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R Recensione

3/10

White Lies

Ritual

In principio furono i Joy Division, con la congrega di illustri e pallidi paladini a seguito (Bauhaus, Cure, Theatre of Hate, ecc.). Poi nei tardi '80s iniziarono gli imitatori spudorati, spesso ingiustamente ignorati (alzi la mano chi conosce dischi semi-leggendari come The Taller You Are, The Shorter You Get dei My Dad is Dead o George Best dei Wedding Present) o in altri casi strombazzati senza ritegno e con generosità inaudita (un esempio su tutti: i Sisters of Mercy!).

E se durante gli anni '90 chi voleva deprimersi ripiegava sul grunge o sul filone Radiohead il dark riprendeva piede nel contesto del revival wave, grazie soprattutto all'eleganza inaudita con cui l'esordio degli Interpol resuscitava Ian Curtis senza obbligarlo a rivoltarsi nella tomba. Non potevano però mancare gli epigoni, sempre più imbarazzanti e inutili man mano che il decennio andava a termine: Editors, Killers, Bravery, Rakes, Cinematics, Departure e chi più ne ha più ne metta.

I White Lies arrivano alla fine di questo filone, sfondando nelle classifiche (in Uk, of course!) con il botto fatto da To lose my life nel 2009, e uscendo ora con questo Ritual per cercare di bissare il successo battendo il ferro finchè è caldo.

Fortunatamente su questi lidi abbiamo ancora la presunzione di avere un minimo di obiettività che ci consente di distinguere la ciocciolata da un Capezzone qualsiasi, onde per cui non si sente un minimo valido motivo per cui dover spendere tempo ad eseguire un lavoro track by track per questo disco, che risulta in tutto e per tutto la brutta copia di To lose my life. Solita voce baritonale, stesse chitarre roboanti, uguale magniloquenza reale britannica da quattro soldi e pomposità a non finire...

Se ci aggiungete che il disco è stato presentato come una riflessione sulle tematiche dell'amore e della religione potrete immaginare quanto possano interessare al sottoscritto le elucubrazioni filosofiche di tre bei fichettini londinesi su due tematiche nel primo caso (amore) banali, nel secondo (religione) quanto meno discutibili in un contesto del genere (a meno di non volersi inventare il christian-dark, cosa per cui potremmo ridere tutti fino a domani).

No davvero, se avete più di sedici anni dirigetevi piuttosto verso i primi nomi citati ad inizio recensione. Le sgambettate che rifiutano un futuro da escort spacciandosi per alternative emo-depresse potranno trovare forse particolarmente eccitanti le epicità di Bigger than us, i tappetini synth di The power & the glory o la sadness decadente di Bad love. Ma la speranza è che non ci si accontenti delle copie delle copie delle copie. Odio il concetto di copyright, però diamine, non esageriamo...

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Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 23 voti.

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FeR (ha votato 9 questo disco) alle 1:39 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Già la sparata a zero iniziale sui Sisters of Mercy, la band più imitata dai gotici di ogni tempo, fautrice di canzoni immortali e di un suono spettacolare, mi dispone molto molto male verso la recensione. Detto questo ci sarebbe da mettere un campo una discussione anche di stampo deontologico, perché citare Capezzone in una recensione musicale, qualcunque essa sia, mette in moto meccanismi che evidentemente mi sfuggono. Così come la presunzione di avere "un minimo di obiettività": io che questo disco lo trovo bellissimo quindi sono disonesto? Ma la cosa davvero difficile da accettare a mio avviso è che del CONTENUTO musicale del disco si parla in pratica per una sola riga: "Solita voce baritonale, stesse chitarre roboanti, uguale magniloquenza reale britannica da quattro soldi e pomposità a non finire". E questo non è sufficiente. Così come trovo poco elegante la chiosa "No davvero, se avete più di sedici anni dirigetevi piuttosto verso i primi nomi citati ad inizio recensione": io ho ventisette anni, i Joy Division mi hanno segnato la vita, i Bauhaus idem, ma questo non mi ha impedito in alcun modo di amare White Lies. Non sarebbe stata meglio una recensione centrata sulla musica anziché tutta mirata a "insultare" gli eventuali apprezzatori di questo album? Addirittura l'autore si vanta di non averlo analizzato: "non si sente un minimo valido motivo per cui dover spendere tempo ad eseguire un lavoro track by track per questo disco". Venendo al perché mi piace: non lo trovo affatto un disco identico a "To Lose My Life". Sono anzi cambiate un sacco di cose. Anzitutto il produttore non è più Ed Buller ma Alan Moulder: la recensione non cita nessuno dei due, e mi sembra lo specchio di quanto sia poco approfondita. Come si fa a non sottolineare il lavoro dei due più grandi produttori inglesi degli ultimi due decenni? Gente che ha segnato il sound di nomi come Pulp, Suede, Ride, NIN, MBV. Adesso diventano improvvisamente due produttori talmente insignificanti che si può addirittura evitare di nominarli. La mia conclusione è: se avete più o meno di sedici anni ma semplicemente vi piace la buona musica, provate questo disco di bel post-punk prodotto come si comanda da un Alan Moulder in stato di grazia, ricchissimo di dettagli elettronici sempre differenti di traccia in traccia e di melodie che si stampano subito in testa.

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 9:12 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

spero comunque che il commento non sia troppo "duro", mi sembra più o meno dello stesso tono della recensione ;D

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 10:07 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Del disco non parlo, perchè non lo conosco. Permettimi però solo una considerazione - diciamo - stilistica: se hai un giudizio diverso riguardo al disco recensito, parla di quello, anzichè attaccare la recensione. Ho letto per mezz'ora e non ho capito perchè dovrei evitare questo disco (in questo senso hai ragione, la recensione lo spiega in maniera molto veloce), ma non capito neanche perchè dovrei ascoltarlo!

Alessandro Pascale, autore, alle 10:29 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

i commenti duri ci stanno, visto che la recensione è altrettanto dura. Ad ogni modo posso sviluppare per FeR la critica che la sostanza musicale è la stessa del disco d'esordio, ma con melodie più deboli, linee armoniche più scontate, mancanza di hit degne di questo nome. Perfino la produzione, su cui dedichi tanta attenzione mi sembra alquanto irrilevante: se il primo disco regalava brani quanto meno affascinanti come Death qui l'uso dell'elettronica è ridotto al minimo, e senza particolari spunti di brillantezza.

In generale i White Lies mi sembrano lo specchio di un'epoca modaiola e furbesca che rifiuta di crescere, si attacca a stereotipi musical-culturali in sè degni di rispetto, ma banalizzati e sfruttati fino al midollo, e per di più in ritardo mostruoso rispetto alla serie di epigoni che li hanno preceduti. No, davvero, non trovo nessun motivo stilistico, musicale o etico per cui dover ascoltare questo disco. Se poi vogliamo parlare di deontologia per la questione Capezzone me ne esco con una bella spernacchiata degna del miglior Lester Bangs

Cas alle 10:48 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

mmm mi hai fatto venire voglia di ascoltarlo, ihih comunque il concept di copertina è lo stesso di Without You I'm Nothing dei Placebo...

loson alle 11:03 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

"comunque il concept di copertina è lo stesso di Without You I'm Nothing dei Placebo..." ---> Che era un signor disco, ricordiamolo.

Alessandro Pascale, autore, alle 11:05 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE:

assolutamente!

Cmq ecco vedi, han fregato pure la copertina originale! Le due ragazzine poi in realtà sono le sorelline gemelle che si vedono in Shining ))

Cas alle 11:06 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE:

certo, lungi da me fare azzardati paragoni tra i due album!

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 11:21 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Se White Lies sono specchio di un'epoca modaiola, i National cosa sono? Ho visto loro concerti con ragazzine bagnate che manco fossero i Take That. Ascolto la loro musica e sento un post-punk quello davvero stanchissimo, con un cantante che bofonchia/sussurra e melodie praticamente inesistenti. L'unica differenza fra loro e White Lies è che quest'ultimi le melodie le sanno scrivere eccome (metà dei pezzi sono potenziali singoli) e che si fanno affiancare da produttori mastodontici. Eppure coi National il trattamento riservato mi sembra MOLTO diverso. Post-punk lì, post-punk qui, belle parole lì, stroncatura che manco fosse il nuovo disco dei Black Eyed Peas qui. Ma se il problema è il revivalismo post-punk in sé, la regola non dovrebbe valere per tutti? Posto che un giorno qualcuno mi spiegherà perché l'ennesimo cantautore per voce dimessa, chitarra acustica e archi vada bene, mentre l'ennesima band post-punk per voce baritonale e basso spigoloso non possa essere accettata, anche se magari è bravissima. Non riesco poi davvero a sentir dire che l'elettronica in questo disco è ridotta al minimo, quando in realtà è presente in dose talmente più massiccia rispetto all'esordio che si potrebbe parlare addirittura di "svolta elettronica". E che faccia il compitino mi pare ancora più improbabile, essendo a appannaggio di uno che ha messo mano a "The Downward Spiral" e che sa bene come riempire lo spettro sonoro. In sostanza se il nuovo che avanza sono gli Animal Collective (solo in apparenza, a mio avviso in realtà sono più reazionari dei Tea Party), allora mi tengo chi è ancorato al vecchio come i White Lies (solo in apparenza, a mio avviso sono attualissimi). Poi se sono ruffiani come si dice, evidentemente non gli riesce molto bene, visto che questa è la centocinquantesima stroncatura a riguardo, hanno preso sberle praticamente ovunque, a partire dal 2.5/10 affibbiatogli da Pitchfork. Mi sembra dunque che la moda soffi in tutt'altra direzione, ma mi sbaglierò. PS. Sarà che a me Lester Bangs ha sempre fatto schifo DD PPS. Sottolineo che miro solo a esternare il mio malcontento per una recensione che trovo ingiusta e che trovo parli troppo poco del contenuto del disco, non voglio mancare di rispetto a nessuno.

Dr.Paul alle 11:47 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: un giorno qualcuno mi spiegherà perché l'ennesimo cantautore per voce dimessa, chitarra acustica e archi vada bene, mentre l'ennesima band post-punk per voce baritonale e basso spigoloso non possa essere accettata

clap clap clap, bravo fer!! cantagliele!!! ogni volta che passa uno con barbetta chitarra...sofferente quanto basta, si grida al miracolo, invece patrick wolf è preso a calci in culo! hai qualche maledizione pure per i fleet foxes? e per robe post-qualcosa? mettiamo i puntini sulle "i". (ghghgh)

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 11:53 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE: un giorno qualcuno mi spiegherà perché l'ennesimo cantautore per voce dimessa, chitarra acustica e archi vada bene, mentre l'ennesima band post-punk per voce baritonale e basso spigoloso non possa essere accettata

Nominare Patrick Wolf non era contro il regolamento?

synth_charmer alle 11:40 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: "svolta elettronica"

ora ho voglia di ascoltarlo anch'io tanto anche fosse robaccia potrebbe piacermi!

Alessandro Pascale, autore, alle 11:54 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

no vabbè però non confrontiamo White Lies e National per piacere!

E soprattutto non tiriamo fuori il nome di Patrick Wolf!!!

target alle 12:09 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

La canzone qua sopra ("Bigger than us") non mi piace, in particolare gli stacchi magniloquenti dei ritornelli. Ma a me non era piaciuto neppure il precedente. Non trovo che sia questa l'Inghilterra più interessante.

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 13:27 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

@Dr. Paul, sembra che già mi conosci, mi hai fotograto alla perfezione: detesto pure i Fleet Foxes @Peasy: tranquillo, non paragono White Lies e National, voglio troppo bene ai primi per paragonarli a quei bruttoni ;P

Utente non più registrato alle 16:26 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Se accettate di pubblicare una stroncatura così lapidaria, accompagnata da un voto che avrò visto due o tre volte in due anni in questo sito, non potete certo stupirvi se la recensione stessa viene criticata da chi ama il gruppo in questione, e se la cosa resta nei confini dell'educazione non ci vedo nulla di male. Vorrei vedere se il prossimo disco di Sufjan stevens o di Antony & The Johnsons si beccasse un tre quale sarebbe il tenore dei commenti....anyway il disco per me è discreto e ha una ottima produzione: ma purtroppo l'andazzo è quello evidenziato pure da quel pericoloso pidiellino di dr. paul, amen!

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 16:50 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

Sì sì ma infatti le risposte a tono sono sacrosante. E' già accaduto con i Massive Attack l'hanno scorso, ad esempio. Io una volta credo di aver dato 4 ai Deerhunter e mi hanno dato del pirla. Mica c'è niente di male. Ma mi hanno dato del pirla scrivendo "i Deerhunter hanno fatto un bel disco per questo questo e quest'altro motivo" e non "ah però se domani stronchiamo i Red House Painters voglio vedere cosa fai!"... Poi per carità, capisco il discorso che fai ed è anche per questo che non ho mai letto pitchfork in vita mia, ma rimane il fatto che per Alessandro il voto è 3, per te è 7... non vedo lo scandalo. C'è gente che da 3 ai Beatles...

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 16:51 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE:

"L'hanno scorso" è una mia licenza personale...

target alle 17:01 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Io metto d'accordo tutti, perché non mi piacciono né White Lies, né Sufjan, né Patrick Wolf, e nemmeno Animal Collective: alè! Anzi, mi propongo volentieri per recensire il prossimo di PW (magari poi mi piacerà pure, ma la vedo dura, visti alcuni pezzi live che girano in rete), ma sono certo che Paul o qualcun altro me lo impedirà ferocemente! ) Ecco, per gli White Lies nessuno (in redazione) si è opposto alla lapidazione di Alessandro. Il revival post-punk me lo sono goduto molto (amati i primi Bloc Party), e continuo a godermi alcuni residui attuali più gotici e destrutturati (non i Soft Moon, ma certamente Balaclavas, Effi Briest): la declinazione degli White Lies mi è sempre suonata, fin dall'esordio, pomposa e ingombrante (una versione da arena, ecco), mentre godo con reintepretazioni decisamente più secche, angolose, marce.

Dr.Paul alle 17:14 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: Io metto d'accordo tutti, perché non mi piacciono né White Lies, né Sufjan, né Patrick Wolf, e nemmeno Animal Collective: alè!

e i fleet foxes? ahahah no no nn rispondere nn lo merito ghghgh!! purtroppo x te...wolf è gia prenotato da Mr. M. (lol). cmq anche io nn impazzisco x questo white lies eh, preferivo il precedente! so bene che tu godi con revivalismi piu "angolosi e marci". certo targ, sono da arena anche bloc party o strokes, no? tolta la patina finto sporca... vabe nn se ne esce! )

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 17:17 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Non ho ascoltato il disco (presto provvederò) e quindi non se darò ragione al recensore sul giudizio finale. Non mi scandalizza la sparata sui Sisters of Mercy, io sparo da anni sui Radiohead (la band più sopravvalutata della terra) sono solo gusti personali. Il fatto che fossero nati poco dopo gli altri epigoni (interpol, editors...) della dark-wave non deve però influire sul giudizio finale: ad esempio ho sempre considerato i primi 2 dischi dei Sound allo stesso livello dei 2 dischi dei Joy Division (nonostante i primi fossero considerati gli epigoni dei secondi solo per la differenza di uscita di qualche mese dei rispettivi esordi). Bisogna vedere che tipo di copia sei. Anche i National sono un mix di Cohen-Joy Division-Tindersticks, ma "Boxer" è uno dei migliori dischi del decennio appena passato.

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 17:45 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

Beh 4as, i WL non sono arrivati "poco dopo", sono arrivati un anno e mezzo fa se non sbaglio.. Interpol ed Editors sono in giro da quasi 10 anni, come Iron & Wine e Sufjan Stevens (!?)

target alle 17:22 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Uè, Paul, quando mi appassionai ai Bloc Party avevo 24 anni e riuscivo a fare le scale senza avere il fiatone! Comunque, sì, dai: i Bloc non sono marci, ma non sono (quelli di "Banquet", dico) neanche da arena. Tanto che quando li vidi live all'O2 a Londra (ero lì per i Manic Street Preachers, intendiamoci... ) fecero sboccare. Ma proprio sboccare. Molto più a loro agio, per dire, i Kaiser Chiefs. Quando li vidi al New Age (=club rock medio-piccolo), invece, li apprezzai moltissimo! Dai, rispetto agli White Lies "Silent alarm" ha suoni meno patinati, più taglienti. Comunque, sì, non se ne esce... Adesso mi piace la smerderia zozzosa della Sacred Bones, e pace. Difficile tornare indietro. Fleet Foxes? Carucci: 6,5!

Dr.Paul alle 17:28 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

"Paul, quando mi appassionai ai Bloc Party avevo 24 anni e riuscivo a fare le scale senza avere il fiatone! " - "Adesso mi piace la smerderia zozzosa della Sacred Bones, e pace."

come dicevano i blur...the mind gets dirty, as you get closer to thirty!!! ))

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 17:36 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Ecco, per gli White Lies nessuno (in redazione) si è opposto alla lapidazione di Alessandro.

Perché sinceramente non immaginavo una simile ferocia. Quando ho cominciato a vedere l'andazzo generale sulle altre riviste e m'è venuto lo scrupolo ormai era troppo tardi: già prenotato. Se avessi intuito che aria tirava mi sarei tuffato a braccia aperte per recensirlo io.

target alle 17:37 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

)

target alle 17:39 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

(il sorriso vale sia per Paul che per Federico...)

salvatore (ha votato 4 questo disco) alle 17:53 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Sono bastati 30 secondi di "bigger than qualcosa". Bastati non per un giudizio o un voto, ovviamente, ma per decidere di non ascoltarli (a proposito dei miei cari "rifiutiapriori")! Trooooppo epici! Più epici di freddy mercury Ma era prevedibile: l'arena non è il contrario della cameretta, alla fine? :/

Ma le gemelline di Shining non erano morte? Son cresciute invece, si son fatte fighe e non girano più con le braccia mozzate. C'è speranza per tutti...

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 18:08 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

l'arena è sicuramente il contrario della cameretta, ciononostante io me le godo volentieri entrambe. Amo gli Styx e amo Nick Drake, amo i REO Speedwagon e amo la Sarah Records. Amo i White Lies (che saranno da arena al massimo per altri sei mesi visti gli schiaffi che stanno prendendo ovunque ) e amo David Kitt

salvatore (ha votato 4 questo disco) alle 18:14 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Io gli Styx e gli REO Speedwagon nemmeno li conosco. Potrebbero tranquillamente essere analgesici... Nick e Sarah i miei santini... ma io sono un caso disperato. Ad ogni modo FeR, condivido il tuo discorso circa i cantautori, la barba e la chitarra Per me il problema con questi (o per meglio dire con i primi 30 secondi della loro canzone) non riguarda l'originalità, ma lo STILE.

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 18:19 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Si beh è vero... La distanza Joy Division-Sound è minima, mentre la distanza Interpol-White Lies è ampia. Riguardo a questi ultimi 2 gruppi però c'è da dire che sempre di epigoni si parla: alla fine o 2002 o 2009 stiamo parlando di 2 gruppi che in teoria nascono già vecchi. Quindi che importanza ha rimarcare il fatto che i White Lies arrivino qualche anno dopo degli Interpol? Sempre di musica "vecchia" si parla. Meglio giudicare la qualità del disco. Cmq non mi aspetto chissà cosa da questi White Lies, l'esordio era stato carino non di più.

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 18:27 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

Eh vabbè, nascono tutti vecchi ... mica si inventa più niente! Qui si parlava di "post-punk-revival"...

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 18:39 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE:

Non è vero! Il tuo amatissimo Patrick Wolf fa musica nuova!

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 18:41 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE: RE:

Ma chi è sto Patrick Wolf? Che film ha fatto?

Marco_Biasio alle 18:42 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE: RE: RE:

Ballo coi lupi...

salvatore (ha votato 4 questo disco) alle 18:41 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Proprio quello che volevo dire io, Fabio. Certo l'originalità è un valore aggiunto, ma un prodotto di qualità, anche se si inserisce pienamente in un filone già esistente e non reinventa niente, mi sta benissimo. Ad avercene di dischi come l'ultimo iron and wine, per esempio... O pensa a Sufjan, se non avesse "sperimentato" lo avrei preferito!

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 18:46 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

io comunque trovo originalissimi tanto gli Interpol quanto i White Lies... secondo me sono pienamente figli dei loro tempi, i loro dischi nel 1985 li avrei visti ben difficili.

ozzy(d) alle 20:56 del 25 gennaio 2011 ha scritto:

Che poi a Capezzone il synth-pop piace, dalle ultime intercettazioni pare che ascolti "Enola Gay" assieme a Signorini e Lele Mora durante il bunga bunga ghghgh.....cmq il singolo non mi dice nulla, sembrano i duran duran, non ne vedo la necessità nel 2011. Gli Interpol del primo disco sono grandi, sul resto velo pietoso. Take it easy guys!

benoitbrisefer (ha votato 6 questo disco) alle 0:47 del 26 gennaio 2011 ha scritto:

Sono allibito da tanto scontro e giudizi così visceralmente opposti su un disco che ai primi ascolti si presenta carino qua e là con alcuni brani piacevoli, ma anche spesso troppo pomposo e fin troppo sopra le righe e con evidenti risvolti plasticosi. Insomma non si spegne la radio, ma niente più della semplice minima sufficienza. Devo dare ragione a Target: il revival post punk mi aggrada di più assai in dischi come quelli che lui cita (ottimo Effi Briest) oppure negli splendidi Former Ghosts

benoitbrisefer (ha votato 6 questo disco) alle 0:48 del 26 gennaio 2011 ha scritto:

Giudizio troppo vetero-democristiano???

enribell (ha votato 6 questo disco) alle 11:06 del 27 gennaio 2011 ha scritto:

Cattivelli, nella critica.

E anche un pò pomposi e con la puzza sotto il naso.

Sicuramente chi ha una coltura generale sul genere musicale può meglio commentare l'originilità delle canzoni, comunque il disco a me non dispiace, buone melodie, la voce apprezzabile anche se forse troppo sulle stesse tonalità in tutto il disco. Si lascia ascoltare e questo è sufficiente, per tenermi compagnia per alcuni giorni.

AndreaDeToma alle 13:24 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

sembra di sentire i Prog-Man

Se è stilisticamente vecchio il sound dei White Lies, secondo me lo è anche l'atteggiamento con cui è scritta questa recensione.

Sembra sentir parlare quei fanatici di Progressive, secondo cui tutto è stato fatto fino al '74. E tutto il resto è noia.

Se un disco è brutto, è brutto. Non c'è bisogno di fare una filogenesi. L'ultimo degli Interpol è "banale" come sound, eppure è un Album che mi piace moltissimo.

(però cazzo, con tutto il rispetto dei White Lies, ma secondo me i The National stanno quattro o cinque gradini sopra)

Alessandro Pascale, autore, alle 13:47 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

oh ragazzi non vorrei dire eh, ma il fattore dell'originalità va tenuto in conto per un giudizio critico. E' ovvio che non ci sarà mai un disco completamente "nuovo" che inventa qualcosa dal nulla. Tutto è rielaborazione, trasformazione e trasposizione di certe idee, sonorità, ritmi, suggestioni, stili e via dicendo. Ma un conto sono gli Interpol che riaprono una porta rilanciando una moda (e adeguandola dal punto di vista sonoro all'epoca indie-rock), un altro è una band di parassiti che arriva per ultima sfruttando il filone in maniera parassitaria e commerciale senza aggiungere nulla al genere. Tralasciando i giudizi estetici quindi non si può non tenere conto di certi fattori storici, commerciali, stilistici e mediatici. Se poi volete quello che vi dice solo "bello o brutto" cercatevi qualche bloggettaro da due soldi. Qui si fa critica musicale

ozzy(d) alle 14:00 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

e basta con questo new wave revival. gli anni zero sono finiti, get over it.

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 17:16 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

Peasy, quello che dici è legittimo, se non fosse che la recensione non spiega nulla. Scrivi che è un disco derivativo, che è tutto al suo posto senza variazioni, ma non spieghi perché lo sia, ti fai vanto di non analizzarne i brani e addirittura ne insulti il pubblico additanto ai "sedicenni" (come se ci fosse qualcosa di male poi nel rivolgere la propria musica all'adolescenza). Insomma non è il giudizio che si discute, ma una recensione del genere non può reggere. Dopodiché io non concordo manco nel merito, visto che ritengo che i White Lies abbiano uno stile personale e riconoscibilissimo, ma questo è secondario.

sarah alle 17:41 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

A me sembrano i Muse del calderone synth-wave di questi anni: troppa enfasi vocale e produzione pomposissima. Non fanno per me sinceramente. La recensione è certamente spietata ma ogni tanto ci vuole: che noia se ci fossero solo scritti democristiani, anodini o aderenti ai nostri gusti.

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 22:31 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

il punto, Sarah, è che se si deve stroncare un disco, lo si deve fare parlando dello stesso, e non parlando di tutt'altro. Sarò all'antica e sbaglierò io, non lo metto in dubbio, però...

Alessandro Pascale, autore, alle 10:34 del 29 gennaio 2011 ha scritto:

citando Luttazzi: "quando vedi girare di notte un tizio con un camice insanguinato e un coltellaccio in mano non penso sia un macellaio..."

ecco insomma, ci sono delle volte in cui le conclusioni logiche sono auto-evidenti. Nel mio modesto parere questo disco è una di quelle. Liberi di contestare questo giudizio estetico, ma francamente se devo mettermi a scrivere un poema giustificatorio per argomentare una stroncatura di un disco preferisco andare a leggermi le ultime intercettazioni sul caso Ruby che sono più divertenti!

Krautrick alle 20:06 del 29 gennaio 2011 ha scritto:

Beh scusa Peasy, ma il concetto di recensione assioma non sta in piedi. E' chiaro che il critico o recensore debba argomentare le impressioni nate nell'ascolto di un determinato disco, altrimenti si sfocia in un banale e infantile "mi piace/non mi piace", senza dare quell'approfondimento che ogni scritto critico dovrebbe almeno in minima parte avere. Dire che l'album X è capolavoro/merda perché "è così", "è fin troppo evidente", è fin troppo facile e non è di alcuna utilità per chi legge. Se i White Lies ti stanno così sulle palle, potevi scriverlo come commento sotto la recensione di qualcun altro, non scrivere il tuo superficiale (in quanto non argomentato eh, puoi avere tutte le ragioni di questo mondo) disprezzo verso l'album in questione. Almeno, io la penso così

Alessandro Pascale, autore, alle 20:45 del 29 gennaio 2011 ha scritto:

ma scusate ho dedicato ampio spazio per descrivere il contesto musicale, stilistico e commerciale in cui sono nati i WL. Forse avrei dovuto aggiungere una frasetta specificando che "dagli Interpol in poi si è andati sempre più in basso", ma mi sembrava abbastanza chiaro. Gran parte del giudizio critico sta lì. Che ciò sia provocatorio è assodato, ma dire che non ho argomentato per nulla mi pare falso. I WL non mi stanno nemmeno sulle palle. Quando l'ho prenotato non mi ricordavo neanche bene il loro disco d'esordio. Semplicemente uno si informa, ascolta e alla fine trae le conclusioni. Qui da tempo la redazione sta cercando di portare avanti l'opzione delle "recensioni brevi" per i dischi meno importanti e io ne ho approfittato per non perdere troppo tempo a recensire un disco futile e imbarazzante. Ho già spiegato perchè questo disco è una merda. L'ho fatto nella recensione e poi viste le polemiche l'ho precisato in qualcuno dei commenti qua sotto. Continuo a pensare che c'è molto di meglio di cui discutere cmq

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 20:59 del 29 gennaio 2011 ha scritto:

ma scusate ho dedicato ampio spazio per descrivere il contesto musicale, stilistico e commerciale in cui sono nati i WL.

Anche questo è discutibile. Per me l'inquadratura che hai dato del contesto in cui sono nati è pregiudiziale e distorta, mostra una scarsa disposizione "a prescindere" per questo tipo di band e la musica che producono. Viene anche da domandarsi cosa ti abbia spinto a perderci tempo. Come diceva Rick, la recensione-assioma è l'antitesi stessa della critica musicale: potrai anche essere breve per un disco che non ti piace, ma addirittura saltare la faccenda a pie' pari no. Su cosa valga la pena di discutere e cosa no, lascia almeno liberta di giudizio: per me vale la pena eccome di discutere dei White Lies, band sublime, che ritengo fra le più grandi degli ultimi due decenni, nonostante i miei 27 anni (ma vorrei averne 16 se servisse a gustarmeli meglio).

Krautrick alle 21:17 del 29 gennaio 2011 ha scritto:

Io mi riferivo al tuo penultimo intervento. Hai scritto che se devi metterti "a scrivere un poema giustificatorio per argomentare una stroncatura di un disco preferisco andare a leggermi le ultime intercettazioni sul caso Ruby che sono più divertenti". Allora non scriverla mi pare che qui tu vada in contraddizione: prima dici che non t'interessa argomentare in casi tanto evidenti, poi dici che argomenti. Beninteso, a me non interessa nulla del tuo giudizio in questione, non sono minimamente un fan offeso, però ecco...volevo solo farti notare la contraddizione del tuo penultimo intervento

bargeld alle 13:23 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

Anni fa sul Mucchio, era nel periodo settimanale, lessi una recensione di Eddy Cilìa (mica il primo arrivato). Non ricordo più di quale disco si parlasse, ma mi ricordo benissimo la recensione, che mi fulminò e cambiò il mio modo di leggere la critica musicale. Beh diceva più o meno così: "Devo scrivere tremila battute su questo disco, ma non mi perderò in chiacchiere e vi dirò chiaramente che questo disco è: merda merda merda merda merda..." e via così per tutte e tremila le battute. Lungi da me accostare Cilìa ad Alessandro, con tutto il rispetto per Ale che è giovane preparato e volenterosissimo, ma sarà lecito, diamine, che un recensore dopo duecentoventotto dischi analizzati e sviscerati voglia prendersi la libertà di urlare che questa roba è una merda, contestualizzandone i motivi ma giudicando inutile chissà quale onanistico approfondimento? E quello che dite voi è tutto giusto, condivisibile, per carità, ma dove sta scritto che uno debba recensire soltanto dischi che giudica interessanti e degni di approfondimento, o in caso contrario lasciar perdere? Mi sa che ci ho capito molto più di questo disco col suo bel voto 3 e la discussione che ne è seguita, che non con un 9 adulante e condiviso (anzi, FeR, mi sarebbe risultato non poco stimolante interagire su una tua eventuale stroncatura in fase di recensione al disco della Calvi, per sentire cosa ti ha portato a votare 2 un album oltre al fatto che lei sia 'pomposetta e montata'. Dico sul serio!). Scusate la prolissità, in genere parlo poco.

Krautrick alle 14:49 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

Ma certo che può urlare il suo disprezzo verso l'album, ci mancherebbe io poi, ripeto, non sono un fan dei White Lies, anzi li trovo noiosi da morire. Capisco però Federico quando dice che di critica musicale nella recensione ce ne sia pochina: devi sempre argomentare il tuo amore o il tuo disprezzo verso un disco, a mio avviso. Altrimenti scrivi un commento del tipo "che merda inascoltabile" sotto la recensione. Comunque davvero, discorso chiuso per quanto mi riguarda, mi sono messo in mezzo una discussione di cui mi interessa gran poco! ;D

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 15:10 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

Bargeld: per mia etica personale parlo solo di dischi che mi piacciono. Le recensioni negative trovo servano solo a tirare fuori il proprio livore, e sono solito usare metodi differenti per sfogare la negatività. Quando mi è capitato che però alcuni dischi che detestavo mi venissero assegnati e quindi dovessi parlarne, l'ho fatto in quella che ritenevo la maniera più sana: ho parlato del disco. Perché da come state scrivendo sembra che se un disco fa schifo l'unica maniera per esprimerlo sia buttare quattro insulti a caso e sbeffeggiarne gli ascoltatori. Mi sembra una visione un po' limitata: si può dire che fa schifo e spiegare perché, senza per questo dover scrivere diecimila battute. La concisione esiste anche per le recensioni negative: ma si parli della musica, almeno! PS. Su Anna Calvi non saprei davvero cosa inventarmi, per me è semplicemente il sunto di tutto ciò che è male per la musica di oggi, alla stessa maniera di cui i White Lies sono il sunto di tutto ciò che è bene

target alle 16:18 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

Penso che le posizioni siano chiare. Tutti hanno detto la propria sulla recensione, anche con educazione, ma ora credo che sia opportuno terminare questo metadiscorso e ricominciare a parlare del disco - che dovrebbe (dovrebbe) essere più interessante. Grazie!

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 18:49 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

No però concedimi un breve deroga, Targ: che differenza c'è tra Peasy che "non sente un minimo valido motivo per cui dover spendere tempo ad eseguire un lavoro track by track per questo disco" oppure "Solita voce baritonale, stesse chitarre roboanti, uguale magniloquenza reale britannica da quattro soldi e pomposità a non finire" e FeR che sulla Calvi scrive "è semplicemente il sunto di tutto ciò che è male per la musica di oggi, alla stessa maniera di cui i White Lies sono il sunto di tutto ciò che è bene" ? Secondo me proprio nessuna, i rispettivi dischi vi fanno schifo e avete espresso il vostro giudizio negativo brandendo il machete.

Krautrick alle 18:58 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

Semplice: Federico non ha recensito Anna Calvi. Passo e chiudo

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 19:09 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

Rick ha risposto per me

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 19:22 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

Quindi se un disco non ti piace non lo devi dire. Devi recensire solo quelli che ti piacciono. E cos'è il fan-club dei fan-club? Bello, due palle micidiali: intere riviste e webzines di gente che scrive: "Ehi, senti che figo questo! 10!" "No no senti che figo questo! 10!"... ma fatemi il piacere.

Alessandro Pascale, autore, alle 19:31 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

in generale noi in redazione funziona così: si dice "ci sarebbe sto disco: chi lo fa? - dai lo faccio, io, lo ascolto e poi ci scrivo".

E' l'approccio che è diverso: critica musicale non vuol dire che si recensisce solo roba che piace. Vuol dire che spesso si dice "bon sto disco lo faccio io, anche se non ho la più pallida idea di chi sia l'artista. Lo ascolto, mi informo, mi faccio un'idea e ci scrivo sopra." A volte il giudizio è positivo a volte no. Questo è un metodo standard di fare le cose. Altrimenti è pubblicistica o propaganda, cosa che fortunatamente SdM non è...

FeR (ha votato 9 questo disco) alle 21:48 del 30 gennaio 2011 ha scritto:

@fabfab: stai lanciando critiche su cose a cui ho già risposto. Non si sta contestando il fatto che a Peasy il disco non piaccia, ma il fatto che non abbia parlato di musica nella recensione. A mio modesto avviso avrebbe dovuto farlo, perché quel 3 senza motivazioni risulta abbastanza indigesto, tutto qui. (Dopodiché, non ho mai capito la convinzione secondo cui solo chi stronca è un critico serio, io tutte le dritte più belle le ho ricevute da gente entusiasta. Ma mi rendo conto che qui si aprirebbe un off-topic infinito).

fabfabfab (ha votato 3 questo disco) alle 14:09 del 2 febbraio 2011 ha scritto:

Ci ho anche provato a riascoltarlo bene ma niente da fare. Il lavoro di Alan Moulder effettivamente si sente, ma per il resto ... tra l'altro se non sbaglio l'anno scorso erano in Italia di supporto ai Killers (e anche ai Franz Ferdinand?). Ecco appunto, li ascolto e mi viene in mente una versione adulta dei Killers ... boh.

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 12:27 del 3 febbraio 2011 ha scritto:

Una sufficienza striminzita. C'è un tentativo del gruppo di allontanarsi dalle sonorità dark-wave dell'esordio e questo può andare bene... Ma non per approdare a un sound più maturo, bensì a una "versione adulta dei Killers" (osservazione di fabfabfab che condivido pienamente) con massicci inserti di elettronica. La prima parte del disco non mi dispiace, tra l'altro parte benissimo (Is Love è un ottimo pezzo) ma nel finale c'è un evidente crollo ispirativo (ma quanto è brutta The Power & The Glory?) e cmq in generale mancano dei pezzi come Death, E.S.T. e Farewell to the Fairground.

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 12:43 del 3 febbraio 2011 ha scritto:

P.S. Senza polemica: se una recensione si "rifiuta" di parlare del disco (come in questo caso) solo perchè quest'ultimo è troppo derivativo, allora nel 2011 smetteremmo di scrivere recensioni... Cosa dovremmo dire allora di un disco come "Gemini" dei Wild Nothing? Più citazionista di quello! Eppure è stato accolto bene (o benino)...

REBBY alle 8:43 del 8 marzo 2011 ha scritto:

In effetti anche a me non pare uguale al precedente, ma peggiore eheh. Certo i White lies derivano sempre dal filone Interpol, Editors ecc e sono caratterizzati dalla "voce baritonale del cantante" (che talvolta prova anche ad uscire dal canovaccio) e dalla "ritmica post-punk", ma come dice (sempre) Fer "gli arrangiamenti sono molto diversi (alle mie orecchie più pomposi e melensi eh) e l'elettronica più presente". Continuano ad essere una band epigone, persino nello svolgimento delle fasi (meglio allora l'ultimo Editors), ma al di la della non originalità della proposta musicale (mal comune mezzo gaudio) e del mio minor apprezzamento del sound, rispetto al precedente anche la scrittura mi sembra meno felice. Nel primo tre belle canzoni per il genere almeno le avevano imbroccate (Death, E.S.T. e la title-track), qui una sola: Holy ghost. Detto questo per me non meritano comunque la maglia nera della ns. classifica FIFTY fifty, che è sempre meglio avere come modello i Joy division o i Sound che, ad esempio, i Duran duran o i Take that.