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R Recensione

9/10

Ultravox!

Ultravox!

Non so se il nome di Nick Rhodes dei Duran Duran possa essere marchio di garanzia ... riuscì però a sintetizzare perfettamente la parabola degli Ultravox! con un semplice quanto efficace aforisma: "Gli Ultravox! erano l'anello di congiunzione tra il punk e quello che venne dopo, chiunque dovrebbe avere i primi tre album nella propria collezione".

La carriera degli Ultravox! si divide in due parti: nella prima (saranno tre i dischi all'attivo) il nome della band è seguito da un punto esclamativo e la leadership è nelle mani del vocalist John Foxx, eclettico studente del Royal College of Art, appassionato di Kraftwerk, Roxy Music, Burroghs, Futurismo e Fritz Lang; nella seconda, nome della band senza punto esclamativo, l'approccio alla materia è meno arty e piú d'ampio respiro ed alla guida della band troviamo Midge Ure. L'omonimo album d'esordio del quintetto viene registrato nell'autunno '76 e licenziato nel febbraio '77.

Ben prima dell'uscita di molti dischi punk capaci di indicare il percorso alle generazioni che seguiranno, questi cinque inglesotti sembra avessero già intuito quanto sarebbe durato il movimento delle spille da balia e cosa ci sarebbe stato dopo: un'intuizione non da poco. In che percentuale scaltro acume e fortuna sfacciata abbiano contribuito al risultato finale non è dato sapere, fatto sta che già dalla copertina siamo di fronte a qualcosa di originale: mentre i Damned nel loro album d'esordio apparivano sguaiati e goderecci, mentre i Clash bucavano l'obiettivo con sguardi e pose minacciose, mentre i Ramones facevano impazzire i teenager con jeans a brandelli e chiodo usurato, gli Ultravox! appaiono spalle al muro in posizione di militaresco "attenti”, sguardo alienato, abbigliamento in futuristico tessuto PVC. In studio i ragazzi si avvalgono dell'entusiasmo del giovanissimo ed ancora sconosciuto produttore Steve Lillywhite, e del leggendario Brian Eno che lascia cadere qualsiasi freno inibitore alla creatività del quintetto invitandolo a spaziare a piacimento per un album variegato ma mai confuso; impiego di strumenti inusuali, brani di durata relativamente lunga e dalla struttura ben sagomata in netta controtendenza con la furia mordi e fuggi del punk, tutti elementi costitutivi che ritroveremo in decine di band a seguire nel decennio successivo.

Le tracce di apertura Satday Night in the City of the Dead e Life at Rainbow's End sono energici rock pogo-oriented resi però artificiosi dalle chitarre filtrate che suonano post punk in piena era punk. Slip away ha una struttura fifties elaborata come erano soliti fare i Roxy Music dei tempi d'oro, mentre I Want to be a Machine, tra i picchi assoluti dell'album, parte acustica ed obliqua come il Bowie di annata Hunky Dory per svilupparsi tetra e frenetica grazie agli interventi di violino (?!) di Billy Currie -musicista di formazione classica e appassionato di teatro sperimentale- nonché dal drumming delirante di Warren Cann, mentre liricamente John Foxx anticipa le tematiche dell'uomo-macchina care ai Kraftwerk di The Man Machine.

Le strofe di Wide Boys scorrono su di un riff chitarristico di vecchia scuola trattato new wave, il risultato finale è un convincente uptempo che ricorda vagamente, grazie anche alla voce filtrata ed un diligente lavoro di produzione, le cose migliori di The Idiot di Iggy Pop che uscirà di li a pochi mesi, mentre in Dangerous Rhythm un contagioso giro di basso di Chris Cross fa la parte del leone lasciando esalare esotici umori caraibici sullo sfondo (il massimo del unfashionable in quei giorni)  per una inattesa solarità del tappeto sonoro. The Lonely Hunter si muove sinuosa, funkeggiante ed algida allo stesso tempo, proprio come sapranno fare i Japan un paio di anni dopo. La conclusione è con il botto: The Wild The Beautiful and The Damned inno documentarista sulla Londra di quei giorni, baldanzosa ballad adombrata dal violino straniante di Currie, e My Sex: solo piano e sintetizzatori per una traccia molto vicina ad alcune cose del Brian Eno di Another Green World e che prefigurerà ambientazioni future. Il brano è assolutamente ardito per i tempi, come fa notare lo stesso Foxx nelle linear notes della edizione cd : “tutto cio’ era pre-David Bowie’s Low album, (anche se l’album di Bowie esce un mese prima di quello dei ragazzi, evidentemente le sessions erano iniziate in anticipo), ai tempi la roba elettronica era considerata qualcosa da non toccare, troppo vicina ai Pink Floyd, proibita da Johnny Lydon, dichiarata non buona”.

Ovviamente l’album vende pochissimo, e la stessa sorte infame è riservata ai due dischi successivi, a questo punto la Island non può far altro che rescindere il contratto (Foxx da questo momento viaggerà solista), la prima parte dell'avventura Ultravox! ha fine.

Fare attenzione agli Ultravox! con punto esclamativo, marchio di garanzia assoluta, proprio come per le banane col bollino blu!

(NB: in realtà nel terzo e ultimo album con Foxx vocalist il punto esclamativo verrà soppresso)

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Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 27 voti.
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brian 9/10
REBBY 8,5/10
loson 8/10
Steven 8/10
B-B-B 8,5/10
zebra 6,5/10
Lelling 8,5/10
cripta 9,5/10
Cas 8,5/10

C Commenti

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Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 18:44 del 17 dicembre 2007 ha scritto:

disco epocale

non ci sono altre parole

forse dei primi tre resta il mio preferito

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 11:38 del 8 luglio 2008 ha scritto:

Originale davvero questo debutto: sintetizzatori in primo piano, l' ''intrusione'' di strumenti quali il violino e l'armonica e un suono memore dei Roxy Music nel suo coniugare pop, avanguardia e ricercatezza. Ottima recensione, complimenti... a mio avviso, non il capolavoro degli Ultravox!, ma comunque un buon disco

dario1983 (ha votato 10 questo disco) alle 16:17 del 30 marzo 2009 ha scritto:

uno degli album puù belli che abbia mai ascoltato. ha! ha !ha! risce ad essere all'altezza di quest'album, poi si sono un pò persi... comunque erano avanti di 10 anni... incredibile

Uallarotto (ha votato 7 questo disco) alle 9:27 del 19 giugno 2009 ha scritto:

più di 3,5 è un'esagerazione. meglio quello dopo.

benoitbrisefer (ha votato 9 questo disco) alle 15:49 del 2 ottobre 2009 ha scritto:

Forse un po' acerbo in qualche brano, ma con le idee che circolano qua dentro altri gruppi ci avrebbero fatto una carriera intera. Alla fine sono d'accordo con Stokerilla...

zuzzurellone (ha votato 6 questo disco) alle 21:13 del 26 novembre 2009 ha scritto:

Disco con più bassi che alti

"I Want to be a Machine" e "My Sex" sono due gemme, "Dangerous Rhythm" e "Slip Away" sono carucce, il resto del disco però è davvero poca cosa soprattutto a livello di songwriting, scialbe canzonette glam/punk. Li preferisco senza punto esclamativo, cioè da System of Romance.

Prodotti Casalinghi (ha votato 8 questo disco) alle 14:37 del 3 maggio 2010 ha scritto:

ma hahaha! è il top

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 15:03 del 18 maggio 2010 ha scritto:

Sarò blasfemo, ma per me le due entità "Foxx" e "Ultravox" sbocciano solo dopo il divorzio quest'album comunque mi piace. Su tutte Lonely Hunter.

brian (ha votato 9 questo disco) alle 12:14 del 22 maggio 2010 ha scritto:

post punk durante il punk, bellissimo