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R Recensione

7,5/10

Soviet Soviet

Fate

Quando le chiesero di parlare del suo esordio in terra Yankee con il film Wanted, James Mac Avoy - attore feticcio dal bel visino - se ne uscì con una affermazione geniale che era ironia e scazzo allo stesso tempo: “Recito in un film diretto da un regista russo - Bekmambetovmentre le scene sono tutte girate a Praga. Come debutto ad Hollywood non è proprio il massimo”. Mettetela come volete ma quella dichiarazione aveva il retrogusto della polemica alla delocalizzazione. Si fa tanto per tutelare il “made in” quando in realtà rimane un’etichetta appiccicata su una superficie bagnata.

Adesso, non me ne vogliano i nazionalisti sciovinisti, ma lo  stato dell’arte della musica Italiana del 2013 non è proprio il massimo subissato come è da una scarsa distribuzione, che tradotto alla meglio significa che “so’ finiti i sòrdi” e a farne le spese sono state le piccole realtà; in pratica se vuoi ascoltare roba buona devi cercartela negli anfratti del web. E di roba buona ce n’è, è il tempo che manca purtroppo.

Adesso torniamo alla dichiarazione di Mac Avoy, la uniamo con la difficile situazione dell’indie italiano, scecheriamo con efficacia qualche minuto e versiamo nel bicchiere. Il cocktail finale sono i Soviet Soviet, tre ragazzi allevati in seno alle calde colline Pesaresi che hanno scelto la carriera errante partendo alla volta di più fortunate terre. Se fossero dei ricercatori staremmo qui a parlare di fuga dei cervelli ma siccome sono dei musicisti – conoscendo la considerazione dell’italiano medio per questa professione – la potremmo tranquillamente ribattezzare “fuga per la vita” o “la ricerca della felicità” o qualsiasi altro film che sul finale abbia un leitmotiv antropologico.

Il loro passato è costellato da pubblicazioni di singoli, ep, un mini cd (Summer Jesus) e tanti live aggratis o sottopagati nei locali nazionali. Nel mentre, però, la risposta di pubblico migliore arrivava dall’estero. Nelle zone dell’est Europa (dove il monicker riporta in auge i vecchi organismi rivoluzionari), in terra albionica (turandosi però le narici; Pitchfork infatti non ha mancato di cazziarli per un accento Inglese un po’ troppo approssimativo) per poi estendersi sino al sud America, in Messico. I tempi per un full lenght erano oramai maturi ed infatti i nostri non hanno esitato, dando alle stampe “Fate”.

Se fosse un umano e dovessi descrivervelo direi che Fate è uno splendido vecchio dalla pelle rubizza. Le lancette del suo orologio si sono fermate il 18 Maggio del 1980 quando al 77 di Barton Street, a Macclesfield, Ian Curtis cinse il nodo scorsoio al collo. Certe sonorità cupe, le cavalcate zoppicanti della batteria, le chitarre stratificate ed acide e i profondi riverberi baritonali. Tutto ha quel retrogusto peculiare che non vuole però essere né decalcomania spiccia né grigio revival. Compresa la produzione sghemba, di quelle che non amano usare pro tools e cercano di sublimare la consonanza tra la cordiera del rullante ed i distorti della chitarra con un disturbante brusìo di sottofondo

E pazienza se la voce di Andref Giom-etti, sulle frequenze medie, tende ad assomigliare paurosamente a quella di Paul Banks degli Interpol. È l’unico segno tangibile che quell’orologio, di cui parlavamo poco sopra, ha mosso la lancetta dei minuti al presente più contemporaneo.

Pazienza anche quando alcune autocitazioni si ripropongono all’interno dell’album inanellando un fastidioso deja senti che appiattisce leggermente la proposta interna (Ectasy, No lesson). Noi glielo perdoniamo perché come primo singolo hanno scelto quella 1990 che ha il retrogusto della wave mediterranea, quella dei  Desaparecidos e della Siberia, fatta di latente malinconia retrospettiva e liriche teatrali.

Perché Fate è un lampo di luce nella bruma autunnale,  è momenti di insana euforia al limite dell’headbanging più raffinato, è splendidi affreschi oscuri dipinti con pennelli dai colori cangianti, è soffice materia serica che improvvisamente diventa rugosa. È l’imperfezione che sa di esserlo e, nonostante tutto, lo ostenta felicemente.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 2 voti.
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E.M. 7/10

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