Seeland
Tomorrow Today
Pop elettronico e vocazione psichedelica e sognante, queste le caratteristiche dei frizzanti Seeland, duo formato tra il 2004 e il 2005 da Tim Felton e Billy Bainbridge.
Gli anni ’90 sono il calderone da cui i nostri pescano a piene mani, ispirandosi ai momenti più pop degli Stereolab, al cantautorato di Belle and Sebastian e dei Magnetic Fields. Tuttavia il mood imperante è quello frivolo dei 2000, di quell’indie-pop sintetico che ha caratterizzato gruppi come of Montreal, Lcd Soundsystem, Gotye, MGMT e The Presets (ed ovviamente Plone e Broadcast, i gruppi di cui Felton e Bainbridge facevano parte). Vaghi riferimenti a certi Can, Neu! e Kraftwerk nonché al synth pop degli anni ’80 e abbiamo tutti gli ingredienti per iniziare l’ascolto.
Si parte con Burning Pages, brano che mette da subito in mostra le specificità del gruppo, dispiegando una pop song rilassata e fluida, leggera e cullata dalle modulazioni degli strumenti elettronici, completamente volta a trasportare l’ascoltatore al ritornello, culmine melodico privilegiato dai Seeland. Ma questa non è sicuramente la traccia più meritevole, perché passando alla successiva Hang On Lucifer si scoprono del tutto le potenzialità di questo Tomorrow Today: un incrociarsi frenetico di chitarre e tastiere, il tutto avvolto da nebbie spaziali e riverberi psichedelici catturano l’attenzione convogliandola in un ascolto coinvolto e divertito.
Frutto di futuristici incroci tra quanto elencato sopra e rimembranze di Roxy Music e Brian Eno possiamo poi assaporare ottimi brani quali la danzereccia Turnaround, la turbolenta Static Object, l’atmosferica Call The Incredibile e l’intensa ed intricata 5 A.M (probabilmente l’unica capace di distinguersi nettamente dalle altre).
Seguono i pezzi maggiormente riconducibili allo psych-pop come Colour Dream, Library, Station Sky, e Pretty Bird, tutte mollemente rallentate, solcate dal monotono cantato di Felton (forse il limite principale dell’album) ed impreziosite da orpelli elettronici e lucidature melodiche.
Ad aggiungere vivacità e frenesia all’album arrivano poi pezzi più wave come l’irresistibile Captured e la trasognante e dal piacevolissimo ritornello dreamy Goodbye.
Un disco interessante, piacevole, colorato, capace di offrire una serie di ottimi spunti e in grado di catturare l’ascolto non perdendosi e dilungandosi in bizzarrie ed esagerazioni che avrebbero alterato la natura fruibile ed immediata del lavoro. Tuttavia un’eccessiva uniformità dei toni, una voce eccessivamente piatta e l’incapacità di liberarsi dalle influenze altrui per sviluppare un discorso originale non permettono all’album di decollare. Le basi per farlo ci sono, basti sentire 5 A.M e Hang On Lucifer, ma la strada da fare è ancora tanta. In ogni caso la speranza di un secondo lavoro composto interamente da pezzi della medesima caratura di quelli da me citati mi pare una speranza più che concreta.
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