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R Recensione

8/10

Waterboys

Fisherman’s Blues

Mike Scott, Scozzese di Edimburgo ha sempre desiderato suonare musica folk Irlandese , e con Fisherman’s Blues coronò un grande sogno.

Ecco la storia di quel sogno che coincide con la storia degli avvenimenti che accaddero tra il 1985 e il 1988 e che videro protagonisti una cerchia di musicisti, Mike Scott e l’Irlanda, la magnifica isola color smeraldo che tanto determinò gli eventi che racconteremo.

Tutto ebbe “inizio” quando Mike Scott , fondatore e leader dei Waterboys fece la conoscenza a Edimburgo del violinista irlandese Steve Wickham ( Mike ascoltò un suo demo che Steve aveva realizzato per Sinead O’ Connor) che lo inviterà a trascorrere il capodanno a Dublino; Mike accettò e lo raggiunse in Irlanda con l’intenzione di restare solo qualche settimana ; si fermò per 5 anni.

Spiegare una permanenza così lunga è possibile  solo con la enorme passione per la musica Irlandese che portò Mike a suonare di continuo spostandosi tra Dublino e Galway dove, in una splendida casa privata (Spiddle House ) immortalata nella luminosa fotografia della copertina del disco, il gruppo al completo, si trasferì per la registrazione del lato B dell’album.

  “i suoni d’irlanda riempirono le vite di tutti loro”.

Così, lentamente e forse inconsapevolmente, tutti quei giorni di session dal vivo o settimane e settimane di registrazioni vere e proprie gettarono le radici profonde di quel gran disco che sarà “ Fisherman’s Blues” .

In quei giorni il suono Folk si fa sempre più spazio nel sound della band anche se molti brani suoneranno con un approccio “ no traditional” influenzato dal rock  pur restando fortemente ancorato ai classici della scena Folk Irlandese.

Sull’isola Mike Scott verrà raggiunto dal sassofonista e tastierista Anthony Thistlethwaite, dal bassista Trevor Hutchinson, e dal batterista Peter Mc Kinney, che parteciperà alla registrazione dei brani del solo lato A eseguite al Windmill Lane Studios di Dublino sotto la mano esperta di Bob Jhonston produttore californiano che aveva già lavorato con Bob Dylan per tutti gli anni 70.

Seguirà un periodo intenso di spostamenti tra, un tour in Europa e un viaggio a San Francisco da Jhonston , durante il quale ,decine di bobine verranno registrate; tornati in Irlanda, nel corso del 1987 , ancora ore e ore di session e registrazioni in compagnia di moltissimi musicisti locali di primissimo piano.

Arriviamo così al 1988, data di pubblicazione del disco, che conterrà 10 brani (nella prima versione in vinile pubblicata) e la presenza di ospiti prestigiosi del calibro di Alec Fin, Frankie Gavin, il fisarmonicista Martin O’Connor, il popolarissimo cantante Gaelico Thomas Mac Eoin e il flautista Colin Blakey.

 Con tale quantità e una così alta qualità le basi per un lavoro di forte impatto e grandi suoni ci sono tutte.

Il disco è carico di passione, energia e grandi canzoni di Folk Rock; come dicevamo, saranno pubblicati solo 10 pezzi su quasi 30 già pronti; poi nel 2001 sempre la Ensign pubblicherà “ Too Close to Heaven “, una sorta di 2° parte di “ Fisherman’s Blues”, grandi emozioni anche sul disco “minore”

L’album, nel suo insieme, trasmette una grande forza lirica esaltata dal cantato

coinvolgente di Mike, aiutato in questo, da una omogeneità dei brani e da arrangiamenti indovinati senza mai eccedere in inutili ampollosità  che avevano rappresentato il tallone d’achille dei precedenti lavori dei Waterboys .

I suoni che spero sentirete sono sempre armoniosi e gentili semplici diretti e assolutamente sinceri; i Waterboys suoneranno la musica che amano e basta.

Fisherman’s Blues” è il brano che apre il disco e lo intitola ; Scott e soci non potevano scegliere meglio, l’impatto è notevole il ritmo è trascinante e dalla sonorità ampia e potente; il magico violino di Wicham ci guida alla scoperta dell’isola verde mentre Scott con la sua voce contribuisce alla perfetta armonia della canzone , classica anche oltre l’ambito strettamente Folk .

We Will not be Lovers “ è un brano molto lungo, teso, quasi elettrico nella sonorità generale caratterizzato sin dall’inizio da un continuo inseguimento tra il violino di Wicham e la complessa trama ritmica della batteria che determina l’originale sviluppo della canzone ; ci aspettiamo che finisca da un momento all’altro, e invece prosegue dilungandosi forse un po’ troppo nella ripetizione di un finale troppo dilatato.

Strange Boat “ è pura armonia folk pop note allungate suono quasi idilliaco, violino e armonica a comandare la danza di un suono country che sarebbe certamente piaciuto molto al vecchio Neil Young che sembra aleggiarvi dall’alto.

World Party “ è più elettrica quasi un rock con il pianoforte a comandare le operazioni e il violino a completare un suono in cui anche la chitarra elettrica di Mike si fa sentire; belli i cori e gli inserimenti delle congas e, nel finale, anche di una tromba in sottofondo, tutto ciò contribuisce a trasmettere alla canzone una forte capacità visionaria.

Sweet Thing “, bellissima, chiude il lato A del disco e qui la parte principale se la prende prepotentemente l’interpretazione trascinante e personalissima di Mike , insieme ,come sempre , ai suoni di Wicham; grande pezzo dove il folk il pop e la grande tradizione del songwriting di Dylaniana memoria tornano alla mente,sia pur originalmente interpretati dalla voce di Mike.

And a Bang of the Ear “ apre alla grande il lato B ed è fresca allegra trascinante e molto adatta ad una festa Irlandese dove il contatto con la natura è molto sentito; il suono è comunque deciso e gli strumenti ( la fisarmonica e il violino sono super) si trovano alla perfezione con la parte vocale. Si possono chiudere gli occhi, lasciarsi trasportare dalla musica e si vede l’Irlanda; bello l’organo del finale suonato da  Thistlethwaite.

Has Anybody Here seen Hank ?” è una lenta e rarefatta ballata country che sembra voler raccontare la fine di una lunga giornata trascorsa a ballare e a bere; Si sente il fiato di un gigante della country music come Hank Williams.

When will web e Married ? “ è un brano “traditional” voce pianoforte e violino sono di grande bellezza e di una forza evocativa notevole con una interpretazione complessiva della band che fa sì che questo pezzo resti attaccato al cuore : ascoltatelo!, Big Irish Music.

When je go Away” inizia con un’apertura cristallina proseguendo in un’ atmosfera vellutata con la voce di Mike in assoluto primo piano, e così il brano scorre via in modo naturale ed elegante quasi rilassato colorata dagli arabeschi policromi disegnati dal violino di Wicham.

The Stone Child “ è il pezzo conclusivo del disco e arriva subito dopo un brevissimo traditional di violino e chitarra.

Sentiremo Mike duettare con il cantore gaelico Tomas Mc Keown dalla voce sognante accompagnato da un piano in sottofondo e dal dolce suono di un flauto;

si tratta di uno studio sul poema di Yeats “ The Stolen Child” tratto da Crossways, brano dalla grande atmosfera.

Così con estrema naturalezza e dolcezza tutti i pezzi di “Fisherman’s Blues” ricompongono quel sogno che ben 5 anni prima aveva animato le scelte di Mike Scott e dei suoi  Waterboys sogno che si esaudisce con il rendere omaggio alla grande tradizione della musica popolare Irlandese.

Con il loro disco i Waterboys entrarono al gran galà del Folk dalla porta principale passando per il gran salone delle feste quello con la scalinata monumentale che porta al piano delle stanze da letto occupate di diritto da Van Morrison, Chieftains, Mooving Hearts; grandissimi nomi che incutono soggezione e rispetto, ma questi ragazzi, parteciparono al Gran Galà entrando dritti e a testa alta, certo, senza l’abito elegante e con la barba incolta ma con la consapevolezza di aver fatto quello che desideravano; suonare la musica che amavano senza compromessi, per il semplice gusto di farlo, e senza mai ,dico mai, pensare ad altro che non fosse la passione per la musica folk.

Personalmente, gli sono molto grato.

 

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Voto degli utenti: 7,9/10 in media su 4 voti.
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lev 7,5/10
REBBY 8/10

C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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eddie alle 9:34 del 22 dicembre 2007 ha scritto:

li ho macinati per anni, oggi molto meno ma gran disco

lev (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:01 del 4 novembre 2012 ha scritto:

ho ritirato fuori questo disco dopo anni. che bello!

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 10:27 del 5 novembre 2012 ha scritto:

Ed il precedente (This is the sea) è ancora meglio.

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 22:43 del 11 ottobre 2016 ha scritto:

Capolavoro della BIg Music, con alcuni fra i momenti più alti della carriera di Scott. La title-track da pelle d'oca, ma anche la lunga, morrisonianissima "And a Bang on the Ear". Incredibilmente, la cover di Van The Man non sfigura accanto all'originale, evitando peraltro l'oleografia.