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R Recensione

7/10

Swilson

Demonology

Il fatto che il disco sia pubblicato dalla Cheap Satanism Records non deve trarre in inganno. E' vero infatti che Demonology presenta molti passaggi fiabeschi e un po' tetri, ma niente di così eclatante e violento come si vorrebbe far apparire.

Giusto qualche scorza di Cramps (nell'intro Polyester Shirt Polyester Pants), un po' di garage non troppo curato (fatto ovviamente positivo), e alcune strutture folk abbastanza sghembe da inquietare una ragazzina di dieci anni.

Questo lp d'esordio della one-man band Swilson si fa comunque notare per la scorrevolezza e godibilità dell'insieme, nonostante una prima parte più portata al viscidume e una seconda più curata nei suoi accenti melodici.

Stealing Chickens e Rats With Wings sono pezzi nervosi, schizofrenici, senz'altro sporchi, che evocano le atmosfere di Iggy Pop & The Stooges; Electric Aborigonie e La Diosa Verde mostrano un gusto maggiore per lo “strascicamento”: musica da sbronzi in una serata molto “storta”. Praticamente i Black Lips...

Il resto però è assai meno rude. Rimane, è vero l'indie-pop un po' dissonante di White Witch Black Witch Which Is Which ma per lo più si rimane nel campo di un folk assai variegato e morbido: ecco i fatidici “quattro accordi e via” di Planet Of Sex e Plastic Flower Melting Sun: nel primo caso un racconto assai scanzonato che degenera in una psichedelia suonata da elfi in un bosco concepito da Tim Burton; nel secondo un canto indipendente, libero e trascinante, che gioca un po' tra effetti low-fi e coretti melodici, ma raggiunge un livello di beatitudine che segna uno dei picchi del disco.

Se When It's Dark aggiunge briciole di blues e accenni glam il modello di questa seconda parte del disco è una ballata psycho-folk in stile “figlio dei fiori” (Dealing In Death, Demonology, Swilson's 666th Nightmare) che si fa ascoltare piacevolmente senza però colpire forte nel segno, e dando peraltro l'impressione di rallentare un po' troppo il ritmo.

Ciononostante Demonology è un disco interessante, sufficientemente fuori da certi schemi per attrarre, con intuizioni più che discrete e, nonostante l'insistenza monotematica ispirata da figure come Aleister Crowley, abbastanza variegato musicalmente da lasciare un buon ricordo.

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