R Recensione

6/10

The Autumn Defense

The Autumn Defense

Vi ricordate i Gremlins ? I mostriciattoli verdi che terrorizzavano i bambini negli ’80, quelli che quando ci spruzzavi un po’ d’acqua sopra si moltiplicavano esponenzialmente, divenendo ogni volta più cattivi ? Ecco, per molti versi con la discendenza dei Son Volt sembra stia succedendo una cosa simile, ma in senso opposto: ad ogni filiazione la musica si fa sempre più zuccherina e dolce.

Se dagli Uncle Tupelo, padri putativi del cosidetto alternative country erano discesi (oltre ai Son Volt) gli eclettici Wilco, che dall’originale country rock si erano aperti a contaminazioni con il pop dei Beatles ed il folk, da una costola dei Wilco si formano gli Autumn Defense.

Ed esponenziale è l’aumento del livello di gradazione pop: il gruppo, formato da John Stirratt e Pat Sansone e giunto con questo album senza titolo al terzo disco, ha in testa modelli ben precisi e pochi scrupoli indie: l’idea è di ricreare, nell’anno domini 2007 , un suono a cavallo tra il west coast folk di Crosby, Stills, Nash & Young e Jackson Browne e le sonorità pop rock A.M. degli anni ’70 (per chi non lo conoscesse, il pop più liscio, zuccherino, radiofonico che abbia mai percorso l’etere).

La classe e il talento compositivo non mancano: Estate Remains è un gran bel pezzo di pop song, Where You Are è un folk triste e barocco da crepuscolo californiano, Winterlight sa di già sentito ma resta un bel ri-sentire, Feel You Now è un lento in odor di Philly Soul, We Would Never Die si screzia di variopinti colori psichedelici, City Bells azzarda una bossa che viaggia dalle parti dell’ultimo Caetano Veloso, I Knew It All Along è un folk pop dall’aroma west coast.

E'un disco, questo, dagli arrangiamenti raffinati e dal piglio gioiosamente pop, curato fin nei minimi dettagli. Forse troppo. Il modo maniacale in cui ogni aspetto del disco è cesellato finisce con l’appiattire l’ascolto, e il costante manierismo, all’inseguimento delle armonie della west coast e della magia del pop perfetto, risulta alla lunga quasi insostenibile. Con un pizzico di autocompiacimento in meno e una punta di “sporcizia” in più, avrebbe potuto essere davvero un gran disco.

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