Magpie Wedding
Torches
Parte il drone d’elettrica che impesta “Time Yet” e pensi – o meglio, sei sicuro – d’aver scovato un piccolo tesoro: quel poco di buono che han prodotto i Rachel's (la suite rock-cameristica, neoclassica ma non troppo didascalica) innestato su parvenze post-rock più palpabili (le rifrazioni granulose degli arpeggi, il “tendi e rilascia” dei tom tom), la voce british di Grace Fox, gracile ed impaurita, a danzare in punta di piedi su uno scarno motivo folk. Una devastazione subita col sorriso, quella di “Time Yet”. Quasi utopistico fare di meglio, specie per un gruppo esordiente (ma già promettente) come gli anglo-bolognesi Magpie Wedding, qui alle prese con un EP di sei brani. “All Without Leave” però ci prova e si difende con onore, accentuando dinamismo e circolarità del disegno armonico (ottimo Paolo Masiero alla sei corde).
E' quando il gruppo si sporge troppo dal davanzale folkie che si perde – paradossalmente – un po’ di magia, soprattutto perché l’interpretazione della Fox è costretta a farsi meno teatrale e più aderente al contesto melodico dell’insieme. Detto questo, tanto la poderosa litania “Daughter Of The Plains” che “Train Song” restano episodi assai piacevoli: la seconda, in particolare, evolve in una giostra progressive folk degna di Steeleye Span o Spirogyra, con il violino di Eleonora Ghizzi che si concede uno spazio solistico di tutto rispetto (quasi slavo il suo lamento) prima che l’accoppiata glockenspiel-pianoforte arrivi a chiudere i battenti. “September Song” è il passo falso, troppo Arcade Fire (ma cos’è, un morbo?) per i miei gusti; meglio il finale “Bright Autumn”, epico e teatrale, anche se un po’ fuori fuoco e ugualmente debitore dei canadesi.
Dall’alto della mia bassezza critica, consiglio ai Magpie Wedding di limare gli eccessi indie-friendly e ripiegare sulla dimensione nebulosa di “Time Yet”, senza però sacrificare la componente melodica del sound. Anche il canto della Fox rende al meglio quando “abita” contesti sonori scarni, liquefatti, perciò occhio a non saturare troppo gli spazi. Nel complesso una prova discreta e, si spera, primo passo di una lunga avventura artistica. Good luck, guys.
Nota a margine. Il cd è registrato benissimo: suoni pieni e ben disposti, catturati con sapienza da Francesco Donadello (Giardini Di Mirò). Altrettanto gustosa la confezione cartonata dell’EP, dalla quale trasuda non solo il desiderio squisitamente inattuale di riappropriarsi del cd in quanto oggetto artistico, ma anche e soprattutto d’avere a cuore la creazione di un immaginario, cosa che troppo spesso i gruppi odierni – emergenti e non – ignorano. Complimenti.
Sito ufficiale: http://www.magpiewedding.com/
Myspace: http://www.myspace.com/magpiewedding
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