R Recensione

9/10

The Triffids

Born Sandy Devotional

Quando, a cavallo della fine dei seventies e l’inizio degli eighties, anche il continente australe decise di dare il proprio contributo alla causa del generale rinnovamento che stava investendo il panorama musicale internazionale, scelse una strada ben precisa: offrire una sapiente sintesi fra le radici stesse della musica popolare e rock (blues, folk, country, i classici degli anni ’60) con le nuove tendenze (post punk, neo psichedelica, elettronica) provenienti dalle due sponde dell’Atlantico.

In questo contesto nascano fra gli altri i Birthday Party, i Church (esemplare il loro Box of Birds come confluenza delle istanze sixties e dei fermenti new wave), i Go Betweens, i Died Pretty e naturalmente i nostri eroi.

Preso il loro nome dalle mortali piante del romanzo SF di Wyndham, i Triffids affrontano la normale gavetta comune a tanti gruppi, fatta di concerti per pochi intimi e primi timidi singoli; ciò che non è comune è invece la loro provenienza da Perth, Australia occidentale, fra mare e deserto, una delle città più isolate del globo e sicuramente ai margini (eufemisticamente parlando) del circuito che conta.

Eppure è forse proprio il legame profondo con queste aspre ma suggestive radici, esistenziali ancor prima che geografiche, che marca in modo indelebile la loro miscela di folk e post punk, certo,  ancora da sgrezzare, non priva di ingenuità e incertezze, ma anche colma di notevoli potenzialità e sostenuta da una carica emozionale priva di artifici e sofismi, con la quale la band riesce a farsi strada sia sulla scena aussie che, poi, sul piano internazionale.

Dopo alcune buone, se non ottime, prove discografiche (l’LP Treeless Plain (1983) e il mini LP Raining Pleasure (1984)) il gruppo, raccolto attorno ai fratelli McComb, ai quali si sono aggiunti il polistrumentista Evil Graham Lee e la tastierista Jill Birt, nel 1986 conosce il suo anno di grazia facendo uscire nel giro di pochi mesi due autentici capolavori: l’acustico e spartano In The Pines (registrato in una casa isolata nei boschi dell’entroterra) e il monumentale Born Sandy Devotional.

Qui roots e new wave, roots e post punk, ballads agresti e neopsichedelia si incontrano e si fondono i grandi numi tutelari del passato (Doors, Velvet, Birds, Neil Young, Beatles) con le suggestioni, i fremiti che vengono dal presente (Echo And The Bunnymen, Sound, Psychedelic Furs); il risultato di questo connubio sono alcune stupende ballate (The Seabirds, Estuary Bed, il singolo Wide Open Road)  sospese fra l’amore per la propria terra, la malinconia e il dolore (“How do you think it feels sleeping by yourself? When the one you love is with someone else”) fra la dolcezza dell’intrecciarsi delle chitarre e degli archi e la voce declamatoria, drammatica, a volte disperata, del leader David McComb che spesso riporta alle prove più “dark” di Ian McCulloch (Lonely Stretch o Personal Things).

Ma è nel finale dell’opera che i Triffids riservano le frecce migliori del loro arco, nella cupissima, devastante eppure a suo modo consolatoria sinfonia dark (a tratti very Joy Division) di Stolen Property e in Tender Is the Night, gioiello finale, una piccola perla, cantata da una Jill Birt straordinaria ,che produce memorie Moe Tucker (la scia è quella di Afterhours), e che getta un po’ di luce e di speranza dopo tanto dolore (“But where you are it’s just gettino light”).

Si conclude così un’opera memorabile, frutto di un’eccezionale equilibrio dialettico fra varie componenti musicali che solo a tratti i Triffids saranno in grado di ripetere successivamente (più in Calenture del 1987, nel quale fra l’altro confluirono molte canzoni già presenti in In The Pines, che in Black Swan del 1989).

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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Marco_Biasio alle 20:36 del 9 gennaio 2009 ha scritto:

Buona, anzi, eccellente la prima. Sei proprio bravo. Descrizione fluida e precisa.

simone coacci alle 23:21 del 9 gennaio 2009 ha scritto:

si, bravo lui. Il gruppo non lo conosco, se non vagamente, giusto di nome, ma dati gli esempi

citati a paragone, ha tutte le carte in regole per rientrare tra i miei preferiti.

TheManMachine (ha votato 8 questo disco) alle 0:38 del 24 febbraio 2010 ha scritto:

Oh mi era sfuggita questa. Disco bellissimo, brilla e fa sognare, niente a che vedere con gli Eighties comunemente e banalmente intesi. Complimenti Benoit!

benoitbrisefer, autore, alle 12:54 del 25 febbraio 2010 ha scritto:

x theManMachine

Ti ringrazio e ti consiglio pure i precedenti

"Treeless Plain", un gradino sotto "Born.." ma con alcuni brani memorabili, e lo stupendo "In the Pines" semiacustico con alcune delle più belle intuizioni sonore del gruppo.

TheManMachine (ha votato 8 questo disco) alle 15:03 del 25 febbraio 2010 ha scritto:

Suggerimenti accolti con grande piacere. Provvederò. Grazie a te!