R Recensione

7/10

Navvy

Idyll Intangible

Navvy, da Sheffield, vuol dire ulteriore riscoperta della miniera post punk tra settanta e ottanta. Navvy, non a caso, come il pezzo che apre “Dub Housing” dei Pere Ubu. Bisogna, nello specifico, immergersi nelle manifestazioni più nervose di quella scena (i Wire meno arty, i Gang Of Four più secchi, i Devo più devoluti) per scovare suoni e atteggiamenti che questi quattro ragazzi inglesi immettono nel proprio debutto. Senza dimenticare che “Idyll Intangible”, arrivando in ritardo rispetto all’ondata revival wave più cospicua degli scorsi anni, ne ricalca inevitabilmente certe pose, soprattutto le più ‘disco’ (Bloc Party) e le più schizoidi (¡Forward Russia!, i primi Futureheads).

Il piglio punk, dunque, diventa piuttosto epilessia, portata a livelli ultra-frenetici nei giochi di sovrapposizioni tra le voci maschile e femminile (ancora: la rabbia geometrica dei Blood Red Shoes, la foga dada degli svedesi Envelopes), occupati in frequenti call & response dall’aria mattoide (“Navvy”). L’umore è per lo più euforico, grazie anche alle rigature calibrate del synth, che appoggia le chitarre, rinforzandole e dando loro un look stiloso so british (anche i Pulp e i Long Blondes sono di Sheffield, e i Navvy lo sanno bene: guardate i video sotto, e vedrete richiami visivi sia agli uni che agli altri), mentre sopra tutto piroettano i contorsionismi del basso (decisamente, qui, lo strumento principe). È vero, però, che ai momenti più ludici (“Letters”, “My New Building”, “Documentary”), si intrecciano ossessioni sonore che ipnotizzano nei loro riff narcolettici, degni dei primi Horrors più ‘psycho’ (“Strange Book”) o di allucinate orge disco-punk (eccellente “Spaces”, poco sotto “Plastic Bags”). Poi arriva il fantasma nero del canto spezzato alla Okereke (“Disco”) e viene normale scendere in pista anche se si è chiusi in camera.

Il problema del disco, poche storie, è l’eccessiva omogeneità delle soluzioni compositive e sonore (i 13 brani a un primo ascolto sembreranno quasi inevitabilmente tutti uguali), pecca che senz’altro mancava alle band di riferimento, dotate, oltre che di maggiore talento, anche di maggiore coraggio (penso agli Swell Maps). I Navvy puntano dritti al singolo da club, tredici volte su tredici, senza dilungarsi (un pezzo soltanto sopra i tre minuti) e senza arrampicarsi in ghiribizzi e bizantinismi. Il problema, allora, potrebbe non porsi, se si considera che al Totocalcio, i Navvy, avrebbero vinto.

 

Myspace: www.myspace.com/navvypop

VIDEO

"Navvy"

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