David Bowie
Low
Tra il 1977 e il 1979 David Bowie dà alla luce la cosiddetta Trilogia Berlinese: Low, Heroes e Lodger, tre lavori che finiranno per contribuire in maniera determinante a stabilire il modello di riferimento, negli anni a seguire, per la new wave e le varie branche new romantics, electro-pop, sytnh-pop, techno.
Dopo gli anni del consenso glam di Ziggy Stardust e Aladdin Sane, si stabilisce negli Stati Uniti, soggiace alla fascinazione per la black music, ha il suo momento di gloria con i suoi lavori più soul, rischia il tracollo fisico e mentale entrando in un vortice senza fine di droga e paranoia.
Lunico modo per uscire dagli eccessi Losangelini è il ritorno in Europa, nella seconda metà del 76 si stabilisce per breve periodo in Svizzera, successivamente a Berlino (con lui anche Iggy Pop), in un modesto appartamento al 155 di Hauptstrasse.
Le sessions per il nuovo album Low, che in origine avrebbe dovuto chiamarsi "New Music Night And Day" (alcune copie sopravvissute in forma di acetato hanno una quotazione di mercato prossima ai mille euro) hanno luogo presso lo studio Hansa 2 di Berlino e soprattutto allo Chateau dHerouville in Francia nel settembre '76.
A produrre l'album è Tony Visconti, non Brian Eno come erroneamente qualcuno è portato a credere. Eno è ospite di lusso, sorgente di ispirazione per oscure trame ambientali, colto dispensatore di idee e spunti audaci, per la stesura delle liriche suggerisce l'uso di tecnica impressionista, atta a rendere l'aspetto complessivo del contenuto tralasciando ogni procedimento narrativo, l'ideale per la sofferta vena lirica del Bowie del periodo. I testi di Low sono stringati al massimo, bozzetti evocativi, carichi di suggestione riguardanti la sua attuale condizione di solitudine, alienazione, disorientamento.
Il vero architetto del suono innovativo dell'album fu Tony Visconti, che ne curo' la struttura, il missaggio, per dirla con le parole dello stesso Bowie: "nel corso degli anni non si è attribuito abbastanza merito a Visconti, il tocco su ogni cosa, dalla batteria al modo in cui è registrata la mia voce, è di Tony Visconti".
Il suono della batteria fu praticamente una rivelazione per la musica del decennio successivo, un sound ottenuto grazie ad un nuovo macchianario l' Eventide Harmonizer, ed un accurato lavoro in sede di missaggio.
Lo strumentale up-tempo Speed Of Life, in apertura del disco, è lo smagliante manifesto sonoro dell'album, un elegante pop dall'estetica electro-wave, ispirato dalla scena futurista kraut di Kraftwerk, Cluster, Harmonia, Neu! di cui Bowie è diventato avido divoratore negli ultimi anni; Breaking Glass è uno dei brani mantenuti, dietro suggerimento di Eno e Visconti, nella sua forma embrionale, meno di due minuti la durata, sostenuto da una linea di chitarra solista diverrà un highlight dal vivo, particolarmente enigmatico il verso "don't look at the carpet, I drew something awful on it/non guardare il tappeto, ci ho disegnato sopra qualcosa di orribile", che susciterà molta curiosità tra gli accaniti ricercatori di messaggi nascosti.
What In The World è un altro pimpante electro pop tutto synth e chitarre trattate, ai cori Iggy Pop; Sound And Vision singolo apripista, gioiello assoluto, oltre alla strumentazione standard si avvale di sibilanti percussioni sintetiche che negli anni a seguire verranno impiegate un pò ovunque da chiunque, sintetizzatori manovrati con abile gioco di potenziometri, sarà un buon successo anche senza la spinta di un video promozionale. Con Always Crashing In The Same Car si giunge a quella che potrebbe essere la vetta assoluta del Lato A di Low, la voce di Bowie è ovviamente eccellente ed ottimamente catturata da Visconti in tutte le tracce dell'album, ma in special modo in questo brano la resa vocale è superlativa, liriche colme di metafore difficilmente decifrabili, cantate da un automa senza vita e senza nessun trasporto emotivo, fluttuanti space-synth si susseguono slegati da tape loop a puntellare basso/batteria e la chitarra di Ricky Gardiner, qui accuratamente "trattata" da Brian Eno in persona, che suggestiva si svincola nel finale tutto strumentale.
Be My Wife, è il secondo singolo estratto e per il quale verrà girato un video decisamente minimale quanto affascinante, in evidenza il piano di Roy Young e sopratutto il basso di George Murray che con Dennis Davis alla batteria forma una delle più collaudate sezioni ritmiche Bowiane di sempre, A New Career In A New Town è anch'esso, come la traccia di apertura, uno strumentale up-tempo caratterizzato da una inconsueta quanto calda armonica a bocca in forte contrasto con il resto della strumentazione, che addirittura impiega la cassa percussiva dell'intro di Radioactivity dei Kraftwerk.
Nel Lato B del disco, vero e proprio incubo per i dirigenti della RCA totalmente disinteressati alla nuova smania sperimentale di Bowie, risiedono quattro tracce strumentali quasi del tutto prive di percussioni e dal mood meditativo/ambientale.
Interessanti a riguardo le dichiarazioni del protagonista : "il Lato 2 era più una osservazione in termini musicali, la mia reazione nel vedere il blocco dell'Est e come Berlino Ovest riesca a sopravvivere al suo interno, ... qualcosa che non potevo esprimere a parole", ecco allora Warszawa descrivere il senso di desolazione provato durante un viaggio in treno in Polonia, unico brano dell'album in cui Eno è accreditato come co-autore, tessiture ambientali tetre, flebili melodie di impatto quasi spirituale squarciate da parole senza significato se non quello fonetico, brano predominante, dal quale trarranno il loro primo nome (Warsaw) i futuri Joy Division di Ian Curtis, grande ammiratore dell'album. Art Decade e Weeping Wall, in quest'ultima Bowie suona tutti gli strumenti compreso vibrafono e xilofono, sono lo sguardo disincantato sulla Berlino del Muro e fungono da preambolo al gran finale di Subterraneans, la cui prima stesura risale allanno precedente per labortita colonna sonora del film Luomo che cadde sulla terra, un mesto commiato di impassibili e lugubri synth e singole note discendenti di basso su cui Bowie stesso sovrappone modulazioni di sax di grande atmosfera, il risultato finale è stupefacente.
Low uscì allapice dellondata punk (metà gennaio '77), e ad eccezione di alcune cose kraut e delle sperimentazioni di Eno, nulla suonava come Low. La critica rimase in buona parte spiazzata dalla generale atmosfera decadente ed opprimente dellalbum, non il pubblico che si rivelò più lungimirante degli addetti ai lavori facendo balzare lalbum in vetta alle classifiche da ambo i lati delloceano con grande soddisfazione della RCA, che pochi mesi dopo coniò lo storico slogan : cè la Old Wave, cè la New Wave e cè David Bowie. Fondamentale.
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