Bob Log III
My Shit Is Perfect
Quest’uomo è un deficiente. Un pazzo. Un maniaco. Un misogino. Un pervertito. Un buffone.
Immaginate di vedere salire su un palco un tizio vestito da uomo-proiettile e con un casco da motociclista in testa. Attaccata alla visiera del casco, all’altezza della bocca, c’è una cornetta telefonica. Seduto su uno sgabello, si piazza al centro del palco con una chitarra acustica elettrificata appesa al collo, e con i piedi comincia ad azionare i pedali di alcuni pezzi di batteria (una cassa, un charleston …) e varie altre bizzarre percussioni. Contemporaneamente suona la chitarra in maniera furiosa, quasi sempre con la tecnica blues dello slide o con un fingerpicking imbizzarrito. Mentre suona, canta attraverso il casco (e la cornetta).
La sua musica è una combinazione incendiaria di blues marcio (“Goddam sounds good”), boogie-rock suonato alla velocità della luce (“Mr Sis Boom Bah”) e garage-blues ossuto e martellante (“It’ the Law”). Secondo la leggenda, questo pazzoide ha perso la mano sinistra quando era bambino, e adesso si ritrova al suo posto una zampa di scimmia, che gli consente di suonare la sua amata slide guitar a velocità forsennate (“Bucktooth Potato”). Durante lo show, dimostra di avere anche ottime capacità ritmiche (“Bump Pow!”), di saper utilizzare con folle originalità le pause blues (“Manipulate your figments”) e di mantenere desta l’attenzione anche quando il ritmo vorticoso delle note concede una pausa (l’andamento sghembo e decadente di “Bumper Car”). Si va avanti così fino alla fine, tra sleaze rock per barboni (“Shake A Little, Wiggle It And Jiggle It Too”), stomp-blues (“Bang Your Thing At The Ball”) e attacchi trash- (nel senso di immondizia) punk (“Shinkansen The!”).
Folle, sporco e divertentissimo. Garage ‘n’ roll a base di alcol e sesso. Busker-blues dalle periferie dell’America. Perché poi scopri che in America Bob Log III è una specie di leggenda vivente: l’inventore del “Tit clapping” (?) e del “Boob Scotch” (“Put your boob in my scotch/Come on get your tit in my drink”, da “Boob Scotch”, brano di punta del precedente album “Bomb Log” – 2003), elogiato da Tom Waits (che l’ha definito “the loudest strangest stuff you’ve ever heard”) e punto focale di un piccolo culto che vede protagonista l’etichetta Fat Possum e molti vecchi e giovani bluesman (T-Model Ford, Junior Kimbrough, R. L. Burnside, Entrance …).
Un fenomeno locale ma seguitissimo (anche se Bob Log III sta riscuotendo un buon successo in Giappone). Un po’ come accade qui da noi con i neomelodici napoletani. Certo, il paragone è avvilente, ma che ci volete fare? L’America è un’altra cosa: ad esempio, loro hanno Barack Obama, mentre noi abbiamo … sì insomma, noi non ce l’abbiamo.
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