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R Recensione

7,5/10

Ty Segall Band

Slaughterhouse

L’anno scorso con Goodbye Bread, prima uscita di un certo peso internazionale (per Drag City) dopo una gavetta un po’ carbonara cominciata nel 2008, ne avevamo fiutato il talento. Lo avevamo pronosticato come uno dei maggiori eredi di quella dinastia californiana di garage rock revisionista, escoriato, promiscuo , imbastardito al crocevia dell’esplosione del post-punk e dell’hardcore e da tutta una controcultura pulp e psichedelica, che affonda le sue radici fino alla mitica Bomp! Records del compianto Greg Shaw. Ed oggi, anche alla luce del nuovo Slaughterhouse, possiamo dire che non c’eravamo sbagliati. Frenetico come la musica che suona, fra collaborazioni, progetti, ep, album a vario nome e titolo, il biondo e selvaggio Ty Segall imprime un’ accelerazione impressionate e forse decisiva alla sua carriera con un album realizzato in soli tre giorni, praticamente in presa diretta, in compagnia della band che di solito l’accompagna in tour: Mikal Cronin (già Epsilon e Okie Dokie, oltre che solista a sua volta) al basso, Charles Moothart alla seconda chitarra, Emily Rose Epstein alla batteria.

 

L’intesa fra i musicisti e la fisicità da impianto live, appena limata da qualche accorgimento di studio (a cura di Chris Woodhouse), sprigiona un sound al calor bianco che rende alla perfezione quello che, stando a quanto dichiarato dallo stesso musicista, avrebbe dovuto essere un mix purissimo, non tagliato di “Stooges + Hawkind o Black Sabbath”. La batteria è cruda e greve come poche, ma quando serve capace di cambi di tempo e scatti brucianti, il basso enfio e possente, le chitarre di Segall e Moothart protagoniste assolute fra feedback e fuzz sparati ad altezza d’uomo, staccati agili e velocissimi e micro-assoli abrasivi. La ferocia dei suoni, mai così duri e distorti in passato, su cui aleggia un sentore marcio ed elettrizzante di psichedelia oppiacea, e l’avvicendarsi tirato della scaletta non concede pause, né sbocchi acustici (come ad esempio nel predecessore).  L’opener “Death” è un ottimo biglietto da visita in tal senso: intro spinato di feedback e poi uno space-rock al limite dello stoner che si avvita in un finale urlato e disturbante.

 

Vale la pena di ascoltare per credere come, nella mente febbricitante e visionaria di Segall, un vecchio e tranquillo brano di Fred Neil, “The Bag I’m In”, si trasformi in uno spunto garage disciolto nell’acido di un girone albiniano d’altri tempi fra fuzz muriatici e screamin’ di gola. Né sono da meno l’hardcore falcidiato e torturato tipo Black Flag prima maniera di “Slaughterhouse”, il groove rallentato e deformato, spinto quasi alle soglie del noise di “The Tongue” o “Diddy Wah Diddy”, rock’n’roll retrofuturista con Bo Diddley alla testa della Jon Spencer Blues Explosion, l’heavy-blues lento e velenoso, fomentato dal cantato grottesco e schizoide di Segall, che punta ad un finale quasi raga in “Wave Goodbye”. Gli unici accenti melodici sixties e quasi surf s’irradiano da “I Bought My Eyes”, su un riff basale peraltro coriaceo, “Tell Me What’s Inside Your Heart”, ritmo ballabile sfumato da coretti allusivi e sulfurei nel ritornello e da “Muscle Man”.

Infine, per gli amanti della sperimentazione più sporca e improvvisata, arriva, in cauda venenum, “Fuzz War: esondazione free-form di quasi 10 minuti interamente a base di sciami distorsivi e intermittenti scrosci di rullate all’impazzata.

 

 Mercuriale capacità di deformare i generi, istinto muscolare, qualità nella scrittura: in Ty We Trust!

V Voti

Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 6 voti.
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Noi! 7/10
MyRadio 7,5/10
ThirdEye 8,5/10

C Commenti

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Cas alle 11:12 del 18 agosto 2012 ha scritto:

che disco fulminante, simo! una scarica di adrenalina continua, ottima proposta!

Voltaire (ha votato 5 questo disco) alle 8:29 del 19 agosto 2012 ha scritto:

Sopravvalutato. Mi dispiace ma a me non piace proprio.

nebraska82 (ha votato 6 questo disco) alle 15:17 del 31 ottobre 2012 ha scritto:

è bravo e simpatico, ma la sua cover di femme fatale è proprio bruttarella!

nebraska82 (ha votato 6 questo disco) alle 15:18 del 31 ottobre 2012 ha scritto:

ThirdEye (ha votato 8,5 questo disco) alle 23:44 del 8 settembre 2013 ha scritto:

Disco della madonna. Pochi cazzi.