R Recensione

7/10

The Warlocks

Heavy deavy skull lover

I Warlocks arrivano alla quarta fatica sulla lunga distanza e bisogna ammettere che questa era un’uscita che si aspettava con ansia dopo dischi del calibro di Rise and Fall, Phoenix e Surgery, tutti e tre apprezzabilissimi pur tra alti e bassi. Piacciono i Warlocks perché sono uno di quei gruppi capaci di tuffarsi a capofitto nella giungla psichedelica dei 70s e di uscirne rinvigoriti, con tante idee per la testa che al contrario di tanti altre band, non puzzano poi di già sentito in maniera imbarazzante.

Certo, di rimandi ce ne sono ovviamente, e non si può non constatare che senza formazioni storiche come Hawkwind, Pink Floyd, Spacemen 3 e una fetta notevole di kraut-rock difficilmente saremmo qui a parlare dei Warlocks come di uno dei gruppi più importanti della neo-psichedelia "che conta" di questi ultimi quindici anni. Dopo la parentesi di Surgery, pubblicato per la major Mute e strutturato su un suono più soft il gruppo torna nel circuito “underground” entrando nella Tee Pee, una delle migliori case discografiche specializzate nella nuova psichedelia (Sleep, Brian Jonestown Massacre, Earthless per fare qualche nome).

Ne viene fuori un disco allucinato, che spazia su lunghe suite space-rock irrobustite da una buona dose di distorsioni fini a sé stesse a fare da sfondo continuo. Ma dietro il feedback c’è una inconsueta dolcezza e una raffinata sensibilità, che solo a tratti dà l’impressione di stanchezza e carenza di idee (Dreamless days, Death I hear you walking). The valley of death è un esempio riuscitissimo di questo meraviglioso intreccio tra una chitarra scarna e ruvida ma elaborata e un cantato soffice e suadente, in una morbidezza che fa pensare ai Soundtrack of our Lives in versione heavy

Forse a volte ci si perde e qualche passaggio a vuoto c’è, ma nel complesso i dieci minuti di Moving mountains sono esaltanti, specie nella devastante accelerazione finale. A cambiare registro si trova anche una buona dose di shoegaze (So paranoid) con ampi rimandi anche alla claustrofobia dei Jesus and Mary Chain rivista in chiave heavy-psycho (Slip beneath). E tra tirate rabbiose (Zombie like lovers) e inquietanti (Interludi in reverse) si arriva al termine di un viaggio che assume le sembianze di un grosso trip cinetico.

E nonostante rimanga l’impressione di qualche pausa a vuoto di troppo non si può certo dire di essere rimasti insoddisfatti.

V Voti

Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 5 voti.
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REBBY 7/10

C Commenti

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Ivor the engine driver (ha votato 7 questo disco) alle 10:16 del 5 dicembre 2007 ha scritto:

diciamo che io li aspettavo con l'ansia. ma di una ennesima grossa delusione, visto che l'ultimo era una bella cacca (una delle poche volte in cui concordavo con quei fighetti di pitchfork - gli diedero 1,8!). E devo dire che no0n è male questo nuovo, sarà per la Tee Pee, etichetta psichedelica dell'anno anche solo per il disco degli Assemble Head In SUnburst Sound, sarà per le manie di grandezza di Heckner naufragate clamorosamente, alla fine i Nostri hanno preso una china intimista interessante. La sua voce rimane una palla dopo un po', ma l'incipit coi primi due brani mi ha piacevolmente spiazzato. Ci trovo molto Spacemen 3 e Jesus e Maria Catena, ma a volte sembrano un incrocio delirante fra Velvet e Radiohead + depressi (ossia sempre). Devo valutare ancora bene ma una piacevole (e inaspettata) risalita artistica.

simone coacci (ha votato 9 questo disco) alle 17:43 del 10 gennaio 2008 ha scritto:

Assolutamente (e artificialmente) paradisiaco.

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 0:49 del 12 novembre 2008 ha scritto:

Bellissimo

Assolutamente il loro capolavoro........

Truffautwins (ha votato 9 questo disco) alle 2:39 del 14 novembre 2008 ha scritto:

Ottimo

Il disco è ottimo, ipnotico e con una neanche troppo nascosta vena pessimista!