Kevin Morby
City Music
In City Music riappare tutto il passato garage di Kevin Morby, una componente che nello scorso lavoro era metabolizzata in chiave folk-rock, e che ora è quasi preponderante, seppure risenta delle ibridazioni che hanno interessato la carriera solista dellex Woods e The Babies.
Sta di fatto che il nuovo album di Morby è più solare e schietto rispetto al precedente lavoro, tornando alle atmosfere rock di Still Life (2014) grazie a brani come Crybaby, 1234, Aboard my Train e Tin Can, dove si mescolano il Dylan più elettrico, le filastrocche punk dei Ramones, mood urbani alla Lou Reed, fino ad arrivare al nuovo brit rock dei Vaccines.
Non manca però laltra faccia della medaglia, perché lenergia rocknroll dei brani appena citati si alterna a episodi più delicati e posati, dove vien fuori lanima folk e intimista di Morby (come nel caso della soffusa ballata Dry Your Eyes), sostenuta da arrangiamenti asciutti, minimali, eppure capaci di dispensare qualche sorpresa: si prendano i riccioli elettrici che adornano il ciondolare di City Music, il timido tappeto percussivo di Caught in My Eye (riproposta in chiave folk anni Sessanta, completamente stravolta rispetto alla versione originale a firma The Germs), i delicati accordi di piano nella ballata country Night Time, fino ai cori western/dream e allorganetto della briosa Pearly Gates.
Un album grazioso, anche se non particolarmente abbagliante, che conferma il talento di Morby (in particolare in materia di songwriting) ma non riesce a riprodurre il fascino del precedente episodio. Un lavoro di transizione, quindi, in bilico tra tendenze opposte (tradizione e modernità, acustico ed elettrico) che richiederebbero una sistemazione più organica, una più efficace sintesi. Kevin Morby deve chiarirsi un po le idee e solidificare la proposta. Cose per cui cè tutto il tempo a disposizione.
Tweet