V Video

R Recensione

7/10

Okkervil River

The Stage Names

Quando meno te lo aspetti, ecco gli Okkervil River in versione estiva. Ti aspettavi un altro disco di folk rock malinconico ed evocativo o un proseguimento della linea scura inaugurata con "Black Sheep Boy", ti aspettavi qualcosa che sapesse già d’autunno. Invece Will Sheff e compagni estraggono dal cappello un album vivace, mosso, scanzonato e festoso. La copertina scoppia di colori, i testi di ironia, Sheff di gioia: una carnevalesca estate americana si apre davanti ai vostri occhi.

Come mettere all’angolo la nostalgia? Allora, per cominciare: via le fisarmoniche, sistematicamente sostituite dai fiati, il che, assieme a un tocco più ruvido nella produzione, rende il sound dei texani più scombussolato, più estroso, più Neutral Milk Hotel. Molto meno decisivi, in più, tastiere e wurlitzer, che arretrano in secondo piano. E ancora: la voce deboluccia di Sheff si striminzisce, si imbizzarrisce, si assottiglia, si estende in alto ai limiti della propria non eccelsa gamma. E infine: il ritmo si velocizza. Subito in "Our Life Is Not A Movie Or Maybe", con il piano a scandire le note del ritornello e un interludio sconnesso che dà un ulteriore tocco di eccentricità.

Sheff saltimbanco, insomma, un po’ alla Colin Meloy, come nel finale festante di "Unless It’s Kicks" o in "A Hand To Take Hold Of The Scene", dove ci sono pure un piano cabarettistico e tanti claps allegri e beati. I claps tornano in "You Can’t Hold The Hand Of A Rock’n’Roll Man", ai 2:05 della quale Sheff stecca palesemente. Ma non importa a nessuno, anche perché il ritmo very rock e lo sfondo quasi beachboysiano spazzano via tutto.

Poi, inevitabilmente, c’è anche qualche parentesi più intimistica, che è dove per tradizione i texani riescono meglio: bellissima "Savannah Smiles", con la batteria sostituita da un metronomo, e xilofono ed archi a librare la melodia. Piacevoli anche "Plus Ones", più tipicamente okkervilliana e retrò, e lo stupendo finale folk di "John Allys Smith Sails", sospeso in un’amara malinconia che si scatena nella coda più cantabile, con la voce di Sheff che si confonde con la tromba.

Di band assieme colte e melodiche come gli Okkervil River non ce ne sono molte in giro. Sono gli zii divertenti, i padri di famiglia che se la spassano tra un libro di poesie e un whiskey, sono la faccia più domestica del folk rock, sono una pacca sulla spalla. Questo disco non sarà la svolta della loro carriera (ci voleva qualcosa di più, anche in quantità: nove pezzi sono pochini), ma l’ascolto è sempre una bella avventura. Nel fiume Okkervil quest’estate ci si può fare persino il bagno.

V Voti

Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 30 voti.

C Commenti

Ci sono 9 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 11:02 del 13 agosto 2007 ha scritto:

Condivido la tua analisi,in sostanza,per quanto forma e contenuti suonino ineditamente scanzonati e i preparativi per la smobilitazione della fenomonologia più autentica e toccante del loro sound siano già cominciati,è comunque una delizia ascoltarli sbozzare i loro imperituri cantici da bighelloni di provincia...

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 5:59 del 14 agosto 2007 ha scritto:

sostanzialmente d'accordo

nonostante l'abbandono della malinconia di facile successo alla black shhep boy gli Okkervill hanno sfornato lo stesso un ottimo disco, un pelo sottotono nel complesso rispetto al precedente ma di una diversione riuscitissima: più solare e più "rock".

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 9:14 del 14 agosto 2007 ha scritto:

Lo ascolterò

Black Sheep Boy era davvero un gioiellino, nulla da dire. Lo stile, il suono, l'attitudine, la fiorenza di idee: tutto mi piace negli Okkervil River. Quindi, ben venga questo nuovo cd. Ottima recensione.

Zeta (ha votato 8 questo disco) alle 14:34 del 18 luglio 2008 ha scritto:

A mio avviso un grande disco, piacevole da ascoltare. Splendida la canzone Plus Ones.

otherdaysothereyes (ha votato 8 questo disco) alle 16:45 del primo maggio 2009 ha scritto:

A distanza di due anni, ritengo questo e il precedente Black sheep boy, due fra i migliori dischi della decade. Tempo fa ho votato 8/10, ma forse il disco merita, al pari dell'altro album suddetto,9/10. In ogni caso, grandi Okkervil river!!

simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 19:45 del primo maggio 2009 ha scritto:

RE:

Infatti, mi sa che hai ragione. A suo tempo fui un po' tirato, ma è cresciuto esponenzialmente alla distanza. Otto tutta la vita.

target, autore, alle 12:39 del 2 maggio 2009 ha scritto:

Io rimango del parere espresso nella recensione. "Black sheep boy" sì tra i migliori dischi della decade, ma questo proprio no. Ci sta andando a causa, mi pare, più delle solite tendenze inerziali e del fatto che alla sua uscita gli Okkervil iniziavano a sfondare in un pubblico più vasto. Ma il loro debutto ("Don't fall in love with everyone you see") e in parte anche il seguito ("Down the river of golden dreams") a questo disco, secondo me, danno un punto secco.

4AS (ha votato 7 questo disco) alle 18:16 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Hanno provato a fare un disco più mosso e festoso rispetto al precedente, ma alla fine i pezzi migliori sono quelli meno festosi e più folk ("savannah smiles" e "plus ones").

folktronic (ha votato 8 questo disco) alle 11:33 del 15 novembre 2010 ha scritto:

Forse quello che preferisco di loro....la loro A Girl in Port vista dal vivo a Firenze mi e' rimasta nel cuore.