The Associates
Fourth Drawer Down
Ho conosciuto gli Associates tramite il languore estenuato della ballatona Logan Time, il pezzo migliore di "The Affectionate Punch".
Ho iniziato ad apprezzarli sul serio con singoli pazzeschi come la frenesia giocosa e multicolor di Club Country o il romanticismo esasperato di Party Fears Two (forse il loro pezzo più bello in assoluto).
Ma è stata la raccolta Fourth Drawer Down a farmi definitivamente il cuore a brandelli: perché racchiude tutto il meglio di ciò che il duo scozzese ha rappresentato per la scena pop anni '80.
Alan Rankine e Billy McKanzie erano due menti prodigiose e due musicisti di vaglia: riuscivano a sposare il futurismo assurdista di molta new-wave (e dei padri putativi Roxy Music) con la frenesia della disco music e con una chitarra effettata, roboante, dal suono corposo e tagliente.
Aggiungendo quindi alla miscela una voce incredibile, al crocevia fra Brian Ferry, David Bowie, Tim Buckley e Scott Walker; tutti robustamente imbottiti di allucinogeni.
Visionaria e solenne, la voce di Billy (fra le più inimitabili del panorama rock) è rimasta un marchio di fabbrica tangibile, un valore aggiunto: non solo perchè è tecnicamente poderosa (si parla di svariate ottave), ma anche perchè è ricchissima di forza e di spessore, è pervasa da un'alienazione che si trasfigura in maestosità. Perchè profuma di cabaret mitteleuropeo.
Gli Associates erano e rimangono un gruppo pop, eppure è difficile memorizzare e assorbire incisi e melodie: il loro è un pop sinuoso e imponente, inafferrabile e pieno di movenze inusuali, essenzialmente obliquo e poco incline al ritmo o al ritornello di facile presa.
Le melodie sono tanto intricate quanto solenni, evocano pene d'amore struggenti, atmosfere decadenti, party che esorcizzano nella celebrazione pubblica pensieri privati agghiaccianti. Adorazione e terrore per le luci della ribalta (c'è un celebre pezzo - ora mi sfugge il titolo - in cui Billy accusa la scena new romantic di snobismo nei suoi confronti).
Gli Associates sono il neo-romanticismo nella sua essenza più pura: perché come i compagni di ventura riscoprono il valore delle immagini e sfruttano a pieno (quando ne hanno l'occasione) la potenza del video, che peraltro bucano benissimo. Perché sono intrisi di storia del pop ma guardano al futuro, perché sono anche produzione modernissima e sfavillante.
Ma sono il neo-romanticismo anche e soprattutto per la solennità che innerva la composizioni, animate da passioni che sembrano soverchiarli, figlie di un'epoca lussuosa e lontana.
White Car in Germany, forse il pezzo più celebre del duo, ci porta in un mondo ove convivono il decadentismo più disperato e il fascino glamour per l'eccesso. Mondo giostrato intorno al surrealismo dei testi, frammenti di ricordi e di epoche in cui l'amore sconfinava nella follia, nella venerazione.
Le trame sonore sono sature e sontuose, frutto di un lavoro di studio certosino, oltre che del talento anche strumentale di Rankine (chitarrista virtuoso ma anche valido tastierista): e A Girl Named Property ne è un brillante esempio. Ma sanno essere anche violente e prepotenti, quasi una versione funk-disco dei Bowie-Eno berlinesi: come nell'arruffata e quasi caotica Kitchen Person (notare sempre l'assurdismo di titoli e testi).
La raccolta è veramente straordinaria, per chiunque sia malato di pop istrionico: perchè anche Q Quarters, sinistra e sorretta da una melodia che oscilla ed ammalia come poche altre, o la rumorosa An Even Whiter Car, sono gemme per cui molti indie synth-poppers di ieri e di oggi farebbero carte false.
Il pezzo che mi ha però definitivamente convertito al credo McKanzie-Rankine e all'adorazione per questo pop epico e difficile è Tell Me Easter's On Friday, che si crogiola fra una strofa in crescendo ed un ritornello di acutezza impossibile che lascia senza fiato.
Spero converta anche molti altri fra voi: ne vale la pena, anche per ricordare che il new pop anni '80 ha saputo regalare moltissimo sotto tutti i profili, e può tranquillamente prescindere da certi nomi di punta che poco hanno aggiunto al genere, se non un po' di fondotinta e molti quattrini.
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