R Recensione

6,5/10

Progetto M.B.

...A bassa quota

Dietro al Progetto M.B. si cela Marco Bucci, un producer che fa musica homemade dal 1995. Le musicassette e i CD-R degli esordi finirono nel debutto discografico del 2005 “Contrappunti” edito da Snowdonia, mentre nuovo materiale è ora disponibile in questo disco a tema firmato Tubogas Produzioni, etichetta personale alla quale Bucci intende legare ogni sua futura produzione. Il tema di questo nuovo LP è l’aeroporto, visto che l’autore ha lavorato in quello di Fiumicino per ben tre anni come operaio: un lavoro come tanti, retribuito come tanti, noioso e sorprendente come tanti. La differenza sta nel fatto che la one man band di M.B. ha voluto celebrare la fine di quel periodo con un disco, e non è cosa da tutti. Pensate se ogni pensionato, licenziato, stagista o esodato scrivesse un disco sulla propria fabbrica, sul proprio ufficio, sulla propria azienda. “…A bassa quota” è quindi un’occasione imperdibile di ascoltare musica sociale, uno spaccato new wave di ciò che avviene giornalmente ad un lavoratore dell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Roma.

In partenza”… L’operaio vede la folla in attesa negli spiazzanti androni dell’aeroporto cercando gate, check-in, parenti e amici, un bar, un cesso, una valigia, un’angusta sala fumatori. M.B. ricrea quella tensione con l’elettronichetta sgangherata di un giocattolo e con una cervellotica melodia lontana anni luce dalla quiete celestiale di “Music for airports” di Brian Eno. “FCO”, la sigla su monitor, biglietti e bagagli, finalmente conferma il volo e non fa che aumentare lo stato di agitazione del trasmigratore: ormai non si può più rimandare, non c’è tempo, bisogna partire. Il sound è prima ombroso e gutturale, per schiudersi di tanto in tanto in una nenia gentile e accondiscendente. Al “Trasporto bagagli” l’occhio dell’operaio nota la ressa e al contempo la disillusione di chi attende una valigia che probabilmente non arriverà mai a destinazione. Ma dalle luminose vetrate svetta la “Torre di controllo” con i suoi radar e quell’architettura incerta, come se una folata di vento potesse tirarla giù in un attimo. E poi l’unico brano cantato, “Dove abiti? (andata & ritorno)”, il solo vero contatto umano del nostro operaio con l’alveare di turisti, viaggiatori, manager e dirottatori di aereo. All’andata ci si incontra, al ritorno ci si lascia.

Il nostro lavoratore sente poi forte il rumore della “Prova motori”, l’assordante fase di rullaggio degli aerei pronti a spiccare il volo: il sound è stravagante come quello dei Cabaret Voltaire o dei Bauhaus. Accanto a questo acuto spirito d’osservazione troviamo anche la consapevolezza delle “Morti bianche”, anche se non abbiamo numeri alla mano per decretarne la correttezza statistica. Il cosmopolitismo di chi parte per un lungo viaggio è il tema di “Intorno al mondo (terminal C)”, un cacofonico esperimento fatto di voci e  rumori che si accavallano e ritornano, di interferenze radio e lingue straniere, ad allegoria dell’aeroporto come moderna Babilonia. Infine “In volo, atterraggio, stop!”, la degna sintesi di ciò che ognuno di noi vive dal metal detector alla chiamata del taxi.

La new wave del Progetto M.B. è grossolana e amatoriale ma non va mai fuori tempo ed è sporca al punto giusto; i suoni si impastano bene senza mai dar luogo ad esagerazioni nell’editing. Ma “…A bassa quota” è un disco piuttosto strano e il giudizio non può che rimanere sospeso tra la genialità dell’idea partorita e l’artigianalità della sua realizzazione pratica.

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