R Recensione

10/10

Neil Young

Everybody Knows This is Nowhere

Una volta cessati i bagliori folk-psichedelici dei Buffalo Springfield, Neil Young aveva debuttato in proprio con l’omonimo album del 1968. Un disco splendido e variegato, benché sottostimato e trascurato dalla critica, che lo aveva riconfermato come esponente di punta della scena westcoastiana. Il sound di quell’album però era stato in alcuni frangenti un po’ appesantito dalla produzione spectoriana di Jack Nietzche, memore delle celestiali derive lisergiche di “Broken Arrow” e “Expecting to Fly” sperimentate coi Buffalo e lo stesso Young ne era insoddisfatto.

Neil decise quindi di dare una sterzata decisa alla sua musica, cooptando la garage band californiana Crazy Horse, per abbracciare quella cupa e ruvida elettricità che avrebbe costituito uno dei poli della sua intera produzione successiva. Il risultato fu “Everybody knows this is Nowhere” : un album prodigioso, certamente seminale e registrato in appena due settimane, che reinventò completamente il marchio di fabbrica del loner Canadese. Affiancato dalla duttile sezione ritmica composta dal batterista Ralph Molina e dal bassista Billy Talbot, e dal talentuoso chitarrista ritmico Danny Whitten, Neil mise in primo piano la sua chitarra elettrica. Non eccezionale in teoria, ma nei fatti strepitosa. Dolente, scorata, infuocata, libera di sfociare nel feedback e nell’improvvisazione e in grado di forgiare quel suono distorto e cacofonico quintessenziale per diversi generi dei decenni successivi, a partire dal noise e dal grunge.

A cominciare dallo splendido titolo (tutti sanno che qui è nessun luogo: “younghiano “ fino al midollo), i risultati suonano ancora oggi eccellenti: sia quando Neil si mantiene dentro la grammatica pop-rock con melodie assassine appena vivacizzate da abrasive partiture fuzz ( “Cinnamon Girl”, “Everybody Knows This is is Nowhere”), sia quando dilata le scorribande del “cavallo pazzo” in odissee lancinanti e visionarie. “Down by the River” e “Cowgirl in the Sand” sono in tal senso due apici insuperabili, e trascinano in un vortice chitarristico impetuoso, solcato dalla voce di Young, sempre più sicuro nell’alternare il suo celebre falsetto a rauchi sfoghi (“ I shot my baby!”). Se la prima sarà per sempre un cavallo di battaglia per lunghe ed estenuanti jam dal vivo, della seconda emerge chiaramente anche il gusto melodico e un testo tra i più ispirati e toccanti di Neil, tanto che verrà spesso proposta come sofferta ballad in versione acustica, ad esempio nei tour con Crosby, Stills & Nash.

Forse meno memorabili, ma altrettanto felici sono gli altri tre episodi dell’album. “Round & round” è una classica ballata younghiana, avvolta dal solito immarcescibile falsetto del suo autore e da una morbida, circolare psichedelia che riporta ai fasti dei Buffalo Springfield. “The Losing End (When You’re On)” è un allegro country-rock che testimonia della meravigliosa alchimia esistente tra i Crazy Horse e Neil, mentre “Running Dry (Requiem for the Rockets)” spiazza tutti con atmosfere western e dissonanti da murder ballad, solcate da un divino violino.

Un album dunque fondamentale e ancora fresco, frutto dell’irripetibile atmosfera di fine anni Sessanta. La magia non sarebbe sopravvissuta al grande freddo dei Seventies, e Danny Whitten sarebbe stato uno dei caduti illustri, rapito dall’ ago e dal danno compiuto. Ma Neil Young andò avanti anche per lui.

V Voti

Voto degli utenti: 9,2/10 in media su 36 voti.

C Commenti

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Cas (ha votato 9 questo disco) alle 12:08 del primo maggio 2008 ha scritto:

con Neil Young è sempre un problema...qual'è il suo vero capolavoro? questo o harvest, oppure tonight's the night, o rust never sleeps? sta di fatto che this one è indubbiamente un lavoro ottimo, anche se personalmente sono stato stregato tempo fa da harvest che rimane il mio preferito...ma va beh dai, un otto e mezzo se lo merita!

Vito (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:55 del 26 dicembre 2019 ha scritto:

Tonight's the night su tutti

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 10:18 del 26 dicembre 2019 ha scritto:

Anche per me il disco del 1975 è l'apogeo della sua carriera, ma dal 1968 al 1979 non scende mai sotto l'otto abbondante e scodella almeno cinque capolavori per cui ucciderebbe più o meno chiunque.

Vito (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:59 del 28 dicembre 2019 ha scritto:

Vero ,ma anche alcuni dischi degli ultimi anni sono straordinari;penso a le noise, psychedelic pill, a letters home.i più brutti restano quelli degli anni 80 tipo trans, reactor che tuttavia rappresentano scelte audaci e coraggiose che,quantomeno, meritano rispetto.

Utente non più registrat (ha votato 8 questo disco) alle 13:20 del 28 dicembre 2019 ha scritto:

Se per te inseguire le mode merita rispetto...

Gengis il Kan (ha votato 10 questo disco) alle 12:29 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Se proprio dovessi dire un disco di Neil Young, se proprio dovessi scegliere uno solo tra tutti i suoi capolavori... io sceglierei questo.

bart (ha votato 8 questo disco) alle 0:49 del 15 aprile 2010 ha scritto:

Un disco che sa alternare molto bene momenti di dolcezza ad altri energici. Stupendi soprattutto gli intrecci vocali e le cavalcate chitarristiche dei brani più lunghi.

casadivetro (ha votato 10 questo disco) alle 5:17 del 23 marzo 2011 ha scritto:

"Voglio vivere con una ragazza che profuma di cannella", così parte questo disco.

E cosa bisogna aggiungere?

Perfezione, acidità, lamenti vocali sublimi, chitarre solide e parlanti, canzoni immortali.

dalvans (ha votato 9 questo disco) alle 14:32 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Bellissimo

Ottimo disco

naima (ha votato 8 questo disco) alle 20:31 del 31 marzo 2013 ha scritto:

...io lo amo questo disco...ma...che dire se un amico ieri sera mi dice: chitarra di Neil imprecisa, fuori tempo...e assoli che andavano di moda in quegli anni ma che ora i ragazzi fanno nelle loro camerette...cavalcate elettriche fini a se stesse. Non ci sento l'anima dentro. Per me è tutto il contrario, ci sento l'anima, il dolore, rabbia rassegnazione e slanci di vita feroci e delicatissimi...mah! Per quanto riguarda le imperfezioni e il fuori tempo mi aiutate voi?

Lezabeth Scott alle 21:49 del 31 marzo 2013 ha scritto:

Ti diciamo che il tuo amico spara stronzate a mille, tipo M5S.

naima (ha votato 8 questo disco) alle 22:25 del 31 marzo 2013 ha scritto:

...sospettavo

The musical box alle 6:34 del 2 aprile 2013 ha scritto:

Immenso....quando vale la pena di essere nati

The musical box alle 6:34 del 2 aprile 2013 ha scritto:

Immenso....quando vale la pena di essere nati

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 9 questo disco) alle 16:01 del 11 maggio 2013 ha scritto:

ogni nota suonata dalla sua chitarra racconta una sensazione, una visione, una storia. fra gli album in studio è quello che preferisco. Anche se il suo MONOLITE assoluto secondo me resta WELD, però io c'ho la fissa coi live, quindi tutto nella norma

classicsor (ha votato 9 questo disco) alle 15:14 del 25 agosto 2013 ha scritto:

non male come disco, dieci penso dia esagerato ma un nove da cpaolavoro ci sta bene, i tre brani considerati "capolavori" sono eccezzionli, sopratutto l'ultimo brano, grande scelta della seconda chitarra ritmica di stoppare a ogni battito, non male i 3 assoli di Young... 9

glamorgan alle 8:56 del 20 marzo 2014 ha scritto:

ce ne fossero di album come questi,per quanto riguarda la chitarra fuoti tempo non saprei dire,non sono un musicista,mi chiedo solo: è possibile che un artista faccia uscire sul mercato un disco con la parte di chitarra imprecisa e fuori tempo?

Utente non più registrat (ha votato 8 questo disco) alle 9:08 del 7 ottobre 2019 ha scritto:

Wow. Qua Young si rivela per lo straordinario cantautore/musicista che è. Maturato in maniera eccezionale rispetto che nell'esordio (che comunque conteneva l'emozionante Last Trip to Tulsa), qua si pone non più come allucinato folk-singer ma come musicista rock e nervoso chitarrista elettrico inconfondibile. Sicuramente uno dei suoi album più importanti in assoluto. Il suo modo così titanico di intendere il country-rock, la sua debole e malata voce, resteranno negli annali del Rock.

Quindi un bel capolavoro, al netto di qualche piccola ingenuità.

Vito (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:49 del 26 dicembre 2019 ha scritto:

Primo capolavoro di neil Young e tra i miei preferiti è un disco senza sbavature e già estremamente personale;ci sono brani che hanno fatto la storia del cantautorato mondiale preconizzando ,grazie al superbo lavoro della crazy Horse,tutta la musica grunge con vent'anni di anticipo.

Vito (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:50 del 26 dicembre 2019 ha scritto:

Primo capolavoro di neil Young e tra i miei preferiti è un disco senza sbavature e già estremamente personale;ci sono brani che hanno fatto la storia del cantautorato mondiale preconizzando ,grazie al superbo lavoro della crazy Horse,tutta la musica grunge con vent'anni di anticipo.