Midlake
The Courage of Others
Dopo il buon esordio dei texani Midlake, Bamnan and Silvercork (denso di rimandi radioheadiani), parte della stampa specializzata non perse occasione per categorizzare la band come lennesimo gruppo clone dei cinque dellOxfordshire. Laccostamento, dapprima giustificato, perseverò, però, anche alla luce di quel piccolo capolavoro del successore, The Trial of Van Occupanther: la cosa parve ai Midlake, a quel punto, poco onesta.
Credo che il riconoscimento ottenuto sarebbe dovuto arrivare, piuttosto, dalla consapevolezza della critica circa il raggiungimento di una certa identità musicale, sì più precisa e stabile: un folk rock più originale nellapproccio rispetto allesordio, sebbene influenzato da certa musica dei 70, primi su tutti mostri sacri quali Crosby, Stills, Nash & Young (ma anche i Fleetwood Mac) e dal substrato indie rock anni novanta (Grandaddy).
Analizzando così la loro crescita artistica, non è possibile non constatare un primo e importante dirottamento stilistico verso sonorità più classiche: una riduzione del loro potenziale? Può anche darsi, ma come lo stesso Tim Smith, leader- chitarra-voce del gruppo, sostiene in una intervista, rilasciata ai microfoni di www.indieforbunnies.com: "forse quando avrò superato i sessantacinque anni mi dedicherò a scrivere la musica che mi piace, solo per me stesso"
Lattesa per il nuovo album dei Midlake, durata ben tre anni, viene ora ripagata, in questo primo scorcio di duemiladieci, con luscita di The Courage of Others,disco prodotto dalla Bella Union, la stessa etichetta di alcuni dei più affermati artisti e gruppi del panorama indie odierno, come Beach House, Andrew Bird e i Fleet Foxes (coi quali hanno più di un punto in comune a livello musicale).
La prima cosa che risalta di questo nuovo loro lavoro, è sicuramente la strutturazione delle composizioni: basate in molti casi su temi musicali portarti e ripetuti, essi paiono fondamenta dalla stratificazione in divenire. Conducendo lascoltatore allinterno di un arcaiconon luogo, la prima impressione è quella di un ulteriore dirottamento del loro stile musicale, in special modo se paragonato ai dischi precedenti : una mossa (certo coraggiosa ma alquanto inusuale nel panorama odierno della musica alternativa) per scrollarsi definitivamente di dosso certi scomodi paragoni? Lodevole, comunque, è stato il cercare di non arenarsi nella ricerca creativa, ma di creare nuove soluzioni (seppur dal sapore così antico e lontano), correndo seri rischi circa il fallimento dellintero progetto.
Ad ogni modo, The Courage of Others è un album non semplicissimo, che richiede una certa attenzione, oltre a necessitare di essere vissuto da parte di chi lo ascolta: solo in questo modo si potrà raggiungere e apprezzare davvero la profondità del suo contenuto . Dal canto suo, il primissimo ascolto non sconvolge per niente: la linearità del tutto regna sovrana ; e sarà anche banale dirlo, ma non vi è proprio traccia dellistantanea folgorazione che certi pezzi di Trials of Van Occupanther destavano sin dallinizio ( Bandits, Roscoe, Young Bride); se, però, è lasciato decantare per due- tre ascolti, le disattese si dissiperanno totalmente,e lalbum potrà essere giudicato nella giusta prospettiva.
Ed ecco quindi la fatata Acts of Man , canzone che apre le danze: si presenta come un inno incantato, nel quale Smith a più riprese, innalza al cielo un ardente gratitudine alla vita (), cullato dalla dolcezza di unamabile e reiterato giro melodioso. Il pezzo è seguito dalla delicatezza di Winter Dies: è il simbolo di unintima fragilità, mai pienamente superata.
Fortune risulta essere il momento più librato del disco: la sua pacata e armoniosa melodia, lo discosta nettamente dal resto produzione. Nel mezzo, con Children of the Ground irrompono i preziosi ricami della chitarra elettrica, che arricchiscono ancor di più latmosfera suggestiva dentro la quale la voce di Tim Smith si muove con destrezza ; il sublime e sconsolato pop- folk di Rullers, rulling all things è contrapposto ad episodi più cupi e tumultuosi ( Bring down e the Courage of the Others). il disco si chiude, in un crescendo soave e melanconico , con lepisodio (a mio avviso) più riuscito dellalbum: In the ground.
Lobiettivo (se così si può definire) di quest album sembra quello di ricordare, suonare e raccontare di unintima unione , un ponte, tra il mondo interiore e lambiente esterno, la natura e la vita: creare atmosfere sospese nelletere, epiche nel destare reazioni emotive, lontane dal tempo .Dal pessimismo arcaico, rovente ed improvviso in alcuni passaggi, la voce di Smith e le sue liriche ci regalano, gentilmente, emozioni per tremare.
Voltandoci indietro, lungo il sentiero appena percorso, incombe in noi una strana conspevolezza, come se il viaggio, nel suo innocuo imbrunire, ci avesse regalato inquietanti ma romantiche rappresentazioni della nostra solitaria esistenza, così, al contempo, tenacemente attaccata ai sentimenti, alla vita. Bamnan and Silvercork, Trials of Van Occupanter, The Courage of Others: tre maschere diverse sul volto dei Midlake, ognuna, a suo modo, affascinante.
Video "Acts of man" http://www.youtube.com/watch?v=fcHVYrcb6As
Video "In the ground" http://www.youtube.com/watch?v=emsqzTe-6iY
Video "Rullers, rulling all things" http://www.youtube.com/watch?v=_wlFzNAyGuQ
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