R Recensione

7/10

Various Artists

Son of Kraut

Il titolo potrebbe far pensare ad un inedito di Frank Zappa. Invece,  siamo di fronte alla risposta concreta ad una domanda che ha agitato pensieri ed azioni dei curatori di questa antologia: la gloriosa stagione del kraut rock germanico degli anni ’70 ha lasciato tracce presso le attuali generazioni o è stata del tutto dimenticata ?

Quasi fisiologica conclusione di una trilogia curata dall’etichetta germanica Sireena , che ha messo in fila negli anni scorsi “Jazzkraut” e Livekraut” due raccolte di gruppi d’epoca (fra gli altri, Guru Guru ed Embryo),  il nuovo “Son of kraut” prende le fila dal 1991, epoca della incisione più datata, “This moon of both sides”, a nome “The perc meets the hidden gentleman” salutata allora  come un segnale  di chiara appartenenza al filone  : è un potente rock chitarristico espanso cantato in inglese leggermente indurito dalla pronuncia teutonica.

E documenta, nel seguito, alcune delle possibili eredità di Can , Neu, Faust e company, allineandosi ad eventi come l’annuale festival  di Burg- Herzberg o a magazine come Eclipsed, particolarmente attenti a quanto si muove nella nuova scena germanica.

Il testimone del passaggio integenerazionale è rappresentato da Dieter Serfas , già batterista degli Amon Dull II nel mitico “Phallus dei” , qui presente con il volo elettroacustico di “Lock in”, del 1997 con  i suoi Ear Tranceport , uno degli episodi migliori della raccolta.

Tutto il resto del materiale appartiene invece al nuovo millennio, e rappresenta un articolato catalogo di generi e attitudini, nei quali le ascendenze degli avi krauti, di  tanto in tanto, fanno capolino.

 Si varia dalle letture legate al rock psichedelico e spaziale (Space Debris, Electric Moon, Fantasyy Factoryy) alle varianti maggiormente connesse al prog (Electric Orange, che recuperano l’uso di strumenti d’epoca come il mellotron, o i floydiani RPWL) per arrivare agli episodi ispirati alla scena elettronica ed alla  scuola berlinese  (le compatte atmosfere create da Sankt Otten, l’electrowave di Tarwater, il mix fra elettronica e psichedelia di Level Pi)  .

Il menu si completa con gli episodi  di Le Mur, fra i più giovani ed acerbi del lotto, con la loro lettura di psycho rock arricchito dal sassofono,  e  con il doom jazz dei potenti Panzerballet.

 Nelle belle note di copertina formato poster, i curatori di Son of kraut precisano che, lungi da pretese di completezza illustrativa della scena kraut odierna, l’intento è stato quello di offrire agli ascoltatori un campionario di  influenze  e risonanze, che ciascuno potrà coniugare ai singoli maestri del genere, a seconda della proprie impressioni ed  opinioni di ascolto.

E magari,  cosa che negli anni ’70 non sarebbe stata proprio possibile, continuare la frequentazione tramite i siti web delle bands .

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