Placebo
Battle For The Sun
I Placebo sono una delle band che più ho amato in questi ultimi dieci anni. Quelle atmosfere tetre che il rock ha un pò snobbato nell'ultimo decennio, quei testi velenosi e rancorosi, quelle chitarre sanguigne e raffinate e quel tocco glam che non guasta, hanno finito per convincermi.
Molko e Olsdal si presentano per questo Battle for the sun accompagnati da un giovanotto di ventidue anni, tale Steve Forrest, sostituto dello storico batterista Steve Hewitt. L' etichetta non è più la Virgin, ma l'indipendente Pias.
Abbiamo davanti uno degli album più deludenti e inutili di questo già povero 2009. Il sole, portatore di luce e di freschezza, viene chiamato in causa per dimenticare quelle sonorità un pò dark che avevano fatto la fortuna della band, ma finisce per lasciarci un'immagine sbiadita di questa versione dei Placebo. A farla da protagonisti sono i chitarroni iper distorti tanto cari ad un certo rock di plastica tanto in voga nelle radio. quei testi al veleno tipici di album come Without you I'm nothing, vengono sostituiti da pietosi lamenti spagnoleggianti: "Mi corazon, cenicero", non so, forse per citare i Clash di london calling oppure, ipotesi più verosimile, i Coldplay di Viva la vida. Il nuovo look di Brian Molko è decisamente degno della grossolanità di quest'album: capello lungo tirato dietro le orecchie e basettoni alla Piero Pelù. Inoltre il leader della band ostenta qualche chilo di troppo, conquistato forse dopo gli incassi del precedente Meds.
Aspetto estetico della rockstar a parte, quest'album si farà ricordare soltanto per qualche piacevole episodio come la titletrack o come la ballata Happy you're gone, il resto è noia pura. Distorsioni pop-rock trite e ritrite, testi pseudo romantici e adoloscenziali buoni come colonna sonora di Dawson's creek. Musicalemente molti pezzi partono con il consueto marchio di fabbrica della band, per poi sfociare in un frastuono indefinibile, causato un pò dai power chords di Molko, un pò dal cacionaro nuovo batterista che già fa un pò rimpiangere il meno tecnico ma sicuramente più raffinato Hewitt. Infine, ultima dolente nota, l'album presente un'indegna copertina in cui è rappresentato un cielo azzurro con un sole eclissato. Una delle più banali e inutili mai viste. Povertà di idee.
Molko ha dichiarato che Battle cambierà il destino del rock, credo intendesse in peggio, o quanto meno spero si trattasse di semplice humor inglese. Il 2009 per i placebo sarà un anno da dimenticare, chi ha amato questa band aspetterà fiducioso il prossimo album.
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