V Video

R Recensione

9/10

Franco Battiato

L'era del Cinghiale Bianco

Nel 1979, Franco Battiato, siciliano dallo spiccato gusto per l’esoterismo e la cultura orientale, era reduce da quella fase della sua carriera spesso definita “sperimentale” (degni di nota album davvero validi come Fetus o Sulle corde di Aries), che viene spesso fatta coincidere con il periodo compreso tra il 1971, anno della pubblicazione di Fetus, e il 1978, anno in cui L’Egitto prima delle sabbie vede la luce. Gli album di questo periodo incontrano talvolta pareri contrastanti della critica del tempo e scarsa eco commerciale, per usare un eufemismo.

Nel 1978, in seguito alla pubblicazione di L’Egitto prima delle sabbie per la Dischi Ricordi, Battiato cambia etichetta, passa alla EMI Italiana, evento che segna il ritorno di Battiato a una forma musicale più accessibile, ma senza dimenticare gli echi orientali che costelleranno sempre ogni suo lavoro.

Nemmeno L’era del cinghiale bianco costituisce un’eccezione, essendo un lavoro pieno di riferimenti alla filosofia di René Guenon e ricco di scenari asiatici tanto cari all’autore.

Registrato nello Studio Radius di Milano, l’opera vede la luce nel 1979 ed è il frutto di una collaborazione tra il nostro e alcuni tra i maggiori strumentisti italiani del tempo: per citarne tre, il grande Tullio De Piscopo alle pelli, Alberto Radius, proprietario dello studio e mitico chitarrista prog, e il fedelissimo Giusto Pio, eccezionale violinista e raffinatissimo braccio destro di Battiato negli arrangiamenti.

Gli influssi esoterici presenti nell’opera sono evidenti a partire dallo stesso titolo, omaggio al solito Guenon, e riferimento a una mitologica età dell’oro in cui l’uomo raggiunge la completa conoscenza e consapevolezza in senso spirituale, concetto che tornerà come leit-motiv in diversi punti del lavoro.

Si parte subito con la title-track: la potente sviolinata di Giusto Pio, i synth che piano piano si fanno avanti, e poi i delicati motivi di un Radius inacidito preparano il terreno alla quiete su cui danza leggiadra la voce di Battiato. Ma c’è dell’altro: un quattro quarti filato contrappuntato da un basso a tratti pop-disco, preludio embrionale a qualcosa che vedrà completa ideazione e realizzazione due anni dopo, con La voce del padrone (“Summer on a solitary beach” è in questo senso emblematica). Il risultato è una new wave ibrida ed eccezionalmente contaminata dal cantautorato italiano e dal caro, vecchio prog rock.  Battiato spera nel ritorno dell’era del cinghiale bianco, e dipinge nel frattempo trame orientali tra umide serate estive all’ombra di minareti e vecchi dalla barba lunga seduti ai bar, per finire con frasi arabe scandite con fare quasi balbettante e sospirato. Inizio potentissimo dunque, grazie a quello che diventerà uno dei maggiori cavalli di battaglia dal vivo del musicista siculo.

Si passa quindi alla seconda traccia, ovvero “Magic Shop”, dal testo spesso ermetico e misterioso, caratteristica che diventerà sempre maggiormente consuetudine ben rodata. Apre le danze la nostalgica armonizzazione delle chitarre di Radius, seguita da De Piscopo e da chitarre acustiche morbide posate su un tappeto synth. Battiato viene lasciato solo con quest’ultimo e parte con un’esemplare dell’ermetismo di cui si parlava: ”C’è chi parte con un raga della sera/ e finisce per cantare “La Paloma”/ E giorni di digiuno e di silenzio/ per fare i cori nelle messe tipo Amanda Lear”. Piano piano però vien fuori il messaggio del brano, accompagnato da una chitarra elettrica mai ingombrante e inframmezzato da cori soavi e sognanti; si riallaccia anch’esso al tema dell’era del cinghiale bianco, con un’aspra e sarcastica accusa dell’era del consumismo e della svendita della spiritualità (“Vuoi vedere che l’Età dell’Oro/ era appena l’ombra di Wall Street?/ La falce non fa più pensare al grano/ il grano invece fa pensare ai soldi”, o ancora “Supermercati coi reparti sacri che vendono gli incensi di Dior/ rubriche aperte sui peli del Papa”). Il secondo frammento dell’opera sostanzialmente fila via che è un piacere.

Lo stesso si può dire per il brano successivo: “Strade dell’Est” è una cavalcata rockeggiante con un incedere non affrettato, quasi rilassato a tratti, dal caratteristico suono sfumato anche grazie a tastiere che scimmiottano fiati annacquati. Come suggerisce facilmente il titolo, il brano offre diversi quadri dell’Est, perennemente al centro delle attenzioni del nostro aspirante sosia di Diego Milito (o probabilmente è Diego Milito a essere un aspirante sosia del Battiato dell’epoca), ma ciò che mi è risultato irresistibile dal primissimo ascolto è lo stile canoro del nostro, che insegue a tratti l’irresistibile basso e l’intera musica con esso, terminando i versi in tutta fretta, quasi per non uscire fuori tempo. Ciò che può sembrare un difetto è invece, a mio parere, piacevole all’ascolto, come nei versi “Spinto dai Turchi e dagli Iracheni/ qui fece campo Mustafà Mullah Barazani” in cui il nome del rivoluzionario curdo è detto tutto d’un fiato. E poi la scrittura di Battiato, a tratti ingenua, a tratti eccessivamente retorica e influenzata dalla letteratura, appare comunque piena di fascino e mistero tutto orientale, sapientemente miscelata con la carica di ermetismo di cui egli si fa spesso e volentieri portatore.

Si arriva così alla traccia semistrumentale (a parte qualche frase sospirata) dell’album, “Luna Indiana”, struggente notturno per pianoforte alla Chopin, accompagnato da archi sapientemente arrangiati, fino all’esplosione moderna, quasi elettronica, di una tastiera che affianca il solito convenzionale piano. Un intermezzo davvero godibile e piacevolissimo che conduce a quello che rappresenta probabilmente l’apice dell’album, e il pezzo più riuscito, ovvero “Il re del mondo”.

Ci troviamo ancora una volta al cospetto di una citazione di Guénon, dal momento che l’esoterista francese scrisse nel 1927 un’opera intitolata, appunto, “Il re del mondo”, appellativo riferito, secondo la tradizione dell’Asia centrale, al sovrano della mitica città di Agarthi, regno sotterraneo e nascosto agli uomini, dove questi, in compagnia di esseri semidivini, fugge dalla barbarie preservando le loro conoscenze.

“Il re del mondo” è un capolavoro strumentale di pregevolissima fattura, fatto di chitarre ritmiche insistenti e ossessive, su cui si inseriscono i controtempi di un magnifico basso e tastiere da mille e una notte, sognanti e provenienti da un mondo onirico, forse proprio dall’antico regno di Agarthi. Poi arriva la batteria di De Piscopo a scandire il ritmo con deliziosi fill di transizione tra una strofa e quella successiva.

La voce di Battiato scivola sopra tutto questo, come una saponetta su un lago ghiacciato, è avvolgente, delicata, morbida, sorretta da una musica fiabesca ma anche incalzante e tetramente preoccupata sul finale. Insomma, davvero un pezzo impossibile da scordare e che potrebbe bastare da solo per denotare l’incredibile livello artistico del lavoro in questione.

“Pasqua etiope” capovolge le atmosfere di “Il re del mondo”, tranquillizzando lo spettatore dopo la coda cupa di quest’ultima. Aria da grande celebrazione religiosa, con un piano intimista, magnifico, rassicurante, che culla le orecchie, anche grazie al supporto di archi, fiati dolcissimi, tra cui spicca un oboe solitario. Il tutto scandito magistralmente da un De Piscopo in grande spolvero, ben misurato e mai banale, con un suono asciutto ma corposo. L’atmosfera da celebrazione è accentuata da un Battiato in veste di sacerdote laico, che bofonchia una preghiera in latino e greco. Un pezzo assolutamente apprezzabile, anche se forse un po’ meno riuscito al confronto con gli altri: probabile però che l’unico vero difetto di questa traccia sia il suo essere immediatamente successiva a un gioiello ineguagliabile come “Il re del mondo”.

E si giunge così all’epilogo dell’opera, l’ultimo dei sette capitoli di questo magnifico lavoro. Con “Stranizza d’amuri”, Battiato l’esotico, l’esoterico, l’asiatico, quello della filosofia orientale, ci ricorda che è sempre e comunque un siciliano doc, un ragazzo di Giarre-Riposto (poi Ionia), provincia di Catania.

E così “Stranizza d’amuri”, canzone d’amore in siciliano, con uno xilofono vivace e armonioso, che fa compagnia a un violino dalla melodia ondeggiante e una grandissima sezione ritmica che si smarca dalla solita convenzione rendendosi protagonista nella coda del brano. In mezzo a tutto questo splendore, Battiato il siciliano racconta con voce flebile e rigorosamente in dialetto siciliano una storia d’amore ai tempi della guerra, la necessità del sentimento più grandioso e profondo che esista anche in un luogo e in un tempo dominato dalla morte e dalla distruzione, disseminato di immagini che respingono ogni speranza. Ed è in questo modo, con questo messaggio di speranza perpetua, che Battiato ci consegna l’ennesimo capolavoro di questo disco meraviglioso.

Possiamo facilmente dire che L’era del cinghiale bianco è un disco di transizione, una cerniera tra passato e futuro, tra sperimentalismo prog e pop intellettuale influenzato dalla New Wave.

La storia della musica è piena zeppa di dischi di transizione che, in virtù di tale status, appaiono incompleti, immaturi, “né carne, né pesce”. Battiato, da grande amante della contraddizione quale è sempre stato, costituisce a mio parere un caso isolato, un magnifico caso isolato. Battiato sforna un disco di transizione che costituisce la sintesi hegeliana della tesi sperimentalista di “Fetus” e dell’antitesi pop che troverà l’apice con l’acclamatissimo “La voce del padrone”, attraverso un abile e riuscitissimo processo di Aufhebung musicale.

Ed è con questo gioco dialettico che Battiato supera il presente e il futuro, consegnando agli ascoltatori attenti del 1979, una gemma indimenticabile.

In due parole: il capolavoro.

V Voti

Voto degli utenti: 8,6/10 in media su 24 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
zagor 8,5/10
Lepo 9/10
B-B-B 9,5/10
Cas 9,5/10
Lelling 9,5/10
Vatar 8,5/10
Vito 7,5/10

C Commenti

Ci sono 76 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 11:22 del 4 ottobre 2013 ha scritto:

tra questo, patriots e la voce del padrone non ha sbagliato nulla, grande il nostro ex assessore di crocetta!

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 18:30 del 4 ottobre 2013 ha scritto:

Ma anche i primi quattro son fenomenali! A mani basse il miglior musicista italiano, almeno nel pop rock

REBBY alle 21:54 del 4 ottobre 2013 ha scritto:

Se tieni le mani basse io ti mollo un uppercut: gli Area di Demetrio eheh

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 22:14 del 4 ottobre 2013 ha scritto:

battisti....

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 23:51 del 4 ottobre 2013 ha scritto:

Pop rock gli Area? Sono un pò oltre... Sì comunque "a mani basse" è esagerato. Battiato>Battisti per me

REBBY alle 0:19 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

Ah si, e i primi 4 Battiato (che tu giustamente hai citato) allora erano "normale" pop rock vero? Eheh

Comunque sui dischi degli Area loro stessi scrivevano: international popolar group, e negli anni 70, quando loro suonavano, si diceva e scriveva (su Muzak, Gong, eccc) che facessero pop rock eh.

Ad usare le etichette o ed essere categorici bisogna esser prudenti, ma già hai detto che avevi esagerato...(ed era proprio quello che intendevo dire)

Se ci metti Battisti però io allora ci metto anche De Andrè ...

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 11:37 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

Sì sì ho capito, in effetti i primi 4 di Battiato non sono sicuramente pop rock (diciamo che forse in parte lo è solo Fetus), però nel corso della carriera è rimasto molto più legato a quel genere, mentre gli Area mai lo hanno toccato. O per lo meno non lo hanno mai fatto secondo gli standard odierni a cui, vuoi per l'età, sono giocoforza legato. L'ho definito "musicista pop rock" in modo volutamente sommario, pertanto ci stanno critiche ed osservazioni.

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:02 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

la carriera di battiato ( e anche quella di battisti) è stata comunque molto più lunga, franco ha fatto capolavori in tre decadi diverse.

salvatore (ha votato 10 questo disco) alle 12:25 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

E io De Gregori. Prima di tutti.

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:39 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

no dai de gregori dal punto di vista squisitamente musicale a battiato e battisti non li vede proprio.. anche se come testi è stato indubbiamente uno dei migliori....alla fine quello che ha saputo coniugare meglio testi e musica è forse de andré ( anche con le collaborazioni con piovani etc)

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 12:57 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

Piovani, Pagani... De Andrè musicalmente parlando è stato molto "aiutato", diciamo così... Non che sia necessariamente un male, visti i risultati, però Battisti e Battiato sono più responsabili (dal punto di vista delle parti strumentali) delle loro opere (il primo, poi, si è dovuto sorreggere la zavorra Mogol per un bel periodo di tempo, producendo comunque capolavori). De Gregori è un grande, lo preferisco anche a De Andrè per molti aspetti, ma oggettivamente si colloca su un piano leggermente inferiore a questi tre, secondo me.

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:07 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

beh zavorra mica tanto, è stato grazie ai testi da supermercato di mogol che battisti è diventato cosi popolare...poi per fortuna si è rivolto a panella, ma anche lì è stato aiutato in un segmento fondamentale. ognuno aveva le sue peculiarità, de gregori e de andrè più poeti, battisti solo musicista-cantante, e battiato pure...

salvatore (ha votato 10 questo disco) alle 13:25 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

Hai ragione, Zagor, però bisogna vedere cosa intendiamo per "punto di vista squisitamente musicale". Perché se è vero che Battiato, De Andrè e Battisti hanno dato molto di più nell'ambito della sperimentazione e della ricerca sonora, trovo che il Principe (quello degli anni'70 e della prima metà degli '80, in particolare) abbia scritto le melodie più eleganti, pure e delicate della musica italiana di ogni tempo. Una "Bene", una "Due zingari", una "Pezzi di vetro" o una "San Lorenzo" (solo per citare i brani a cui sono più legato) per me sono irraggiungibili. Che poi, a dirla tutta, anche nell'eleganza vi è ricerca...

Per quanto riguarda i testi da supermercato di Mogol, boh, forse è vero. Però se il testo di "7.40" è da supermercato, è ufficiale: a me piacciono i testi da supermercato

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:56 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

beh sulle melodie per de gregori niente da dire ( "bene" è una splendida canzone, molto coheniana), però sugli arrangiamenti e nella composizione secondo me non ha le vette di battiato e battisti...quanto ai testi di mogol beh "29 settembre" o "mi ritorni in mente" sembravano proprio fatte a tavolino per piacere all'italiano medio che ne aveva le scatole piene dei pipponi politici sessantottini,

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 14:09 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

@zagor: per zavorra intendo proprio quello che hai detto tu, i testi da supermercato! Io non penso comunque siano stati soltanto quelli a garantirgli quel grande successo, anzi, alla lunga è stato l'elemento che ha fatto sì che un parte di critica (particolarmente ottusa) non gli attribuisse le sue effettive capacità. Inoltre, è vero che Battiato non è uno scrittore di testi in senso stretto, ma alle menate spesso e volentieri solipsistiche di uno Sgalambro preferisco di gran lunga la lucida ironia di pezzi quali "Magic Shop", "Il re del mondo", "Patriots", ecc.

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:30 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

sì, anche se poi coi soldi e il prestigio fatti (anche) grazie a mogol battisti ha potuto mettersi in una condizione tale da poter pubblicare dischi complessi e sperimentali, i testi di battiato piacciono molto anche a me coi suoi sberleffi e la sua ironia ( a beethoven e sinatra preferisco l'insalata LOL), ma certo da quel punto di vista faber e de gregori toccavano corde più profonde.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 20:06 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

Non so che dirti sai, sul toccare corde più profonde... Più che altro i vari De Gregori, De Andrè, Guccini, come giustamente segnalato da Ienopoli, avevano un linguaggio molto più "poetico" di Battiato.

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:11 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

sì, credo sia una questione molto soggettiva..aldilà del linguaggio battiato ha scritto testi molto profondi ( "atlantide" ad esempio)....però faber e de gregori da quel punto di vista hanno saputo fare meglio per me.

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 13:38 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

anche io avrei detto : "A mani basse il miglior musicista italiano, almeno nel pop rock", senza timore d'essere smentito ghgh. battiato è l'unico italiano esportabile dai, come diceva qualcuno (zagor credo) ha sfornato capolavori in tre decadi diverse. battiato è il nostro brian eno, il nostro peter gabriel....il più grande, definitely ))

REBBY alle 18:04 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

Brian Eno, Peter Gabriel, ma alloraaaa si ritorna al pop-rock come lo si intendeva quand'ero giovanotto!

Ho già professato su queste pagine la mia ammirazione per Battiato, per anni un vero e proprio alieno per la scena musicale italiana, non intendo qui ripetermi sulla questione.

Non intendo inoltre smentire, perché sono d'accordo, le affermazioni di Lepo e Zagor relative all'accezione "contemporanea" di pop-rock e sulla lunga carriera del nostro eroe.

Ma, se si ritorna alla vecchia concezione di pop-rock, di mani basse (se non per il "de gustibus") si può parlare solo col timore di essere smentiti ghgh

Ad esempio Antonio Bacciocchi (non che sia il vangelo, ma una persona sicuramente informata dei fatti si), a mio avviso sbagliando nell'altro senso, Battiato manco lo considera (tonyface best italian pop rock records). E comunque non mi pare proprio che nella storiografia musicale italiana, sia in ambito nazionale che internazionale, vi sia un giudizio così tendente all'unanime da poter affermare, senza timore di smentite, a mani basse!

Io personalmente voto senza dubbi (miei) per gli Area, peccato che la prematura dipartita di Demetrio non abbia potuto far proseguire le sue decadi (anche se la sua morte ha ovviamente autoalimentato il suo mito) anche se lui le "canzonette" le aveva già trattate, con discreto successo, ai tempi dei Ribelli.

PS a Lepo, anche Battiato, e non penso sia stato un male, ha avuto un aiuto musicale determinante e sicuramente più totalitario ed esclusivo: Giusto Pio.

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 18:44 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

ma gli Area mica erano pop rock dai, sono sempre stati un gruppo di culto prima e dopo la scomparsa di stratos. e poi han fatto solo un disco veramente da paura.....e 'namo.... non c'è partita!!

REBBY alle 19:19 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

Un disco solo da paura? E' il parere di quelli che non li hanno seguiti e in realtà, magari li rispettano, ma non li godono.

Pur avendo goduto ed ascoltato in diretta (grazie Sandro) Battiato, sin dai suoi esordi, nessuno dei suoi dischi anni 70 vale, per me, uno qualsiasi degli Area. Anche per me non c'è match, ma al contrario.

Se si può confrontare a De Andrè (pure lui già morto, minchiaccia la miseria) per me vince il genovese.

Col pop rock a che gioco giochiamo? Se tiri dentro Eno e Gabriel o il Battiato " progressive" ci stanno dentro, se invece il match si gioca con Vasco Rossi,Zucchero, i Matia Bazar, la Nannini o la Pausini, o dimmi tu... Va beh , mi arrendo eheh

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 8:07 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

da solisti eno e gabriel col prog c'entrano come i cavoli a merenda. battiato è riuscito ad accontentare sia il popolino che gli ascoltatori più esigenti nel corso degli anni, questi sono dati di fatto inoppugnabili. riguardo area anche OR la pensa come me (sono in buona compagnia ghgh), un capolavoro e altri buoni dischi...buoni. niente più. http://www.ondarock.it/italia/area.htm

REBBY alle 16:39 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

"Da solisti Eno e Gabriel col prog c'entrano come i cavoli a merenda" Qui nessuno ha fatto l'affermazione contraria.

REBBY alle 16:55 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Il fatto che i curatori della monografia sugli Area di or la pensino come te vuol dire che siete in 3 persone a pensarla così, non è così importante. Sicuramente Fabretti sul pop rock italiano degli anni 70 a me sembra meno autorevole di Antonio Bacciocchi, ma come detto prima nessun vangelo. A mio giudizio monografia banalotta, fuorviante e poco competente, ma qui siamo su sdm...

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 18:11 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

no dai non credo, a mio avviso monografia equilibrata e sempre attenta a non oltrepassare i limiti dell'eccitazione incontrollata.

REBBY alle 22:06 del 8 marzo 2015 ha scritto:

Noto, con piacere eheh, che OR (un grazie a Michele Palozzo) propone oggi una nuova monografia sugli Area ....

Evidentemente anche loro si sono resi conto che la precedente aveva dei grossi limiti critici. Un applauso da parte mia, visto "l'autorevolezza" che hanno spesso i più importanti siti musicali on-line sulle giovani generazioni di musicofili.

REBBY alle 17:03 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Battiato nel corso della sua carriera "è riuscito ad accontentare sia il popolino che gli ascoltatori più esigenti": dato di fatto inoppugnabile

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 18:06 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

?

REBBY alle 18:36 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Perché un punto di domanda?

Sono d'accordo con il tuo virgolettato che ho citato.

Totalblamblam (ha votato 8 questo disco) alle 19:49 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

il popolino ahahhaha chi sarebbe poi il popolino ? Io trovo i dischi degli area terribilmente datati e invecchiati male mentre che so sulle corde di aries o click li sento ancora molto freschi e godibili all’ascolto. Gli area guardavano al jazz proggarolo non sempre con molta lucidità compositiva mentre battiato già nei primi settanta guardava a stockhausen. due mondi musicali abbastanza lontani uno tendente al caos l’altro alla rarefazione e al minimalismo più radicale.

Utente non più registrato alle 20:21 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Come tutti i giudizi, è opinabile...Battiato, anche quello progressivo ->anche se a qualcuno viene l'orticaria...

personalmente non mi ha mai esaltato.

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 22:19 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

ah be' io sono totalmente d'accordo boh.....

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 23:24 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Pure io! Propriedad prohibida per dirne una è pazzesca ancora oggi!

REBBY alle 10:17 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Ettecredo, quella è entrata in vena anche a chi non ha mai sentito parlare di Clic (è la sigla di tg2 dossier eheh). Non voglio svalutare or (ma i siti completisti normale che non siano ferrati in tutte le materie) nè sminuire Battiato, tantomeno quello dei primi 4 dischi, sia chiaro. Possiedo inoltre con somma soddisfazione anche La voce del padrone, ma sugli Area invece io quoto Machecazzoquoti (utente or più giovane e più competente di me in materia):

"Ora io capisco pure che possano non piacere, però credo siano stati uno dei pochi gruppi della storia della musica italiana a uscire da un certo provincialismo e a non essere le solite meteore da un disco e via (Battiato negli anni 70 era molto più ingenuo). Confrontati con tutti gli altri gruppi prog non temono confronti con nessuno. Gli Area avevano la fortuna grazie al manager Gianni Sassi di poter conoscere e ascoltare (e in alcuni casi collaborare) con gente come Bailey, Lytton, Cage, Cornelius Cardew, Marchetti. Stratos veniva lodato appunto da gente come Cage e Cathy Berberian (che si rifiutò di dargli lezioni di canto perchè lo trovava molto originale nel suo modo non accademico di cantare) e aveva una conoscenza molto approfondita per l'epoca (eravamo in italia e senza internet) della ricerca vocale(da Joan La Barbara a Jeanne Lee).

Avevano un chitarrista che se fosse stato inglese sarebbe stato un idolo, uno dei pochi gruppi progressive (italiani e non) che avevano un chitarrista che si ispirava a Derek Bailey in tempi non sospetti e in più era anche uno smanettone coi vari gingilli elettronici, cosa che lo avvicinava anche a Fripp e Frith.

Gli altri gruppi italiani dell'epoca in generale non andavo al di là delle solite influenze (King Crimson, Genesis, gentle Giant, EL&P e Jethro Tull).

Erano degli ottimi musicisti e sempre grazie alla Cramps riuscivano ad ottenere dei prodotti realizzati molto meglio a livello di arrangiamenti e suono di tutti gli altri gruppi prog (anche il Banco non è che eccellesse come resa sonora sui primi dischi).

Anche a livello di iconografia erano avvantaggiati sempre grazie alla Cramps che creava delle copertine molto interessanti.

Il sound non aveva eguali, c'era un pò del Davis elettrico, dei Weather Report e Mahavishnu ma c'era anche una forte componente etnica e rock che mancava ai gruppi sopracitati (ovviamente non voglio certo dire che con questo fossero meglio di Miles Davis!), erano uno dei pochi gruppi etichettati come prog che avevano brani completamente destrutturati (penso che tipo loro c'erano solo gli Henry Cow e i Crimson dell'epoca Larks Tongue) e in più avevano un vocalist come Stratos, che è una figura unica nel panorama musicale del tempo.

.... in molti magari li conoscono, ma ben pochi li ascoltano o li conoscono oltre Arbeit Macht Frei (il loro disco più derivativo a mio avviso)."

PS Stoked Sul popolino io, decodificando lo slang del doc, l'ho inteso come sinonimo di ascoltatori mainstream-

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 14:53 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

le mie risposte finiscono sempre sotto i messaggi sbagliati ma che succede? vabbe rispondo a rebby e al suo post chilometrico. reb addirittura riportare le parole di un utente di OR fan sfegatato degli Area....bah a che serve?! fortuna che ha avuto il buon gusto di specificare che "ovviamente non voglio certo dire che con questo fossero meglio di Miles Davis!", perchè le premesse andavano tutte in quella direzione, la direzione della divinazione spropositata. Anche la solita pappardella che alcuni progster tirano fuori con cocciuta costanza è quella del "in molti magari li conoscono, ma ben pochi li ascoltano o li conoscono oltre Arbeit Macht Frei " . Siamo alle solite se ne è già discusso spesso qui da noi, se il tal disco prog o filo-prog o in odor di prog non ti piace da 8,5 / 9, vuol dire che non conosci il disco in questione e se lo conosci..... lo conosci male! Difatti anche x quanto riguarda il nostro caso, i voti della scheda di OR sono buoni ma non troppo secondo qualcuno! Io viceversa mi trovo in sintonia con l'equilibrio della loro scheda. OR sito completista, anche noi lo siamo, anche SA lo è!!

REBBY alle 16:23 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Questa è finita sotto quello giusto eheh. è quella sotto semmai che è fuori posto ghgh

Vecchio gioco quello di tacciare di essere fan sfegatati quelli che la pensano diversamente. Si potrebbe fare lo stesso con te dicendo che non sei obiettivo in quanto fan sfegatato di Battiato e che hai in antipatia il prog...

Nell'intervento sopra riportato ci sono mucchio di argomentazioni tecniche e storiche, mentre tu ti stai ripetendo (lo dico io siamo alle solite) svilendo semplicemente il pensiero degli altri.

Sul fatto che anche noi siamo completisti non ci piove, ma anche noi (anch'io e te) abbiamo le nostre lacune e non siamo perfetti.

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 19:59 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

reb addirittura ripetersi? svilimento? so che vuoi sempre l'ultima parola, e te la lascerò a breve! certo meglio ripetersi che parlare per bocca dell'utente tal dei tali di OR (ecco lo svilimento?). io ho semplicemente sostenuto di trovarmi in sintonia con la scheda di OR (da qui gli strali di lesa maestà xche OR è completista, tu permetti che come argomentazione sia un pochino blanda?), io non riporto stralci di conversazione altrui. adesso mi dici che anche noi a SdM siamo completisti? quindi non è una prerogativa di OR, quindi non è una argomentazione decisiva come sostenevi ieri. se poi deve essere sempre e solo una questione di gusti....alzo le mani. tutti possono dire tutto e vissero felici e contenti.

REBBY alle 21:13 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Tu non porti argomenti a parte quello che la scheda di or è equilibrata mentre gli altri sono ultras. Tu ti trovi in sintonia con la scheda di or (l'hai detto in tutti gli interventi, più ripetitivo e chiaro di così...) io con l'utente, non vedo perché la mia citazione deve essere pertinente della tua. U

Poi smettila di mettere in bocca ad altri cose non scritte, io non ho mai parlato di prerogative esclusive o di argomentazioni decisive, ho scritto il mio parere, cercando di argomentarlo, e probabilmente avrei cercato di farlo anche meglio, se i tuoi interventi fossero stati mirati ad argomentare perché Battiato sia secondo te a mani basse superiore agli Area (negli anni con Demetrio), ma evidentemente l'incazzatura non ti permette di essere abbastanza lucido per capirlo.

Tra le altre cose, ho anche citato Bacciocci e Checazzoquoti perché lo ritenevo utile ai fini della discussione in corso, sinceramente non capisco per quale codice etico la cosa sia disdicevole. Quando ti passa rileggi tutto eh. Io sarò ancora tuo amico.

REBBY alle 21:22 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Sono refuso eheh: non vedo perché la mia citazione debba essere meno pertinente della tua.

U

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 22:11 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

io ho fatto un riferimento generico ad una tot scheda. tu hai riportato una intero intervento dell'utente tal dei tali. lasciando argomentare lui.

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 22:09 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

scusa ma come è possibile che io sia incazzato? io ho detto la mia con notevole ritardo e basta, credevo potesse finire li, invece ho osato usare anche la spregevole espressione "mani basse". non sia mai. tu è dal 4 ottobre alle 21.54 che chiunque nomina battiato come suo preferito intervieni per nominare gli area (vuoi infilarli per forza nel pop rock e nn c'è niente e nessuno che possa farti cambiare idea). mani basse- mani basse....suvvia è un modo di dire, un po' di cazzeggio sbruffone, niente di più, non è che devi x forza infilare gli area appena uno parla di "mani basse", siamo qui anche x sorridere, non è la vita. riguardo il metterti in bocca cose non vere ti riquoto xche in mezzo a sta confusione probabilmente ti è sfuggito questo tuo giudizio categorico: "Non voglio svalutare or (ma i siti completisti normale che non siano ferrati in tutte le materie)".

REBBY alle 22:52 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Perché invece è normale che sia tutto oro colato?

L'unico che ha insistito nel cazzeggio delle mani basse sei stato tu, Lepo ha detto di aver esagerato. Non sarai incazzato, ma incazzeggiato allora!

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 23:02 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

lepo poverino dopo minaccia di uppercut ti ha detto di esagerare per accontentari. quel che faccio anche io adesso... ho esagerato rebby....il mio prefeito è morgan. lolllll

REBBY alle 23:10 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

E il mio Fortis eheh

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 23:25 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Eheh sì non pensavo di scatenare sto parapiglia! Comunque ho ritrattato perché oggettivamente definire Battiato il migliore nel pop rock italiano non è così insindacabile (anche se per mio gusto personale lo è e a mani basse ghghgh). Il discorso poi è virato molto su Area vs Battiato anni 70, artisti non propriamente "pop" (specie i primo, Battiato qualcosina di pop in senso lato ce l'aveva già nei primi due album), quando io volevo riferirmi a Battiato come pop rock guardando in generale alla sua carriera.

Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 14:31 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

volevo dire sono d'accordo con gassed! meglio precisare.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 22:10 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

Giusto Pio importantissimo, ma da quel che so il suo intervento si "limitava" all' arrangiamento, mentre De Andrè era spesso aiutato anche in fase di songwriting.

REBBY alle 23:56 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

Anche Battiato, nella sua carriera, talvolta, si è fatto aiutare in fase di songwriting,, anche da Giuso Pio (esempio in Up patriots to arms, in vari brani di Mondi lontanissimi), ma conta la qualità degli album, non se uno ha fatto tutto da solo o meno.

Giuseppe Ienopoli alle 12:39 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

... non per farmi "i ca ... ntanti vostri" ... ma Fetus (1972), Pollution (1973) e Sulle corde di Aries (1973) li ho sempre considerati dischi di puro "progressive" per informazione acquisita (rif. pag. 168 di "Progressive & Underground" di Cesare Rizzi).

... vedete un po' se può servire (?) ...

salvatore (ha votato 10 questo disco) alle 12:43 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

Questo, comunque, è il mio preferito di Battiato. "Il Re del Mondo" (apice assoluto), "Magic Shop", "Stranizza d'amuri", la title track sono alcune tra le cose di più belle della musica italiana.

Giuseppe Ienopoli alle 17:03 del 5 ottobre 2013 ha scritto:

... se si parla di testi importanti o, ancora meglio, di uso consapevole della lingua italiana in senso poetico, di trattazione tematica in musica e quant'altro ... il primato assoluto, a mio avviso, spetta, senza se e senza ma, a Francesco Guccini ... !

Utente non più registrato alle 20:07 del 6 ottobre 2013 ha scritto:

Area autori di cinque album da paura...non c'è storia...

Utente non più registrato alle 10:06 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Se lo sostiene OR, allora tornano i conti...sono decisamente CINQUE+ (5+), a cui a questo punto s'aggiungono i live...crepi l'avarizia......

benoitbrisefer (ha votato 8,5 questo disco) alle 18:07 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

Meglio Battisti o Battiato? Più poetico De Andrè o De Gregori? Mi sembra di essere tornato quando ancora giovine virgulto nella posta degli albi marvel-corno imperversavano le domande su chi era più forte fra Hulk e la Cosa o se era più aglie l'Uomo ragno o Devil.... Certo è che ogni volta che ascolto Stranizza d'amuri mi viene un groppo alla gola.......

benoitbrisefer (ha votato 8,5 questo disco) alle 18:08 del 7 ottobre 2013 ha scritto:

"agile" ovviamente e non "aglie". accidenti a non voler dare retta ai correttori automatici!!!!

Utente non più registrato alle 20:32 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

Il prog italiano è stata la migliore stagione della nostra musica (insieme a pochi ma significativi cantautori).

Per non uscire troppo dal tema, ricorderò "solo" Arrow head degli Osage Tribe, gruppo fondato proprio da Battiato, che però dopo l'incisione di un singolo (trascurabile) preferì dedicarsi alla carriera solista.

L'album che ne venne fuori è senza dubbio di altissimo valore (soprattutto dal punto di vista strumentale) e decisamente di un livello infinitamente superiore al singolo...

Giuseppe Ienopoli alle 23:52 del 8 ottobre 2013 ha scritto:

... prima che qualcuno se lo accaparri, voglio dichiarare il mio di preferito ... Alberto Camerini (!) ... che su OR c'è e su SdM no ... che vorrà dire?!

Jose de Buenos Aires alle 0:06 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

Ma è propio vero.... Manca una menzione di Camerini. Io ricordo soprattutto i dischi degli anni settanta con tutta la armata della Cramps: Tavolazzi, Fariselli, Tofani, Bullen, Calloni... Ed egli stesso che suonava benone la chitarra e la "melanzana elettrica". Erano bei dischi. I testi a volte troppo influiti da quella specie di surrealismo naif indiano metropolitano, ma era l'epoca... Non certo "Alberto", personalissima ed emotiva.

mendustry (ha votato 9 questo disco) alle 8:09 del 9 ottobre 2013 ha scritto:

Gran disco... vincere il premio Stockhausen con "L'Egitto prima delle sabbie" e l'anno dopo rivoluzionare il pop col cinghiale bianco. Solo Battiato è capace di stravolgere a tal punto la musica. Inimitabile, irraggiungibile, in una parola unico.

Jose de Buenos Aires alle 23:43 del 15 ottobre 2013 ha scritto:

Non conosco a fondo l'opera di Battiato ma credo che in territorio pop sia uno dei più forti soprattutto dal punto di vista dell' "ingegnieria musicale" e di certo ecumenismo estético (magari insieme a Branduardi). Ma come compositore di

musica pop o leggera o qualsivoglia chiamarla, mi sembra che Battisti sia stato il massimo. Soprattutto dal punto di vista melodico, con cento soluzioni inventive, variegate e libere, specialmente da pregiudizi ideologici. Sempre disposto ad andare un passo più in la, a volte anche a rischio -consapevole, credo io- di darne uno in falso... Solo per citare alcun esempio: Fiori rosa, fiori di pesco / Emozioni / Pensieri e parole / Le tre verità / Tutti gli strumentali di "Amore e non amore" / I giardini di Marzo / Vento nel vento / Gente per bene... / Ma è un canto brasileiro / Il nostro caro angelo / Questo inferno rosa / Tutto "Anima latina", fino al píu minimo arangiamento... E mi fermo lí: appena imprimi cinque anni di carriera discografica.

Jose de Buenos Aires alle 23:48 del 15 ottobre 2013 ha scritto:

Riguardo agli Area, senza cadere in compartimenti stagni e concesso anche che loro stessi si autonominavano International Popular Group, magari li situerei in un altra categoria, non propio pop.

REBBY alle 10:22 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

Sicuramente Jose, ma il Battiato autore di "musica pop o leggera o qualsivoglia chiamarla" allora è solo quello da questo disco in poi. L'ho detto molto più sopra negli anni 70 per musica pop si intendeva tutt'altra cosa rispetto ad oggi, basta sfogliare una rivista musicale dell'epoca o leggere la pop story di Bertoncelli per rendersene conto.

Jose de Buenos Aires alle 13:54 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

MI scuso, ma non avevo letto a fondo i tuoi commenti (specialmente quelli "a destra" di schermo). E vero che in quegli anni si usava il termine pop anche per intendere certa avanguardia culturale. Io, per esempio, leggevo una rivista rock che si chiamava POPSTER -qualcuno la ricordeà- e che se fosse per il nome oggi potrebbe sembrare un fanzine di boys bands. Comunque credo sia stata un'acezione piuttosto italiana o europea. Mi sembra che nel mondo musicale anglosassone la parola pop sia stata sempre sinonimo di leggero, senza stridenze, anche se non necessariamente "mainstream"...

REBBY alle 16:00 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

Perdonami la pignoleria Jose (se resti qui col tempo imparerai a conoscermi eheh), ma non era un'accezione solo italiana, bensì di nascita anglosassone. Cito ad esempio il Monterey POP festival che si svolse nel 1967, in California quindi. Credimi se ne potrebbero fare tanti altri e d'altra parte in fatto di rock, noi italiani (Bertoncelli compreso) abbiamo imparato tutto dagli anglosassoni, non poteva essere altrimenti eh.

Jose de Buenos Aires alle 19:27 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

Non lo prendo come pignoleria (almeno per ora, poi se continuerai a spingermi alla destra dello schermo, si vedrá...) Comunque, mi sembrava aver chiarito che in effetti si usava universalmente il lemma "pop" anche per espressioni di cultura di vanguardia come il sopracitato Monterrey Pop, Holland Pop Festival, Pop Art e via dicendo... Un abrazo

REBBY alle 21:06 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

Si quello era chiaro! Ma mi sembrava che tu avessi scritto che più che universale fosse un'accezione italiana, massimo europea, ma non anglosassone (almeno ti sembrava).

Per spingersi sulla destra però bisogna essere minimo in 2....

Ricambio l'abbraccio.

Jose de Buenos Aires alle 5:16 del 17 ottobre 2013 ha scritto:

SI, certo., per andare a destra bisogna spingersi reciprocamente... Magari il mio punto non è stato sufficientemente chiaro ma cio che volevo proporre era un dubbio, una probabilità, non una certezza. Magari quando non si ha tanta dimestichezza con certe sfumature della lingua (da noi si direbbe "la sintonia fina") cio che vuol essere ambivalente puo apparire come contradittorio. Seguiró provandoci... Ma almeno c'è l'ho fatta a trasmetterti il mio saluto. Torno a capo...

Utente non più registrato alle 15:48 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

...cmq al cinghiale bianco preferisco, tutta la vita L'elefante bianco......

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 15:55 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

meglio il cinghiale, altrochè!

Utente non più registrato alle 20:23 del 16 ottobre 2013 ha scritto:

se devi imbiancare, meglio...ma occhio alle zanne, eeh...

Mattia Linea (ha votato 6 questo disco) alle 17:04 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Sono il primo ad essere dispiaciuto per aver dato un voto così basso a questo lavoro di Battiato. Mi è risultato un album mediocre, che tocca la perfezione esclusivamente con la title track, "Magic Shop" e "Stranizza D'Amuri", splendida ballata in dialetto siciliano. Maestria negli arrangiamenti e nell'esecuzione strumentale del fedele Giusto Pio (oboe, marimba, violino e chitarra elettrica). Lui rimane assolutamente immenso.

Totalblamblam (ha votato 8 questo disco) alle 23:33 del 8 marzo 2015 ha scritto:

io non mi dilungherei su se meglio gli Area o Battiato. Probabile che nel progressive gli Area non abbiano rivali in Italia (gruppo straordinario). Battiato progressive è quasi una anomalia della contigenza storica. Però credo che gli Area come gruppo più di quel linguaggio altro non avrebbero saputo articolare mentre Battiato già dal 74 75 andava per altri lidi. Non credo che ci siano artisti non solo italiani ma mondiali che in ambito pop rock abbiano contaminato e rischiato più di lui. Inserire nei suoi live pezzi di Wagner Brahms Beethoven la dice tutta sul suo spessore e la sua coerenza nel percorso musicale proposto. Battiato sembra un figlio di nessun tempo capace appunto di collegare idee musicali più disparate in modo credibile e con gusto sopraffino. L'unico artista capace di creare dei collegamenti impensabili ed impensati: collegare i lieder di scuola tedesca, che so i sublimi Winterresie, con l'Endrigo di aria di neve in Fleur a me ha sempre creato stupore. Gli Area come tante altre band del progressive storico finita quella stagione han finito di dire quello che avevano da dire. Altro poi non hanno saputo dire più o meno è andata così. A meno che non amiate i Genesis fase I can't dance ...

Cas (ha votato 9,5 questo disco) alle 19:08 del 24 novembre 2015 ha scritto:

Incredibile

Cas (ha votato 9,5 questo disco) alle 16:35 del 8 settembre 2019 ha scritto:

un capolavoro che compie 40 anni questo mese.

Vito (ha votato 7,5 questo disco) alle 22:43 del 16 febbraio 2020 ha scritto:

Il disco che fece la rivoluzione è un bozzetto affascinante di appunti ma è ancora acerbo se paragonato a capolavori assoluti come patriots e la voce del padrone.sempre sopra la media,comunque. Un album prezioso da conoscere per sapere ,chi,cosa,come e quando.