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R Recensione

7/10

Ilenia Volpe

Radical Chic Un Cazzo

PREFAZIONE  - Scrivo questa recensione in prima persona. Per questo strappo alle norme generali che regolano la stesura di una recensione, articolo di giornale o saggio che sia, chiedo umilmente venia a tutti voi lettori ed alla mia ex professoressa di italiano, che per fortuna non era quella di Ilenia Volpe.

L'ELOGIO DELLE URLA - Per raccontarvi al meglio il disco, ho bisogno di partire da un presupposto molto generico, da tenere costantemente in considerazione durante la lettura di questo scritto: le urla sono ancestrali. Le urla sono autentiche. Le urla sono conseguenze esterne di determinati status interiori caratterizzati dalle più disparate sensazioni. Sono ancora più autentiche delle lacrime o dei sorrisi, che possono essere più facilmente mistificati. È proprio per questo che ho un debole per la gente che grida e forse è anche per questo che grido anch'io, anche mentre parlo. Quando qualcuno urla, lo fa perché è costretto, perché non può frenarsi, perché non può farne a meno. Se poi questo qualcuno dimostra di avere una voce impeccabile anche quando sussurra e, imperterrito, sceglie di continuare a gridare deve necessariamente essere solo perché non riesce a frenare l'istinto fingendosi quieto.

APPROCCIO - Pochi secondi prima di sentire il disco, mi è capitato di imbattermi nella tracklist con annessa la durata di ogni brano. Leggendola mi è saltato in mente, a tradimento, l'album omonimo dei Ramones: una similitudine forse scontata o banale, ma comunque inevitabile, visto che la scaletta consta di 11 canzoni che si protraggono nell'arco di soli 33 minuti. Fra l'altro, le prime note lasciano trasparire un qualcosa di punk, sicuramente contaminato da altro, ma che rimane di radice inequivocabilmente punk. E poi le grida. Proprio quelle grida che non mi aspettavo. Avevo sentito Ilenia Volpe collaborare con Operaja Criminale in Roma, guanti e Argento e mi ero trovato di fronte ad una voce melodiosa, armonica, quasi soave. Poi ho ascoltato In centro all'orgoglio, duetto con Moltheni e mi ero fatto l'idea che la sua voce fosse così. Morbida, delicata. E per questo mi aspettavo un disco completamente incentrato su di essa; certo, il titolo, Radical Chic Un Cazzo, avrebbe dovuto di per sé farmi capire che quest'album sarebbe stato completamente diverso rispetto a come me l'ero immaginato. Ed invece l'ho capito solo quando mi sono arrivate in faccia le prime parole come schiaffi, a regalarmi un approccio sorprendente, nel vero senso della parola.

CRITICHE CRITICABILI - Fare un disco così non è da tutti. Si corrono dei rischi, tipo quelli di cadere nel ripetitivo o nel "già sentito"; la critica, infatti si è rivelata discorde nei confronti di questo esordio. C'è chi lo considera banale, nei testi e nelle sonorità che non avrebbero nulla di originale o innovativo. In realtà, la situazione è un po' diversa. Ilenia Volpe dimostra un coraggio invidiabile nell'entrare in studio e di mettersi a suonare quello che viene, così come viene, con Giorgio Canali di fronte che registra tutto, in presa diretta, per poi sbatterlo su un disco con un titolo che, obiettivamente, è una figata.

SOUND - Non è certo un mistero che il disco sia di chiara matrice grunge e punk rock, che rimembri gli anni Novanta dei mostri sacri, quali Nirvana e Soundgarden, ed del movimento riot grrrl. L'influenza delle L7, infatti, non passa inosservata e si fa sentire in tutta la sua irruenza in più episodi.

PAROLE - Sangue, vomito, morire, demoni, macerie, inferno… sono vocaboli che ricorrono spesso nei brani di questo album. Ovviamente, non possono che legare alla perfezione con le atmosfere spietate ed impetuose delle basi musicali. Non sempre i testi sono ricercati o poetici, ma c'è da dire che nei punti più melodici del disco viene fuori anche l'interessante vena compositiva dell'artista romana.

LA PROFESSORESSA - Ilenia Volpe ha più volte dichiarato che La mia professoressa di italiano è venuto fuori praticamente per caso, con Canali che le ha detto: "vai dentro e canta quello che ti pare". Ne è uscito un pezzo arrabbiato, diretto e istintivo, che a molti è parso banale. Io credo che brani del genere, talvolta, facciano anche bene alla salute, ché, tanto, per prendersi sul serio c'è tutto il tempo. Urlare che la propria professoressa di italiano era una grandissima puttana, esteticamente orrenda, dialetticamente chic, schitarrare da matti e far vestire Giorgio Canali da prete sarà anche scontato, per alcuni, ma è puro divertimento. Proprio quel divertimento che manca alla musica in questi anni. Divertimento sincero.

MOMENTI DI QUIETE - Quando grida è pura adrenalina, è vero. Ma nei rari casi in cui Ilenia Volpe sveste i panni dell'urlatrice riesce anche ad emozionare. Episodi come Mondo indistruttibile o Preghiera sono autentiche perle all'interno di questo disco, con ritmi più lenti e testi meno accesi, che spezzano davvero bene con la falsariga arrabbiata ed irruenta di tutto il resto.

SENZA PRESUNZIONE - Sono convinto che Radical Chic Un Cazzo sia venuto fuori senza nessuna pretesa, se non quella di essere un disco colmo e ricolmo di sincerità, di istinto, di pura indole. Nient'altro. Il risultato è qualcosa di estremamente ruvido, non perfezionato, in pieno stile punk/grunge, capace di rendersi comunque piacevole e apprezzabile. La già citata scelta di registrare tutto in presa diretta si sente e rende l'album più immediatamente fruibile, marcando ancora di più, se possibile, l'istintività del disco. Ilenia Volpe ha talento, non ci sono dubbi; ciò è confermato non solo dal disco in sé, ma anche dalla qualità delle collaborazioni e dalla capacità interpretativa dei brani che non sono suoi. Adesso ci sarà da rimboccarsi le maniche e fare qualcosa di diverso. Una volta, circa Patti Smith, ha detto: "Lei è unica. Come potrebbe non piacermi? È una che con la sua voce riesce a colpirti come una coltellata al cuore senza aver bisogno di urlare. Io sogno di fare la stessa cosa ed un giorno ci proverò". È un ottimo punto di partenza. Lo spirito c'è, la rabbia pure; se ci sarà anche altro, ce lo dirà il tempo, anche se a mio avviso Giorgio Canali ha colpito ancora.

TITOLI DI CODA - L'album è stato registrato tutto a Bassano del Grappa presso il Chichoi Studio di Steve Dal Col, storico componente dei Frigidaire Tango che ha suonato chitarra elettrica ed e-bow in questo disco, firmando anche le musiche dell'ultimo brano in scaletta, Preghiera. Oltre a Steve Dal Col, sono stati parte della band Andrea Ruggiero, già Operaja Criminale, al violino, Riccardo Dal Col, fratello di Steve, alla batteria e Giorgio Canali alle chitarre e al basso. Con questa formazione, Ilenia Volpe ha registrato circa metà del disco; l'altra metà è stata suonata insieme alla band che accompagna l'artista durante i suoi concerti, composta da Dario Mattia alla batteria, Roberto Fasciani al basso e Fabio Staffieri alla chitarra elettrica. Sono presenti due omaggi: il primo è Direzioni diverse, reinterpretazione della versione originale de Il Teatro degli Orrori; il secondo è Fiction, brano inserito nell'album Generazioni, il tributo al Santo Niente. I testi sono tutti di Ilenia Volpe, a parte Gli incubi di un tubetto di crema arancione, scritto insieme a Lucia Rehab Conti, ed, ovviamente, i due omaggi precedentemente citati. Oltre alla produzione artistica, Giorgio Canali ha anche mixato il disco, con la supervisione di Diego Piotto. La produzione esecutiva, invece, è stata curata dalla Disco Dada.

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