Alice in Chains
Unplugged
Ho sempre diffidato nei concerti Unplugged di Mtv. Una tipica moda anni '90: prendevi la band del momento che vendeva un botto, la mettevi in uno studio televisivo con un pubblico ossequioso, gli facevi eseguire uno dietro l'altro i loro pezzi più famosi e incidevi il tutto su cd, lp, vhs e dvd. Il gioco era fatto: poca fatica e una valanga di copie vendute. La musica spesso si riduce al solo business, questo lo sappiamo tutti, ma quando il business genera il capolavoro allora forse il gioco vale la candela.
E' il 28 maggio del 1996 e al Majestic Theatre della Brooklyn Academy of Music si esibiscono gli Alice in Chains: Layne Staley voce, Jerry Cantrell chitarra solista e voce, Mike Inez al basso, Scott Olson alla chitarra ritmica e Sean Kinney alla batteria. Questo concerto divenne il canto del cigno della band considerata una delle quattro meraviglie del Grunge. L'ultima apparizione del grande Layne Staley davanti un pubblico, dato che l'eroina lo stava divorando lentamente.
Luce soffusa di lumini rossi e chitarra sognante: si apre così il concerto degli Alice, con i musicisti che salgono uno alla volta sul palco, salutati dagli applausi del pubblico. L'ultimo a salire è il frontman, accolto da un boato. Pelle bianchissima e occhiali da sole neri che non lasciano intravedere nemmeno un ciglio. La bellissima Nutshell scorre lentamente e impalpabilmente, con quei versi da pelle d'oca e quel giro di chitarra che chissà in quanti avranno imparato a strimpellare.
La seconda è la intima Brother, scritta da Cantrell, come la maggior parte del materiale della band, ed eseguita con freddezza e distacco, enfatizzando ancor di più quei versi cupi.
No Excuses e Sludge Factory sono due fantastici pezzi che fungono da meraviglioso preludio alla perla dell'album: la straziante Down in a Hole. La band scherza col pubblico e quando Layne toglie gli occhiali, il suo sguardo resterà per sempre impresso nel cuore di ogni fan del gruppo: pupille inespressive e senza colore e occhiaie da paura. E' chiaro che la tossicodipendenza lo sta stroncando. Down in a hole, proposta in versione del tutto diversa da quella incisa in Dirt, è cantata anche da Jerry Cantrell, come molte delle canzoni proposte nello show, ed è la tipica canzone che contringe l'ascoltatore a pigiare il tasto "repeat".
La lugubre Angry Chair propone un inedito Staley alla chitarra, mentre Rooster è l'altro capolavoro dell'album. Dedicata da Cantrell al padre e alla sua esperienza in Vietnam ( Rooster era il suo nomignolo ), parte sottotono per poi esplodere in un ritornello urlato dal cantante. Got Me Wrong è il tipico pezzo grunge, con quel cantato che richiama subito alla mente Cobain, mentre Heaven Beside You è cantata da Cantrell e il suo ritornello ha fatto epoca.
Un giro di basso di Inez introduce la bellissima Would? e Jerry Cantrell dimostra ancora una volta che oltre ad essere un chitarrista pregevole, è anche dotato di un'ottima voce. Layne, come un presagio, comunica al pubblico la bellezza e l'importanza di quello show, nemmeno sapesse che quella sarebbe stata l'ultima volta e immediatamente dopo Jerry, con un arpeggio, introduce la misteriosa quanto stupenda Frogs. La blueseggiante Over Now, eseguita impeccabilmente dai cinque, è il preludio dell'ultimo brano di questo meraviglioso concerto. L'ennesima perla regalataci è Killer is Me, eseguita come al solito dal duetto vocale Staley-Cantrell.
La band ringrazia il pubblico e quel "thanks" decreta non solo la fine di un concerto meraviglioso, ma anche l'uscita di scena di una band che ha fatto la storia del suo genere e che si colloca come pietra miliare degli anni '90.
Forse troppo oscurati dai colleghi di Seattle Nirvana e Pearl Jam, gli Alice in Chains sono un gruppo fondamentale per chiunque pensa che il sentimento e le emozioni debbano esser messe in primo piano nella musica.
Layne Staley, apparso in pessima forma fisica durante il concerto, morirà il 5 aprile del 2002 ( esattamente otto anni dopo la morte del leader dei Nirvana ) in seguito ad un'overdose di speedball. Il suo cadavere verrà ritrovato solo due settimane dopo. Aveva deciso di condurre una vita solitaria e in seguito alla morte della sua ragazza, l'eroina divenne la sua unica compagna. Il mondo della musica, lo sappiamo tutti, è spietato e crudele e le riviste musicali dedicarono solo qualche trafiletto per Layne: un artista che se fosse morto quando il Grunge era ancora alla moda, oggi sarebbe uno specie di mito superuomo alla Kurt Cobain.
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