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R Recensione

9/10

David Bowie

Lodger

1979. Berlino, ancor lungi dalla caduta del muro, marchia il pezzo mancante del trittico che da lì prende il tratto distintivo della discografia. Eppure Lodger della capitale porterà solo il nome. Registrato tra Montreux e New York è sempre stato considerato il fratello un po' storpio dell'affascinante Low e del suadente Heroes. Il più eterogeneo dei tre, ma anche il più confuso. Il difetto sarebbe quello di contenere troppe idee facilmente perdibili in mani inesperte e scarse di genio: quando però a tirar le corde sono Bowie e seppur in minor spazio Brian Eno, la commistione dei piaceri sensoriali è ben presto assicurata. Il disco non presenta alcun brano strumentale al contrario dei due precedenti.

Lodger è un'aritmia musicale e canora, uno sbuffo di fumo dalla direzione incerta. Sempre annoverato tra i "quasi" capolavori, giace spesso all' ombra dei suoi predecessori e di qualche nipote ben più ponderato, ma l'unicità del disco sta proprio in questo. Connubio di ispirazione e istinto firmato dal quel Bowie che sapeva sempre stupire, Lodger è un oratore solitario che verrà ascoltato con attenzione nel tempo e lancerà una moda cinque secondi prima che sia assorbita come moda.L' incontro musicale tra culture differenti è la peculiarità che fa del cd un pezzo unico nel suo genere all'epoca. Tema accennato in secondo piano in copertina dove a piè di pagina il titolo del disco è tradotto in quattro lingue inscritte in una cartolina di cui soggetto è un Bowie sfasciato.

A testimonianza, i ritmi tribali in "African nightflight" che accompagnano il testo recitato frettolosamente da Bowie e il reggae che si affaccia per la prima volta nella discografia dell'artista con "Yassassin (turkish for: long live)” - coverata in seguito dai Litfiba) che sfocia in melodie arabeggianti. Un sound retroattivamente Neu! caratterizza "Red sails" mentre "Move on" è una corsa elettropop che riavvolta nasconde quella "All the young dudes" ceduta in passato ai Mott the Hoople.

Vertice compositivo del disco, il singolo "Look back in anger" dove chitarra accelerata e batteria cavalcante si contendono la guida della canzone.In "Boys keep swinging" e "D.J.", entrambi singoli, giocano chitarre distorte e grattugiate, violini sghignazzanti e cori che riescono a mantenere una melodia canticchiabile e costante strozzata e sfumata sul finale.Vita simile si incontra in "Repetition" dove un basso molle si ripete su un solo accordo per tutta la canzone assieme a chitarre stonate.

"Fantastic voyage", ingannevole prima traccia del disco è l'unico pezzo dove il piano rende musicalmente romantico e melodioso il brano.Chiude il disco una "Red money" che fa da eco a "Sister midnight" (canzone targata Bowie – Pop nell'album The Idiot di quest'ultimo).

E non vi preoccupate se al primo incontro Lodger non vi piace, va prima frequentato.

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Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 24 voti.

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Alessandro Pascale alle 23:31 del 19 dicembre 2008 ha scritto:

dovrei riascoltarmelo con calma. In effetti hai detto bene, della triade è quello più bistrattato e io stesso non l'ho mai ascoltato come si deve lodger, quasi fosse una perdita di tempo che distrae dagli altri due. Cmq volevo fare i complimenti ad Alessia che mi sembra abbia già raggiunto un certo equilibrio in questa rece. Brava

unica cosa: togliamoci (e mi riferisco non solo a te ma anche ad altri) di parlare di "cd". Usiamo disco, album, lp. Tra l'altro all'epoca (1979) non so nemmeno se fosse già in commercio il cd-rom

loson (ha votato 7 questo disco) alle 0:16 del 20 dicembre 2008 ha scritto:

Sì bella rece, brava Alessia! Il disco è confuso, certo, dispersivo... Però in alcuni frangenti davvero ispirato e avanguardistico. Ricordo il commento di un amico, secondo cui Lodger sarebbe "una prova generale di "Remain In Light" dei Talking Heads"... In effetti non ha tutti i torti.

davidbowie_mangione (ha votato 8 questo disco) alle 17:54 del primo gennaio 2009 ha scritto:

Berlino - rientro

La terza parte dell'avventura berlinese. Non il massimo, ma Bowie riesce sempre a farci emozionare

Paolo Nuzzi (ha votato 9 questo disco) alle 11:45 del 8 settembre 2015 ha scritto:

Altro giro, altro disco assurdo. I prodromi della cosiddetta "World Music" sono tutti qui. Menzione speciale per "African Night Flight", quel piano preparato e quella batteria incalzante, nonchè "Fantastic Voyage", la classica ciliegina sulla torta.