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R Recensione

5/10

Mystery Jets

Serotonin

Oh, l’aneddotica. Cosa importante nella vita, nella politica, nel rock. I londinesi Mystery Jets hanno fatto rumore, più che per alcuni video sfacciatamente anni ottanta, perché la line-up comprende, tra gli altri, padre (Henry Harrison) e figlio (Blaine Harrison, il leader). Cioè la cosa meno rock che si possa immaginare. Poco altro. Due album, pieni di riempitivi, ma capaci qua e là di mollare il singolaccio azzeccato che a mille band uguali non è venuto. A loro sì. E il più delle volte questo fa la differenza.

Serotonin”, la differenza, non la fa, né rispetto ai dischi precedenti dei Mystery Jets, né alla scena musicale contemporanea. Trattasi di musica gustosamente retrò, ricalcata sulla new wave più pop degli eighties come sulla carta velina, tra Duran Duran e A-Ha, per intenderci, da ascoltare preferibilmente con tenute sgargianti, magari una di quelle tremende camicie hawaiane e bermuda colorati, prima di uscire la sera a ‘cuccare le sfitinzie’, occhiali Ryban e gallismo con le spalline.

Passarci sopra senza remore? Sì, ma anche no. Perché per fortuna i Mystery Jets confermano di saper piazzare ancora i singolacci azzeccati di cui sopra, ma sempre in una quantità doverosamente centellinata che, temo, trasformerà Harrisons e soci in una tipica band da compilation (magari su cassetta). Fuori i nomi, dunque: “Too Late To Talk” si apre con una tastiera tarrissima ma piena di sana nostalgia new romantic, per poi trasformarsi in una ballad quasi beatlesiana dall'esibita caramellosità. Vada. Divertente “Show Me The Light”, ballabile pezzo à la Rapture.

È però “Dreaming Of Another World” a valere tre quarti del prezzo del biglietto: intro furba di chitarra, tastiere catchy, staccati e chitarra ritmica tagliente stile punk-funk, basso funkeggiante, hand-claps, ritornello elementare ma killer, un video che fa molto modernariato da rivista patinata. Voilà: la canzone dell’estate è servita. Il resto dell’album offre tutt’al più divagazioni pop rock godibili con qualche melodia indovinata (“Flash a Hungry Smile”, “Lady Grey”), e molti pezzi sciapi sciapi, del tutto ignorabili.

Produce Chris Thomas, quello di “Different Class” dei Pulp. Ma la pasta del materiale è diversa, e miracoli non se ne fanno. Il 5 è per questo disco, un bel 7 è per la compilation in cassetta che mi preparerò da solo.

V Voti

Voto degli utenti: 3,5/10 in media su 2 voti.
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REBBY 5/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 9:42 del 14 luglio 2010 ha scritto:

Concordo con Francesco, anche sulla scelta del

brano da salvare.