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R Recensione

8,5/10

Suuns

Images du Futur

L'autista dell'autobus mi parla di spread, delle ragioni per cui avrei dovuto votare la protesta, per protesta, di protesta, quando una volta era il cucchiaio di Totti o le arringhe che contrapponevano le tesi sul brutto naturale rispetto al prosperoso rifatto bene. Per terra e' sporco, c'è odore di pipì, ci sono le cacche dei cani che devo evitare, non mi posso distrarre. Sono tante, alcune rigogliose, altre più mestamente piccole e rinsecchite. Attenzione però, vanno assolutamente evitate anche quelle, me lo ripeto come un mantra. Al supermercato faccio la spesa con i successi in sottofondo. Ma l'hai sentito Mengoni? È favoloso e poi c'ha na voce. Si ma i Modà? Arrivo alla cassa, sono stanco e tanto triste ("i Modà?"), c'e' fila, tanta fila. Ma cosa vuole, e' venerdi', la gente smette di lavorare e fa la scorta per la settimana. Forza però, manca poco. Giusto il tempo che la nonnina lì davanti trovi nella sua borsa i 2 centesimi che le mancano per fare cifra esatta. Poi una signora, in grembiule verde e tacchi a spillo, capelli color mogano strisciati di giallo, molto stirati, unghie da pantera, annuncia svogliatamente al microfono che "apre di qua". Ecco che finalmente comprendo sulla mia pelle cosa intendeva dire Quel tale con quell'ipocrita “gli ultimi saranno i primi”.[...] Che paese di merda.

No, non sono impazzito, per quanto non possa comunque escluderlo categoricamente. Sta di fatto che è frustrante vivere in questo paese dove tutto ciò è la norma e troppo spesso ci si sente fuori luogo, non a proprio agio. In Francia, almeno all'apparenza, le cose vanno diversamente. Nel campo musicale, ad esempio, negli ultimi anni  si sforna musica di sicuro valore tanto da essere facilmente esportata in tutto il mondo. Un francese, almeno da questo punto di vista, può sentirsi appagato da quello che la propria terra sa offrire, e i riconoscimenti oltre frontiera dei propri figli inorgogliscono meritatamente questa gente.

Il krautrok sta tornando in auge ma la matrice crucca è ormai solo un punto di riferimento sentimentale, ragion per cui forse, oggi più che mai, sarebbe meglio esprimersi in altri termini (motorik?). Se l’anno scorso avevo apprezzato davvero tanto gli album di Tristesse Contemporaine (S/T) e soprattutto di Zombie Zombie (Rituels d’un nouveau monde), quest’anno il lato elettronico del mio cuore ha seriamente rischiato di esplodere.

 

Da Montreal, dal Canada francese,  arriva questo Images du futur dei Suuns, l’album più bello che mi è capitato di ascoltare da quando racconto dischi. È relativamente poco tempo che lo faccio, sebbene giudizi sui dischi ascoltati, tanti, ne ho sempre dati. Ma si sa, verba volant. Per far si che qualcosa rimanga, bisogna scriverlo, non importa dove, l’importante è lasciar traccia.

 

L’immaginario è  sempre in qualche modo francese, ragion per cui la geografia della musica elettronica che si rifà a certe tendenze va necessariamente aggiornata se non addirittura riscritta. Images du futur è stato scritto e registrato quando a Montreal imperversava una fervida protesta studentesca che Ben Shemie, leader della band, giura abbia influenzato pesantemente l’animo del gruppo e conseguentemente l’intero album, con quel suo clima di “eccitamento, speranza e frustrazione”. Tutto, in effetti, sembra riportare l’animo dell’ascoltatore nella direzione di un eccitamento calmierato da una costante e deprimente sensazione di rassegnazione.

 

Attenzione, il cocktail suddetto è micidiale e rischia seriamente di destabilizzare. La parte elettronica eccita, stordisce, richiamando spesso dimensioni oniriche ed ultramateriali; il ritmo mette marzialmente in riga; le chitarre tagliano come lame affilatissime che stuzzicano maliziosamente ferite aperte e sanguinanti, dove il dolore ed il piacere scoprono i tanti punti in comune.  C’è un generale senso di tristezza nell’aria, ma c’è anche una voglia matta di risollevarsi.  C’è energia, c’è una sonorità ricca, strutturata su vari livelli che si sovrappongono dando vita ad un tripudio di note, fisiche ed elettroniche, che lasciano letteralmente senza fiato (Mirror Mirror, 2020, Power of Ten, Holocene City). C’è quell’impagabile senso di soddisfazione dato dal volersi legare ad ogni singola traccia con morbosità, perché la si ritiene unica e gratificante, come capitava forse nelle compilation di brani tosti che si usava preparare per tenere in macchina, dove non si ha tempo e modo di saltare le tracce o trovare quella giusta da ascoltare. Qui tutto è giusto, tutto va ascoltato, niente è fuori posto.

 

E se Zinedine Zidane avesse fatto bene a darci quella testata? E se ce l'avesse tirata più forte, saremmo forse oggi un paese migliore? I Modà, sarebbero ancora così apprezzati da una moltitudine di gente ancora in vita? Vabbè, poco importa, sarebbe solo una delle davvero tante ragioni per le quali questo paese dovrebbe essere lasciato a se stesso, o alla moltitudine di persone che qui ci vive bene o senza grossi drammi.

Per il resto, Images du futur è il disco più bello da quando racconto dischi. Uno dei più belli da quando ho smesso di ascoltare la classifica e ho cominciato ad apprezzare la Musica.

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 20 voti.
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BC_U11 8/10
mavri 7,5/10
motek 5,5/10
hiperwlt 6,5/10
ethereal 5,5/10
mutter 7/10
andy capp 8,5/10
brian 5,5/10
plaster 3,5/10
REBBY 6/10

C Commenti

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mavri (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:40 del 14 marzo 2013 ha scritto:

Che il 5 di Pitchfork sia assolutamente ingeneroso è fuor di dubbio. L'album è piacevole e coinvolgente ma probabilmente non un capolavoro mondiale.

Franz Bungaro, autore, alle 17:03 del 14 marzo 2013 ha scritto:

Dopo il 4 agli ALT-J ho smesso di andare su Pitchfork, veramente. Da quelle parti i voti li danno senza ascoltare i dischi. Secondo me invece ha ancora senso ascoltarli, specie se poi se ne vuole scrivere. Ma è una mia opinione.

swansong alle 19:39 del 14 marzo 2013 ha scritto:

Recensione molto accorata..hai giustamente voluto farci partecipi del tuo coinvolgimento quando ascolti me scrivi di musica..bene! Ti dirò anche che condivido molte delle amare riflessioni che hai svolto all'inizio del tuo scritto...sulla proposta che dire, forse siamo lontani dal mio orecchio, ma posso tranquillamente riconoscere che un certo fascino queste tracce tutto sommato ce l'hanno...

TexasGin_82 (ha votato 7 questo disco) alle 20:10 del 14 marzo 2013 ha scritto:

azz. questi li sto ascoltando per la prima volta ma mi hanno già colpito.

Voltaire alle 11:35 del 15 marzo 2013 ha scritto:

Lo sto ascoltando da un paio di settimane e mi piace molto. Per ora uno dei dischi che mi ha preso di più quest'anno

TexasGin_82 (ha votato 7 questo disco) alle 17:13 del 15 marzo 2013 ha scritto:

La base di Music Won't Save You ricorda terribilmente quella di A New Error dei Moderat.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 11:42 del 17 marzo 2013 ha scritto:

Non so se più invogliato dal 5 di Pitch o dal 9 de "Il Mucchio" ho ascoltato questo disco che, a prima vista, non sentivo così vicino a me. E invece lo sto apprezzando tanto, sebbene debba ancora metabolizzarlo. "2020" spacca! E' proprio il caso di dirlo. I bassi ti entrano nella pancia, le chitarre ti tagliuzzano la pelle e il mantra del cantato ti annebbia la vista... Canzone mooolto pericolosa....

Ora Franz, però, permettimi una cosa: incipit e conclusione della recensione mi hanno infastidito parecchio. Potevo tenermelo per me (mentre scrivo sono già pentito, ti assicuro, perché non voglio polemizzare), ma non ce l'ho fatta. Innanzitutto il Canada francese c'entra poco con la Francia: sarebbe come accomunare Spagna e Argentina, più o meno. Poi io la Francia la conosco un po'. Credi davvero se la passino meglio? Io direi di no... Mai sentito le radio nei supermercati francesi? Ti troveresti - tu - male anche lì... Basta con questo povero Mengoni e con questi poveri Modà... Che facciano quello che vogliono...

L'ITALIA NON E' UN PAESE DI MERDA. Trovo sia una frase orribile, Franz... E' il posto più bello del mondo, con tutte le sue contraddizioni, debolezze e meschinità. Lasciatelo questo paese, lasciatelo a se stesso e alle persone che ci vivono senza grossi drammi - pur in mezzo ai drammi -, come il sottoscritto. Ce la caviamo tranquillamente...

Mi spiace, ma anche se il tuo voleva essere uno sfogo, una provocazione, non lo accetto. Chissenefrega, dirai? Pazienza. Volevo dirlo. Scusa Franz, scusate tutti...

Franz Bungaro, autore, alle 14:34 del 17 marzo 2013 ha scritto:

SAlvatore, non ti direi mai "chissenefrega", anzi. M' importa sempre tanto l'opinione di tutti, che cerco sempre di rispettare., anche quando, come in questo caso, non la condivido. Per quanto riguarda il disco, sono contento che ti piaccia, a me fa letteralmente impazzire. E più l'ascolto e più mi piace!

musicanidi alle 22:34 del 24 marzo 2013 ha scritto:

Molto piacevoli e intriganti...bella pagina.

benoitbrisefer (ha votato 7 questo disco) alle 16:09 del 25 marzo 2013 ha scritto:

L'elettronica non è il genere che prediligo (e le mie conoscenze principali si muovono sull'asse kraut/synthpop fra '70 e '80) ma questo mi pare un bel disco davvero, combinazione intelligente ed emozionante di incursioni nel passato (talvolta mi è sembrato di sentirci qualcosa anche dei Suicide) e di un attento scrutare nel futuro...

Una parola sulla querelle Italia sì, Italia no. Credo che ogni categorizzazione estrema non riesca mai a cogliere la realtà. Ok, c'è Sanremo, i Modà, Mengoni (me li sono sorbiti alla radio mentre ero a letto con 39 di febbre e a tratti sono riuscito a divertirmi e non solo a irritarmi.... ) c'è pure questo e bisogna accettarlo, come bisogna accettare che il buon vecchio Piero Pelù sia finito nel gorgo dei talent show (sic transit gloria mundi!!), ma c'è anche ad esempio l'ultimo disco dei Pankow che è una vera goduria.... Insomma non siamo i meglio al mondo, ma non siamo neppure la faccia ridicola della Francia, ma un Paese in cui c'è spazio per le ciofeche e per la buona musica... A noi saper scegliere!!

Franz Bungaro, autore, alle 18:20 del 25 marzo 2013 ha scritto:

chiaro che si! Poichè però le mie parole, la mia provocazione in particolare, è stata colta male, permettetemi di spiegarmi meglio.So benissimo che in Italia non c'è solo Mengoni (per inciso, altrove mi occupo solo di musica italiana, e non perché mi paghino o ci guadagno qualcosa, ma solo perchè mi piace e ci credo in quello che i nostri artisti della scena underground fanno). Il problema del parallelismo con la Francia sta nel fatto che politicamente, socialmente ed economicamente (oltre che geograficamente) dovrebbe essere uno dei paesi più simili a noi. Per lavoro poi sono spesso lì, posso dire di conoscere Parigi e i parigini molto bene. Dovrebbero essere molto simili, invece c'è un abisso. Tralascio ora le altre cose e mi concentro sulla musica. Loro hanno più Mengoni e Modà di noi in patria, ed alcuni sono veramente delle cose abominevoli. La differenza sta nel fatto che oltre a questi hanno una pletora di artisti che fa musica che rompe facilmente i confini, noi no. A parte Biagio Antonacci, Ramazzotti e la Pausini, che fanno concerti in sud america e in altri paesi dal cuore latino, e Toto Cutugno e Pupo in Russia, i nostri musicisti di spessore, quelli di musica ricercata e non commerciale, che vendono e si esibiscono all'estero, sono davvero pochissimi. Perché siamo ridicoli quando cantiamo in inglese, e cantare in italiano, per quanto possa risultare romantico, non è così apprezzato fuori. Sarebbe come cantare in greco. Non si può sentire, a meno che non sei greco, o italiano, nel caso nostro. Perchè i francesi ci riescono così bene invece? Sarà che gli italiani che non raccolgono le cacche dei loro cani alla fine sono gli stessi che fanno gli artisti? Non lo so davvero, ma in cuor mio le mie considerazioni sono cattivissime, però me le tengo per me. Chiudo dicendo che questo paese mi fa schifo, e voi siete liberi di dire che non è vero, che è un paese bellissimo, che "è il paese più bello del mondo". Attenzione però a non confondere il bello con l'abituarsi al brutto. Che a vivere per due settimane in una fogna, poi ci si abitua presto, e ci si affeziona pure.

Gio Crown (ha votato 7 questo disco) alle 19:43 del 14 aprile 2013 ha scritto:

bel lavoro e molto interessante tutto l'impianto musicale direi. A tratti ipnotico, a tratti sognante. Qua e là volta forse un po' ripetitivo ma sempre accattivante. Mi dà anche l'impressione che "cresca" con lo snodarsi dei brani che sembrano diventare sempre più coinvolgenti e affascinanti (da Mirror Mirror a Sunspot a Holocene City a Music won't save you)

Riguardo la discussione qui iniziata, faccio una domanda da completa profana della critica musicale: ha senso legare un artista e la sua musica ad un Paese? I Suuns sono di area e coltura francese (sono canadesi, no?) eppure sono collocabili almeno come ispirazione nel cd Krautrock, che parte dalla Germania. Qui si parla di buona musica, e in un mondo globalizzato come il nostro connotare un musicista secondo la nazionalità può non esser più appropriato. Ormai anche essi sono "cittadini di questo mondo" e traggono ispirazione dalle le molteplici sonorità che permeano questo strano Universo anche quello virtuale.

e tuttavia, purtroppo, concordo con Franz sul giudizio sul provincialismo della scena musicale italiana. Non è che un riflesso del provincialismo generale di questo povero Paese, così bello e affascinante e pure così meschino dove manca quello che di solito rende grande un popolo: il senso civico di appartenenza e quindi di cura di ciò di cui si fa parte.

Alessandro Pascale (ha votato 7,5 questo disco) alle 12:10 del 12 giugno 2013 ha scritto:

disco molto interessante, anche se gli manca un po' di maturità per essere una rivelazione. Troppa discontinuità e frammentarietà nelle intuizioni.

forever007 (ha votato 6 questo disco) alle 19:53 del 21 giugno 2013 ha scritto:

Suono ripetitivo e noioso..

Ivor the engine driver alle 17:40 del 16 luglio 2013 ha scritto:

Visti ieri in concerto. 3-4 pezzi molto riusciti, il resto un po' noiosetto. Però mi han fatto venire voglia di comprare il precedente che infatti me lo ricordavo meglio di questo. Risentito stamattina e mi ricordavo bene.