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8/10

Clues

Clues

Una delle derive sociali odierne sta nella mutazione del concetto di creatività. L’impeto di un’intuizione artistica lascia sempre più volentieri il posto ad un monetizzabile algoritmo matematico. E i creativi puri e semplici, forse ingenui, infantili, scarseggiano sempre più. Se ne è accorta l’azienda danese della LEGO, che causa progressiva desertificazione cerebrale dell’infanzia, è immersa in una drammatica situazione economica che si protrae dal 2003.

C’è però un luogo dove il gioco del monta e smonta usando sempre gli stessi elementi è ancora molto in voga e produce sorprendentemente risultati freschi e interessanti. E’ un luogo fatto di pioggia e neve, di animali e foreste, di lande desolate e città moderne dove la cultura è in fermento. Si chiama Canada e, se è vero che la musica è una rappresentazione del popolo che la produce, è qui che la LEGO dovrebbe concentrare il fuoco delle esportazioni. Se infatti ai canadesi piacerà fare coi mattoncini quello che fanno con le band musicali il boom commerciale sarà assicurato.

Il nuovo giocattolo che arriva da Montreal si chiama Clues, ed è in tutto e per tutto il prodotto a cui recentemente il made in Canada ci ha abituato: mix di musicisti, mix di generi ed influenze, ottimo risultato. Che poi l’album esca per l’autorevole Constellation, casa del post rock più orchestrale, non fa che aumentare l’interesse per il gruppo confermando allo stesso tempo il cambio di rotta più o meno intenzionale dell’etichetta.

Clues è un esordio di non esordienti. Tipicamente canadese. Qui i nomi noti sono due: Alden Penner,“metà” dell’indimenticato e prematuramente scomparso duo The Unicorns (ascoltatevi “Who Will Cut Our Hair When We’re Gone?” del 2003) e Brendan Reed, membro di innumerevoli bands locali nonchè batterista degli Arcade Fire (dico niente!) ai tempi del primo EP. Soprattutto Penner era atteso al varco, dopo le buone uscite del suo ex-compagno unicorno Nicholas Thorburn con gli Islands prima e gli Human Highway poi.

Penner e Reed sono amici, figure mobili nel fertile humus di Montreal. Collaborano a tutto quello cui si può collaborare (sono canadesi), incidono persino un 7” con canzoni loro, un lato a testa, che poi neppure pubblicano perché tanto era solo così, per divertimento.

I Clues nascono ufficialmente nel 2007, con una serie di concerti a sorpresa in piccoli club di Montreal dove si presentano come trio. La formazione si allarga agli attuali cinque elementi (oltre a Reed e Penner troviamo Ben Borden, Lisa Gamble, già con Evangelista ed HRSTA e Nicholas Scribner, tutti e tre del giro Hotel2Tango) nel volgere di un anno e in seguito alla non eccezionalità dei primi spettacoli. Tutto cresce per addizioni spontanee, come può succedere solo nella più ideale scena indie, dove tutti sono buoni musicisti e disinteressati amici. Così capita anche che Don Wilkie (boss Constellation) vada a vedere un loro show, con pubblico di circa dieci persone, e decida di fargli fare un disco. Registrandolo all’Hotel2Tango, naturalmente. In analogico, rigorosamente.

Ne viene fuori un gioiellino brillante, un’opera in bilico fra aggressività e delicatezza, dolore ed ironia, nostalgia e speranza. Un disco leggero ma pieno di contenuti, che suona spensierato facendo fulcro nel profondo.

Haarp chiarisce subito quelle che sono le potenzialità del gruppo. Inizia come potrebbe iniziare il prossimo dei Minus Story: una voce fragile e sghemba si abbarbica su qualche nota buttata qua e là in mezzo ad un mare di risonanze. Come lanciare sassi dal ponte di una nave: qualche cerchio preciso in un casuale infinito. Poi la nebbia svanisce, si affaccia il sereno con l’ingresso degli strumenti in un crescendo delizioso, con chitarre che più indie non si può, tutte spigoli e armonia. In cima alla salita si sbatte contro un riff massiccio che dura un momento e subito si destruttura, vira verso un cambio di ritmo che viene da Washington DC, si gonfia per supportare l’assalto vocale di fine pezzo, rubato direttamente dal bagaglio dei Fugazi. Se non è amore per la struttura questo.

Remember Severed Head è figlia degli Arcade Fire, dei Pixies e della tradizione americana reinventata dagli Eels. Compaiono i cori, che risulteranno una caratteristica di tutto il lavoro, una voce femminile ed una certa attitudine pop, comunque molto raffinata. Stupenda l’urgenza evocata dalle frasi di chitarra nel finale.

Approach The Throne è una cavalcata quasi metal, completamente spogliata di qualunque ineleganza, che si regge sulla percussività della chitarra contrapposta all’incerta matematica della batteria. Ancora un coretto indovinato che alleggerisce il tutto, un ritornello facile facile ed un finale con trombe balcaniche a sovrapporsi e sostituirsi alla frase vocale, in puro stile Neutral Milk Hotel.

E’ il momento di una pausa: On The Dream è lenta, melodica, liquida. Priva di sezione ritmica, la voce galleggia instabile su un tappeto di chitarre uniforme. L’atmosfera si protrae nella prima parte di You Have My Eyes Now: solo voce e una melodia in progressione che, non so perché, fa ancora venire in mente gli Eels. Il canto finisce sull’attacco della seconda parte, una cascata di distorsione e due accordi che ospitano il ripetitivo coro liberatorio.

Perfect Fit è forse il pezzo con il maggior potenziale commerciale. Cabaret pianistico d’assalto e voce Radiohead a tracciare una linea continua sopra i frenetici accenti, con un’ottima melodia che si esalta negli spazi aperti fra le strofe. Ancora una volta si rotola nel finale attraversando una battaglia di cambi, giretti beatlesiani, bordate chitarristiche e urla di anime dannate.

Il registro cambia ancora con Elope, ballad notturna in bilico fra la dolce prospettiva dei Beatles e quella malinconica ed intellettuale dei Belle And Sebastian.

Ancora i Fugazi a far da colonna sonora per gli acrobati di un circo in Cave Mouth, ritmo zoppicante e divertimento assicurato, ed i Black Heart Procession che provano felici l’LSD in Crows, marcetta psichedelica con finale tra epico e scherzoso.

Ledmonton è fantastica. Di nuovo grande attenzione alla struttura, una voce sussurrata che parte da pochi accordi folk, l’arrivo della batteria che porta con se il clangore metallico di chitarre strapazzate, aperture e ripartenze dietro ogni angolo. Il tutto teso ad esaltare l’avvento dell’irresistibile coro, da cantare a squarciagola come bambini, che si sviluppa nel finale del pezzo, seguendo da vicino il modello di “No Cars Go” dei soliti Arcade Fire.    

Il disco si chiude con la lenta Lets Get Strong, direttamente dagli anni ’60, attraverso il filtro dei tempi. Quello che potrebbero fare oggi i Beatles se fossero un gruppetto che nessuno si fila, senza produzione e senza una lira.

La prima e più forte impressione è la leggerezza. E’ un disco che spolvera i bei ricordi della nostra fanciullezza, le gioie dei giochi all’aperto e delle corse nei prati, passando attraverso la disillusione che abbiamo affrontato crescendo. E’ un disco divertente, che regala sorrisi e che si fa ascoltare così, senza particolare impegno e senza pretese.

Racchiude evidentemente i segreti di molte delle cose che si sono suonate negli anni ’90 (post-punk di matrice Dischord soprattutto) e che offre però, più velatamente, uno scorcio sulla tradizione folk-pop anglo-americana radicata negli anni ’60.

Di queste influenze i Clues elaborano e ripropongono le cose migliori, con maestria e spiazzante senso compositivo, con il giusto piglio scapestrato che mal cela uno stile invece elegante e davvero ricercato. Se si dirà che è un disco su misura per cavalcare le tendenze non si potrà negarlo. Del resto, quanti dischi così sono riusciti ad allietarmi sinceramente per qualche mese, prima che le fisiologiche pile si esaurissero regolarmente! E adesso ne ho uno in più che mi rende felice, fino a che dura, come fosse un giocattolo nuovo.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 26 voti.

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target (ha votato 8 questo disco) alle 11:17 del 12 giugno 2009 ha scritto:

Ineccepibile paolo. Lo sto ascoltando da qualche giorno e mi piace molto, ma molto molto. Più Unicorns che Arcade Fire, se vogliamo prestarci al giochino dei mattoncini lego che formano la band. Ma si sa che i canadesi, basta scomporli e ricomporli, e suonano tutt'altra cosa. Per ora l'avant-folk (DM Stith) di "In the dream" mi pare la cosa più sublime (tra le mie canzoni dell'anno), accanto al cabarettismo del piano staccato di "Perfect fit" (gli Sparks classicisti e già classici di "Lil' Beethoven"); il finale è addirittura Death Cab For Cutie, e pure la voce qua e là, ad esempio proprio nell'incipit iper-destrutturato di "Haarp" (praticamente il disco comincia e sembra finire nel giro di cinque secondi!). Saranno giochini anche un po' furbi, come paventi tu, ma in effetti mi è difficile non trovarci un divertimento contagioso. Tornerò per il voto e qualche altra nota. Ma voliamo alti.

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 13:30 del 12 giugno 2009 ha scritto:

Fossero tutti così i furbi, saremmo sommersi da ottima musica! E' vero che ormai la formuletta canadese, comunque la si rigiri, riesce sempre a risultare accattivante nonostante non sia più una novità. Ma in questo caso, trovo che il gruppo abbia davvero qualcosa in più di tante altre proposte. L'album risulta fresco e di una spontaneità disarmante. I suoni sono diretti, caldi e molto vivi. Pochi fronzoli, perchè se la materia base è buona non serve altro.

Questo i Clues lo hanno capito, forse proprio perchè sono furbi, o forse perchè semplicemente sono canadesi con del talento sincero. E comunque chissenefrega, il disco diverte come pochi. Per il voto aspetto un confronto: so che quattro stelle possono risultare indigeste per un disco così "easy", e infatti sono stato roso dai dubbi, ma vedendo quanto hanno incensato (non qui!) i The Pains Of Being Pure At Heart, mi sembrava ingiusto non premiare un lavoro sicuramente di molto superiore. Mi prendo la responsabilità di ciò che dico!

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 15:01 del 12 giugno 2009 ha scritto:

Gran bel dischello, effettivamente vicino agli Unicorns ed al primo (ottimo) album degli Islands. Complimenti a Paolo per due motivi: 1) Per aver egregiamente analizzato questo bel disco 2) Per aver aiutato il sottoscritto a scalfire il monopolio Targhettiano in tema di indie-rock Canadese

target (ha votato 8 questo disco) alle 15:52 del 12 giugno 2009 ha scritto:

Eheheh, ormai ci dovrebbero fare cittadini onorari, fab, o al massimo spedirci una canadese (non la tenda, chiaramente). Tornando ai Clues, io non vedo questo disco così 'easy' né disimpegnato, non certo come quello dei Pains of being pure at heart. Anzi, ci sento molte melodie torbide, cupe (compreso il 'la la la' gotico di "Approach the throne"), scure (la stessa "Elope"); il tocco di tastiere di "In the dream", su quelle chitarre eteree e sfilacciate e il cantato francese (ah! gli arcade fire bilingui!), mi pare quasi lugubre... Bello, bello. E vada l'8.

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 16:21 del 12 giugno 2009 ha scritto:

RE: gli arcade fire bilingui

A proposito di arcade fire bilingui: cercati i Malajube, sia il disco nuovo che quello di due anni fa (o tre) che si intitolava "Trompe L'oeil" ...

loson (ha votato 7 questo disco) alle 16:29 del 12 giugno 2009 ha scritto:

RE: RE: gli arcade fire bilingui

Fabio & Target: a quando un vostro libro scritto in coppia sulla scena indie-pop canadese d'inizio millennio? Riuscireste persino a farmi apprezzare di più queste band... Gli Unicorns comunque mi piacciono abbastanza, per cui se il disco in questione si lega a quelle sonorità me lo ascolto volentieri.

simone coacci alle 17:05 del 15 giugno 2009 ha scritto:

RE: RE: RE: gli arcade fire bilingui

Si, sono la coppia più bella del mondo. Dopo Kakà e Cristiano Ronaldo. Ah, scusa Target, quanto sono stronzo!

target (ha votato 8 questo disco) alle 20:58 del 12 giugno 2009 ha scritto:

Perfido Los, che viene a infiltrarsi sulfureo nel nostro regno canadese! Penso che se io e fabio decidessimo di fare un libro a 4 mani saremmo già sbronzi comatosi prima del secondo capitolo e immersi in un puttantour prima del terzo. Meglio di no, va'. Comunque, ascoltati questo disco, Los: merita. E non cercare il loro myspace, perché non ce l'hanno. D'altronde, sono canadesi...

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 11:35 del 15 giugno 2009 ha scritto:

Breve incursione per due precisazioni: 1)Non volevo pestare i piedi a nessuno, non conoscevo le gerarchie, sono nuovo, perdonatemi! 2) Con il termine "easy" intendevo solo di "facile" ascolto, non disimpegnato e non privo di contenuti anche di un certo spessore. Non sono "easy" i Don Caballero, per intenderci, che se li metto su con la mia ragazza in casa, esce.

Aggiungo che ieri sera mi sono ripassato i Clues dopo un week-end alcoolico e sono andato a dormire entusiasta. Sia per l'alcool che per i Clues. Una vera chicca.

target (ha votato 8 questo disco) alle 13:45 del 15 giugno 2009 ha scritto:

Non c'è nessuna gerarchia, paolo, figurati! Disco dei Clues già ordinato.

target (ha votato 8 questo disco) alle 18:15 del 15 giugno 2009 ha scritto:

Sei davvero stronzo! Ho appena visto brasile-egitto cercando di convincermi che ormai è un giocatore in fase calante. Ma ho finito con l'approfondire il mio lutto... ((

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 9:05 del 24 giugno 2009 ha scritto:

E' un fatto, per me, che dagli Unicorns siano

derivate delle ottime bands, prima gli Islands ed

ora questi Clues. Siamo ancora agli inizi e devo

ascoltare l'ultimo Sunset Rubdown (sta arrivando),

ma in questo momento sembra proprio il mio 2° disco canadese preferito dell'anno. Anch'io non

ci "sento" gli Arcade fire e li trovo di genere

molto diverso rispetto ai ... Pure at heart (che

fanno musica più spensierata e di ascolto + easy),

che pure mi piacciono. Piuttosto in taluni brani

li sento "più vicini" ai Cloud cult di The meaning of 8, sia per il "falsetto" che per alcuni

sviluppi armonici.

target (ha votato 8 questo disco) alle 9:28 del 24 giugno 2009 ha scritto:

Sì, il riferimento ai Cloud Cult, soprattutto per certi brani (2, 3, 9) ci sta tutto! Il disco dei Sunset Rubdown, anche se di poco, secondo me sta sopra (Drowned in sound gli dà un sonoro 10/10!).

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 11:43 del 26 agosto 2009 ha scritto:

eccezionale davvero

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 0:19 del 9 novembre 2009 ha scritto:

Visti ieri sera, torino, spazio 211. Un centinaio di persone, forse. Approfitto per dare le mie 4 stelle, cosa che mi ero dimenticato di fare, e per segnalare che dal vivo rendono davvero tanto. Mi chiedevo se riuscissero a gestire in dimensione live i momenti di maggiore pienezza del disco. Mi chiedevo anche come sarebbe stata la prova vocale, specie su pezzi in tal senso più esposti ad eventuali imperfezioni, come la non facile Perfect Fit. Impressionato in positivo da entrambe le risposte: esibizione bella corposa, suoni da tutte le parti, ma soprattutto Penner ha una padronanza vocale davvero notevole, non una stecca, falsetto limpido e intonato, e deciso al contempo sulle sei corde. Perfetta per la chiusura "You have my eyes now", toccante per l'occasione la performance vocale di Reed. Per il bis, buona scelta "Aproach the throne", con il suo appiccicoso "la la la" che difficilmente ti levi dalle orecchie. Buona prova insomma, logica e diretta conseguenza di un grande esordio: il disco è completo, acerbo e maturo insieme, ricco di idee fresche, vivace, schizofrenico, con un'ottima fase centrale che scende e si dilata più lenta e riflessiva, per poi tornare sul discorso aperto all'inizio: sequenza con una logica ben precisa, ovviamente scombinata sul palco per esigenze di scaletta. Temo/spero che quando torneranno ci sarà un considerevole numero di gente in più.

target (ha votato 8 questo disco) alle 10:12 del 9 novembre 2009 ha scritto:

Moltissima invidia. E spero, la prossima volta, di poterci essere anch'io. Il Gaz, invece, che dice della performance bolognese?

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 14:13 del 9 novembre 2009 ha scritto:

Il Gaz dice che

al Covo saremo stati 20/25, ma forse. Atmosfera quasi irreale, si sentivano le parole della gente fra un pezzo e l'altro. Gente peraltro che sembrava lì per caso, indifferente o disattenta, salvo i soliti 3/4 "bravi" appassionati. E va be', solo che secondo me la band ne ha risentito. Sguardi tristi, bassi, un imbarazzo quasi tangibile. Un set, tra l'altro, che non mi aspettavo: una chitarra, due tastiere, due batterie, un basso sporadicamente utilizzato. Penner è il migliore sul palco, ottimo alla voce, un po' meno alla chitarra (gli "sfuggono" i riffetti di Haarp e Remember Severed Head, maledizione), ma comunque sincero e carismatico. Da notare anche la sostituzione di alcune frasi di chitarra con cloni di tastiera (palese in Cave Mouth, davvero dura da suonare e cantare). Qualche problema nella sincronia delle due batterie, qualche problema nel controllo dei suoni (ma qui ci mette del suo il locale). In sostanza, e mi spiace dirlo, devono mangiare ancora un po' di pagnotte prima di fare un live alla Sunset Rubdown. Ribadisco comunque che lo scoglionamento era visibile negli occhi di tutti i componenti, e chi suona sa quanto diventa difficile farlo bene se l'animo è mal disposto. Son contento di leggere il commento di Emash, ci speravo che facessero meglio a Torino. Permettetemi poi di chiudere vergognandomi un po' del nostro paese, incapace di dare un degno benvenuto a cotanta giovane e brillante sostanza musicale.

target (ha votato 8 questo disco) alle 14:26 del 9 novembre 2009 ha scritto:

RE: Il Gaz dice che

Pazzesco. Mi spiace. E stiamo parlando di Bologna, non della provincia più spersa. Poi è ovvio che queste band, al prossimo tour, in italia non ci mettono più piede. C'è da dire, purtroppo, in più, che questo disco, in Italia, se lo sono cagati in pochi oltre a noi (quasi nessuno, a dire il vero).

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 1:54 del 10 novembre 2009 ha scritto:

RE: RE: Il Gaz dice che

Dunque, sicuramente quanto ad atteggiamento confermo un po' di scoglionamento, perchè animali da palco certo non sono. Ma fortunatamente al contrario di quanto successo a Bologna il pubblico ha risposto bene, applausi convinti, e la cosa li ha palesemente sciolti. Esibizione quindi in crescendo. Sicuramente risolto il problema batterie che dici, piuttosto brillantemente anche, e ribadisco l'ottima prova di Penner.. certo però devono imparare a muoversi con più naturalezza. va detto che il palco non era enorme e considerata la strumentazione e tutto stavano in effetti un po' stretti, inevitabile quindi qualche impaccio. ma parliamo comunque di un fatto estetico di forma, la sostanza direi che abbondava! Curiosità, ma al Covo han poi suonato anche i Magpie Wedding? perchè sul sito han scritto all'ultimo che disertavano.. se no avrei seriamente pensato a una trasferta più impegnativa di milano-torino, perchè quel Torches me lo sto davvero divorando.

Bè comunque ottima serata, ribadisco a Paolo i complimenti per la rece e a Target i ringraziamenti per la segnalazione la prossima volta si organizza una spedizione sincronizzata. (ragazzi meno male che ci siete voi perchè in sto paese le cose valide te le devi andare davvero a cercare scavando).

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 13:26 del 10 novembre 2009 ha scritto:

RE: RE: RE: Il Gaz dice che

I Magpie Wedding al Covo non si sono visti, ma il sito devono averlo aggiornato mentre ero in viaggio, così che ho passato un paio d'ore a cercarli in giro per il locale...

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 21:38 del 16 novembre 2009 ha scritto:

discone,e ottima recensione, target (al solito)! "clows" la mia preferita:sonorità dalla deriva balcanica, un brano che si sgancia dal terreno per raggiungere, in totale allucinosi, schiere di suoni, persi nell'etere della stratosfera (mi ha ricordato, a tratti,certe canzoni dei wild beasts interpretate dal frontman)."approach the throne" non sfigurerebbe come manifesto del movimento indie canadese (il ritornello è già classico!);"perfect fit", brano furbetto e dal piglio allegro andante,che non si può non amare già dal primo ascolto; e poi menzione d'onore per "haarp" (riff finale tutto da ballare) e "you have my eyes now" (morbida morbida).infine"elope",l'unica a mio avviso indigeribile, a mio avviso(l'attacco iniziale,ovvero la prima nota,è spaccata, sia come timbro che come altezza, a quella dell'attacco di untitled 1 dei sigur ros)."clues" conferma che la partita per la classifica non può ancora dirsi definitivamente chiusa: nei miei primi cinque di quest'anno, senza alcun dubbio

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 0:24 del 17 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Grande, vero, l'inizio di Elope è identico alla 1 di ()!! Tanto che anch'io ero subito andato a controllare se la tonalità fosse uguale A me però il pezzo piace, e parecchio

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 21:38 del 16 novembre 2009 ha scritto:

non target, ma paolo!

oddio,scusa paolo!complimenti per la recensione!

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 10:44 del 17 novembre 2009 ha scritto:

RE: non target, ma paolo!

Figurati, anzi, lusingato dall'errore (sì, Target, è una marchetta).

Haarp e Ledmonton, con le loro strutture strambe e articolate, le mie preferite.

target (ha votato 8 questo disco) alle 22:12 del 16 novembre 2009 ha scritto:

Eheh, in effetti sembrava strano che un disco canadese non fosse passato attraverso le mie grinfie malefiche! No, no, complimentoni al Gaz, ché tra l'altro se non c'era lui 'sto disco rischiava di passarmi sotto il naso inosservato. E sarà secco nella mia decina di fine anno! A me il pezzo che piace di più continua ad essere "in the dream", con quella chitarra granulosa da ossessione e quella litania drogatissima. Uh.

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 10:17 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Math(pop)-rock di buona fattura.

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 11:09 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Sulla buona fattura siamo d'accordo, ma perchè

math rock? A te chi ricordano?

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 11:14 del 18 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Mmm più che i gruppi in particolare, le strutture tortuose e zigzaganti di diversi episodi presenti nell'album. Ascolta, tipo: ''Haarp'', ''Approach The Throne'' oppure ''Cave Mouth''.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 11:35 del 18 novembre 2009 ha scritto:

RE: rebby

è lo stesso pensiero che ho avuto anch'io stamane, leggendo la recensione di "clues" su ondarock. e poi: non è che il recensore abbia sprecato molte parole nel delucidarci al meglio la categorizzazione al genere "math-rock"...mah! si intravede, forse,nell'esposizione di paolo (di gran lunga la recensione sul web, circa l'esordio clues),il significato.ad esempio, quando parla di approach the throne: "Approach The Throne è una cavalcata quasi metal, completamente spogliata di qualunque ineleganza, che si regge sulla percussività della chitarra contrapposta all’incerta matematica della batteria". on in ledmonton (la spiegazione, qui più sottile): " l’arrivo della batteria che porta con se il clangore metallico di chitarre strapazzate, aperture e ripartenze dietro ogni angolo. Il tutto teso ad esaltare l’avvento dell’irresistibile coro"

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 11:42 del 18 novembre 2009 ha scritto:

RE: RE:

Sì sono d'accordo con te Hiperwlt. Io la rece- di Ondarock non l'ho ancora letta, ma stando alla recensione dell'ottimo Paolo, non credo di esser stato l'unico ad individuare certe ''geometrie'' math-, visto che lo stesso Paolo (come hai potuto notare anche tu, Hiperwlt) le ha focalizzate con alcune significative locuzioni, ad esempio: ''...aperture e ripartenze dietro ogni angolo'' e ''all’incerta matematica della batteria...''

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 11:43 del 18 novembre 2009 ha scritto:

* recensione migliore sul web

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 11:51 del 18 novembre 2009 ha scritto:

re: mr wave

no,infatti. mi chiedevo soltanto perchè nella recensione di or, non fosse stato spiegato al meglio. tu hai dato l'incip giusto circa le canzoni elencate, che rendono bene l'idea di quale sia l'orientamente musicale del gruppo. non era una critica verso la definizione,balenata a mia volta durante gli ascolti.certo, non con così rigore etimologico;per il quale, a mio avviso, riesce a giostrare molto bene, leggendo i tuoi commenti e recensioni ). ciao wave !

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 11:59 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Ma se leggete le recensioni su Ondarock, andate a commentarle su Ondarock.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 12:01 del 18 novembre 2009 ha scritto:

RE:

semplicemente,si riallacciava al tema del commento di rebby.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 12:26 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Lo sto riprendendo adesso, e in effetti la definizione "math-pop-rock" mi pare assolutamente calzante. Senza nulla togliere alla bella disamina di Paolo, il quale già aveva individuato queste caratteristiche (le geometrie, il post-hardcore dei Fugazi che è così "matematico") e a cui va riconosciuto il merito - fra i tanti - d'aver anticipato un pò tutte le altre webzine italiane. Questione di fiuto (e non di fiato), ovviamente.

target (ha votato 8 questo disco) alle 14:17 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Uh! Los che sbarca in Canada: a cosa dobbiamo l'onore? Contento che il disco ti piaccia.

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 16:36 del 18 novembre 2009 ha scritto:

RE: a cosa dobbiamo l'onore?

Gli avranno offerto il pranzo, 'sti canadesi ....

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 17:42 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Bene. Già prima non capivo bene cos'è il math rock (pensavo a cose sul genere di Mirrored dei

Battles) ora dopo questa chiacchierata il buio è

completo. Questo a me sembra, come già detto sotto, affine ai Cloud cult, che se non ricordo male vengono spesso definiti indie (altro termine per me poco chiaro). Ma l'ho già detto altre volte

coi generi e sottogeneri io sono un disastro ... (eheh)

Marco_Biasio alle 22:13 del 18 novembre 2009 ha scritto:

Chiamasi math rock quel sottogenere del rogherò, derivante direttamente dal post-hardcore e frequentemente contaminato con l'elettronica, che si basa su un uso imponente, ossessivo, spigoloso e geometrico dei ritmi, spesso espressi in tempi dispari o derivanti, comunque, dalle avanguardie progressive. Sui generis i pezzi sono strumentali, spesso incastrati l'uno dentro l'altro, a creare una certa algebra, specie per quanto riguarda basso e batteria, mentre la chitarra si esprime, come detto appena sopra, secondo le scale del post-core. E non è un caso se spesso gruppi del genere vantano musicisti coi controcoglioni cubici. Per il genere "math-pop" (etichetta orribile, come tante altre) citerei i Pinback.

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 14:57 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE:

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 9:14 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Mi piace Autumn of the seraphs (e anche Summer in

abaddon) dei Pinback, che mi avevi consigliato

proprio tu su queste pagine, dove si parlava più

genericamente di indie pop rock (evidentemente un

calderone come ai "miei tempi" prima pop rock e

poi new wave). Prendo atto ora che si tratti più

precisamente di math pop (la differenza col math rock sarebbe quindi la presenza del cantato e di

ritornelli "più orecchiabili"?) e penso anch'io

di sentire in quel disco "un uso imponente,

ossessivo, spigoloso e geometrico dei ritmi".

Sinceramente in questa opera dei Clues lo sento

meno o molto sporadicamente. L'ho riascoltato

anche ieri sera e mi sembra un album molto vario

e influenzato da diverse "matrici" e direi

difficilmente catalogabile con due semplici

paroline (che non siano un generico pop rock) e

questo indipendentemente che piaccia più o meno.

Ma come già detto sono da sempre "allergico" alle

etichette e sottoetichette, anche se mi rendo

conto che per parlare di musica da un punto di

vista "critico" siano spesso utili. Grazie Marco

comunque per la spiegazione.

wago (ha votato 7 questo disco) alle 14:40 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Curioso che della recensione di Ondarock si parli approfonditamente qui, mentre sul forum di Ondarock la discussione veda solo pochi interventi e perlopiu' negativi...

Comunque, "math-pop" non e' certo un genere definito: e' una crasi di due termini distinti ("math-rock" e "pop" ovviamente) che indipendentemente uso e dall'accezione ormai consolidata. Insomma, uno non si mette a rispiegare cosa sia il math-rock a ogni recensione che scriva: il genere e' in giro da abbastanza tempo per essere perfino passato di moda! Oggi e' un mezzo sinonimo di "vecchio e manierista"...

Quando pero' si parla di "math-pop" non si parla di una corrente precisa, ma di molte band che in modi diversi han preso spunto da stilemi math per creare musica con un deciso piglio pop. E' il caso dei Clues, ma soprattutto dei Battles, dei Foals, in parte dei Grammatics... Per il momento, comunque, e' solo un termine di comodo che viene "ricreato" ogni volta che possa tornare utile: non c'e' alcuna tenenza unitaria, ne' si puo' parlare di precise caratteristiche stilistiche o di una comune sensibilita' tra le varie band.

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 15:16 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Cliccate qua.

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 15:17 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Cliccate qua

www.ondarock.it

Li potrete parlare di Ondarock e delle recensioni di Ondarock fino allo sfinimento. Qui siamo già sfiniti. Grazie.

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 15:23 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Ops... Commento "vuoto". Volevo solo dire, oltre al fatto di aver trovato 38 avvisi di Storia nella mia mail, che non trovo questo disco "math", se non nella lontana accezione ben spiegata dal Los. Il "math", lo ha detto Marco, oltre ad estremizzare gli elementi ritmici, è definito da un intricato incastro matematico fra le linee dei vari strumenti. Ad esempio un riff in 4/4 di chitarra su una batteria in 5/4: la chitarra deve fare 5 giri sui quattro della batteria prima di ritrovarsi al "punto 0" e ad ogni battuta cambierà quindi il punto di attacco e fine, creando scompensi uditivi gustosissimi in chi ascolta. Penso a gruppi quali Paul Newman, Pele, Don Caballero (e Storm And Stress), Union Of A Man And A Woman.

Adesso vado a leggermi la rece di OR che ha scatenato 'sto putiferio...

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 15:34 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE:

ma anche no, Paolo ...

target (ha votato 8 questo disco) alle 16:22 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Io sono sempre stato un disastro in matematica, ma questo disco mi piace assai. Può forse voler dire che questo disco ha poco di matematico, ma può anche voler dire che in realtà, malgrado faccia pena in matematica, la materia mi piace. (E così ho scritto quattro righe senza essere venuto a capo di nulla). In ogni caso, la discussione la possiamo fare anche qui. Mi piace questo incrocio di suggestioni ondarockstoriadellamusichiano (manca Scaruffi!). A Wago dico che anche secondo me qualcosa (poco, è vero) degli Arcade Fire lo si può sentire, soprattutto in un pezzo come "Ledmonton". Certo, viene facile fare il loro nome, tra il Canada e il batterista, ma non è del tutto fuori luogo (soprattutto se si pensa agli Arcade Fire dell'ep e di certo "Funeral").

wago (ha votato 7 questo disco) alle 16:24 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Massi', concordo ben anch'io che qualcosa degli Arcade Fire c'e', ma non mi pare corretto inquadrare questo disco come una specie di media freak tra Arcade Fire e Unicorns. Il retroterra e' quello, ma qui c'e' dentro veramente tanta tanta altra roba, e anche l'attitudine mi pare diversa.

A scanso di equivoci, anche il math e' solo uno dei tanti elementi... In buona parte penso arrivi anche per vie traverse: piu' Modest Mouse che June of 44, insomma.

simone coacci alle 16:46 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Ciao, Wago, benvenuto

loson (ha votato 7 questo disco) alle 17:01 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Toh, hai capito il Wago che si aggira su sdm! Ciao, caro.

target (ha votato 8 questo disco) alle 17:15 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Sì, il topo modesto in questo disco si intrufola! Peraltro, me ne rendo conto solo ora, la copertina di questo disco piacerebbe molto agli ipnagogici-glo-fi! Tutta estetica computer anni '80. Faccio sapere a Paolo che continuerò a commentare, ché la homepage con tutti 'sti Clues ha più stile!

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 17:45 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE: Target

Tra l'altro, sta scalando la classifica!

paolo gazzola, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 17:43 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Anch'io, a scanso di equivoci. D'accordissimo sul non definire questo disco una media freak fra Arcade Fire e Unicorns, per quanto entrambe le influenze, senza essere determinanti, siano riscontrabili. Gli Arcade li ho scomodati: per Ledmonton (coro nel finale), per Remenber Severed Head (ritmica), per il batterista e il luogo di provenienza. Fine. La mia concisa interpretazione, e credo sia scritto, è che a materiale sonoro "ispirato" dal post-punk Dischordiano (cui comunque lego buona parte della risma "post", nelle varie accezioni possibili, che stimolarono la nascita anche del "math") si abbini una certa cultura pop "classica", che attinge a modelli anche molto lontani nel tempo e nei luoghi, uscendo decisamente dall'ambito "americano". Meglio?

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 18:39 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Uahu, Mr. Marco S. in persona, un altro VIP insomma, deve essere Fabio che li attira come le

mosche (eheh). Si scherza qui anche sai. Insomma

il math pop "non è una corrente precisa ... ma un

termine di comodo", avevo capito meglio il ns. Marco sai (eheh) Tornando all'argomento alla fine

il buon esordio dei Clues è pop rock. E il math pop chi è, sono io eh? Per me non sono affini ai

Battles e anche ai Foals, sono attigui semmai ai Cloud cult di Meaning of 8, so' de' coccio io eh.

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 18:45 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Ma io non mi riferivo certo a wago, al quale - anzi - do il benvenuto. I fenomeni qua sono altri. Rebby, se ti va quest'album è math-pop-rock, che tanto i suffissi sono gratuiti

wago (ha votato 7 questo disco) alle 18:46 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Dischord si', a pacchi, ma non solo: facendo un passo indietro, pure i Gang of Four. Ma d'altronde non e' una novita' che proprio Fugazi&soci siano stati modelli fondamentali per tutto il primo math, ne' che piu' sotterraneamente lo spirito "matematico" abbia punti di contatto col post-punk albionico piu' spigoloso.

Molto molto interessante in questo disco e' poi il recupero di stilemi folk, anche questi albionicissimi e direi decisamente piu' "UK" che nella maggior parte delle altre band canadesi "del giro". Non nego che se il disco mi e' piaciuto tanto e' anche perche' sono un grande appassionato di tutto il folk elettrico settantiano: non si rifaranno direttamente a quello, i Clues, ma sentendo "Ledmonton" l'effetto e' vicino.

wago (ha votato 7 questo disco) alle 18:48 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Ah ma neanche per me e' affine ai Battles (o ai Foals)! Li citavo come esempi proprio per mostrare che la non-etichetta "math-pop" non designa niente di preciso, ma viene usata indipendentemente una volta qua e una la' per indicare band diversissime, ogni volta che ci si sente dentro un po' di math e un po' di pop. Tutto qua.

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 18:58 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Ah ho capito si dice math pop quando ci pare (eheh)

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 18:59 del 19 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Math pop freedom!

wago (ha votato 7 questo disco) alle 19:00 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Beh in questo caso trovo abbia un senso dirlo, altrimenti - ehm - non lo dicevo

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 22:40 del 19 novembre 2009 ha scritto:

mah scusate, dico la mia in maniera rapida e, spero, il più possibile indolore e inosservata: ho riascoltato i tre brani della discordia (Haarp, Approch e Cave mouth) ma parlare di math-pop mi sembra un pochino esagerato. Un pò perchè il math lo terrei per altre occasioni, un pò perchè se anche si dovesse accettare tale cosa sarebbero pur sempre tre brani su undici ad esserlo, e mi pare un pò pochino per definire il genere di un disco. Cmq il confronto fa sempre piacere, su questo non c'è dubbio. Leggendo le due recensioni (belle, scritte bene e competenti entrambe) mi ritrovo di più nell'analisi di paolo.

Emash (ha votato 8 questo disco) alle 22:52 del 19 novembre 2009 ha scritto:

l'associazione al math (ora che ho capito cos'è!) è da farsi a mio avviso assolutamente di striscio. Poi per me un album di questo tipo non si presta lontanamente a definizioni di generi specifici, se non molto alla lontana.. i primi tre pezzi sono una cosa, quarto e quinto un'altra, il sesto un altro discorso ancora. lo stesso Penner ha aperto il live di Torino dicendo "ragazzi, noi ora suoneremo un po' di pezzi, alcuni veloci, altri lenti, diversi tra loro, ma non importa, la cosa importante è che vi piacciano" poi per me una delle cose belle di questo sito è che non compare il genere nelle specifiche in alto! adoro questo particolare, uno si legge la recensione svincolata da definizioni di sorta, poi scorre i commenti sotto e si fa la sua idea, e questo è un disco che per me dipende proprio da chi lo ascolta, può rimanere più impresso l'aspetto math o quello prettamente poprock, se non le ballate più languide, è il bello di questi esordi difficili da inquadrare. probabilmente col prossimo disco ne capiremo di più. ma io non ne sento questo bisogno.

wago (ha votato 7 questo disco) alle 23:56 del 19 novembre 2009 ha scritto:

Ho calcato la mano sul lato math (solo nell'incipit, veh! e mettendo ben in evidenza che il riferimento va preso con le pinze) perche' da una parte amo particolarmente il settore e quest'album mi e' sembrato una ventata d'aria fresca, dall'altra perche' nelle varie recensioni lette mi e' parso quest'aspetto venisse sempre tralasciato, preferendo adagiarsi su comodi paragoni ai soliti canadesi che - in questo caso -rischiano di far passare il disco per qualcosa di molto piu' convenzionale di quanto non sia. Per il resto, non mi pare di aver calcato troppo la mano sugli incasellamenti di genere: le chiavi di lettura sono altre, e piuttosto trasversali a tutti i brani. Di poprock convenzionale, comunque, io qua non ne sento.

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 8:45 del 20 novembre 2009 ha scritto:

Alla fine quel che conta è che sia Paolo che Marco

hanno consigliato un buon disco. E poi tu Wago

vedo che almeno hai detto math? pop? Mr Wave,

che la pensa come te, era stato più deciso. Poi

"zigzagando" siamo arrivati a fare questa bella

chiacchierata. E' stato un piacere conoscerti Mr. Wago!

ozzy(d) alle 15:02 del 20 novembre 2009 ha scritto:

Anche gli scarabocchi di mio nipote nel suo quadernino di matematica sono zigzaganti (secondo la originale definizione di mister wave), alla maestra dirò che sono schizzi math(pop)rock.

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 20:18 del 20 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Bravo Gulliver! Imparara una buona volta.

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 20:18 del 20 novembre 2009 ha scritto:

RE:

impara*

ozzy(d) alle 19:31 del 23 novembre 2009 ha scritto:

Sono un po' lento a imparare signor wave, non sono come te che apprendi subito le zigzaganti definizioni lette altrove e le riporti qui precedute da pensosi "mmmmm" come a far credere complicate elaborazioni eh eh eh.....

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 21:24 del 27 novembre 2009 ha scritto:

tiè!

rubens alle 19:52 del 3 gennaio 2010 ha scritto:

Non capisco come mai ...

L'amico Wago perda tempo a lasciare commenti su un sito fotocopia: lo preghiamo di tornare a pontificare sul math rock dal suo immacolato pulpito ondeggiante, così da poterne apprendere il dorato verbo, annotandone nel contempo le brillanti elucubrazioni musicali: materia preziosa in vista della classifica di fine anno. Attenzione, non se la prenda a male: l'accusa di saccenza è solo dietro l'angolo

baronedeki (ha votato 8 questo disco) alle 19:15 del 14 agosto 2016 ha scritto:

Sentire ascoltare debaser e storia della musica lo hanno recensito , che tristezza la maggioranza degli addetti ai lavori non se lo sono filato per niente , eppure l'album e' notevole , pur con influenze facili da riscontrare risulta fresco e godibile . Grazie alla bella recensione ho conosciuto anche unicorns e island altre due ottime band. Oltre Cas e Target un'altro recensore da tenere sott'occhio.