The Fresh & Onlys
House of Spirits
Dopo la svolta sophisti-jangle di Long Slow Dance (sorta di incontro tra The Go Betweens e The Smiths in salsa americana), che aveva ripulito per bene il sound della garage-band di Frisco, oggi è il tempo per una nuova fase, una nuova svolta che vede l'ensemble dare alle stampe una delle sue prove più ambiziose ed eteree. Sarà forse l'influsso esercitato dai grandi spazi del deserto dell'Arizona su Tim Cohen, che lì si è trasferito (when youre sleeping in a desert and its completely black outside and theres no sound, dream states are really intense because your brain is now formulating all this stuff), ma il sound dei Fresh & Onlys si è fatto più riflessivo ed espanso, prediligendo un approccio atmosferico e texturale, attento alla profondità sonora più che alla linearità compositiva.
House of Spirits si concentra quindi su una maggiore stratificazione, creando brani gonfi e dai contorni indefiniti, per una neo-psichedelia suggestiva e noir. Si prenda la splendida Who Let the Devil, dove il basso incalza minaccioso mentre le chitarre jangly sono tutto tranne che solari e sbarazzine, creando invece trame spettrali e malinconiche, ideale sfondo per le liriche di Cohen, immerse in riverberi e armonie gonfie e penetranti. Così Animal of One, che mette in scena una versione desertica dei Cure (periodo Seventeen Seconds/Faith), tra l'interplay delle chitarre impegnate l'una nel motivo twang-western, l'altra in un elegante ricamo jangle. E mentre le liriche dipingono una sofferta litania (the purpose of living / is harder to find) il clima si surriscalda, fino ad arrivare alla combustione finale, in progressivo fading.
Il disco si gonfia e accumula elettricità in brani come Bells of Paonia, cumulo ambient di riverberi e stratificazioni, si rilassa con April Fools, con le sue leggere pennellate di synth che macchiano uno dei brani più briosi del lotto, sfuma nell'elegante acquerello di Ballerina, trova uno sfiato nell'incalzante Hummingbird (o negli sviluppi della prima Home is Where?) e finisce ibernandosi nell'ultima, lunare, Madness, sorta di rivisitazione degli Spiritualized più eterei.
Un album che attesta l'ottimo stato di salute di una band in continuo movimento. I Fresh & Onlys, si interrogano, sperimentano, cercano un'identità. Il che significa, certamente, scarsa propensione all'equilibrio (ed è forse questa instabilità d'insieme a non far spiccare House of Spirits come potrebbe). In ogni caso, però, il dinamismo e la versatilità della proposta divertono ed attraggono. Speriamo che le prove degli ultimi quattro anni sappiano prima o poi approdare ad un risultato definitivo, alla meritata consacrazione.
Tweet