ho notato anch'io. E' di uscita recente, ad esempio, l'album d'esordio di Magda, la più talentuosa delle creature nate sotto l'ala di Richie "Plastikman" Hawtin e la sua Minus Recors: techno da cripte umide e buio profondo( ). E anche il thriller/horror soundtrack sembra far proseliti, qui un gustosissimo pezzo dei Bot'ox, eclettico duo francese sul quale sto andando su di giri negli ultimi tempi --> http://www.youtube.com/watch?v=eo9NHbAtjwQ